Lara Croft e la trama deludente
Il reboot di Tomb Raider invoglia a fare molti paragoni con la celebre serie di Uncharted. Entrambi possono contare su avventurieri che viaggiano in giro per il mondo per ottenere preziosi artefatti, uccidendo un sacco di nemici nel mentre. Ma laddove Nathan Drake prova a nascondere tutte le sue insicurezze, Lara Croft è un libro aperto. La bella Lara rimugina sui propri travagli interiori nei flashback e nel suo diario – ovviamente, quando non è impegnata a combattere con ardore per ciò che ritiene giusto.
Un confronto ancora più appropriato sarebbe quello con l'eponimo eroe di Batman: Arkham Knight. Lara e Batman hanno molte cose in comune – entrambi sono orfani pieni di soldi, ed entrambi sono così seri che è lecito chiedersi come possano restare tanto impassibili nonostante quegli evidenti ed enormi paletti conficcati… nel loro destino.
Non ci sono momenti per scherzare nella storia di Lara. Si tratta di una donna tormentata e impegnata a lottare con gli eventi accaduti nel capitolo precedente. La nostra eroina ha ucciso orde di animali e persone in Tomb Raider - omicidi "giustificati" alla pari di quelli perpetrati dagli eroi dei film d'azione degli anni '80 - e la facilità con cui si è macchiata le mani di sangue ha finito per alienare tutti gli altri sopravvissuti del gioco precedente. Inoltre, la massa ha etichettata Lara come una pazza, visto che dopo il suo ritorno dall'isola ha continuato a raccontare a destra e sinistra la storia di antiche divinità che hanno cercato d'impossessarsi del corpo della sua migliore amica.
Come se non bastasse, a tutto questo bisogna aggiungere la lunga ombra proiettata dalla morte del padre quando lei era ancora una bambina. Un consiglio spassionato per gli scrittori: uccidete un genitore quando l'eroe è ancora un bambino. Non riusciranno mai e poi mai a superare il trauma.
Ciò che è frustrante della storia di Rise of the Tomb Raider non è il temperamento serio di Lara – c'è un sacco di posto al mondo per eroine infuriate. Piuttosto, è come la storia introduce tutti questi meravigliosi piccoli problemi personali, per poi non esplorarne nemmeno uno. La trama è troppo impegnata nel raccontare le vicende "dell'ennesimo antico aggeggio mistico che può garantire l'immortalità e del solito gruppo di cattivoni che lo desiderano con tanta passione".
Se questa trama sembra familiare è perché si è vista in un mucchio di altre occasioni, soprattutto quando nei dintorni c'erano attori come Harrison Ford o Sean Connery. Almeno Rise of The Tomb Raider non si abbassa di livello al punto tale da chiamare in causa l'onnipresente e inflazionato Sacro Graal. Qui la fonte dell'immortalità nasce nell'Impero Romano d'Oriente… Tutta un'altra cosa!