Come riportato da VGC, la società di rating WATA, insieme alla case d'aste Heritage Auctions, è finita al centro di una class action. I motivi? Aver gonfiato i prezzi del settore retrogaming. Una storia che vi avevamo già raccontato l'anno scorso, in un lungo articolo pubblicato nel pieno dell'estate 2021, quando emersero tutti i segnali di una vera e propria truffa.
Per chi fosse nuovo dell'ambiente retrogaming, proviamo a spiegarvi il tutto in poche parole. WATA (così come altre società di rating) si occupano sostanzialmente di assegnare un punteggio alle condizioni di intere collezioni di videogiochi o singoli pezzi. Più un titolo è in ottime condizioni, più il rating sarà alto. Più il rating sarà alto, più sarà facile vendere quella cartuccia di Super Mario Bros 3 in condizioni eccellenti a un prezzo decisamente maggiore. Fin qui tutto normale: le condizioni di un oggetto influiscono da sempre sul prezzo finale di vendita. Il problema è ciò che arriva dopo.
Con la collaborazione di Heritage Auctions, tutti i videogiochi "gradati" da WATA sono stati venduti nella stessa casa d'asta per milioni e milioni di dollari. Questo ha portato inevitabilmente l'intero settore ad alzare i prezzi (anche se ovviamente sempre lontanissimi rispetto alle varie cifre raggiunte in Heritage), ma il tutto è avvenuto in maniera non organica. Secondo l'accusa, Heritage e WATA hanno coordinato le presente sui media come TV e giornali, oltre che la release di comunicati stampa per manipolare il prezzo e il valore percepito di questi oggetti.
Non sappiamo se la class action andrà a buon fine oppure no. Sicuramente nel corso dei prossimi mesi è però probabile che sempre più persone possano sollevare dei dubbi sul modus operandi di WATA e il suo rapporto con Heritage Auctions. Continuate a seguire Tom's Hardware per tutte le novità e gli annunci in dirittura d'arrivo dal mondo dei videogiochi.