Project Zero Maiden of Black Water | Recensione
Project Zero Maiden of Black Water per Wii U arriva in versione rimasterizzata sulle piattaforme attuali in tutto il suo spettrale fascino.
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a cura di Marco Patrizi
Editor
Dall'uscita del suo primo capitolo su PS2, ormai quasi 20 anni fa, la serie di Project Zero (o Fatal Frame) si è ritagliata una buona fetta di appassionati, anche in occidente. Mentre Silent Hill si è gradualmente dissolta e altre saghe come Resident Evil hanno puntato più sull'azione, Project Zero ha continuato la sua tradizione di titoli dalla formula horror vecchio stampo.
Dopo la mancata localizzazione di Mask of the Lunar Eclipse, nel 2014 è uscito il quinto capitolo della serie: Maiden of Black Water, esclusiva Wii U interessante ma passata decisamente in sordina. A distanza di 7 anni Koei Tecmo porta questo titolo sulle piattaforme attuali (Xbox One, Xbox Series X|S, Ps4, PS5, PC e Nintendo Switch) in versione rimasterizzata. Un modo abbastanza misero di festeggiare il ventennale della serie, ma che quantomeno permette a tutti gli appassionati di poterci giocare.
Come Aokigahara, ma peggio
Luogo centrale della storia di Project Zero: Maiden of Black Water è il monte Hikami, un tempo florida meta turistica caduta in disgrazia per via di una serie di allarmanti suicidi avvenuti nelle sue foreste, che lo hanno gradualmente trasfigurato in un luogo desolato e spettrale attorno al quale sono aumentate strane voci. Sembra infatti che molte persone vi si rechino per mettere fine alla propria vita e anche coloro che vi si avventurano per curiosità spariscano nel nulla.
Nel gioco seguiremo tre protagonisti: Yuri, Miu e Ren, ognuno dei quali si ritroverà suo malgrado a dover visitare il monte Hikami alla ricerca di altre persone scomparse. Le storie dei tre si intrecceranno tra di loro e li coinvolgeranno nei torbidi retroscena del monte, che in passato è stato luogo di riti oscuri e maledizioni, che lo hanno reso il luogo infestato di spiriti che è oggi.
Le tematiche della storia sono del tutto in linea con la tradizione cinematografica horror giapponese, così come lo stile della sua messa in scena ricca di elementi del folclore locale. Lo stile classico di Project Zero è ancora presente e palpabile dallo stile narrativo: le vicende sono sì scandite dalle cutscene, ma la gran parte dei dettagli della lore e della caratterizzazione dei vari personaggi coinvolti è racchiusa nei numerosi documenti rinvenuti durante l’esplorazione. Se vi state avvicinando alla serie per la prima volta e siete abituati a ritmi più movimentati siete avvisati: questo titolo potrebbe non essere tra le vostre corde.
L’intreccio della storia è sicuramente curato e avvincente, tenendo incollati al joypad nell'attesa di scoprire gli antefatti che circondano il monte Hikami. Peccato solo che il ritmo narrativo non sia molto costante e sia afflitto da una certa ripetitività e da frequenti sessioni di backtracking abbastanza forzate.
Who you gonna call?
Il bello di Project Zero: Maiden of Black Water è racchiuso principalmente nella sua atmosfera carica di mistero e inquietudine. La sensazione di trovarsi da soli con la costante sensazione di essere osservati di nascosto, che sia in una foresta o in edifici angusti e diroccati, circondati da rumori strani (anche grazie all'ottimo sound design), particolari inquietanti, oggetti che si muovono da soli, ombre oscillanti... Il tutto senza praticamente mai ricorrere all'abusata tecnica del jumpscare, ma piuttosto facendo crescere la tensione derivata dall'avere a che fare con l’ignoto e il sovrannaturale. Tensione che raggiunge l’apice quando ci troviamo finalmente faccia a faccia con gli spettri che infestano il monte Hikami.
L’unica nostra arma è la Camera Obscura, ovvero una macchina fotografica capace di esorcizzare gli spiriti scattando loro delle fotografie. Al tempo dell’uscita originale Maiden of Black Water proponeva uno dei migliori utilizzi del GamePad di Wii U, che veniva sfruttato proprio come se si avesse in mano la fotocamera del gioco, pur permettendo anche il classico utilizzo dello stick analogico per ruotare la visuale.
In questa remaster del gioco i sensori dei pad simulano quella stessa meccanica come possono, ma prima di prenderci la mano sarà necessaria una buona dose di pratica. Probabilmente la versione migliore del gioco è quella per Nintendo Switch (che abbiamo provato) che in modalità portatile ci permette effettivamente di usare la console un po’ come si faceva col GamePad. Premendo un tasto si entra in modalità fotocamera e si possono inquadrare in prima persona gli spettri da combattere; i nostri “attacchi” fotografici saranno più efficaci se cattureremo i fantasmi da vicino, colti nell'atto di attaccarci, e se nella stessa foto cattureremo i vari frammenti di spirito che li circondano.
Dovremo quindi difenderci coordinando l’inclinazione della fotocamera e il tempismo nello scattare al momento giusto; soprattutto quando ci troveremo davanti più di un fantasma dovremo anche fare particolare attenzione ai nostri movimenti, onde evitare di venire circondati. È anche possibile migliorare la Camera Obscura potenziando le caratteristiche come la gittata, la potenza e il cooldown tra le foto, oltre che poter utilizzare diversi tipi di lenti che provocheranno svariati effetti.
Per il quinto capitolo della serie il team di Koei Tecmo ha aggiunto diverse feature per arricchire il gameplay, senza snaturarne in alcun modo la formula originale. Una di queste è la Lettura delle Ombre, ovvero la capacità di percepire delle “tracce” di ricordi, grazie alla quale potremo individuare il giusto sentiero per avanzare nel caso perdessimo la bussola. Durante l’esplorazione dovremo anche fare attenzione all'acqua: più saremo bagnati e più saremo vulnerabili agli incontri degli spiriti.
Quello di Project Zero: Maiden of Black Water è un sistema di gioco semplice che non intende distrarre dall'immersione e l’atmosfera. È anche davvero poco comodo da utilizzare e restituisce efficacemente la sensazione di non essere un individuo straordinario pronto a massacrare spiriti, ma un essere umano vulnerabile che deve perennemente fare attenzione a ogni mossa.
Anche se il gioco si rifà chiaramente ai classici survival horror degli anni ‘90, i controlli legnosi sicuramente non sono tra gli elementi che avremmo voluto ritrovare, e di certo non sono migliorati nella remaster. Va bene puntare sul senso di impotenza, ma avremmo fatto a meno della frustrazione di non riuscire a controllare il personaggio di turno con l’agevolezza che vorremmo.
https://www.youtube.com/watch?v=cXfeIT3T4x4Non sono molte le aggiunte che accompagnano questa nuova versione di Maiden of Black Water. In primis troviamo una veste grafica rinnovata con texture ad alta definizione e una risoluzione adeguata; un’operazione sicuramente gradita e apprezzabile, ma che non riesce a rivoluzionare l’aspetto datato che il gioco aveva già di partenza nel 2014.
È stata inoltre inserita una modalità foto (pun not intended) con la quale immortalare i momenti di gioco personalizzando vari aspetti dell’inquadratura. Per finire sono stati aggiunti nuovi costumi e accessori per i protagonisti.
Voto Recensione di Project Zero: Maiden of Black Water - Nintendo Switch
Voto Finale
Il Verdetto di Tom's Hardware
Pro
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Storia curata e intrigante
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Atmosfera efficace
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Buon sound design
Contro
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Controlli frustranti
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Ritmo minato da ripetitività e backtracking
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Sente il peso dei suoi anni
Commento
Questa versione rimasterizzata di Project Zero: Maiden of Black Water tradisce senza dubbio il peso degli anni, ma per una serie che si è sempre retta su una struttura classica che strizza l’occhio ai survival horror degli anni ‘90 tale peso è relativo. I controlli dei personaggi e il sistema di direzionamento della Camera Obscura potrebbero essere un ostacolo antipatico, ma se siete tra i giocatori che preferiscono uno stile di gameplay meno d’azione e più di sopravvivenza, e magari apprezzate le opere cinematografiche horror giapponesi, Maiden of Black Water sarà capace di farvi passare diverse ore di piacevole tensione immersi nello spettrale monte Hikami. Data la penuria di contenuti aggiuntivi, se invece avete già giocato a questo titolo su Wii U potete tranquillamente evitare la spesa.