PlayStation 4 e Xbox One: è arrivata la fine di un'era

La produzione di PlayStation 4 e Xbox One è ormai cessata del tutto: cosa rimane, oggi, della cara vecchia generazione?

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a cura di Michele Pintaudi

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Era il novembre 2013 quando, dopo anni di attesa e una generazione fatta di grandissimi capolavori, arrivavano sul mercato due console destinate a darsi battaglia negli anni seguenti: stiamo parlando di PlayStation 4 e Xbox One, approdate sul mercato rispettivamente il 15 e il 23 di quel mese indimenticabile per i videogiocatori di tutto il mondo.

Come per ogni new gen, le aspettative erano chiaramente alle stelle: Sony e Microsoft avevano infatti trascorso il decennio precedente scrivendo, in sostanza, alcune delle pagine più importanti della storia di questo medium… Ma a questo arriveremo tra poco. Quel che vogliamo fare oggi è partire proprio dal presente, ovvero da quello che è ormai il periodo conclusivo di un’epoca fatta di tanti, tantissimi momenti indimenticabili. Negli ultimi mesi, in breve, è cessata del tutto la produzione di PS4: è di fatto la fine di un’era, e oggi andremo a ripercorrere insieme quella che è stata una delle generazioni di maggior successo della storia dei videogiochi. Iniziamo, come sempre, con un piccolo salto indietro nel tempo…

L’inizio della “vecchia” generazione

Siamo nel 2013, in quello che a memoria di tutti è uno dei periodi di maggior splendore della storia recente dei videogiochi. Anche soltanto in quell’anno, infatti, furono moltissimi i prodotti in grado di scuotere un mercato in continua e costante evoluzione. Un paio di esempi? The Last of Us e GTA V: due capolavori senza tempo che sì, quest’anno festeggiano il loro decimo anniversario.

Soprattutto, però, il 2013 fu anche l’anno dell’avvento delle nuove console di casa Sony e Microsoft. L’obiettivo era assai ambizioso, sia in termini di impatto che a livello di vendite: PlayStation 3 vanta più di 87 milioni di unità distribuite nel mondo, superando di poco le 84 di Xbox 360. Stiamo insomma parlando di due mezzi in grado di scuotere e rivoluzionare le logiche di un’intera industria: il tutto senza considerare un lascito culturale impressionante, con tante novità capaci di cambiare per sempre il modo di vivere e concepire il videogioco.

Sin dall’annuncio delle nuove console il mondo è stato colto da un trepidante sentimento di attesa, con il livello delle aspettative praticamente oltre le stelle. Del resto il retaggio della generazione precedente era molto importante, ed entrambe le aziende avevano molto da perdere: un passo falso? No, non era neanche da mettere in conto.

Arriviamo dunque al mese di novembre dove, nel giro di una settimana, PlayStation 4 e Xbox One subito dopo approdano sul mercato. In termini di vendite il debutto fu notevole per entrambe, anche al netto (ovviamente) di un parco titoli ancora ridotto:

  • Al lancio, PlayStation 4 offriva in esclusiva Killzone: Shadow Fall e Knack
  • Xbox One, dal canto suo, poteva rispondere con Ryse: Son of Rome e Killer Instinct

Esclusive a parte, il catalogo generale poteva comunque vantare alcuni titoli non da poco, Assassin’s Creed: Black Flag a Call of Duty: Ghost fino a Battlefield 4 e a diversi videogiochi sportivi. Il meglio doveva insomma ancora venire, ma le premesse lasciavano sperare in qualcosa di molto, molto buono per il futuro. Non mancò come sempre qualche polemica sulla natura dei giochi disponibili al lancio ma, in tutta onestà, si tratta di discorsi sterili e con basi fin troppo approssimative: serve tempo per arrivare a qualcosa di realmente valido, e la storia (non solo dei videogiochi) ce l’ha ricordato in decine e decine di occasioni.

Nell’arco del suo ciclo di vita, questa generazione ci ha infatti regalato alcune esperienze uniche e in grado di lasciare un’impronta indelebile nel cuore dei videogiocatori. Per PlayStation è stato il periodo che ha visto titoli come Horizon, Marvel’s Spider-Man, Bloodborne e, soprattutto, il quarto capitolo di una saga emblematica come Uncharted. Senza dimenticare che, nei primi anni dal lancio, anche un capolavoro quale Persona 5 fu rilasciato sotto forma di esclusiva per la console targata Sony. L’altra faccia della medaglia ci mostra Microsoft con qualche esclusiva da non sottovalutare: da serie come Forza e Halo a piccole perle purtroppo passate in sordina, tra cui Quantum Break e D4: Dark Dreams Don’t Die.

A uno sguardo superficiale appare evidente, anche solo analizzando questi pochi titoli, come l’ago della bilancia penda inesorabilmente dalla parte di PlayStation: a conti fatti fu così, con pubblico e critica concordi a preferire la console di Sony sotto ogni punto di vista. Cos’ha sbagliato Microsoft? Non molto in realtà, ma piccoli accorgimenti a livello di promozione e di gestione del catalogo avrebbero probabilmente portato a una storia del tutto diversa. Ciò non significa che sia andato tutto male, tutt’altro.

Stiamo parlando della generazione che ha dato i natali a Xbox Game Pass, un servizio che un passo alla volta è divenuto un must per moltissimi giocatori… Ma non solo. Non si tratta di un “semplice” abbonamento, ma di un nuovo modo di concepire il videogioco in quanto tale: Game Pass ha cambiato tempi e modalità con cui ci approcciamo al medium videoludico, ma ha toccato anche le logiche alla base dell’industria. È anche grazie a questo servizio che molte produzioni, che in molti considererebbero minori da diversi punti di vista, riescono a farsi trovare e scoprire da un pubblico molto più ampio di quello che raggiungerebbero altrimenti.

Game Pass è insomma anche uno strumento utile a supportare e a dare valore al videogioco, anche a livello di preservazione storica. PlayStation Now, al contempo, ha fornito anche agli utenti Sony un modo semplice e veloce per accedere a un catalogo altrettanto importante: nell’era dello streaming servizi del genere riescono a fornire il gioco giusto, al momento e alle persone giuste. Sempre e comunque.

PlayStation 4 e Xbox One: la generazione… Remake?

Parlando della scorsa generazione accade spesso che, dando un’occhiata generale allo stato delle cose, si sottovaluti l’impatto che essa ha avuto anche da un punto di vista legato all’innovazione. Le “vecchie” Xbox e PlayStation hanno infatti portato un bel po’ di novità interessanti, ma sono in molti a ritenere il tutto un periodo fatto perlopiù di remake e reboot.

Qualche critico particolarmente polemico ha imputato agli studios una vera e propria mancanza di idee, che avrebbe portato a un costante e continuo riciclo di vecchio materiale. La realtà dei fatti è però ben diversa, soprattutto a seguito di un’analisi più approfondita: andiamo a vedere insieme alcuni dei progetti che, partendo da una base già consolidata, hanno a loro modo reso ancora più speciale la scorsa generazione di console.

Il primo caso di successo che vogliamo citare è Shadow of the Colossus, il cui remake targato Bluepoint Games è uscito in tutto il mondo nel febbraio 2018. Un’occasione per molti giocatori per rivivere le emozioni del titolo di Team Ico sotto una nuova veste grafica ma, soprattutto, per consentire a una nuova schiera di videogiocatori di scoprire un capolavoro indiscusso e indimenticabile. Il lavoro di Bluepoint ha infatti dato nuova linfa vitale a un gioco che, diversi anni prima, aveva lasciato a bocca aperta critica e pubblico da ogni parte del mondo. Un titolo che per tutta una serie di ragioni era divenuto difficile da reperire, e che grazie a un’accurata operazione di restauro è riuscito a riaffermarsi come la grande opera che fu.

Un altro esempio è rappresentato da Final Fantasy VII: quando Square Enix ha annunciato di essere al lavoro sul remake di uno dei capitoli più amati della saga che ha ridefinito il genere JRPG, il mondo rimase letteralmente col fiato sospeso. Il rischio era di danneggiare i tanti, tantissimi ricordi che un titolo del genere era stato in gradi di evocare per anni e anni… Ma il risultato finale ha spazzato via tutti i timori, regalando al pubblico un nuovo modo di vivere uno dei giochi simbolo della generazione della prima PlayStation.

Tra gli altri remake ospitati da Xbox One e PlayStation 4, non possiamo poi non citare due saghe direttamente dalla terra del Sol Levante: due franchise già capaci di conquistare il cuore di milioni di giocatori e, grazie a queste operazioni di rifacimento, di allargare ancora di più la portata dei loro pubblici. Stiamo parlando di Yakuza e Resident Evil, due prodotti completamente diversi ma uniti da un punto in comune: la necessità di cambiare le cose, accompagnando anche una nuova fetta di audience alla (ri)scoperta di storie che ogni videogiocatore dovrebbe vivere almeno una volta nella vita.

Dando poi uno sguardo alle decine di reboot che hanno impreziosito la scorsa generazione, troviamo alcune gradite vecchie conoscenze capaci di riacquistare un posto di prestigio anche nell’odierna industria del gaming. Pensiamo a DOOM, saga che Bethesda ha sostanzialmente resuscitato con due titoli - usciti nel 2016 e nel 2020 - capaci di raccogliere un enorme successo anche a quasi tre decenni dalla nascita del franchise.

Altri due esempi? God of War e Tomb Raider: due brand storici che Santa Monica e Crystal Dynamics hanno reso attuali, dando vita a delle nuove serie del tutto originali e capaci di guadagnarsi l’ammirazione del pubblico a livello globale. Se il nome di Lara Croft era già noto anche oltre i confini del medium videoludico, da questo punto di vista il personaggio di Kratos ha attraversato negli ultimi anni una crescita impressionante.

Grazie all’indiscutibile qualità della serie reboot, e certamente anche alla forte attività promozionale portata avanti da PlayStation, God of War ha raggiunto oggi una popolarità immensa e ben oltre le aspettative: da un grande videogioco, insomma, è nato un vero capolavoro senza tempo.

L’ingrediente segreto, in questi come in tanti altri casi, è in realtà molto semplice. Prendere dal passato senza l’intenzione di copiare o di stravolgere ciò che è stato un grande successo, ma cercando di trattare con cura e riguardo un’opera che ha dato tanto e che può regalare altrettanto a migliaia e migliaia di videogiocatori. Vecchi o nuovi che siano.

È perciò sbagliato bollare a priori operazioni quali reboot e remake come figlie della mancanza di idee, proprio perché la realtà dei fatti ci mostra uno scenario ben più articolato. Spesso si tratta infatti di prodotti che possono davvero cambiare le carte in tavola, aiutando il mondo a scoprire storie che altrimenti non avrebbe forse incontrato mai più. E siamo seri, spesso sarebbe stato un vero peccato.

Cambiamenti e innovazioni

Col debutto della generazione nell’autunno 2013, nacque anche in breve tempo una forte necessità legata a un aspetto centrale di tutto ciò che è tecnologia: l’innovazione. PlayStation 4 e Xbox One rappresentavano un bel passo in avanti anche sotto quest’aspetto, ma la sensazione generale fu sin da subito che l’asticella si potesse alzare. Ancora e ancora.

Alle consuete versioni “slim” delle due console, riviste perlopiù nell’estetica, seguì qualcosa di molto più importante: un impegno, da parte di entrambi i colossi, nel dare all’utente finale un prodotto tecnologicamente all’avanguardia. Nascono così PlayStation 4 Pro e Xbox One X: due edizioni potenziate in grado di regalare ai giocatori prestazioni sempre più importanti e, soprattutto, al passo con le ultime tecnologie.

In termini di novità non va poi tralasciato l’avvento della realtà virtuale, che nella generazione passata ha attraversato una fase di crescita e sviluppo davvero molto importante. È questo infatti il momento in cui abbiamo assistito alla lenta e graduale esplosione di quello che, oggi, possiamo finalmente abbracciare come qualcosa di più di un semplice fenomeno di passaggio. La VR è finalmente matura e giunta a un punto in cui, un passo alla volta, si sta ritagliando un ruolo fondamentale nel panorama del gaming: un dispositivo come PSVR ne è l’esempio, con titoli come Beat Saber e Resident Evil 7 a rappresentare delle esperienze uniche nel loro genere.

Meno fortunato ma comunque degno di una menzione è Kinect One, evoluzione del dispositivo lanciato su Xbox 360 che prometteva di cambiare molte logiche alla base di questo medium. Il risultato finale? Uno strumento ricco di potenziale che, purtroppo, ha raccolto meno di quanto avrebbe certamente meritato. Guardando indietro verrebbe forse da pensare che Microsoft avrebbe potuto (o dovuto?) crederci di più, e non è detto che in futuro ci troveremo ad assistere a una sorta di redenzione anche da questo punto di vista.

La più grande delle innovazioni la ritroviamo però dal punto di vista culturale, con un radicale cambio di approccio rispetto al passato: si è trattato infatti della prima, vera generazione “social” di console. Dall’evoluzione degli account legati alle piattaforme vere e proprie (Xbox Live e PlayStation Network) fino ai grossi cambiamenti a cui tutti abbiamo assistito, possiamo infatti dire che mai prima di questo periodo siamo stati così interconnessi gli uni agli altri.

Tutti abbiamo avuto la possibilità di condividere ogni singolo attimo, ogni singolo passo di quello che è stato il nostro cammino in questa nuova era tecnologica. Abbiamo condiviso il momento dell’acquisto della console, la vittoria del nostro primo trofeo, il giorno in cui abbiamo acquistato quell’esclusiva che attendevamo da anni… E l’abbiamo fatto parlando a tutto il mondo, compiendo un’azione impensabile fino ad appena un decennio prima. Da un certo punto di vista, insomma, possiamo dire che nessun’altra generazione è riuscita a promuovere il valore della condivisione a un livello così alto.

Addio old gen, è stato un piacere!

E siamo quasi giunti alla fine del nostro viaggio in quella che è stata, tra alti e bassi, una delle generazioni più importanti della storia dei videogiochi. Gli ultimi anni di PlayStation 4 e Xbox One ci hanno regalato qualche canto del cigno che, in quanto videogiocatori, non abbiamo potuto che apprezzare come fine di un gran bel percorso. Titoli come The Last of Us Part II, Death Stranding o anche esperienze più “semplici” come It Takes Two hanno impreziosito anche quest’ultimo frammento di un bellissimo periodo di storia del gaming.

Un tempo in cui abbiamo avuto la fortuna di toccare con mano alcuni capolavori indimenticabili, alcuni dei quali hanno cambiato per sempre il modo di concepire e percepire il videogioco in quanto medium. Prendiamo ad esempio Nier: Automata, con cui Yoko Taro è riuscito a regalare al mondo qualcosa di unico e mai visto prima: un mix di generi capace di crearne uno completamente nuovo, e soprattutto senza precedenti di alcun tipo.

O ancora Control, una delle opere di maggior successo di Remedy con cui Sam Lake e soci hanno consolidato ancor di più la loro immagine di studio rivoluzionario. E come non citare Red Dead Redemption 2? Un viaggio che ha catturato decine di milioni di giocatori in tutto il mondo e che, a cinque anni dalla sua uscita, rimane una delle esperienze più complete che abbiamo avuto il privilegio di incrociare sul nostro cammino.

È stata la generazione di The Witcher 3 e del terzo capitolo di Dark Souls, ma anche di tantissime opere “minori” che hanno lasciato un segno indelebile e altrettanto fondamentale: Cuphead, Hellblade, Hollow Knight, Celeste e Disco Elysium giusto per citarne qualcuna. Abbiamo assistito al grande ritorno delle avventure grafiche, con capolavori come Broken Age e Thimbleweed Park a resuscitare un genere che in molti davano ormai per disperso. Senza dimenticare in ultimo qualche titolo che avrebbe meritato un po’ di attenzione in più, tra cui ci sentiamo di annoverare The Order: 1886, ReCore e Titanfall 2.

La nuova generazione di console è partita ufficialmente a fine 2020 con l’uscita, nel mezzo di una pandemia globale e quindi in un periodo non troppo fortunato, di PlayStation 5 e Xbox Series X e S. È solo negli ultimi mesi, però, che è davvero e finalmente entrata nel vivo: i problemi legati alla distribuzione si stanno piano piano risolvendo, e le due console possono contare su cataloghi sempre più ricchi e densi di esperienze che vale assolutamente la pena provare.

Sony e Microsoft hanno creato e dovranno fare i conti con un’eredità, come abbiamo visto, davvero molto importante. Ciò non deve però essere visto come un problema o una fonte di timore, quanto come una sfida: un obiettivo da raggiungere a testa alta per regalare ai giocatori di tutto il mondo qualcosa di unico, indimenticabile e irripetibile. Ancora una volta.

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