I cloni

Milioni di poligoni al secondo, videogiochi che sfiorano la realtà, effetti speciali inimmaginabili sono il pane dei giorni moderni. Ma come è iniziato il tutto? Rivisitiamo gli albori dell'era della VGA.

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a cura di Tom's Hardware

I cloni

Verso la fine degli anni '80 si affacciarono sul mercato alcuni produttori alternativi di schede grafiche. Dobbiamo innanzitutto premettere che al tempo chi proponeva prodotti superiori per risoluzione, numero di colori o altre caratteristiche, difficilmente riusciva ad imporre realmente una soluzione.

Questo perché con MSDOS non era sufficiente installare il driver adatto e magari una patch per migliorare automaticamente le prestazioni. Tutti gli screenshot che abbiamo visto finora sono il prodotto di una programmazione studiata e creata apposta per uno standard e non poteva essere altrimenti.

Alcuni marchi, allora meno noti che ai giorni nostri, come per esempio ATi, proposero delle alternative estremamente valide. In questa sezione ci limiteremo a quei prodotti che per qualche motivo non si possono definire SVGA (SuperVGA) - abbiamo fatto un eccezione per la 8514/a perché è nata nello stesso anno (1987) della VGA.

I cloni di schede VGA erano quasi tutte basate su slot ISA a 16 bit e con 256k di memoria, a volte espandibili. È a questo "a volte" che dobbiamo aggrapparci per parlare di cloni VGA, poiché, sostanzialmente, una qualunque scheda grafica che potesse montare più di 256k di memoria dovrebbe già definirsi SVGA.

Ricordiamo tra i produttori OAK Tecnologies, ATi - con la EGA Wonder che aveva caratteristiche superiori alla VGA per ciò che concerne la risoluzione massima, Realtek. Non ci sovvengono particolari differenze prestazionali tra le varie soluzioni che si proponessero come scheda di base per applicazioni o giochi in standard VGA. Alcuni chip, però, avevano la possibilità di gestire risoluzioni più elevate rispetto allo standard anche con la dotazione base di memoria. Ad esempio il Realtek RTG3105iEH era accreditato, sulla carta, di una risoluzione di 1024x768 punti in 4 colori. Le schede con questo chip inoltre avevano un jumper on board per la selezione della modalità interlacciata/non interlacciata e un secondo selettore per determinare l'IRQ.

Tutto questo avveniva nell'anno 1987, ma le schede VGA 256k sono rimaste in voga fino ai primi anni '90 perché, sebbene allora fossero già presenti sul mercato prodotti molto più performanti, univano l'economicità al fatto di essere lo standard de facto del mondo videoludico su PC. In sostanza, se volevate giocare, non vi serviva nulla di più. Oggi maneggiare una vecchia VGA ci strapperebbe un sorriso. Niente dissipatori, niente ventole, dimensioni ridotte, caratteristiche tecniche ridicole rispetto ai giorni nostri. Non dobbiamo dimenticare però che alla VGA dobbiamo tanto. È stata l'inizio di una rivoluzione e ha avviato un mercato, inoltre, ancora oggi, tutte le nostre schede grafiche "fantascientifiche" mantengono una piccola eredità di quei tempi, essendo ancora VGA compatibili e prevedendo, quindi, le buone vecchie modalità 320x200x256 e 640x480x16.

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