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Resident Evil: Le ombre di Rose | Recensione

Le ombre di Rose si è rivelata un’espansione dai toni soprendenti, sia in positivo che, purtroppo, in negativo.

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a cura di Andrea Maiellano

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In tutta onestà non ho idea di come Capcom voglia far progredire la serie di Resident Evil, specialmente dopo che il recente showcase dedicato al quarto capitolo è sembrato confermare quella serie di leak apparsi poco prima dell’uscita di Village. Quelle indiscrezioni sostenevano la volontà di Capcom di riscrivere la storia dei capitoli antecedenti a Biohazard, in maniera tale da rendere l’intera trama maggiormente comprensibile e priva di tutti quei buchi che, nel corso degli anni si sono inevitabilmente generati.

Ora non so se la dinastia dei Winters faccia o meno parte di questo macro disegno concepito da Capcom ma è indubbio che dopo gli avvenimenti di Village, portare avanti quel filone narrativo è una scommessa molto difficile da vincere. Le motivazioni di cotanta difficoltà si possono ritrovare tutte all’interno de “Le Ombre di Rose” (o Shadows Of Rose per gli anglofoni), la prima, e a quanto pare unica, espansione di Resident Evil Village. 

Questo contenuto aggiuntivo, almeno a detta dei suoi creatori, è stato creato proprio per concludere le vicende legate a Winters (e notate bene che ho usato volutamente il singolare), il problema è che nel provare a farlo qualcosa deve essere andato storto perché, almeno narrativamente parlando, le ombre di Rose mette ben poca carne al fuoco, risultando poco impattante all’interno della storia e scoprendo il fianco a una serie di  giudizi, fortemente soggettivi, che già mi immagino apparire nei portali dedicati ai fan della serie. 

Personalmente non ho apprezzato molte delle soluzioni scelte dagli sceneggiatori, alcune delle quali sono addirittura passate dall’essere “inizialmente deboli”, a trasformarsi in “al limite dell’assurdo” con il progredire della storia ma cercherò di spiegarmi meglio senza rovinarvi la sorpresa… ah, è se vi state chiedendo come mai io non vi stia recensendo l’intero pacchetto offerto da Resident Evil Village Gold Edition, o semplicemente dalla Winters Expansion, vi lascerò uno specchietto qualche paragrafo più sotto per farvi capire come mai abbia senso analizzare quasi esclusivamente il contenuto più atteso da tutti noi. 

Le (tante) ombre di Rose

Le ombre di Rose inizia in un momento imprecisato del periodo adolescenziale della figlia di Ethan Winters, quasi a volersi prendere gioco di quei giocatori che non aspettavano altro che delle risposte in seguito al finale del precedente capitolo. L’incipit è sostanzialmente molto debole e si limita a presentarci K, un membro della squadra di Chris Redfield, che in preda a una serie di conversazioni al limite del Teen Movie suggerisce a Rose una soluzione per liberarsi dei suoi poteri, i quali le hanno sempre causato problemi nel relazionarsi con le persone. 

Il piano proposto da K. è semplice: far entrare in contatto Rose con una peculiare porzione del Mutamicete, per potersi addentrare fisicamente all’interno delle sue memorie e rinvenire un peculiare cristallo in grado di eliminare definitivamente i suoi poteri, facendola tornare una ragazza normale. Esatto, avete letto bene… ma non preoccupatevi perché se anche voi in questo momento avete lo stessa espressione confusa che mi sono ritrovato io, appena ho capito dove le ombre di Rose voleva andare a parare, sappiate che con il proseguire della storia tutto avrà un senso.

Bisogna solo sperare che quel “senso” vi convinca perché, nel mio caso specifico, l’ho trovato totalmente privo di qualsivoglia impatto all’interno della storia narrata fino a ora da Biohazard e da Village, facendomelo percepire più come un banale pretesto narrativo realizzato per sondare il terreno e cercare di capire se il personaggio di Rose, e le soluzioni ludiche create attorno a lei, possano realmente interessare i fan della serie.

Comunque, al netto dell’essermi sentito una cavia da laboratorio, posso dirvi che il banale incipit narrativo serve anche come pretesto per riproporre luoghi, e volti, già visti in Village. Proprio in questo aspetto, le ombre di Rose, ricicla molto e fra ambientazioni note e personaggi che vanno ad assumere connotati completamente inediti, offre un costante senso di deja vu o, nel caso abbiate deciso come me di farvi un’ennesima run a Resident Evil Village per provare la modalità in terza persona, addirittura può sembrare ridondante e privo di originalità. 

A terminare questa ondata di punti negativi (si, in questo caso ho deciso di liquidarli tutti, o quasi, prima di passare a descrivervi le cose belle) c’è la longevità. Le ombre di Rose, a difficoltà normale, mi è durato tre ore, con annessi un paio di game over e qualche momento speso a bighellonare nelle aree di gioco alla ricerca di qualche segreto… che ovviamente non c’era.

È un’espansione molto contenuta (forse anche più di quanto dichiarato dagli sviluppatori), decisamente lineare e che si può chiudere tranquillamente in un’oretta nel momento in cui si sa cosa fare e dove andare. Forse per molti non sarà un punto negativo ma se siete affamati di Resident Evil, e avete deciso di acquistare quest’espansione principalmente per questo capitolo, indubbiamente si tratta di un aspetto da tenere in considerazione.

Fra proiettili e Mutamiceti

Venendo finalmente agli aspetti positivi (si, ce ne sono), le ombre di Rose è un dannato parco giochi. Seppur sia vero che Capcom ha sfruttato un’espediente narrativo molto banale per “dare il La” agli eventi della storia, è altresì vero che grazie a esso ha potuto sperimentare in lungo e in largo con le situazioni, sfruttando questa espansione come un’enorme banco di prova per eventuali soluzioni ludiche da implementare in futuro. 

innanzitutto Rose ha a disposizione dei poteri sovranaturali, che le sono stati conferiti dal suo DNA solo per metà umano, i quali le permettono di interagire con determinati elementi presenti nelle ambientazioni (si sto cercando di non anticiparvi nulla vista la breve durata dell’espansione) e di rallentare i nemici per poterli colpire meglio con le varie bocche da fuoco (molto poche) a sua disposizione. Dai trailer sembrava che il focus sui poteri soprannaturali della ragazza sarebbe stato maggiormente invadente ma posso assicurarvi che, al netto di alcuni momenti eccessivamente trash, il bilanciamento è stato svolto con cura e Rose non assumerà mai i connotati di una War Machine.

Per quanto riguarda il gameplay, le ombre di Rose riprende quanto visto nei remake di Resident Evil 2 e 3, unendolo alle novità introdotte con Village. Il risultato è un gunplay convincente, unito a una serie di soluzioni che si sposano perfettamente con la terza persona e che, grazie al potenziale offerto proprio dalla trama di questa espansione, risultano perfettamente contestualizzate. Ne le ombre di Rose, difatti, ci sono enigmi discreti e momenti al cardiopalma, come da copione, ma vengono mescolati senza pudore a sezioni stealth e a momenti che mai ci si aspetterebbe di trovare in un Resident Evil.

Devo dire che ho apprezzato la varietà di situazioni offerte anche se avrei preferito vederle realizzate all’interno di ambientazioni inedite o con delle planimetrie, perlomeno, differenti da quelle già viste in Village. Non scherzo quando vi dico che in alcune sezioni ho avuto ansia più perché mi ricordavo ciò che mi era successo in Village, piuttosto che per quello che stava per accadere a Rose.

Dov’è la recensione di Resident Evil Village: Gold Edition?

Allora, chiariamoci subito. Se dopo la mole di ottime valutazioni che Resident Evil Village ha ottenuto al suo esordio, ancora non lo avete giocato, le cose sono due: o detestate la serie (e allora perché state leggendo questa recensione) o odiate la prima persona (e in questo caso state facendo bene a leggere questa recensione).

Escludendo la prima opzione, nel secondo caso non ha senso recensire di nuovo un titolo che, introducendo a un prezzo minore la visuale in terza persona, alcune aggiunte alla modalità mercenari e un espansione da una manciata di ore, non può in nessun modo allontanarsi dal voto precedentemente ottenuto. Per la stessa ragione, se dovessi valutare il pacchetto completo, non potrei giudicare esclusivamente le ombre di Rose che, per moltissimi giocatori, è il motivo trainante per l’acquisto della Winters Expansion. 

Ora che questo punto è stato chiarito posso dirvi molto brevemente che la visuale in terza persona, introdotta in Village, funziona ma non è priva di imperfezioni. Un FOV più ampio rende meno nitidi molti dettagli degli ambienti, così come alcune situazioni pensate per avere un determinato impatto in prima persona, assumono dei connotati molto meno spaventosi una volta vissuti “sopra la spalla” del protagonista.

Indubbiamente si tratta di un’aggiunta interessante e in grado di far avvicinare chi è allergico ai giochi in prima persona a questo capitolo ma per quanto ben realizzata, e specialmente se si paragona Village a qualsivoglia capitolo in terza persona uscito negli ultimi 3 anni, si percepisce che le situazioni offerte non si amalgamano perfettamente a quel tipo di visuale.

Per quanto riguarda le novità introdotte in Mercenari, ancora non riescono a renderlo equiparabile alle edizioni uscite precedentemente. I nuovi personaggi funzionano più come sistema per ottenere facilmente un Grado S all’interno delle varie mappe che, realmente, per offrire nuovi stimoli per giocarci. Alla stessa maniera i nuovi scenari infernali offrono sfide interessanti ma nulla di realmente attraente o che riesca a tenere incollato il giocatore per ore di fronte all’edizione forse più debole di una delle modalità di gioco più amate dai fan. 

Tutti questi elementi aggiuntivi, anche se individualmente possono non risultare entusiasmanti, vanno a creare un pacchetto che, unito al gioco originale, offre davvero tanto a chi non ha mai avuto modo di giocare a Resident Evil Village, motivo per il quale analizzarlo, per l’appunto, nella sua totalità non avrebbe avuto alcun senso.

Tecnicamente medioso

Sia chiaro, il RE Engine si è dimostrato, nel corso degli ultimi anni, uno dei migliori motori grafici in circolazione e anche ne le ombre di Rose si mostra come me lo ricordavo. Il problema in questo caso è un altro ed è tutto da ritrovarsi nelle animazioni facciali, e non, dei protagonisti. Durante le cinematiche i vari personaggi appaiono poco realistici, le loro espressioni non restituiscono appieno le emozioni e i movimenti sembrano rigidi e innaturali, molto più che in passato.

Per quanto riguarda le animazioni durante le fasi di gioco non c’è niente da dire a parte che un occhio attento può notare un’eccessivo riciclo di animazioni, prese dai precedenti due remake, per quanto riguarda Rose e la maggior parte dei Mutamiceti che popolano le varie aree di gioco. Volendo approfondire il design dei nemici mi ritroverei un attimino in difficoltà perché da un lato non ho apprezzato il costante utilizzo di un paio di nemici noti ai conoscitori della saga, mentre dall’altro ho apprezzato un paio di new entry realizzate ad hoc per alcune fasi del viaggio di Rose. Quelle che proprio non mi hanno convinto, invece, sono le boss fight. Poche, dalle dinamiche telefonate e, nello specifico caso di una in particolare, quasi interamente riciclate dal gioco principale. 

Encomiabile, infine, il lavoro svolto in termini di ottimizzazione del gioco che, su PlayStation 5, offre le stesse ottime performance già proposte da Resident Evil Village. 60 fps, 4k dinamico e caricamenti istantanei rendono l’esperienza piacevole in ogni suo aspetto così come il doppiaggio in italiano, per quanto non sia sempre incredibile nella resa finale, risulta ben recitato e in linea con le emozioni espresse dai vari personaggi.

Voto Recensione di Resident Evil: Le ombre di Rose | PS5


7

Voto Finale

Il Verdetto di Tom's Hardware

Pro

  • Gameplay molto bilanciato

  • Soluzioni ludiche divertenti e varie

Contro

  • Narrativamente non aggiunge nulla alla storia del gioco originale

  • Davvero molto breve

  • Tanti ricicli di animazioni, ambientazioni e nemici

Commento

Come vi ho detto più volte all’interno di questa analisi, recensire Resident Evil Village: Gold Edition non mi avrebbe permesso di far trasparire il parziale disappunto provato nel giocare a le ombre di Rose. La, potenziale, unica espansione realizzata per Village non riesce a offrire una storia che renda giustizia a quanto narrato dal gioco principale. Il canovaccio vuole osare ma non lo fa mai fino in fondo, finendo per perdere la bussola e non raccontare realmente nulla di nuovo al giocatore. Dall’altro lato, però, la breve esperienza si presenta come un parco giochi dove gli sviluppatori hanno potuto sperimentare nuove soluzioni ludiche in vista di progetti futuri. Io non posso sapere con certezza se Rose ritornerà in futuro ma, per come sono stati gestiti i suoi poteri, il gameplay si è rivelato convincente e coerente con quel tipo di survival horror che Capcom sta cercando ossessivamente da oramai un quinquennio abbondante. Resta indubbio che se non avete mai giocato a Village questa sia l’occasione giusta per farlo mentre se volevate acquistare la Winter Expansion esclusivamente per le ombre di Rose… bè, se non siete fan sfegatati della serie magari aspettate un attimo oppure preparatevi spiritualmente per una piccola, e breve, “mezza” delusione.

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