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a cura di Yuri Polverino

Lara è cresciuta. Sono passati ormai diversi anni dal reboot videoludico della saga operato da Crystal Dynamics, quel Tomb Raider uscito nel 2013 che riaffondava le mani in uno dei franchise più famosi di sempre, con l'ambizione di rendere l'icona di Lara Croft appetibile anche per le nuove generazioni di giocatori.

L'operazione è da considerarsi indubbiamente riuscita, e il sequel, Rise of The Tomb Raider, ne fu la conferma: parallelamente ai progressi tecnici e ludici della saga, anche Lara si evolveva. L'eroina più famosa e -in passato- prosperosa del medium videoludico venne riproposta in salsa più giovane, quasi adolescenziale; il suo percorso di formazione rispecchiava anche quello dei giocatori, che ora in Shadow of The Tomb Raider si troveranno di fronte una protagonista matura e impavide di fronte anche alla più temibile delle avventure.

Siamo dunque volati a Londra per provare questo terzo capitolo, considerato dagli sviluppatori come l'epilogo di una trilogia di formazione dedicato al personaggio.

Apocalisse Maya

La prima cosa che dovete sapere riguardo Shadow of The Tomb Raider è che lo sviluppo è stato affidato a Eidos Montreal, in quanto i ragazzi di Crystal Dynamics sono attualmente al lavoro sul progetto Avengers di cui, speriamo, vedremo qualcosa molto presto. La demo da noi provata durava circa 45 minuti ed era ambientata poco dopo il prologo iniziale: Lara è in Messico sulle tracce della misteriosa compagnia Trinity; la sua disperata ricerca della verità però la porterà a fronteggiarsi con l'antica civiltà Maya e una temibile apocalisse da loro predetta. Nel corso della presentazione del progetto, Eidos ha voluto sottolineare come il setting di questo Shadow of The Tomb Raider giochi un ruolo chiave nell'ecosistema della produzione. Sia da un punto di vista tematico, di ambientazioni e di fascino, sia per quanto riguarda il gameplay vero e proprio. One with the jungle, questa la parola chiave, ovvero tutt'uno con la giungla. La maturità caratteriale di Lara la porterà ad avere grande padronanza dell'ambiente circostante, utilizzando ogni risorsa a suo favore, anche in un ambiente apparentemente così ostile come potrebbe essere la selva messicana.

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Incuriositi dalle stuzzicanti premesse, abbiamo afferrato il pad dell'Xbox One X in dotazione per e ci siamo lanciati all'avventura. La prima porzione di gameplay era ambientata in una piccola cittadina del Messico, dove Lara, in seguito a un pedinamento, scopre di dover mettersi alla ricerca di una misteriosa struttura Maya sotterranea. Da qui in poi le cose decollano e la build era studiata per farci provare un po' tutti gli aspetti ludici del titolo. Abbiamo esplorato, ci siamo arrampicati, abbiamo risolto puzzle ambientali, affrontato sparatorie ed eventi invece più scriptati ma molto spettacolari. L'impressione è che Eidos Montreal non si sia distaccata molto dal modello di Rise of The Tomb Raider, al contrario ha tentato di migliorarne ogni aspetto, inserendo quella che secondo loro è la features madre del gioco, ovvero l'interazione con l'ambiente, con la giungla. A dir la verità non abbiamo avuto l'opportunità di testare molto questo particolare aspetto, tolta qualche uccisione stealth andata a buon fine grazie all'aiuto della fitta vegetazione all'interno della quale potersi nascondere.

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Grande enfasi è invece riposta nelle sequenze interattive, quelle dove il gameplay si riduce all'osso, in favore di una spettacolarizzazione delle scene. In questo caso il feeling è totalmente positivo e si sposa alla perfezione con quella che è la struttura del gioco. Quella che manca è una trovata originale, un'idea capace di dare una svolta al gameplay: Eidos ha deciso di continuare a percorrere il sentiero vincente tracciato da Crystal Dynamics piuttosto che tentare d'imboccarne uno nuovo. L'approccio è giustificato e sensato: al netto di questo e di un comparto tecnico non particolarmente brillante (ma per il quale è troppo presto per discuterne a fondo), il nuovo titolo di Square Enix sembra comunque godibile e cucito sulle forme di un personaggio che riesce sempre a essere convincente, appassionante e che anche questa volta sembra aver in serbo per noi una grande avventura.

Verdetto

Insomma Shadow of The Tomb Raider sembra un titolo ancora tutto da scoprire: ci è piaciuto molto il colpo d'occhio in termini di scenari e ambientazione, con gli interni delle piramidi Maya molto curati ed evocativi, al contrario ci ha convinto poco il sistema di shooting, impreciso e per certi versi fin troppo accessibile soprattutto per quanto concerne la difficoltà (abbiamo falciato una decina di nemici senza neanche subire un graffio). Anche il comparto narrativo non brilla per originalità, ma d'altronde abbiamo visto davvero troppo poco per poter dare un parere completo e definitivo e il plot della trama ha comunque il suo fascino. Nonostante qualche piccolo difetto ad oggi più che giustificato vista la release ancora lontana, Square Enix e Eidos hanno fra le mani quella che potrebbere essere la perfetta storia conclusiva di una trilogia d'origini dedicata a un personaggio che, nelle poche scene d'intermezzo che abbiamo potuto vedere, ci è perso  finalmente maturo, ben definito e pronto a regalarci un'avventura epica, ritmata e incalzante. 

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