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Reynatis, magia a Shibuya | Recensione

Nelle scorse settimane ci siamo immersi nella magica Shibuya di Reynatis, l'ultima fatica di NIS America in uscita il prossimo 27 settembre.

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a cura di Giacomo Todeschini

Editor

Chiunque bazzichi un minimo nel mondo dei videogame conoscerà sicuramente i principali mostri sacri dei giochi di ruolo giapponesi. Final Fantasy, Dragon Quest e Kingdom Hearts, solo per citarne alcuni, sono ad esempio nomi noti praticamente a tutti, anche a coloro che non si sono mai addentrati più di tanto nel genere. Sotto tale altisonante strato, e altri intermedi in cui si trovano saghe magari meno note ma comunque apprezzate come Tales of, Disgaea o The World Ends with You, vi è però una schiera quasi sconfinata di opere talvolta anche di grande valore, ma conosciute solo dai più appassionati.

FuRyu, casa di sviluppo giapponese, è ad esempio una vera e propria maestra nella creazione di alcuni giochi di ruolo giapponesi minori in quanto a budget, ma capaci comunque di attrarre lo zoccolo duro degli amanti del genere. Tra le opere uscite dalla loro fucina creativa, spesso e volentieri in collaborazione con NIS America, possiamo ad esempio citare Lost Dimension, i The Caligula Effect, The Alliance Alive e Monark. Tutti titoli più che discreti, a cui si andrà ad aggiungere il prossimo 27 settembre, dopo essere già sbarcato lo scorso luglio solo nella terra del Sol Levante, Reynatis.

Tre fazioni e due protagonisti

Reynatis è ambientato al giorno d’oggi, in una versione alternativa della capitale nipponica. A Tokyo, più in particolare a Shibuya, esistono infatti degli individui dotati di poteri magici tanto spettacolari e potenti quanto pericolosi. La M.E.A, acronimo di Magic Enforcement Administration, per cercare di limitare e regolamentare l’utilizzo della magia ha vietato ai cittadini di girovagare dopo il calare del sole. Legge che però solo in pochi hanno deciso di rispettare, costringendo l’ente governativo a mandare le proprie forze a pattugliare le strade e bloccare anche il più piccolo intervento magico.

In contrapposizione alla M.E.A. vi è la Magic Guild of Japan, organizzazione che raccoglie al suo interno la maggior parte dei maghi giapponesi e considerata come terroristica dal governo nipponico. Come terza parte in gioco vi è poi il piccolo gruppo di maghi Owl che vuole supportare gli utilizzatori di magia solitari e che agisce in autonomia dalla Magic Guild, sebbene sia ugualmente tenuto in grande osservazione dalla M.E.A.

In questo turbolento clima muove i suoi passi Marin Kirizumi, giovane mago indipendente che cerca semplicemente di diventare il più potente stregone di sempre seguendo gli insegnamenti del padre. Attorno a lui e alla sua ricerca si sviluppano le vicende del gioco, che vanno a coinvolgere tutte le fazioni in causa e soprattutto Sari Nishijima, sergente della M.E.A. che rimane presto invischiata nel piano di Marin.

Una trama che non raggiunge livelli incredibili né regala colpi di scena fenomenali, ma che riesce a intrigare e interessare il giocatore ora dopo ora, senza perdere eccessivamente mordente. Certo, aspettatevi qualche classico cliché giapponese e un po’ di drammi adolescenziali, ma il risultato complessivo è tutto sommato di buon livello.

Viaggio nel passato

Quello che non convince, invece, come avrete avuto modo da vedere nei trailer e nelle immagini a corredo della recensione, è l’aspetto tecnico. Capiamo benissimo che non ci troviamo di fronte a una produzione tripla A, dotata di budget importanti o che fa del colpo d’occhio il proprio punto di forza, ma a 2024 ormai concluso una presentazione del genere è davvero difficile da accettare.

Alcuni personaggi sembrano infatti presi direttamente dall’era PS3, se non addirittura PS2, mentre alcuni modelli e texture stupiscono per quanto spigolosi e privi di dettagli. Il tutto giocando poi su PS5, con la situazione su Nintendo Switch, ad esempio, che immaginiamo essere addirittura peggiore. La risoluzione, invece, è al passo coi tempi, anche se ha il contraltare di evidenziare maggiormente gli appena citati problemi.

Stilisticamente Reynatis ha invece qualcosa da dire, con molti personaggi che sono ben caratterizzati sia da tale punto di vista che da quello di motivazioni e background. A colpire particolarmente è in ogni caso Shibuya, che è stata accuratamente ricreata con tanto di numerosi vicoli, risultando davvero bella e accattivante da esplorare. Se siete mai stati in Giappone, o conoscete la zona per altri motivi, ci metterete infatti davvero poco a riconoscere la grande cura con cui è stata creata rispetto alla controparte reale.

 Un buon gameplay

La pochezza della resa visiva del gioco è un peccato soprattutto perché Reynatis pad alla mano tutto sommato convince. Il gameplay, che ricorda da vicino quello dei Kingdom Hearts, si sviluppa intorno alle schivate ed è veloce e dinamico. Un qualcosa che parte un po’ in sordina, ma che riesce a offrire momenti niente male soprattutto con il passare delle ore, complice l’allargarsi del cast di personaggi giocabili e l’apprendimento di nuove abilità.

In tal senso è da citare il connubio tra gli stati Suppressed e Liberated. Mentre è Suppressed il personaggio nasconde le proprie arti magiche e può solo schivare mentre ricarica il mana, mentre in stato Liberated è possibile dare libero sfogo ad attacchi e stregonerie, con il mana che scende però sempre più finché si resta in tale fase. Insomma, durante gli scontri è necessario continuare a switchare tra i due stati, attaccando nel momento opportuno e ritornando inerti quando possibile.

Un leitmotiv ritrovabile anche nelle fasi più esplorative. Essere Suppressed consente infatti ad esempio di passare sottotraccia e non attirare le attenzioni della M.E.A. Con lo stato Liberated, invece, è possibile sfruttare le peculiarità magiche del proprio personaggio, al prezzo però di richiamare l’attenzione dell’ente governativo. Attenzione che funziona esattamente come il livello di ricercato di GTA, dato che sarà necessario far perdere le proprie tracce per farla scendere.

Una scelta di design peculiare e non esattamente riuscita, che si va ad amalgamare ad altre decisioni non sempre vincenti. Il crafting, per dirne una, è stato implementato in una maniera inutilmente macchinosa, risultando in delle fasi che non sono proprio il massimo. Le quest secondarie, poi, sono una mera riproposizione del classico andare da un punto A a un punto B, senza offrire variabili convincenti. Il bilanciamento del gioco, infine, è un po’ come una montagna russa, con nemici particolarmente facili da affrontare che si intervallano a scontri complessi da un momento all’altro, anche nelle primissime ore dell’avventura.

Voto Recensione di Reynatis


7

Voto Finale

Il Verdetto di Tom's Hardware

Pro

  • Gameplay veloce e divertente

  • Buon setting

Contro

  • Tecnicamente non ci siamo

  • Quest secondarie e alcune meccaniche da rivedere

Commento

Reynatis è alla fine dei conti un discreto ARPG che combina insieme un buon gameplay e un setting intrigante a delle meccaniche talvolta infelici e, soprattutto, a un aspetto tecnico che gran poco ha da spartire con quanto siamo abituati a vedere da diversi anni a questa parte. Se saprete soprassedere al colpo d’occhio e a qualche ingenuità varia, vi troverete però davanti una Shibuya incantevole e diverse decine di ore di gioco tutto sommato divertenti. 

Informazioni sul prodotto

Immagine di Reynatis

Reynatis

Reynatis è un action JRPG che ci porta in una Shibuya dove la magia è all'ordine del giorno.
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