Rainbow Six Extraction | Recensione

Rainbow Six Extraction porta l'ottimo gunplay di Siege in un'esperienza co-op a 3 giocatori impegnativa e stimolante.

Avatar di Martina Fargnoli

a cura di Martina Fargnoli

Editor

Rainbow Six Extraction è ormai prossimo all’uscita e abbiamo avuto l’occasione di provarlo per quasi una settimana prima del lancio ufficiale del 20 gennaio, riunendoci ad alcuni dei volti più familiari e apprezzati del team Rainbow. Ubisoft, del resto, è riuscita con Rainbow Six Siege a creare un gioco competitivo tattico che si fa forza di un gunplay reattivo e un roster di Operatori ormai smisurato, ognuno con le sue peculiarità e punti di forza per contenere le minacce. Rainbow Six Extraction risponde alla rigidità delle forze schierate in campo divise in Difensori e Attaccanti, con un grado di creatività maggiore e, al momento, con un numero di operatori più ristretto, ma sufficientemente vario da permette a una squadra di 3 giocatori di tentare vari approcci.

Salvo qualche piccolo aggiustamento e arricchimento dell’arsenale, i 18 operatori di Rainbow Six Extraction sono molto fedeli alla loro versione originale, mantenendo i pregi di meccaniche ormai rodate e inserite ottimamente nella filosofia di ingaggio ragionata e lenta che caratterizza la serie.

Il ribaltamento da gioco prettamente PvP a esperienza PvE-centrica non sorprende più di tanto, soprattutto chi è un fan di lunga data di Rainbow Six Siege e ha potuto provare l’evento limitato Outbreak. Le origini di Extraction risalgono proprio a quel felice esperimento che mise in luce le potenzialità di uno spin-off cooperativo.

Operazione Chimera – il nome della stagione che ha ospitato Outbreak - ha infatti dato il via a una escalation di eventi e da quel primo incontro con il parassita a Truth or Consequences, la situazione è andata via via espandendosi a macchia d’olio colpendo New York, San Francisco, e la città di Nome in Alaska. Tutte e 4 le aree saranno giocabili in Extraction anche se non c’è una vera e propria campagna in senso classico quanto più una serie di incursioni con lo scopo di ottenere il maggior numero di informazioni sulla minaccia aliena.

Pur mancando una progressione narrativa che a molti avrebbe sicuramente fatto piacere, ogni elemento è funzionale e coerentemente connesso a un gameplay loop che spinge a giocare sempre di più per sbloccare nuovi contenuti: aree di gioco, operatori, equipaggiamento, lore e cosmetici. Tutto ruota in funzione dell’avanzamento personale per misurarsi con sfide di crescente intensità.

Brevi filmati di gioco e un CODEX da riempire di informazioni sugli Archei fanno da ulteriore collante per racchiudere il gameplay all’interno dell’idea che l’organizzazione REACT nasce proprio per collezionare, ricercare e sviluppare nuove tecnologie e strategie al crescere delle informazioni reperite sul campo.

All’inizio può non sembrare chiaro come fare per avanzare velocemente di area in area, mancando appunto una direzione narrativa rigida o uno sviluppo basato su missioni in sequenza definite a priori. Tutta l’esperienza che si accumula giocando, però, viene confluita in quelle che il gioco identifica come tappe, le quali rappresentano il macro-progresso del gioco che scandisce il ritmo a cui si accede a nuovi contenuti ed oggetti. Le missioni giocabili si svolgono in 12 zone di contenimento – 3 per ogni area geografica – e sono caratterizzate dalla meccanica principale di infiltrazione ed esfiltrazione che dà il nome al gioco e su cui si basa praticamente tutta l’esperienza.

Ci fermiamo qui o andiamo avanti?

Se per qualcuno l’assenza di un percorso più guidato può essere un difetto, c’è da considerare anche il vantaggio di poter decidere autonomamente dove effettuare un’incursione e con chi, nonché di valutare a mano a mano che si avanza se tentare di completare tutti gli obiettivi o fermarsi prima.

Le zone di contenimento sono suddivise in 3 sotto-zone, ciascuna collegata da camere stagne che dovrebbero essere dei luoghi sicuri - anche se a volte vi abbiamo trovato dei nemici all’interno – dove rifornirsi e pianificare le prossime mosse. Ogni sotto-zona è caratterizzata da uno specifico obiettivo da portare a termine, il cui fallimento non porta al game over ma vi farà solo guadagnare meno punti una volta che avrete preso l’elicottero per abbandonare l’incursione.

Più vi addentrerete nelle sotto-zone, maggiori saranno i pericoli ma anche le ricompense. Rainbow Six Extraction si gioca tutto sull’intesa tra i membri del team e l’analisi dei rischi e benefici modulandoli costantemente nel corso della partita. Con il nostro team abbiamo ben presto stabilito delle regole interne per decidere quando un obiettivo posto in una determinata sotto-zona finiva per richiedere troppo dispendio di energie in confronto alla ricompensa finale, optando per partite un po’ più corte ma più sicure, almeno all’inizio, in modo da far salire di livello gli operatori e poterci dedicare successivamente a partite di maggiore difficoltà per ricompense ancora più ricche. Ciò che ci ha frenati di più inizialmente, infatti, è stata una progressione poco spedita. Ci è parso di fare molta fatica e di procedere con tanta lentezza.

La paura di perdere parte dei nostri progressi è stata più dura da sconfiggere di tanti altri nemici. Se durante uno dei livelli la vita di un operatore scende a zero verrà considerato disperso in azione e andrà salvato in una missione di recupero per poter essere reinserito in squadra. Se si fallisce il recupero, parte dell'esperienza operatore, e quindi punti validi anche per salire con le tappe, viene sottratta. L'operatore, tuttavia, viene reinserito tra i personaggi giocabili ma sarà inutilizzabile.

Ogni operatore che subisce ingenti danni in un'incursione sarà indicato con lo stato di ferito e non sarà selezionabile per le prossime missioni. Invece di recuperare vita con il passare del tempo, i punti salute per rimarginare la ferita sono determinati dal punteggio ottenuto dalle future missioni.

Per salvare o rimettere in sesto altri operatori si è spinti a rischiare e a metterne altri in pericolo. È una interessante meccanica di gestione della propria squadra che ha diversi effetti sul modo in cui ci si può approcciare alle partite, oltre che a innescare quel meccanismo per cui si è spinti a giocare ancora per salvare un operatore su cui si è investito molto.

Impara a contare sul tuo team

In Siege c'è la tendenza a preferire alcuni operatori e non ci sono limiti nel giocarli - salvo ban pick - mentre in questo caso, quando gli altri saranno feriti, sarà necessario riuscire ad adattarsi alla situazione anche con operatori che probabilmente riteniamo poco adatti alla riuscita di una missione.

Dovremo anche provare a pensare fuori dagli schemi per renderli utili. È chiaro che in un gioco dove le risorse sono limitate, la vita è esigua e la raccolta di informazioni sul campo sono vitali per la sopravvivenza, ci siano alcuni operatori che spiccano sugli altri, ma la scelta di un operatore può dipendere da molti fattori.

Finka e Doc incarnano il ruolo di supporto alla perfezione e siccome la salute persa non viene realmente recuperata in modo permanente, ma viene applicato un boost salute momentaneo, sono chiaramente gli operatori che uno vorrebbe sempre avere in squadra. La loro assenza non ha pregiudicato la riuscita delle missioni.

Ci sono tanti modi in cui un operatore può essere utile per ridurre le possibilità di ricevere danni e uno di questi è prediligere un approccio stealth e ragionato per non allertare i nemici. Lion con il suo drone EE-ONE-D può scansionare un’area e rilevare i movimenti nemici, mentre Vigil con l’occultamento può eseguire abbattimenti senza allertare nemici o far sprecare proiettili ai compagni.

Le cose possono degenerare in fretta se i nemici allertano tutti i nodi nelle vicinanze o se nel livello è presente un Apex in grado di richiamare a sé altri nemici. Colpi precisi nei punti deboli, uso di gadget React per inibire gli avversari e attacchi coordinati sono il miglior modo per zittire la minaccia.

La tecnologia REACT è stata pensata proprio per fronteggiare questo nuovo nemico imprevedibile e mutevole, e compensa alcuni dei gadget di base ereditati da Siege come le granate fumogene e le claymore. Gli equipaggiamenti non saranno subito tutti accessibili come nel gioco competitivo, ma si sbloccheranno con il progredire delle tappe e andranno “acquistati” in una progressione più simile a The Division.

Sottostimare l’efficacia di questi nuovi dispositivi potrebbe essere un grande errore e una scelta attenta di quali portare con sé può davvero fare la differenza aumentando le opportunità tattiche del titolo. Quando le cose si mettono male per un errore, ripiegare può essere molto difficile ed ecco che le granate paralizzanti possono tornare utili per bloccare l’avanzata di un folto gruppo di nemici.

Come dicevamo prima, l’acquisizione di informazioni sul campo è uno degli aspetti essenziali del gioco e con l’aggiunta di mine e granate scanner, droni da ricognizione e granate da ricognizione a gas al proprio arsenale si può sopperire in una certa misura alla mancanza di operatori adibiti alla ricognizione rendendo più flessibili anche altri operatori.

Rainbow Six Extraction: obiettivi e mutazioni

Il gunplay di Rainbow Six è sempre fenomenale ed esplosivo, piacevole da giocare. La distruzione rimane presente anche se ne abbiamo visto fare un uso minore in queste partite, considerato che gli ambienti sono un po’ più lineari - a tratti familiari - proprio per indicare chiaramente dove sono i punti di interesse. La distruttibilità degli elementi rimane però, a nostro avviso, un fattore chiave e molto utile quando ci si deve aprire un varco per completare un’attività a tempo o sfuggire rapidamente da un nemico per catturarlo.

Le attività, infatti, cambiano a seconda dei tre obiettivi casuali che vengono generati all’inizio di una partita, uno per ogni sotto-zona. In linea generale, ogni obiettivo richiede un approccio diverso che può cambiare anche a seconda della composizione della squadra, del livello di difficoltà e dell’area geografica in cui ci si trova. In termini puramente numerici parliamo di 13 tipi di missioni diverse che garantiscono una buona base da cui partire anche se dopo molte partite tende a esserci un po’ di ripetizione, ma la distribuzione dei nemici e dell’Archeloma – la sostanza scura che rallenta voi e rende più veloci gli Archei – aiuta a variare un po’ la situazione.

Gli Archei incarnano i tipici nemici dei videogiochi che possono esplodere, attaccare rapidamente in mischia, caricare, sparare a distanza o scomparire per riapparire in un punto. Da questo punto di vista non risultano sorprendenti ma assortiti insieme creano molti problemi. Più incisive sono le mutazioni che si possono ottenere dal secondo livello di difficoltà al quarto e possono includere, ad esempio, Archeloma caustico che vi danneggia, nebbia che rende ancora più difficile individuare i nemici, spore accecanti – tra le più fastidiose insieme alle melme – poste sui nemici che si attaccano se vi avvicinate troppo, vi accecano e vi danneggiano e possono danneggiare anche i compagni che avete accanto se esplodono, quindi cercate di liberarvene prima.

Alcuni obiettivi si prestano meglio alle dinamiche viste durante una fase di difesa in Siege come Sabotaggio. Bisogna difendere 2 cariche esplosive da ondate di Archei improntando barricate, rinforzando i muri e piazzando trappole in punti strategici. Su alcune mappe i nemici cadevano dall’alto direttamente nella zona dell’obiettivo rendendo però un po’ futile tutta la pianificazione e preparazione.

In Scanner vanno conquistate delle zone resistendo agli attacchi e spostandosi per raggiungere la zona successiva. A seconda di quanto è grande l’area in cui muoversi può cambiare il tipo di difesa prediligendo magari la pulizia dei punti di passaggio per permettere agli operatori di muoversi senza troppi problemi. Bloccare schiere di nemici in una stanza e farli saltare con le cariche a grappolo di Fuze? Un piacere per gli amanti degli esplosivi.

In molti potrebbero chiedersi dove si colloca Rainbow Six Extraction in una scala immaginaria che va da GTFO al più recente Back 4 Blood e la risposta è probabilmente “nel mezzo”. In Rainbow Six Extraction non abbiamo trovato l’esasperazione e la pressione di GTFO, ma siamo comunque davanti a un gioco molto impegnativo che richiede la massima cooperazione e che sa creare la giusta tensione.

Back 4 Blood è più caotico e procedere ad armi spianate, in certi frangenti, è anche un pregio stesso del gioco, mentre un approccio simile in Extraction è assolutamente deleterio, anche se talvolta necessario per salvarsi la pelle. Nel gioco di Ubisoft Montreal l’approccio pulito e silenzioso è ancora più ricompensante e la numerosità degli operatori e degli equipaggiamenti rende più strategica l’analisi degli obiettivi in funzione dei mezzi.

Endgame e futuro di Rainbow Six Extraction

Un gioco come Rainbow Six Extraction ha una struttura votata a una progressione nel tempo e il suo successo dipenderà da quanto riuscirà a intrattenere e coinvolgere nelle sue attività di fine gioco. Abbiamo potuto vederne solo una parte in quanto l’idea del team è di movimentare le cose periodicamente, quindi, non tutte le attività e le sue diverse forme sono disponibili al lancio. Torneremo sull’endgame nelle prossime settimane con degli approfondimenti.

La direzione ci è parsa quella di voler comunque mantenere lo spirito competitivo che caratterizza Siege inserendo un’attività come il Protocollo Maelstorm che si basa su gradi e livelli come bronzo, argento, oro e diamante che ricompensano esclusivi copricapi. Potremmo considerarlo come impegno al pari di un raid, infatti l’incursione del protocollo Maelstorm si sviluppa in 9 sotto-zone all’interno di una stessa regione. Valgono tutte le regole già descritte ma con intensità ancora maggiore a causa delle mutazioni che variano da zona a zona, i rifornimenti sempre più esigui e la pressione crescente al diminuire del tempo a disposizione.

La particolarità più evidente è la ristretta rosa di operatori a disposizione: se ne potranno scegliere 3 tra solo 6 operatori e sarà importante aver prima familiarizzato con tutti quelli disponibili. Ogni settimana cambieranno obiettivi, mutazioni e operatori, ma ciò significa che per una settimana si ha un quadro completo di cosa aspettarsi perché i parametri non cambiano in modo casuale ad ogni avvio e si possono migliorare le proprie strategie prova dopo prova. Il core loop è pensato per spingervi a giocare apprendendo dai fallimenti e vedremo se con l’aprirsi a un numero maggiore di giocatori ci saranno anche modifiche al bilanciamento generale della difficoltà.

Un’altra modalità pensata per una sfida ulteriore è legata agli incarichi. Anche in questo caso cambieranno su base settimanale e saranno definiti da una serie di regole che vanno a modificare il normale procedere all’interno delle sotto-zone, come ad esempio la muro a muro che presentava camere stagne bloccate.

La varietà nella proposta ludica è ciò che davvero permetterà ad Extraction di sopravvivere in un panorama piuttosto vivace come quello dei co-op shooter che nel 2022 dovrebbe accogliere anche Warhammer 40,000: Darktide. L’arrivo su Game Pass e la possibilità di invitare gli amici a provare gratuitamente il gioco per 14 giorni tramite Buddy Pass sono chiaramente mosse che potrebbero dare una spinta in più al titolo in ottica di mantenimento nel tempo di una community attiva.

Leggi altri articoli