Divinity: Original Sin II Definitive Edition
Divinity: Original Sin 2 Definitive Edition si appresta ad arrivare su PS4 e Xbox One il 31 agosto in una nuova veste, arricchita e perfezionata per essere giocata al meglio su console. Il gioco di ruolo sviluppato da Larian Studios è il seguito del già acclamato Divinity: Original Sin, titolo che insieme a Pillars of Eternity e Torment: Tides of Numera, ha ottenuto un grande successo su Kickstarter, tanto che negli ultimi anni si è parlato a più riprese di un rinascimento del genere che ha un illustre padre in Baldur's Gate.
Con l'arrivo a settembre di Pathfinder: Kingmaker sembra proprio che tutti gli amanti del gioco di ruolo da tavolo possano ritrovare un'esperienza simile anche nei videogiochi. Siamo fortunati a vivere in un periodo in cui possiamo avere mondi incantevoli e storie profonde quando vogliamo, scegliendo dall'ampio catalogo di GDR l'esperienza più vicina alle nostre preferenze, ma è un pregio molto raro riuscire a catturare lo stesso spirito che anima le serate di ruolo.
Quando si è seduti al tavolo, con il master pronto a decidere le sorti dall'alto del suo schermo, l'avventura è basata sullo sviluppo di storie emergenti, a volte previste altre volte improvvisate, talvolta - se non nella stragrande maggioranza dei casi - nate proprio dal voler sfidare ogni logica con azioni tra le più strambe pensabili. Questo perché ogni persona oltre a impersonare un ruolo "limitato" da una scheda e un set valori, è un personaggio con delle ambizioni e degli ideali che lo guidano più di quanto non facciano un insieme di numeri su un foglio.
Un viaggio ricco di approcci
Uno degli aspetti in cui Divinity: Original Sin 2 eccelle è proprio la natura dei personaggi giocabili, influenzati da origini pregresse, tratti caratteristici e obiettivi personali che ne definiscono il comportamento quando interagiscono con gli altri. Non sono semplici pedine d'accompagnamento, anzi, la loro presenza nel party ha effetti sui personaggi non giocanti con i quali entriamo in contatto e le loro vicissitudini si intrecciano con le nostre correndo anche il rischio di ostacolarle.
Il proprio retaggio può essere un peso come un vantaggio, ma anche il modo in cui ci poniamo nei confronti degli altri fa maturare in loro una percezione di noi. Ognuno dispone di "Tags", degli attributi che descrivono più nel dettaglio le caratteristiche del nostro personaggio come il genere e la razza, o tratti che danno la possibilità di dare risposte diverse nel corso dei dialoghi.
In fase di creazione si potrà scegliere uno di sei personaggi "premade" modificabili nell'aspetto e nelle statistiche o crearne una propria versione. La principale differenza è che il personaggio creato da zero non avrà un'origine e quindi non sarà dotato di una missione personale, unica per ogni personaggio che si dipana nel corso della storia principale. Il sistema di creazione è snello, con qualche opzione di personalizzazione estetica e la possibilità di scegliere tra 5 razze e 14 classi. La scelta della razza non preclude l'adottare una classe rispetto a un'altra, mentre scegliere una classe rispetto a un'altra determina l'equipaggiamento iniziale e gli oggetti a disposizione.
Essere un elfo rispetto a un umano ha però dei vantaggi e viceversa. Gli smilzi esseri dalle orecchie a punta sono spesso immaginati come abili conoscitori e non è certo un caso che dispongano del talento di guadagnare un +1 permanente nell'abilità di riconoscere gli oggetti e i nemici. Depositari di antichi saperi e ricercatori di conoscenza sono anche ben lontani dall'immagine fantasy che li vede più come folletti buffi e graziosi, infatti hanno un talento particolare nel consumare le carni di un defunto per recuperare la salute persa, ottenere informazioni e anche abilità.
Comprendere la razza del proprio personaggio, e degli altri, è un aspetto molto importante da sfruttare in modo strategico nel corso dell'avventura. Il gioco offre diversi livelli di specializzazione da espandere spendendo punti in statistiche e abilità sia di combattimento che "civili" che contribuiscono a rendere il proprio avatar e i suoi compagni utili e letali in situazioni completamente diverse.
Fane, un non-morto, non può rivelare la sua esistenza apertamente - nulla vi vieta di girare a viso scoperto - e non può neanche curarsi dalle normali pozioni ma deve fare affidamento sul veleno per recuperare salute. Le sue ossute dita però hanno anche un altro vantaggio, possono essere usate per forzare le porte - a meno che non vogliate abbatterle a colpi. L'ampia possibilità di personalizzazione e la totale libertà di approcciare una missione nel modo che si ritiene più giusto rendono le partite molto diverse tra di loro, mentre la naturale vivacità del mondo di Rivellon che reagisce alle nostre azioni rende imprevedibile il risultato delle stesse e non di rado contribuisce a rendere impervio il cammino verso il prossimo obiettivo.
Ogni discussione potrebbe trasformarsi in un combattimento serrato, mentre a volte un oggetto semplice come un fiore o un'abilità a cui non avevamo pensato possono addirittura evitare lo scontro. Le piccole sfumature che rendono animato ogni angolo di Rivellon si miscelano di continuo, cambiano seguendo un canovaccio che è scritto solo in apparenza dove le storie si diramano, si incrociano e scontrano, si bloccano o proseguono verso la risoluzione mentre un narratore tiene insieme i fili che si sono aperti e stacca quelli che non servono più.
L'esperienza di giocare a un tavolo, discutendo animatamente con i propri compagni, ragionando a voce alta dei possibili approcci è un aspetto che una campagna in singolo non può racchiudere per questo motivo Divinity: Original Sin 2 si completa di una modalità multigiocatore, anche in locale a schermo condiviso.
È proprio poter dividere la stessa stanza con un amico e al tempo stesso controllare distintamente due personaggi senza essere obbligati a procedere insieme che fa nascere quella spontanea conversazione tra due soggetti che sono mossi da obiettivi distinti e al contempo si ritrovano sulla stessa barca e devono aiutarsi se vogliono proseguire. Parlare di coop nel caso di Divinity: Original Sin II sarebbe riduttivo, sarebbe come negare le spinte autonome che da un momento all'altro possono prendere il sopravvento e capovolgere le sorti dell'avventura.
Strategico e profondo
Personaggi così vari e personalizzabili per essere resi ancora più unici hanno bisogno di un mondo di gioco che non ingabbi la loro personalità all'interno di spazi belli da vedere ma con zero possibilità di interagire. A che serve la maestosità di scenari immensi se poi sono vuoti di attività significative e ridotti a semplici vie di passaggio? In Divinity: Original Sin 2 non si guarda molto alla dimensione estetica: le ambientazioni ricreate sono piuttosto nello standard per un genere fantastico, seppur curate non brillano per originalità.
Ciò che fa la differenza è la capacità di poter manipolare gli oggetti, interagire con ciò che si ha intorno, sfruttare gli elementi per dar fuoco al terreno, elettrificare il sangue, spostare ciò che ci ostruisce la via, disinnescare trappole, utilizzare le abilità e ciò che ci viene in mente per ottenere un vantaggio in combattimento o per risolvere qualche puzzle ambientale.
Quando ci si muove liberamente nella mappa è tutto in tempo reale ma quando si combatte si passa alla modalità a turni. All'inizio i combattimenti possono sembrare insormontabili, sembra che il proprio party proceda in modo caotico, raggruppandosi al momento dello scontro e rendendosi facile bersaglio delle magie ad area o delle granate che risultano essere fin troppo deleterie.
In realtà è possibile mettere il proprio gruppo in formazione (OPTIONS su PS4 e selezionare la voce "formazione") muovendo i personaggi come si ritiene più corretto o facendo affidamento su una serie di scelte già predeterminate. Un altro modo per gestire il posizionamento è dividere i membri del gruppo e muoverli singolarmente sul terreno. Si tratta di un ottimo modo per posizionare i tiratori dalla distanza su sporgenze sopraelevate in modo da infliggere maggiori danni sui nemici che si trovano in basso.
La sfida offerta dai combattimenti di Divinity: Original Sin 2 è molto elevata, cervellotica e i nemici sono molto svegli. È un gioco in cui il solo potenziamento di abilità e statistiche non basta, ci vuole l'astuzia nel colpire le debolezze del nemico - difesa magica o fisica - e una buona dose di strategia nello sfruttare il campo di combattimento a proprio vantaggio. Prendere barili da terra e lanciarli contro il nemico può dare vita a reazioni a catena incredibili se sul terreno si trovano altri elementi infiammabili. Se non si trovano si possono sempre creare grazie alle abilità o agli oggetti, trasformando il campo di battaglia nella propria personale trappola mortale.
La manipolazione degli elementi è un aspetto interessante: abilità, oggetti e chiazze di liquidi sul terreno possono essere tutti combinati per ottenere delle reazioni, dalle più semplici alle più inaspettate in grado di capovolgere un effetto negativo in uno positivo per la propria squadra e viceversa.
Qualcuno ha deciso di far cadere una pioggia di sangue per poter recuperare salute? Perché non rendergli la vita ancora più impossibile elettrizzando le pozze e infliggendogli uno status di shock, o perché no farlo esplodere con il fuoco o solidificando il terreno con il ghiaccio. Però, come nelle storie più tragiche, quelle in cui l'unica faccia del dado che la vita ti mostra è quella del fallimento critico, le cose possono scappare di mano in un attimo e finire per essere vittime delle proprie azioni.
Il combattimento in Divinity è un'attenta lotta di botta e risposta, colpo su colpo ragionato contro un'IA che non fa sconti e si presenta anche in sovrannumero già a partire dalla modalità classica. Nelle prime ore, durante l'atto I, gli scontri possono risultare più ostici a causa di un team non ancora bene specializzato.
Sono state previste anche ulteriori difficoltà, tra cui una più semplice anche dell'explorer mode per chi vuole seguire la storia senza dover faticare troppo nei combattimenti in modo da poter permettere a chi si avvicina per la prima volta a un gioco molto ricco e con diversi livelli di profondità come Divinity: Original Sin II di poter fare esperienza e non perdersi uno dei giochi di ruolo migliore degli ultimi anni. Viceversa per i veterani e gli amanti dei combattimenti c'è la difficoltà "tactician" con tanto di honour mode che limita i salvataggi a un solo slot e introduce la morte permanente.
La versione definitiva
Come il predecessore, Divinity: Original Sin II, è stato aggiornato con il passaggio da PC a console e ciò include prima di tutto l'interfaccia e i menu che sono stati adattati per essere gestiti attraverso il controller. Il lavoro di Larian Studios lascia più che soddisfatti, nonostante ci voglia un po' per abituarsi, la ruota di selezione funziona ed è una forma pratica e ormai familiare per chi gioca su console.
Nel nostro caso la prova si è svolta su PS4 e abbiamo potuto richiamare la gestione del party tramite L2 mentre con R2 è possibile scendere più nel dettaglio accedendo alle quest, all'equipaggiamento e alle statistiche del personaggio selezionato in precedenza, all'inventario che è stato suddiviso ed è specifico per ogni personaggio. Anche la navigazione all'interno dell'inventario è piuttosto semplice mentre con quadrato è possibile richiamare una lista di azioni che vanno dallo spostare un oggetto da un personaggio all'altro, al prendere l'oggetto in mano o lanciarlo.
Un lavoro di semplificazione per permettere maggiore chiarezza e migliore fruizione dei contenuti ha riguardato anche le quest e il "journal", inoltre è stato implementato un tutorial che guida nelle fasi iniziali e di cui si può tenere traccia sempre all'interno del menu che riporta le informazioni sulle missioni e la storia.
I momenti in cui si sente maggiormente l'assenza di un mouse sono i combattimenti o quando si vuole raccogliere un particolare oggetto fra tanti. Posizionare il puntatore non è sicuramente immediato e preciso come su PC, ma in nostro aiuto è possibile scorrere i nemici in combattimento o gli oggetti nelle vicinanze tramite L1 e R1 così da evidenziare con maggior precisione solo l'elemento che ci interessa. Nelle fasi di esplorazione basterà poi tenere premuto X per avviare una ricerca ad area in grado di selezionare tutti gli oggetti scannerizzati da un cerchio giallo; la finestra contestuale che si sarà aperta permette di visionare e interagire con ciascuno degli elementi individuati.
Se oltre 100 ore di gioco non fossero sufficienti per soddisfarvi, potete sfidarvi nella modalità Arena nel classico Team Deathmatch e in Kill the King dove vince chi uccide il brsaglio. Le due modalità possono essere giocate su un quantitativo elevato di mappe, ben 13 divise in base al numero di partecipanti, e le squadre possono ospitare fino a quattro personaggi - come in un party completo - da scegliere tra i 16 disponibili. Per rendere le partite movimentate si possono attivare i "mutators" in grado di alterare il normale flusso della battaglia e variano dal ricevere un paio di ali a colate di lava dall'alto nei punti designati.
La novità che farà felici gli amanti del "couch co-op" è la modalità Hotseat in cui basterà un solo controller per giocare: basterà passarselo fra tutti i partecipanti nel momento del loro turno. Grande assente su console sarà invece l'originale Game Master che dà ai giocatori le chiavi in mano per fare di Divinity: Original Sin II la propria personale campagna di ruolo. Considerato l'elevato numero di interazioni e il tempismo richiesto nelle reazioni sarebbe stato un port infelice. Se cercate quindi di ricreare l'esperienza da master, il luogo verso cui rivolgervi è il PC, che otterrà gratuitamente l'aggiornamento a Definitive Edition.
La trama è stata rivista, in particolare verso le ultime 30 ore per venire incontro ai feedback dei giocatori e ora i vari percorsi intrapresi dai singoli membri del gruppo trovano un migliore sviluppo e si fondono meglio all'interno della grande narrazione che li comprende, sfruttando anche in modo più incisivo il sistema "tags". Sono state modificate quasi 150.000 parole e sono state registrate oltre 130.000 parole nuove, correggendo voci e testo che non erano del tutto perfetti nel gioco originale.
Larian Studios non si è adagiata sugli allori dopo aver sfornato uno dei migliori giochi di ruolo degli ultimi tempi, ma ha costantemente cercato di migliorare tutti gli aspetti in grado di cambiare sensibilmente l'esperienza di gioco: dalla narrazione all'economia, fino al bilanciamento delle abilità e degli scontri e rendendo più comprensibili i marcatori sulla mappa. In quanto a stabilità il gioco mantiene i 30fps e i tempi di caricamento nel corso dell'avventura non sono eccessivi.