Come abbiamo già sottolineato più volte in queste pagine, stiamo vivendo con tutta probabilità una delle epoche più soddisfacenti a livello di gaming: ognuno di noi, infatti, può contare su una vasta scelta di prodotti concepiti per le sue esigenze. Da chi vuole misurarsi con un grado di sfida incredibilmente elevato, fino a chi vuole soltanto passare qualche ora di rilassante intrattenimento: insomma, ce n’è davvero per tutti i gusti.
Tra i vari tipi di giocatore, considerando un’ipotetica targetizzazione, troviamo ovviamente anche i retrogamer: una nicchia sempre più numerosa che, soprattutto negli ultimi anni, si sta ritagliando uno spazio sempre più importante all’interno di un’industria in continua crescita. Ma partiamo dal principio, ossia dal significato stesso del termine: cosa significa retrogaming?
Nuovo è meglio? Non sempre…
Una definizione “ufficiale” del termine non esiste, ma possiamo definire il retrogaming come la pratica attraverso la quale un videogiocatore decide di cimentarsi, in maniera più o meno regolare, nella riscoperta di titoli appartenenti alle generazioni precedenti. Non si tratta certo di una novità, in quanto operazioni del genere vengono effettuate da sempre non soltanto in campo videoludico ma praticamente in qualsiasi settore dell’intrattenimento: su questo punto, però, torneremo in seguito.
Difficile, se non impossibile, è decretare quando ha inizio la storia del retrogaming: potenzialmente, infatti, esso nasce in contemporanea all’avvento del gaming e delle prime console domestiche. A livello di fenomeno di massa lo sviluppo avviene però con l’exploit di internet e dei nuovi media, che ne hanno favorito la diffusione in maniera sempre più marcata: inevitabilmente tutti hanno iniziato a parlarne, chi incuriosito e chi già ben istruito su quello che sarebbe diventato un elemento cardine dell’industria odierna.
Ma cosa spinge un amante dei videogiochi a cimentarsi in un’opera risalente a molti anni prima? Diverse sono le motivazioni, ognuna in grado a suo modo di suscitare dibattito. Vi è in primis il cosiddetto effetto nostalgia – di cui vi abbiamo parlato sempre su queste pagine qualche tempo fa – che può contribuire a spingere un giocatore verso determinati prodotti, facendo leva su tutti i ricordi che egli ha raccolto nel corso degli anni.
Quantomai discutibile è invece l’idea, condivisa dai retrogamer più “estremi”, secondo la quale i titoli di vecchia data potevano contare su una più evidente innovazione di fondo, dalla quale il gaming attuale può soltanto imparare. A onor del vero va detto che sì, molte caratteristiche presenti nei videogiochi attuali nascono a tutti gli effetti con prodotti risalenti a diversi anni fa, ma ciò è inevitabile: in quanto media il videogioco attraversa e attraverserà sempre una fase di continuo sviluppo, che lo porta a prendere elementi dal passato per arricchire presente e futuro.
Fondamentalmente il retrogaming è e resta comunque una forma di intrattenimento, e in quanto tale spesso è bene goderne senza lasciarsi trasportare dalle opinioni altrui. Rivivere un titolo che ha fatto la storia o che ha segnato il nostro cammino da videogiocatore, insomma, è un ottimo modo per passare qualche ora divertendosi in maniera pura e semplice. Se poi tutto ciò diviene una passione, il divertimento non può che aumentare.
Pratiche e visioni differenti.
Detto ciò, affrontiamo ora la tematica più pratica del caso: come si può fare retrogaming? Il modo più semplice e basilare a cui possiamo pensare è, ovviamente, quello di giocare ai grandi classici sulle console che li hanno resi famosi: fare una partita con gli amici all’originale Super Smash Bros su un Nintendo 64, per esempio, ha un fascino tutto suo che soltanto chi ha toccato con mano può comprendere appieno.
Forte di una diffusione sempre più ampia il retrogaming ha di conseguenza dato vita ad un vero e proprio mercato a sé stante, con un numero in continua crescita di mercatini e spazi – fisici o online – dove vendere e acquistare videogiochi e console di altre generazioni. In questi ultimi anni, anche i grandi nomi del mondo del gaming hanno deciso di agire di conseguenza offrendo all’utenza tante soluzioni per rivivere grandi titoli del passato. Pensiamo ad esempio alle cosiddette “mini console”, come il Nintendo Classic Mini e la più recente PlayStation Classic: due prodotti che consentono all’acquirente di attingere da alcuni dei giochi che hanno fatto la fortuna delle rispettive console, mirando a ricreare un’esperienza analoga a quella concepita qualche decennio addietro.
Tra le altre soluzioni adottate da realtà del genere ne troviamo una semplice ma quantomai efficace: il porting, ovvero la trasposizione di un contenuto di una piattaforma ad una più recente. PlayStation Store, ad esempio, presenta un catalogo ricco di titoli dal passato: da Metal Gear Solid a Crash, fino a grandi classici anche della generazione seguente. Un ulteriore passo è stato mosso da Xbox, che consente ai suoi utenti di sfruttare la funzione di retrocompatibilità per rivivere vecchie glorie talvolta anche in versione migliorata.
Sempre più popolare con la diffusione di internet in tutto il mondo è la pratica dell’emulazione, che consente a chiunque di trasformare il proprio dispositivo in una macchina in grado di far funzionare applicazioni pensate inizialmente per altri dispositivi. Chiunque può così disporre di qualunque console in qualunque momento, direttamente sul proprio computer e non solo: una pratica questa che ha sì favorito il fenomeno del retrogaming ma che, dall’altra, lo ha reso bersaglio di tutta una serie di critiche legate alla spinosa questione dei diritti d’autore.
Possiamo ora ricollegarci a quanto affermato all’inizio di questo articolo: operazioni di questo tipo non si limitano ai videogiochi, tutt’altro. Pensiamo ad esempio al cinema, dove troviamo un’enorme schiera di appassionati che seguono con interesse una serie di pellicole risalenti a dieci, venti o magari anche cinquanta anni fa: non si tratta forse di una pratica molto simile?
Per quanto riguarda il futuro di questo modo di vivere il videogioco, tante sono le riflessioni possibili a partire dall’influenza che prodotti del genere possono avere sui contenuti odierni anche da un punto di vista prettamente estetico. La moltitudine di titoli appartenenti al filone dei metroidvania, ad esempio, ne è la testimonianza. La sensazione è che il retrogaming, proseguendo a braccetto con il suo fratello minore, non possa che crescere sempre di più: fattore che può portare l’utenza a (ri)scoprire giorno dopo giorno i tanti capolavori della storia dei videogiochi, guardando così avanti senza mai dimenticare da dove veniamo.
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