Mi sono perso qualcosa?

La recensione di Lost Sphear, gioco di ruolo orientale vecchio stampo dai creatori di I Am Setsuna, in uscita su PC, Switch e PS4.

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a cura di Jacopo Retrosi

Il battle system di Lost Sphear è lo stesso di I Am Setsuna (che a sua volta faceva il verso a un certo Chrono Trigger), smussato e perfezionato per l'occasione. Come in passato, gli scontri non sono casuali e si svolgono all'interno di spazi più o meno ampi sulla mappa di gioco, senza transizioni di sorta.

Si attacca a turno tramite l'immancabile ATB dei bei tempi andati, sfoderando un ventaglio piuttosto ampio di abilità, ognuna con una particolare area d'effetto, che obbliga il giocatore a ponderare anche come posizionarsi, in modo da colpire il maggior numero possibile di nemici ed evitare che l'intera squadra sia vittima di spazzate o colpi a lungo raggio dalla fazione opposta.

Stavolta però è possibile muoversi liberamente durante la selezione del bersaglio, eliminando così una delle principali critiche mosse al predecessore ed incentivando strategie molto più elaborate. E non è tutto: turno dopo turno i personaggi accumuleranno Momentum Charge, che consentono di effettuare due attacchi in una volta, rafforzare le mosse speciali con proprietà aggiuntive, attributi o semplicemente maggiore potenza, oppure contrastare determinate situazioni con le tecniche di contrattacco, che si attivano automaticamente a patto di aver accumulato sufficienti cariche di Momentum.

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Poi abbiamo le Vulco Suits, i personalissimi mech da battaglia in possesso da ciascun eroe. Quando equipaggiate, i parametri offensivi e difensivi aumentano drasticamente, inoltre offrono un'ulteriore gamma di poteri, chiamati Paradigm Drive, in grado di infliggere seri danni, ma il loro utilizzo è limitato dalla quantità di Vulco Points (VP) a disposizione. E vi abbiamo parlato degli Artifact? Si tratta di monumenti che potremo erigere ogni qual volta ripristineremo una regione perduta sulla mappa del mondo.

Ce ne sono a dozzine, di varie forme e dimensioni, e influenzano l'andamento degli scontri (e non solo) con effetti di varia natura, su scala locale o globale. Si va da bonus marginali, come poter vedere i punti saluti rimanenti e la barra ATB dei nemici, a completi stravolgimenti di campo, come maggiore potenza degli incantesimi a discapito degli attacchi fisici, o ancora la scomparsa dei critici in favore dell'incremento in generale dei danni. Occhio però, anche il comportamento dei nemici sarà alterato dagli artefatti parcheggiati in zona; fortuna che si possono disattivare a comando, e si può sempre raderli al suolo per far spazio a nuove strutture.

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Chiaro, senza dimenticare la gestione del party, tra equipaggiamento, abilità attive e formazione, ma parliamo dell'ABC del genere. Con così tante variabili da tenere in considerazione, il gameplay di Lost Sphear si rivela stimolante e regala un sacco di soddisfazioni, ma abbiamo l'impressione che non riesca mai davvero a esprimere il suo potenziale. Tolti un paio di boss, di rado capita di doversi spremere le meningi, anche al livello di difficoltà più elevato. Gran parte dei nemici schiattano ancor prima di poter muovere e niente è più efficace del classico "picchiali finché non vanno giù, curati quando serve", alla faccia di un sistema sulla carta così duttile e intrigante.

Ci è capitato di essere messi con le spalle al muro, ma questo a causa dell'impiego di tattiche non propriamente user-friendly (della serie: un robottone sbuca dal nulla, spara col suo caspita di cannone e vaporizza due membri del party prima che possano fare nulla, poi non contento chiama pure i rinforzi. In questi casi non sono io a dovermi preparare come si deve, sei tu str....ambo). Picchi di difficoltà a parte, il tasso di sfida della produzione Tokyo RPG Factory è tarato verso il basso ma se non altro non serve grindare e il rischio di bloccarsi a causa di un nemico insormontabile è ridotto al minimo. È un peccato però, un bilanciamento più efficace avrebbe reso l'esperienza un vero spasso.

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Gradevole la veste grafica, dallo stile smaccatamente anni '90, stilizzato e priva di fronzoli, in grado comunque di deliziare lo sguardo con alcuni scorci fantastici, mentre si viene cullati dalle classiche note della colonna sonora orchestrale. Animazioni ed effetti speciali sono un po' "al risparmio", ma è così che andava 30 anni fa: prendere o lasciare.

Un ottimo punto di partenza per i neofiti del genere, apprezzabile anche dai fan di lunga data, Lost Sphear incarna alla perfezione lo spirito dei JRPG anni '90, seppur con qualche scricchiolio qua e là. Tokyo RPG Factory ha imparato dai suoi errori, proponendo una formula estremamente coinvolgente, tuttavia scivola ancora una volta sullo scarso livello di sfida, incapace di portare i giocatori a sfruttare tutte le risorse a loro disposizione, salvo rare occasioni.

LS7

Un comparto tecnico figlio del suo tempo e la splendida selezione musicale complementano una trama a tratti povera di enfasi e oltremodo scontata, eppure pienamente in grado di intrattenere lo spettatore grazie a una direzione ingenua e sbarazzina, che va dritta al punto senza allungare il brodo. Se siete alla ricerca di un gioco di ruolo leggero e poco impegnativo (o non ne avete mai provato uno), Lost Sphear vi accoglierà a braccia aperte. Meglio di I Am Setsuna, ma siamo ancora lungi dalla perfezione; la terza volta sarà quella buona?

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