Gli eroi a disposizione sono raggruppati nella schermata di scelta in base ai ruoli: attacco, difesa, tank, supporto. Ognuno di questi è necessario per poter avere un team equilibrato. Naturalmente la composizione del gruppo varia a seconda dell'obiettivo e degli avversari.
Le variabili in campo si moltiplicano se si pensa che ogni mappa è fisiologicamente meglio gestita da alcuni combattenti invece che altri. Da qui la possibilità di cambiare qualsivoglia personaggio anche in corso d’opera, eliminando le vittorie decise già al cosiddetto "pick".
Le caratteristiche degli eroi sono fra le più disparate: alcuni, come Hanzo, possono controllare l'ambiente di gioco arrampicandosi sulle strutture e colpendo i nemici da lontano con l'arco, altri invece hanno capacità curative o grande cadenza di fuoco e così via. Padroneggiare tutti i personaggi è la prima vera necessità, almeno per coloro che vogliono prendere la sfida di Overwatch un po' meno alla leggera dei classici FPS deathmatch.
Piccoli nei del prodotto, almeno per alcuni utenti, sono le ultra (ovvero le "super-mosse" di ogni personaggio, le uniche che si caricano con tempi molto lunghi) e il bilanciamento dei roster. Entrambi problemi che francamente non ci sentiamo di confermare. Le partite tendono sempre a essere decise più dalla capacità tattica dei giocatori (e dalla loro collaborazione) che dagli exploit dei "pro" di turno.
Certo, con l'assenza di una scena competitiva è difficile sentenziare troppo in materia di bilanciamento ed equilibrio, ma rimane il fatto che l'esperienza di gioco soffre più la mancanza di sinergia tra giocatori che la presenza di eroi dalla forza sproporzionata.
Il problema vero del prodotto è invece la sua monotematicità, dovuta alla presenza di pochissime modalità di gioco e a una certa ripetitività di azione, elemento questo che può essere smorzato quando si trova un party affidabile con cui giocare.