Giorno 4: le missioni diventano ripetitive
Trascorso qualche giorno riuscirete ad assorbire la profondità quasi disarmante di The Division, che a primo impatto potrebbe spiazzare i giocatori meno avvezzi alle dinamiche di gameplay più consone a un MMO che a uno sparatutto.
Vi ritroverete dunque in giro per New York, ad affrontare senza macchia e senza paura le missioni della trama principale e gli incarichi secondari. Non vi vieta nessuno di giocare in modalità "single player" e di esplorare i vicoli della Grande Mela come un lupo solitario, ma The Division dà sicuramente il meglio di sè se giocato con qualche amico.
Potete infatti creare un gruppo di massimo quattro persone con amici o perfetti sconosciuti, e affrontare ogni tipo di attività o missione desiderata. Il matchmaking è rapido e immediato; una nota di merito a favore di Ubisoft per aver creato un motore in grado di gestire rapidamente il passaggio da un gameplay solitario e partite di gruppo.
Le missioni, tuttavia, soffrono di una certa ripetitività: proteggi / metti in salvo la persona importante X, assalta il luogo Y, sconfiggi il boss Z... Fortunatamente la solidità del gameplay e il divertimento delle sparatorie compensano la scarsa varietà delle missioni. Volendo potete prendervi una pausa con gli innumerevoli oggetti da collezionare, anche se intorno al decimo livello subirete l'affascinante richiamo della Zona Nera, che analizzeremo a fondo nella prossima pagina.
Prima di analizzare nel dettaglio il PvP di The Division è doveroso spendere qualche parola sul comparto grafico, sonoro e tecnico. Del doppiaggio ve ne abbiamo già parlato, e sicuramente il gioco di Ubisoft non sarà ricordato nei secoli a venire per la recitazione stellare. Le cose vanno meglio con gli effetti sonori ambientali e delle armi, mentre l'accompagnamento musicale è senza infamia e senza lode. Sottolinea l'azione, ma senza entrarvi nel cervello.
Il comparto grafico se la cava decisamente meglio, con un framerate stabile sui 30 FPS su console (versione testata: PS4) e un livello di dettaglio elevato, soprattutto per quanto riguarda la qualità degli esterni, gli effetti di luce e particellari, le condizioni meteorologiche variabili e il ciclo giorno / notte, che contribuisce a rendere Manhattan ancora più credibile. Buoni anche i modelli poligonali, mentre una nota di demerito alla realizzazione degli interni, spesso non all'altezza degli scenari esterni.