Resolutiion | Recensione, il cuore della macchina
Resolutiion ci porta in un crudele mondo di pixel, dove la tecnologia conquista antiche rovine di culture scomparse, presidiate da divinità digitali.
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a cura di Alessandro Palladino
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Quando vi avevo parlato di Resolutiion di Monolith of Minds nella sua anteprima di qualche tempo fa, avevo espresso una certa curiosità nei confronti del titolo, presentato con un piccolo assaggio dal peculiare sapore. Fondere religiosità, misticismo e un mondo devastato dalla tecnologia folle non era un compito facile, ma i due tedeschi agguerriti dietro la sua realizzazione hanno dato il tutto per tutto per riuscire a dare vita alla loro stravagante visione, arrivata ora alla sua forma definitiva dopo anni di sviluppo.
Mettere mano su tutto Resolutiion è stato un viaggio pazzesco esattamente come mi aspettavo fosse, un trip dalla psichedelica amarezza, che ben solletica le corde da giocatore ma va ben oltre il pretesto ludico, nascondendo una profondità inaspettata e, quando scoperta, meravigliosa. Il segreto di Monolith of Minds è un qualcosa di celato, talmente tanto da essere difficile poter descrivere a parole il mondo che sono riusciti a immaginare. Del resto immaginari del genere sono così rari che sarebbe un peccato traslarli tutti in vagonate di lettere, perderebbero infatti la magia di quello che riescono a comunicare anche solo con la scelta delle cromature.
Passato perduto
Resolutiion parte criptico e rimane tale per quasi tutto il gioco, testimoniando la stessa volontà di dare al giocatore il compito di saggiare il mondo con le proprie mani. Quello che vi serve sapere è che il vostro avatar dalle fattezze poco comprensibili deve guidare un’IA di nome Alibii, la quale è la chiave per distruggere il grande sistema tecnocentrico che governa l’intero mondo di gioco. Fin da subito vi sarà chiaro che non c’è davvero nulla di riconoscibile per voi, se non rovine di un’umanità ormai ridotta a un ricordo fin troppo lontano. Quello che rimane è un agglomerato di ideologie, regioni e culture, dove delle divinità tecnologiche dalle fattezze umane controllano gli ecosistemi in cui regnano.
Come agente di un caos volto a ribaltare un ordine fin troppo crudele, calcherete la terra affrontando tutti questi signori dei circuiti, attraversando aree che richiamano alcuni dei retaggi culturali più conosciuti. L’immaginario creato da Monolith of Minds è tanto fluido quanto creativo, dosando il futurismo decadente da cyberpunk alla perfezione. Da un momento all’altro potreste ritrovarvi in foreste pullulate da animali che si sono fusi a strani costrutti, in deserti con uffici abitati da tecnomanti troppo spaventati dal gatto gigante delle sabbie o in montagne con portali Torii di ferro dove monaci tecno-shintoisti scavano nella terra accanto a complessi industriali e macchinari edili. Certo, si incasella in ciò che ha tracciato Hyper Light Drifter in molti punti, ma fin dai primi minuti il distacco tematico è chiaro, tanto da poter essere una fonte d’ispirazione influente nel prossimo futuro come lo è stato il titolo menzionato.
Rimanendo al presente però, la cura con cui Monolith of Minds ha trattato la sua direzione artistica è fuori scala, tanto da attaccarmi allo schermo a ogni transizione d’area. Ogni volta che si varca una soglia delle dieci regioni a disposizione, la voglia di esplorare diventa quasi un istinto naturale, nonostante il più delle volte tale atto non abbia ripercussioni significative dal lato del gameplay. Piuttosto che equipaggiamento o consumabili, Resolutiion premia i curiosi con pezzi di storia raccontati da vari NPC, uno scritto meglio dell’altro. Nessuno di loro sarà mai diretto nelle sue parole e il più delle volte dovrete decifrare ciò che vi viene detto, ma fa tutto parte del fascino mistico di Resolutiion, che come una fede religiosa vi chiede di credere appellandovi al vostro cuore piuttosto che all’ingegno.
L’unica relazione sensata sarà quella con l’IA Alibii, la quale vi guiderà nei segreti del mondo di gioco attraverso la ricerca sul campo di quelli che lei chiama “sentimenti” o “emozioni”: elementi che vanno oltre la freddezza di cavi e campi virtuali, dimenticati da tutto il mondo e abbandonati nei meandri della terra in stringhe di codice bislacco. Questo spiega perché troverete animali che vi parlano di strutture statali, dei tecnomanti che hanno la facoltà di interazione di un computer alla prima configurazione o dei santoni dal verbo in ASCII. C’è bisogno di cambiamento, di ribaltare lo status quo distopico in cui il mondo si trova, ma che ciò avvenga in meglio o peggio starà a voi giudicarlo.
Echi digitali
Al vostro scopo saranno asserviti una miriade di strumenti e armi, in pieno stile action-adventure vecchia scuola. Anche qui, Resolutiion si distingue dalla massa grazie a una pletora di idee assurde che vanno ben oltre la dicotomia spada-arco. Potrete modificare la realtà, piegare il tempo, interagire con strani esseri e risolvere puzzle ambientali in molti modi, insomma un mondo da plasmare mano a mano che acquisirete i vari – e tanti – strumenti del mestiere.
Monolith of Minds non ha assolutamente economizzato dal lato d’azione pura, cambiando il gameplay di quando in quando e dando al giocatore la possibilità di sentirsi una macchina dalle funzionalità multiple. La punta di diamante del gameplay, oltre alla sua profondità, sono le “boss fight”: scontri durissimi in cui i vostri riflessi saranno cruciali per evitarvi la morte, considerando che raramente avrete a disposizione la possibilità di curarvi. La crudeltà non è quindi solo narrativa, ma eviteremo il classico paragone con i souls-like. La fortuna vuole è che non esiste un respawn dei nemici (sarebbe inutile, non ci sono livelli), perciò la punizione è mitigata da scontri unici nella loro proposta.
Il problema si pone solo nella navigazione del mondo di gioco, unico difetto davvero evidente di Resolutiion. Essendo parecchio vasto, vi ritroverete a dover percorrere alcune aree di gioco più e più volte senza capire molto della direzione in cui andrete, ostacolati da un design della mappa bello ma poco pratico. Non che ci sia un eccesso di backtracking, anzi il problema si porrà solamente verso l’inizio del gioco, ma è comunque un aspetto frustrante in grado di minare la godibilità del mondo di gioco. Ciò colpisce anche i check point, in alcuni casi posizionati non proprio con brillantezza.
Monolith of Minds si fa perdonare però con tutto il resto del titolo, vissuto dal sottoscritto su Nintendo Switch in un formato che sembrerebbe quasi natio. Giocare Resolutiion su Nintendo Switch, specialmente in modalità portatile, esalta la bellezza della sua pixel art minimale, accentuandone i colori e permettendo alle aree di prendere vita come miniature da apprezzare nella loro composizione. Anche su schermi più grandi, l’estetica di Resolutiion lascia a bocca aperta per i dettagli con cui è stata graziata, apparendo come uno strano dipinto acquerellato a pixel. La gioia per gli occhi è accompagnata poi da composizioni elettroniche di tutto rispetto, capaci di caratterizzare la sonorità di ogni regione e, di conseguenza, dimostrando la bravura dell’artista dietro la loro realizzazione. Insomma, dal punto di vista estetico non ho davvero nulla da poter recriminare a Monolith of Minds, se non la spasmodica voglia di veder ancora la loro creatività al lavoro.
In copertina: The Art of Resolutiion - Cover di Chris Rafferty
Voto Recensione di Resolutiion - Nintendo Switch
Voto Finale
Il Verdetto di Tom's Hardware
Pro
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- Direzione artistica eccellente
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- Trama coinvolgente nella sua cripticità
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- Gameplay profondo e vario
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- Biomi differenti e ben caratterizzati
Contro
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- La navigazione alle volte è poco chiara
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- Mappa del menù eccessiavamente minimal
Commento
Resolutiion è un gioiellino indipendente che mantiene tutte le promesse fatte nella sua anteprima. Monolith of Minds ha creato un mondo unico nel suo genere, dettagliato fino all’ultimo pixel e ricco di una storia tutta da scoprire attraverso la semplice esplorazione. Duramente umoristico, tosto nel gameplay e variegato in ogni area, il gioco alla mano è un futuro distopico da cui è difficile allontanarsi, assuefatti da paesaggi tecno-onirici e personaggi ben più che originali. La ciliegina sulla torta ludica è un’estetica in pixel art dai colori sgargianti, accompagnata da una sonorità azzeccata e da una varietà di biomi significativa. Se poi si aggiunge un vasto arsenale di strumenti che vanno oltre l’offensiva e una sfida ben tarata, non si può davvero chiedere di più. Peccato per qualche pecca nella gestione della mappa e relativa navigazione, su cui si può tranquillamente soprassedere.