Di recente ho avuto modo di rigiocare Persona 5 (“grazie Xbox Game Pass!”) dopo averlo provato su PS4 e amato l’anime. Ho riscoperto qualcosa di incredibile in cui Atlus è riuscita a fare meglio di tantissimi altri sviluppatori. Tra i confidenti, gli arcana, e le varie dinamiche di gameplay che sovrappongono metaforicamente la vita reale dell’universo di Persona e quella che è poi l’esplorazione dei palazzi cognitivi degli antagonisti del gioco, ho capito qualcosa di particolarmente interessante e sorprendente: Persona 5 non è altro che un simulatore della vita.
Sembrerà un gioco di parole - e in parte può esserlo - ma non è assolutamente qualcosa che possiamo dare per scontato. Faccio un sunto per coloro che non hanno ancora avuto modo di provare il JRPG di Atlus o che non hanno ancora colto il concetto. Nei panni del protagonista della storia, l’iconico Joker, avremo il compito di entrare nei “palazzi cognitivi” degli adulti con desideri distorti. Tra molestatori, politici corrotti e capi della criminalità organizzata, i Ladri Fantasma devono correggere la società riportando speranza in tutti coloro che credono in loro.
Il giocatore come protagonista di due realtà parallele
Questo si traduce nel gameplay JRPG dove però tutte le statistiche, le abilità, i perk e gli altri valori che influiscono sull’impianto ludico all’interno dei palazzi sono dettati da come ci comporteremo nella vita del protagonista. Per fare degli esempi, andare in palestra aumenterà il nostro valore della forza, allenarsi a casa farà innalzare il numero di HP o leggere libri farà accrescere la nostra intelligenza.
Se suona familiare è perché spaventosamente, lo è. Si crea così un circolo vizioso dove per diventare più forti dovremo trovare il tempo libero per andare in palestra, ma per cui abbiamo bisogno di denaro per pagare l’abbonamento e quindi avremo anche necessità di svolgere un lavoro part-time. La gestione delle nostre risorse, tra il tempo libero al denaro, è un punto focale del gameplay di Persona 5, senza il quale sarebbe estremamente più difficile progredire nei palazzi e quindi nella storia in sé.
L’opera simula maestosamente ciò che è la realtà di tutti i giorni, facendola apparire meno dettata dalla monotonia della quotidianità e trasformandola in qualcosa di ludico. Dopotutto, abbiamo sempre bisogno di lavorare per ottenere denaro, con cui possiamo decidere di passare del tempo con i nostri amici, con i nostri partner, per acquistare libri o andare al cinema. Ma per alcuni di noi è importante anche non trascurare gli studi e seguire un percorso di vita al fine di raggiungere un obiettivo. Il confine tra la nostra quotidianità e il gameplay di Persona 5 è così sottile che difficilmente riusciamo a coglierne subito la differenza.
Ad essere incredibile è proprio il fatto che, se sappiamo cogliere i giusti punti di analisi, potremmo vedere nell’opera di Atlus dei veri e propri insegnamenti su come vivere nel più produttivo dei modi la nostra vita, e su come impegnare correttamente il nostro tempo. Vi garantisco, infatti, che dopo aver finito la storia di Persona 5 comincerete a valutare diversamente la possibilità di passare le giornate a non fare nulla, perché vi apparirà uno spreco di tempo dal momento in cui sarete più consapevoli di ciò che avreste potuto fare.
Siamo tutti Joker
Si tratta di un titolo particolare perché, con ogni probabilità, Persona 5 è l’esempio di gamification più significativo e qualitativamente più elevato che sia mai stato realizzato. Questo è curioso, perché dubito che Atlus abbia voluto realizzare un impianto ludico con lo scopo diretto di insegnarci a vivere meglio, detta senza mezzi termini. Al contrario, il gameplay dà molto l’impressione che lo sviluppatore abbia colto le difficoltà e differenze della società giapponese contemporanea per mettere su quel capolavoro che prende il nome di Persona 5.
Persona 5 come critica alla società contemporanea
Potremmo poi aprire una parentesi anche sulla correlazione tra le tematiche trattate dal comparto narrativo e la società, dato che il titolo si rifà anche a questo lato della contemporaneità. Come già specificato, per quanto riguarda la trama del gioco, i Ladri Fantasma hanno il compito di scatenare un cambio radicale nel cuore degli antagonisti, in modo tale da costringerli a confessare i loro crimini.
Ogni membro del party ha di fatti una storia difficile alle spalle, e ognuno di noi può ritrovare similitudini tra sé stesso e qualcuno dei protagonisti della trama. Persona 5 tocca infatti tematiche sociali piuttosto delicate e che raramente sono state affrontate da altre produzioni nel medium videoludico. Di fatti, anche l’impianto narrativo del gioco fa sì che sia possibile immedesimarsi nelle situazioni, negli eventi e nelle conseguenze. Tuttavia, sebbene quella tra comparto narrativo e l’attuale società sia chiaramente una vicinanza voluta, a conti fatti potrebbe non avere un impatto tanto grande sulla nostra vita quanto invece può fare l’impianto ludico.
Chiaramente, l’opera ha pregi che vanno anche oltre la correlazione tra il suo gameplay e la nostra vita reale. Sappiamo tutti quanto il titolo sia qualitativamente superbo sotto ogni punto di vista, non c’è bisogno di ribadirlo. Tuttavia, a mio avviso, è ciò che riesce ad insegnarci ad essere particolarmente importante, che rende l’opera in sé una delle esperienze videoludiche più uniche e memorabili degli ultimi decenni.
Ricordiamoci anche che, dopo il rilascio di Persona 5 Royal su Xbox Game Pass, sono in dirittura d’arrivo nel catalogo anche Persona 3 Portable e Persona 4 Golden, entrambe opere di grande valore e che non potete assolutamente farvi scappare. Ma sì, se non l’avete ancora fatto, andate a giocare subito al quinto capitolo. Non solo non ve ne pentirete, ma vi farà anche bene.