Lo sviluppo, la produzione e la distribuzione di un videogioco richiedono lo sforzo di una moltitudine di figure, un lavoro di squadra affidato a grandi professionisti che lavorano dietro le quinte. Con questo articolo inauguriamo la rubrica "Professione videogioco" dedicata proprio a loro: dal game designer al programmatore passando per il game tester, l'artista e tanti altri. E ci faremo raccontare come funziona l'industry in ogni sua sfaccettatura direttamente da chi ci sta dentro, dai nostri “alfieri” italiani. In questa prima puntata ospitiamo il doppiatore Claudio Moneta, l'indimenticabile voce del comandante Shepard di Mass Effect, di Pagan Min in Far Cry 4 o di Arthas in Warcraft III, tanto per citarne alcuni di una interminabile lista. Insomma, un bel battesimo di fuoco.
Dall'autodromo di Monza alla sala di doppiaggio
Sentire la voce di Claudio Moneta dal vivo - seppur “sintetizzata” dalla conversazione telefonica - fa un certo effetto. Che tu sia un appassionato di videogiochi o di anime poco importa. Il timbro caldo e avvolgente di Moneta è subito familiare, e non è tanto per dire: la sua ugola ha dato vita a personaggi iconici come il maestro ninja Kakashi di Naruto, il capitano Akagi di Slam Dunk, il simpaticissimo SpongeBob ed è la nuova voce di un certo Goku in Dragon Ball Super. Suonerà un po' banale, ma parlare con lui è un po' come toccare con mano quegli eroi dei mondi immaginifici che ci hanno fatto sognare, divertire o piangere. Ma come tutte le grandi storie, anche quella di Claudio Moneta parte da molto lontano.
“Ho studiato per tre anni ingegneria meccanica all'Università, poi, al quarto anno ho cominciato a lavorare e sono andato fuori corso – ci racconta Claudio Moneta – Dopo il liceo avrei voluto studiare filologia e storia della musica: ero molto appassionato di musica, ma lo ero anche di motori, e già da adolescente lavoricchiavo all'autodromo di Monza come ufficiale di gara per guadagnare qualche soldo. E, così, finii per studiare ingegneria meccanica. All'epoca, con una laurea, sarei potuto diventare commissario tecnico e avrei potuto seguire la Formula 1”. Ma evidentemente non era quello che aveva in serbo il destino per Claudio Moneta. Fortuna per le nostre orecchie.
“Mentre studiavo ingegneria meccanica – ricorda Moneta – vinsi una borsa di studio del Centro Teatro Attivo di Milano, una scuola con laboratorio teatrale di tre anni. Una vera e propria accademia. E c'erano anche dei corsi di doppiaggio. A metà, però, lo interruppi perché poi cominciai a lavorare; all'epoca c'era un sacco di lavoro. Era la fine degli anni '80.
Da allora – prosegue – non ho più smesso di lavorare, e facevo di tutto: dai provini per le compagnie teatrali alla TV. Tanti miei colleghi si sono specializzati, ma io non l'ho fatto perché fondamentalmente sono una persona che si annoia facilmente. A quel punto, mollai sia con l'università che con l'autodromo. Ora mi limito a fare lo spettatore. Andavo spesso anche in moto, ma poi ho fatto un brutto incidente... (durante le riprese di Mass Effect 2, come vedremo più avanti ndr)”.
La prima volta con Gabriel Knight, "all'inizio nessuno voleva doppiare videogiochi"
Il primo videogioco doppiato? “Gabriel Knight (avventura grafica di Sierra per PC del 1993 ndr). Uno dei primi videogiochi doppiati in assoluto in Italia – ricorda Claudio Moneta – All'epoca era impegnativo come registrare 15 film perché non si seguiva il metodo di oggi con doppiaggio in parallelo al prodotto. C'erano diverse scene di intermezzo che davano i possibili sviluppi della trama del gioco. Eravamo in un piccolo studio di registrazione di Milano che si chiamava Binari Sonori”.
In quegli anni doppiare i videogiochi era però quasi un'onta, considerato da molti doppiatori un lavoro di serie B, come spiega Moneta: “A doppiare i videogiochi all'inizio eravamo pochi: c'eravamo io, Marco Balzarotti, Luca Sandri e pochi altri. Da tanti colleghi era considerato un lavoro di serie B. Ora, invece, anche i grandi personaggi del doppiaggio fanno la fila per doppiare un videogioco. Persino la tariffa di riferimento nel campo dei videogiochi la stabilimmo un po' noi, perché per il videogioco non c'erano contratti nazionali di riferimento come per film o serie tv”.
Dentro la sala di registrazione, tra criticità e forme d'onda
“Il doppiaggio – ci spiega Claudio Moneta - avviene su una forma d'onda. Quando però il videogioco ha raggiunto un livello di sviluppo già avanzato si doppia su un video, ma questo avviene di rado e, spesso, il video non è completo. Abbiamo però sempre un riferimento originale in cuffia”.
Fondamentale per realizzare un buon lavoro le informazioni, il contesto in cui avviene la specifica battuta. Diverso se, ad esempio, l'interlocutore del personaggio è vicino o lontano, così come è importante conoscere le condizioni in cui si trova l'alter ego di turno mentre sta parlando. Insomma “dipende tanto dalle informazioni che il direttore del doppiaggio ha a disposizione per poterti spiegare il contesto in cui tu dici una battuta. E spesso è un problema. Mi auguro che queste metodologie cambino, ma sono un po' pessimista.
Allora ci si affida tanto all'originale che senti in cuffia e di cui vedi la forma d'onda, ma non sempre l'attore inglese ha tutte le informazioni che servono. I grandi prodotti (i titoli tripla A ndr) sono organizzati in modo tale che in sala si abbiano le informazioni che servono, per gli altri ci si deve arrangiare come si può”.
Doppiare videogiochi, quattro le modalità possibili oggi.
Sono quattro le modalità di lavoro per doppiare un videogioco, in base al livello di libertà che viene concesso al doppiatore, ci spiega Moneta: “vedi l'ingombro della battuta e devi stare dentro quel tempo senza preoccuparti delle pause; un altro caso è quando devi doppiare a sincrono perfetto con le pause che vedi nell'onda; poi ci sono i casi con forma d'onda e tolleranza del 10-20% per motivazioni tecniche e quelli in cui senti la battuta originale, ma decidi tu i tempi”.
Doppiare un videogioco è un po' come doppiare un anime, quindi? Non proprio, è più una “ via di mezzo fra il doppiaggio vero e proprio e i radiodrammi – spiega Claudio Moneta -, che in Svizzera (Paese dove Moneta lavora molto ndr) si fanno ancora. Non hai riferimenti ma il personaggio devi crearlo tu. E pure nel videogioco c'è molto da creare”.
“Il doppiaggio lo abbiamo inventato noi, le regole dovrebbero chiederle a noi ”
Ma come migliorare l'attuale metodo di lavoro, per certi versi ancora un po' approssimativo? “Bisognerebbe arrivare a doppiare a prodotto terminato o, comunque, avere la maggior quantità di informazioni possibili e il contesto completo in cui ci si muove. Se poi si potesse doppiare effettivamente le scene sarebbe ancora meglio.
Un altro mio consiglio è rivolto alle multinazionali e alle grandi aziende che ci dettano le regole per il doppiaggio. Giusto che lo facciano, ma il doppiaggio lo abbiamo inventato noi e sarebbe bello che chiedessero all'Italia che sa fare il doppiaggio di qualità quali sono le regole e, se diventassero ovunque quelle, allora ci sarebbe un salto di qualità pazzesco. Ma ho la sensazione che si tratti di un'utopia”.
Da Shepard a Pagan Min, e l'affetto dei fan dopo l'incidente in moto
La voce del comandante Shepard è probabilmente quella che più di tutte ha fatto conoscere Moneta ai videogiocatori italiani. Non che prima non fosse conosciuto, sia chiaro, ma la titanica trilogia sci-fi di Bioware ha avuto un impatto talmente importante sulla cultura pop che avrebbe svoltato la carriera di chiunque. E l'incidente in moto durante il doppiaggio del secondo capitolo lo ha confermato.
“Mass Effect me lo ricordo bene – racconta Claudio Moneta – è stato un lavoro lunghissimo e stavamo in sala di registrazione per giorni e giorni. Ricordo anche il grande affetto quando avvenne l'incidente durate il doppiaggio del secondo capitolo. Quando ripresi conoscenza, a 12 giorni dall'incidente, c'era una serie di biglietti e lettere, e la prima era proprio dello studio di registrazione dove stavo lavorando. Si scusavano e mi chiedevano l'autorizzazione ad essere sostituito.
Io in quel momento volevo solo che mi sostituissero lo scheletro – ride – ma è stata una testimonianza di grande correttezza e affetto che non mi aspettavo, perché questo del doppiaggio è un mondo a volte davvero spietato. Ho ricevuto tanti messaggi di affetto che mi hanno aiutato molto nel periodo post-incidente. E mi accorsi anche dell'affetto degli ascoltatori affezionati e di quello di molti colleghi.
“Non posso permettermi di affezionarmi ai personaggi che doppio”
Altra voce indimenticabile quella del cattivissimo Pagan Min in Far Cry 4, uno degli antagonisti più riusciti nella storia del videogioco. “Pagan Min tanti lo avevano criticato io, invece, mi sono divertito da morire, perché in quel caso ci potevi 'dar dentro'. Poi avevo in cuffia un grandissimo attore. È sicuramente molto più facile recitare o doppiare se l'attore in lingua originale è bravo. Quando, invece, hai un attore poco espressivo o un personaggio, come magari gli eroi buoni che sono spesso personaggi noiosissimi, è più difficile incollare la tua voce a quella faccia.
Non vorrei fare lo snob – prosegue Claudio Moneta, spiegando il rapporto con i suoi personaggi –, ma non mi affeziono a nessun personaggio. Me ne ricordo di alcuni perché mi sono divertito a doppiarli, ma una volta chiuso il doppiaggio devo non amarli più altrimenti diventa complicato. Sarebbe come avere tre separazioni al giorno, non reggerei. E non sto esagerando: ci sono tanti attori che vanno in profonda depressione proprio per questo motivo. Come dicono illustri maestri del teatro: 'da spettatori si pensa che sia importante entrare in un personaggio, invece la cosa importante e più delicata è uscirne'. In questo caso è stato importante anche l'esempio di mio padre, che mi ha insegnato ad accettare che tutto abbia un inizio e una fine. È un fatto di vita, non solo di lavoro”.
Il futuro del doppiaggio in Italia: punti di forza e debolezze
Ma li hai poi “giocati” i tuoi personaggi? “Non gioco ai videogiochi. Ne ho tantissimi perché me li regalano, ma raramente ci ho messo il naso dentro. Non significa che li disprezzi, anzi: ma faccio lo stesso anche con le serie animate. Mi piace tutto ciò che c'è dietro ma poi non ho la voglia di starci dentro”.
Il futuro del doppiaggio in Italia? “Lo facciamo bene. Il patrimonio artistico e tecnico nel nostro Paese è enorme, a Milano come a Roma e Torino. Il problema è che dobbiamo essere nelle condizioni per farlo al meglio, ma spesso queste condizioni non ci sono. Come tutta la nostra vita, anche il doppiaggio è gestito da regole di un'economia bislacca per cui la qualità è l'ultima cosa che conta. Purtroppo gli studi di doppiaggio devono fare i conti con i pochi soldi a disposizione che non sempre garantiscono un'ottima lavorazione. Si deve produrre più in fretta possibile e si fa tutto all'ultimo minuto. La qualità generale si è già abbassata notevolmente – aggiunge Claudio Moneta - . Per fare un esempio, c'è una fase di traduzione e di adattamento dei testi che è delicatissima e richiede tanto tempo e grandi professionalità. Il bravo professionista deve essere pagato e ha bisogno di molto tempo. Se non c'è tempo e si ha bisogno di farlo velocemente, la qualità si abbassa inevitabilmente già in partenza".
"Chi critica la bassa qualità fa bene. Fatelo ancora di più, ma nelle sedi giuste"
"Spesso i fan e gli appassionati se ne accorgono della bassa qualità e si lamentano - sottolinea Claudio Moneta -, e hanno ragione, ma devono sapere che lo studio o il doppiatore non c'entrano niente, ma succede solo perché questi non sono nelle condizioni di fare bene il proprio lavoro. Approfitto per fare un appello agli appassionati: lamentatevi molto di più della cattiva qualità, ma non con i doppiatori, che fanno quello che possono, ma con l'emittente, la piattaforma di una serie tv o il produttore di un videogioco”.
Consiglio a chi vorrebbe fare il doppiatore oggi? “È sempre più difficile perché, oggi, non è più come quando ho cominciato io che c'era tantissimo lavoro. Ora bisogna essere 'speciali' per andare avanti e si deve studiare tantissimo, darci dentro. Non basta fare un corso di doppiaggio, fate un corso di attore, anche privato. E non bisogna mai fermarsi di esercitarsi, ogni giorno servono almeno 3-4 ore”.