Quando si parla di Resident Evil c’è da aspettarsi veramente di tutto. È la proprietà intellettuale attualmente più proficua e seguita di casa Capcom, pur non essendo tra le più datate della casa di Osaka, se consideriamo Street Fighter e Megaman, ma nulla come l’avventura horror a base di zombie ha riservato grandi sorprese per il grande pubblico. Dopo l’avvento di Resident Evil 7, uno dei capitoli più rivoluzionari della serie, sembra che lo sviluppo di Resident Evil 8 sia stato cancellato per ripartire da zero. Cosa sta succedendo all’iconica serie? Dobbiamo preoccuparci?
Secondo una notizia che abbiamo riportato di recente, un insider noto per aver rivelato in anticipo alcune informazioni sul remake di Resident Evil 3 – poi confermate dalle fonti ufficiali e quindi attendibili -, ha diffuso delle informazioni circa un vero e proprio reset dello sviluppo di Resident Evil 8.
Il leaker in argomento, noto su ResetEra come Dusk Golem, ha rivelato che lo sviluppo di Resident Evil 8 è iniziato verso la fine del 2016, nonostante una pausa intercorsa nel 2017 e 2018 per curare i contenuti aggiuntivi del settimo capitolo e la produzione del remake di Resident Evil 2. Tuttavia, dopo la ripresa dei lavori nello scorso anno, circa sei mesi fa, pare che quanto era stato prodotto fino a quel momento sia stato cancellato per ripartire da zero. Nella storia di questa importante IP, Capcom ci ha abituati a mosse di questo tipo e possiamo dirvi sin da ora che non abbiamo nulla da temere, anzi tali eventi hanno sempre avuto effetti molto positivi per l’utenza finale. Vediamo perché con l’aiuto di una succosa premessa.
Resident Evil Restart: un FPS per Sweet Home
Per citare Tucidide, la storia si ripete. Sin dal 1996, Resident Evil nasce dall’idea di un progetto assai differente per poi generare addirittura un genere che, fino ad allora, in pochi avevano accennato: il survival horror.
Secondo il progetto originale, Resident Evil nasce come remake di Sweet Home, un videogioco sviluppato su Famicom, che aveva come protagonisti alcuni personaggi penetrati all’interno di una villa infestata dagli zombie. Vi ricorda qualcosa? Nel suo stato embrionale, il remake di Sweet Home doveva essere uno sparatutto in prima persona per seguire la scia del successo di Doom. Avete capito bene: in origine, il primo capitolo di Resident Evil doveva essere un FPS.
Ma l’idea di “terrore” nella testa del creatore della serie, Shinji Mikami, era ben diversa di quella di uno sparatutto, scopiazzato per giunta. Infatti, secondo Mikami, la visuale in soggettiva era piuttosto limitante per cogliere di sorpresa il giocatore, decidendo quindi per una terza persona e un’interazione più immersiva con l’ambiente circostante, resa al tempo efficace dagli scenari fissi magistralmente disegnati. Il risvolto di questo cambiamento diede vita a un titolo profondamente diverso, che generò anche il cambio di nome in Biohazard, noto in occidente col titolo di Resident Evil. L’idea originale del format FPS venne accantonata per poi essere ripresa in seguito: Resident Evil Gun Survivor venne alla luce quattro anni più tardi come spin off della serie, “resuscitando” l’idea iniziale del primo capitolo.
Nella versione occidentale del gioco, i filmati girati per le scene di apertura e molte altre scene di intermezzo vennero completamente riviste o tagliate a causa della censura. Anche i giapponesi senza freni inibitori applicarono un filtro “bianco e nero” per limitare l’impatto delle scene in live action iniziali. Una versione più tarda del gioco, pubblicata un anno dopo col titolo di Resident Evil Director's Cut in esclusiva per PlayStation, doveva includere i tagli eseguiti dalla censura; tuttavia furono introdotte solo nuove angolazioni della telecamera, nuove armi e costumi per Jill, Chris e Rebecca, nuovi nemici (tra cui il super zombi Forest Speyer del Team Bravo n.d.r.) e anche la nuova difficoltà Beginner con un numero di munizioni disponibili raddoppiato.
Alcuni dei personaggi previsti per il primo Resident Evil non furono mai inseriti. Stiamo parlando di Dewey e Gelzer, che dovevano apparire al posto di Barry Burton e Rebecca Chambers. Ma pare che in casa Capcom nulla venga cestinato, anzi piuttosto viene riciclato: voci di corridoio vorrebbero Dewey e Gelzer riutilizzati per i personaggi di Rick e Gail di Dino Crisis. Insomma, le idee scartate di Resident Evil sono servite per sviluppare altri due titoli, uno di questi quella meraviglia di Dino Crisis che da troppo tempo attendiamo il ritorno. Ma restiamo a Raccoon City perché anche lo sviluppo di Resident Evil 2 fu protagonista di grandi cambiamenti.
Resident Evil 2 Restart: Onimusha e la falsa partenza di Elza Walker
Come avviene per le grandi pellicole di Hollywood, successo fa rima con sequel. No, non fa affatto rima, ma è esattamente quello che successe per Resident Evil approdato nel 1996 su PlayStation e Sega Saturn. Le vendite erano alle stelle e il team di sviluppo capitanato da Mikami aveva davvero tantissime idee per un nuovo capitolo.
La leggenda vuole che la prima idea per Biohazard 2 fosse un sequel avente come ambientazione il Giappone feudale: Sengoku Biohazard. L’idea venne quasi subito accantonata, avendo la necessità di dare un giusto sequel temporale alle vicende di Resident Evil, ma da quella prima bozza nacque Onimusha, un’altra acclamatissima serie horror che, oltre al successo di oltre otto milioni di copie vendute, ha moltissimi punti di contatto con Resident Evil.
Ripartendo da zero, Resident Evil 2 venne ambientato nella città di Raccoon City, con protagonisti l’agente neo assegnato Leon Kennedy e la studentessa Elza Walker. Il ritmo di gioco era molto frenetico e in alcune fasi di gioco si poteva assistere ad un numero davvero enorme – per l’epoca – di zombie sullo schermo. Ma il risultato finale, in verità, non era poi così esaltante: i modelli poligonali dei protagonisti e degli zombie erano piuttosto rozzi, inoltre serviva un personaggio protagonista che si legasse con uno del precedente capitolo. Fu così che Resident Evil 2 venne cancellato portato allo sviluppo del 60%, in favore di un “restart” con meno zombie, ma con modelli poligonali molto più dettagliati, mentre la biondissima Elza Walker venne sostituita dalla sorella del mitico Chris, la motociclista Claire Redfield. Per omaggiare la protagonista scartata, Capcom ha reso disponibile un costume speciale per Claire nel remake di Resident Evil 2, dopo oltre vent’anni.
È possibile apprezzare ufficialmente questa inedita e mai prodotta versione embrionale di Resident Evil 2, nota al grande pubblico ormai come Resident Evil 1.5, nella terza versione del primo capitolo chiamata Resident Evil Director's Cut Dual Shock Ver. pubblicata ad agosto del 1998 per PlayStation. Questa versione co-prodotta da Keiji Inafune, include un secondo disco contenente i video di Resident Evil 1.5. Se volete spingervi oltre il semplice visionare tale opera incompiuta, ci giunge voce che i meandri della rete conservino alcuni file immagine perfino giocabili di questa ormai mitica versione…
Resident Evil 3: Nemesis o Code Veronica?
E per la serie non c’è due senza tre, Capcom iniziò quasi in contemporanea con Resident Evil 2 lo sviluppo di ben due sequel con grandi aspettative: uno spin-off di Resident Evil 2 e Resident Evil 3.
Resident Evil 3: Code Veronica sarebbe uscito sulla nuova generazione di console rappresentata da Sega Dreamcast e PlayStation 2, mentre lo spin-off (noto nel team di sviluppo come Resident Evil 1.9) avrebbe fatto da ponte tra le due generazioni, ma Capcom dovette fare i conti con un pesante accordo stretto con Sony. Infatti, non abbiamo commesso un errore scrivendo “Resident Evil 3: Code Veronica” trattandosi del piano originale della casa di Osaka per le console di nuova generazione: il fantomatico accordo tra Sony e Capcom prevedeva la pubblicazione dei primi tre capitoli di Resident Evil sulla prima Playstation.
Fu così che Capcom invertì la destinazione dei due progetti, ovvero il semplice spin-off divenne Resident Evil 3: Nemesis, un titolo tecnicamente identico a quanto fatto con Resident Evil 2 rendendo possibile il terzo capitolo sulla piccola e obsoleta PlayStation, mentre l’originale terzo capitolo destinato alla nuova generazione di console a 128 bit diventò lo spin-off pubblicato poi come Resident Evil: Code Veronica… e tanti saluti alla numerazione che gli toccava di diritto.
Quest’ultimo episodio con Claire Redfield come protagonista apportò grandi cambiamenti alla serie, e oggi viene ricordato per aver introdotto i primi scenari disegnati completamente in 3D della serie. Dopotutto, non ci è andata male no?
Resident Evil 4 Restart: nascita del figlio di Sparda
Resident Evil 4 rappresentò il primo vero cambio di rotta per la serie, al punto che dopo questo quarto capitolo Shinji Mikami, creatore della serie, decise di lasciare Capcom. Anche stavolta, la gestazione del nuovo Resident Evil fu parecchio complessa e protagonista di un nuovo ed ennesimo “restart” di una fase di sviluppo che durava da oltre cinque anni.
L’incredibile titolo action, che ancora oggi appare quasi come uno sparatutto in terza persona, fu il prodotto delle idee di Mikami che voleva mantenere intatto lo spirito della serie, puntando prima di tutto su un protagonista storico come Leon e una nuova ambientazione da brivido, mentre Hideki Kamiya capo del design desiderava un’azione molto più frenetica e l’abbandono delle obsolete telecamere fisse.
Le prime immagini di Resident Evil 4 furono mostrate al Tokyo Game Show del 2002, con un Leon Kennedy sperduto in un lugubre castello dalle tinte gotiche, mentre affrontava esseri sovrannaturali generati da una nebbia nera. L’anno seguente venne mostrata una demo all’E3 di Los Angeles, Leon si trova ancora in quel che sembra un castello europeo, ma stavolta sembra essersi trasformato in una sorta di “acchiappafantasmi” dovendo affrontare bambole possedute e oggetti inanimati. Eppure, nonostante il forte allontanamento dallo spirito originale della serie, a partire da quella demo venne delineato il nuovissimo gameplay che introduceva il nuovo sistema di telecamere dinamiche che riprendevano costantemente le spalle del protagonista.
Tuttavia, il team di sviluppo aveva per le mani una serie di elementi interessanti, ma che facevano a pugni con il filone originale della serie di Resident Evil. Il progetto condotto fino a quel punto non venne del tutto cancellato, ma venne “riciclato” per dare vita al primo indimenticabile capitolo di Devil May Cry, un titolo che soddisfaceva tutte le grandi evoluzioni pretese sin dall’inizio dalla saga con gli zombie.
Dobbiamo la versione finale di Resident Evil 4 a “papà” Mikami, che tornò a dirigere lo sviluppo imponendosi sul resto del team, offrendo un prodotto fortemente evoluto, ma con lo spirito della serie ancora intatto. Nonostante il successivo abbandono di Mikami, Resident Evil 5 e Resident Evil 6 manterranno inalterata la formula di gioco inaugurata col quarto capitolo (anche se fortemente estremizzata con Resident Evil 6).
Resident Evil 8. Dov’eravamo rimasti?
Con Resident Evil 7 (RESIDENT EVIIL) Capcom ha nuovamente stravolto la formula di gioco, introducendo per la prima volta, nella serie principale, una visuale in soggettiva. Si tratta di un’evoluzione molto forte e di gran lunga superiore a quanto accaduto con Resident Evil 4, al punto che nel corso dell’E3 2016 Capcom diede la possibilità di familiarizzare col cambio di rotta pubblicando la demo intitolata Resident Evil 7 Teaser: Beginning Hour. Il feedback fu estremamente positivo: il gameplay inedito per la serie mandò in visibilio perfino i fan di vecchia data che ritrovarono quell’avventura lenta, ragionata e ricca di tensione di tanti anni fa.
Mentre nel 2017 REVII arrivava nei negozi, lo sviluppo di Resident Evil 8 era già in corso. Nel frattempo, il remake dell’amatissimo Resident Evil 2 è divenuto realtà, arrivando nelle nostre console lo scorso anno, candidandosi come uno dei migliori giochi dell’anno e, sicuramente, uno dei più apprezzati dell’intera serie… abbastanza da fare un remake di Resident Evil 3 in uscita il prossimo 3 aprile 2020.
Con buona probabilità, data la strada tracciata con Resident Evil 7 (e il successo di critica e pubblico, senza contare le vendite n.d.r.) Resident Evil 8 sarà ancora un survival horror con una visuale in soggettiva, che sfrutterà una versione aggiornata del RE Engine, un vociferato effetto in stile cel shading, ma che vedrà comunque la luce su PS5 e Xbox Series X. Se le voci di un reset di Resident Evil 8 fossero fondate, anche se renderebbero l’uscita del titolo tutt’altro che imminente, è abbastanza probabile che il team abbia sviluppato un nuovo concept nell’arco di questi sei mesi. Infatti, nel mese di dicembre scorso, pare che Capcom abbia invitato i membri del Resident Evil Ambassador Program a testare un gioco non ancora annunciato.
Dunque, quando potremo vedere qualcosa del nuovo capitolo? Un post recente pubblicato su 4chan, vorrebbe un evento in pompa magna per la presentazione di PS5 il prossimo 5 febbraio, e Resident Evil 8 sarebbe nella lista dei giochi che supporteranno l’annuncio della nuova console Sony.
La storia del franchise di casa Capcom ci ha riservato numerose sorprese e, come avete potuto leggere su queste righe, anche i cambi più drastici hanno rappresentato un enorme potenziale per lo sviluppo di idee nuove e davvero vincenti. Adesso non resta che armarci non solo di pistole, ma di tanta pazienza e attendere che qualche zombie si faccia vivo per il nuovo capitolo.
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