Resident Evil 3 | Recensione
Dopo lo splendido remake di Resident Evil 2, Capcom ci riprova con Resident Evil 3 che prova a rinnovare il classico del 1999. Ci saranno risuciti?
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a cura di Andrea Riviera
Managing Editor
28 settembre, giorno.
I mostri hanno occupato la città.
In qualche modo, sono ancora viva.
L'inizio di Resident Evil 3 del 1999 è uno dei ricordi maggiormente impressi nella mente dei fan della leggendaria saga survival horror di Capcom. Nonostante la vena action e i personaggi rivedibili, il terzo capitolo della trilogia originale nascondeva un'atmosfera e una serie di ambientazioni davvero indimenticabili. A contorno di tutto ciò, lo spaventoso Nemesis, senz'altro uno degli antagonisti più riusciti nella storia dei videogiochi.Un episodio, quindi, che avrebbe potuto dare molto di più ai giocatori con il potenziale a disposizione. Per questo motivo eravamo esaltati all'idea di vedere un remake di Resident Evil 3, soprattutto dopo l'incredibile trailer e lo splendido lavoro svolto con il rifacimento del due. Negli ultimi giorni abbiamo giocato più volte la rivisitazione, analizzandone il single player e l'inedita modalità Resistance. Non nascondiamo che, a conclusione di tutto, siamo rimasti perplessi dinanzi a un lavoro di Capcom che sembra a tutti gli effetti un prodotto a metà; con tanta qualità, ma anche con tante mancanze.
Vuoi la S.T.A.R.S.? Te la do io la S.T.A.R.S.!
Innanzitutto vogliamo essere chiari sin da subito: Resident Evil 3 non è come lo ricordate, ma un prodotto totalmente differente che potrebbe far storcere il naso a molti giocatori. Eviteremo quindi di raccontarvi dettagli sulla trama, rimanendo sul vago e cercando ugualmente di spiegarvi nel dettaglio che cosa sia successo in questa reinterpretazione del gioco.
Jill ha ancora il suo obbiettivo, scappare da Raccoon City e mettersi in salvo, ma il tutto non è così semplice, soprattutto quando un pericoloso Tyrant evoluto chiamato Nemesis comincia a darle la caccia per eliminarla. Data e orari sono stati mantenuti nel dettaglio, ma l'inizio è più travolgente, più d'impatto e spettacolare di come lo ricordavamo. Un inizio che però sfocia in poco tempo in una serie di eventi troppo frettolosi che taglia, già in parte, metà esplorazione cittadina, mettendoci velocemente dinanzi ad alcuni luoghi cult del passato. Molte di queste situazioni capitano spesso durante il gioco; frasi, personaggi e alcuni luoghi dell'originale posizionati in maniera contestualmente casuale, con l'idea di accontentare gli appassionati con del chiaro fan service.
L'esplorazione di Raccoon City è drasticamente ridotta, così come la presenza di Nemesis è diminuita. Se avete provato la demo, vi siete giocati una delle poche volte in cui Nemesis è libero di braccarvi e infastidirvi senza ricorrere a parti di trama. Abbiamo sempre quella sensazione di viaggiare su un binario, la storia ci guida tanto, con pochi enigmi e puzzle ambientali, puntando soprattutto sulle boss battle, queste ultime tutt'altro che esaltanti. Fortunatamente almeno i personaggi come Carlos sono migliorati sotto l'aspetto della caratterizzazione, risultando più credibili e meno fuori contesto.
Oltre a questo, il remake di Resident Evil 3 taglia però una serie di contenuti in maniera inspiegabile, anche di notevole importanza e di cui non possiamo dirvi molto. Tutto questo influisce sulla longevità generale, che in blind run - al primo tentativo - si attesta sulle 4 ore per completarla quasi al 100%, raccogliendo praticamente tutto. Nel nostro caso l'abbiamo finita in sole 4 ore e 5 minuti a difficoltà standard, una durata che si è rivelata più bassa rispetto al primo approccio di Resident Evil 3 del 1999, considerato già ai tempi come il più corto della trilogia. Non abbiamo più "I Mercenari", ma una serie di sfide completabili per sbloccare costumi, armi, oggetti di potenziamento e artwork, inoltre non ci sono più finali alternativi o scelte.
Quando l'horror non spaventa
Il Resident Evil 3 originale è ricordato per la sua componente action particolarmente marcata, dove le schivate e l'elevata quantità di munizioni erano all'ordine del giorno. Il remake non è da meno, con la differenza che è ancora più semplificato rispetto a prima, con caricatori in ogni dove e possibilità di schivare gli attacchi nemici con estrema facilità.
Se nella prima parte il gioco prova ad avvicinarsi al survival horror, dalla seconda metà Resident Evil 3 diventa praticamente uno sparatutto in terza persona, con alcune fasi di combattimento indirizzate verso l'action puro. Nemesis non è quindi mai un vero e proprio pericolo sia per la possibilità di schivarlo facilmente sia per i numerosi aiuti ambientali presenti, come i barili esplosivi o i generatori elettrici che stordiscono temporaneamente. Come abbiamo già detto, inoltre, la sua presenza è di molto ridotta e non vi infastidirà poi così tanto durante il corso dell'avventura.
Vista la facilità, il nostro consiglio è quello di iniziarlo subito a difficoltà estrema, dove è giusto sottolineare che non sono presenti nastri di salvataggio - questi ultimi rimossi del tutto - ma almeno vengono diminuiti i punti di salvataggio, il danno dei nemici aumenta e le munizioni sono meno del solito. Così facendo la difficoltà è più bilanciata e l'esperienza potrebbe durarvi decisamente di più. Inoltre, se riuscite a concluderlo con successo a a estremo, il gioco vi offre la possibilità di giocare altre due modalità, Incubo e Inferno che non aggiungono contenuti, ma almeno sono una sfida aggiuntiva.
Sui valori produttivi del gioco c'è ben poco da dire. Il RE Engine è semplicemente straordinario, ulteriormente migliorato nell'impatto visivo rispetto al precedente remake. Anche se la fisica dei colpi sugli zombie sembra leggermente calata, il resto è tutto migliorato, dalle animazioni facciali a quelle di movimento e le cutscene sono meravigliose, esaltando un'esperienza che rimane comunque molto cinematografica.
Sul sound design e sulla colonna sonora, invece, Capcom ha lavorato come sempre molto bene, proponendo un mix di tracce musicali inedite e originali che faranno senz'altro piacere ai fan.
La resistenza
Merita un discorso a parte la modalità multiplayer Resistance venduta insieme al gioco e che funge da "contenuto" aggiuntivo e sostituisce a tutti gli effetti Mercenari. La stessa è in realtà interessante e diverte il giusto, ma si tratta della classica reinterpretazione survival di prodotti già esistenti come Dead By Daylight e simili, dove un giocatore ha il compito di eliminare gli altri quattro impegnati a fuggire.
In questo caso, il "cattivo" della situazione è il Mastermind, un personaggio interpretato da una delle menti Umbrella (come Annette o Spencer). Esso può sfruttare le telecamere di una mappa per posizionare trappole, mostri di vario tipo come zombie o cani. Per "evocare" questi svariati strumenti di morte è necessario utilizzare le carte, tutte con un costo predefinito di energia. Quest'ultima si ricarica col tempo ed è importante stare attenti affinché si sfruttino tutte le possibilità, visto che ogni danno a un sopravvissuto riduce anche il tempo di fuggire per la squadra. Il Mastermind può anche controllare in terza persona un mostro per attaccare i giocatori, così da aver una maggior varietà dell'azione. Ogni Mastermind si differenzia poi per tipo di mostri evocabili e per la ultimate che in questo caso corrisponde a una BOW unica come Birkin contagiato con il Virus-G o l'instancabile Mr X.
I sopravvissuti si dividono in offensivo, tank e supporto; ognuno con determinati abilità, assegnabili prima dell'inizio di una partita. Abbiamo un personaggio che cura, un altro che può disattivare le telecamere e altro ancora. Tutti partono nello stesso modo, intorno al singolo livello è possibile raccogliere piante, munizioni e soprattutto crediti Umbrella che permettono di acquistare armi o potenziamenti durante la partita stessa dagli appositi contenitori. Il loro obbiettivo è ovviamente quello di fuggire e raggiungere il nucleo finale, ma per farlo è necessario completare una serie di enigmi che consistono nella ricerca di uno o più oggetti.
Sia i Mastermind che i sopravvissuti possono essere personalizzati, dall'estetica alle abilità. La moneta in gioco (RP) è tutta per acquistare casse che contengono skin e altro ancora e si ottiene semplicemente salendo di livello.
Voto Recensione di Resident Evil 3 - PS4
Voto Finale
Il Verdetto di Tom's Hardware
Pro
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- Tecnicamente e graficamente sbalorditivo
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- Personaggi ben caratterizzati
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- Resistance può regalare qualche ora di divertimento in più
Contro
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- Durata esigua
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- Molte scelte narrative e stilistiche non piaceranno ai fan
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- Poche aggiunte e diversi tagli rispetto all'originale
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- La presenza di Nemesis è stata notevolmente ridotta
Commento
Resident Evil 3 ha sempre avuto la nomea del “capitolo più debole” della prima trilogia. Capcom ha provato a cambiare le carte in tavola, cercando di sistemare qualche scelta discutibile del passato e migliorando la caratterizzazione di alcuni personaggi quali Carlos. Tuttavia i piccoli passi in avanti, e un comparto tecnico sontuoso, servono a poco se la struttura generale della produzione riesce addirittura a fare un passo indietro rispetto alla, storica, versione del 1999. I tagli in termini narrativi sono tanti, anche troppi, e a subirne le conseguenze non è solo la storia, che viene raccontata in maniera eccessivamente frettolosa, ma anche la stessa figura del Nemesis. Da antagonista iconico, e capace di braccarci per tutta la città, il mostro è divenuta un’entità facilmente prevedibile e con un evoluzione altamente opinabile. È probabile che l’introduzione di Resistance sia stata pensata per compensare le numerose mancanze della storyline, cercando di allungare l’esigua longevità della campagna principale, e giustificare, così, un rapporto qualità/prezzo sbilanciato. Resident Evil 3 è un’ottima esperienza cinematografica, sulla quale c’e poco da appuntare in termini di produzione, ma dopo il remake del secondo capitolo ci aspettavamo decisamente di più, facendoci, persino, tornare alla mente la deriva action abbracciata dalla serie nei suoi anni più bui.