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Persona 4 Golden | Recensione - Ritorno a Inaba

La remaster di Persona 4 Golden approda su tutte le console pronta per essere riscoperta dai vecchi e nuovi fan della serie.

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a cura di Marco Patrizi

Editor

Con
Persona 5 Atlus è riuscita a creare un vero e proprio caposaldo moderno del genere JRPG, attirando a sé una notevole quantità di nuovi giocatori. Un successo poi esteso e cristallizzato definitivamente dalla versione Royal e dal sequel/spinoff Strikers.

Come è comprensibile, tra i tanti nuovi giocatori c’è chi vorrebbe approfondire le origini della serie; un’impresa fino a poco tempo fa tutt’altro che semplice però, dato che i precedenti due capitoli, che costituiscono il corso moderno della serie, sono usciti originariamente ormai parecchi anni fa.

Dopo averne realizzato una versione per PC, ora finalmente Atlus completa la sua opera di divulgazione rendendo Persona 4 Golden accessibile (assieme a Persona 3 Portable) su tutte le console attuali, compresa l’ibrida Nintendo dove ho avuto il piacere di rigiocarci. Nonostante siano passati molti anni, Persona 4 resta un titolo solido e le aggiunte introdotte in questa versione sono sicuramente gradite.

Giallo a Inaba

In netto contrasto col quinto capitolo ambientato nella centralissima Tokyo, il protagonista di Persona 4 si trasferisce nella piccola cittadina di campagna di Inaba, dove vivrà per un anno sotto la tutela dello zio. Dopo pochissimo tempo dall'inizio delle lezioni al liceo di Yasogami, la città viene scossa da un paio di singolari omicidi, che sembrano essere collegati con il misterioso Midnight Channel, una trasmissione “fantasma” che appare durante le notti piovose e che cela una dimensione alternativa abitata da Ombre, mostruose incarnazioni dei pensieri negativi soppressi nelle psiche umane.

Assieme ai nuovi compagni di scuola del protagonista, il compito del giocatore è quello di ostacolare l’enigmatico serial killer in circolazione, che usa la pericolosa dimensione della TV per portare a segno i suoi omicidi. All'interno di essa ognuno dei protagonisti dovrà fare i conti con la propria Ombra e così facendo risvegliare il potere della propria Persona.

Quella di Persona 4 è una buona storia di crescita personale, che dà il meglio di sé proprio quando i personaggi devono confrontarsi con le proprie paure e insicurezze. Tutti gli abitanti di Inaba nascondono tanti piccoli segreti e la fitta nebbia che avvolge periodicamente la città è un’allusiva metafora sia delle loro maschere sociali, costruite per nascondere il loro vero io, che della verità sfuggente dietro il mistero del serial killer.

Il cast di personaggi è ben caratterizzato e molto affiatato. Rispetto ad altri giochi ho avuto davvero la sensazione di trovarmi davanti a dei comuni studenti liceali piuttosto che a dei protagonisti di uno shonen. Questo da un lato costruisce un piacevole senso di umanità, ma dall'altro contribuisce a un aspetto del mood del gioco che potrebbe non piacere a tutti, ovvero la sua atmosfera particolarmente leggera rispetto alla media della serie.

Come vi abbiamo spiegato approfonditamente in un articolo di qualche tempo fa, rispetto alla saga “madre” Shin Megami Tensei quella di Persona è sempre stata una serie meno focalizzata sull’occulto e i massimi sistemi e più radicata a problematiche individuali e sociali. Il suo tono è quindi mediamente meno serioso, eppure in Persona 4 questo approccio viene calcato forse un po’ troppo, mettendo in scena diversi episodi, banter e momenti di distensione che risultano abbastanza anticlimatici rispetto alla sensazione di pericolo che, in teoria, dovrebbe aleggiare in una città minacciata da un serial killer. Non si tratta necessariamente di un difetto in sé, ma tenete a mente che rispetto ai temi e alle iconografie degli altri capitoli, si tratta di una storia dal mood più leggero e scanzonato.

Gusti soggettivi a parte, ci sono alcune tematiche che non sono invecchiate benissimo (ad esempio il modo in cui viene affrontata la sessualità di Kanji Tatsumi) e in generale si sente il peso dell’eccessiva verbosità dei dialoghi, più affine a una graphic novel, che purtroppo è stata tramandata anche in Persona 5. Per fortuna questa volta Atlus ha scelto di dedicare al gioco una completa traduzione in italiano.

Connessioni sociali

Se c’è qualcosa in cui Atlus è maestra è la capacità di affinare progressivamente la formula gameplay a ogni capitolo della sua serie, rendendola sempre più ricca ed efficace. Con Persona 5 abbiamo visto l’apice di questo processo, ma buona parte dei suoi elementi sono presenti anche nel suo predecessore.

Anche in Persona 4 dovrete dividere il vostro tempo tra la gestione delle varie attività durante le giornate e l’esplorazione dei dungeon. Tornano i Social Link tramite i quali possiamo approfondire le amicizie con i compagni di avventura e altri personaggi non giocabili; meccanica particolarmente importante per sviluppare la nostra affinità con i corrispettivi arcani dei tarocchi e, così facendo, creare Persona ancora più potenti, sbloccare nuove abilità in battaglia e interazioni. Oltre a essere utili, i Social Link costituiscono un’occasione di approfondire le singole storie degli abitanti di Inaba, che man mano diventano delle mini-storie a sé stanti.

Ogni tot giorni qualcuno sarà preso di mira dal serial killer e gettato nella dimensione della TV e starà a noi salvarlo prima che faccia una brutta fine. È proprio nel puro dungeon crawling che Persona 4 Golden dà il meglio di sé, grazie al suo combat system a turni perfettamente bilanciato che costringe il giocatore a ragionare in modo tattico per sfruttare le debolezze elementali dei nemici e ottimizzare le risorse di HP e SP.

Nonostante sia tutt'oggi un JRPG assolutamente solido, ci sono alcuni aspetti di Persona 4 Golden che oggi risultano alquanto datati, come ad esempio la qualità dei dungeon. Rispetto ai memorabili Palazzi di Persona 5, ho trovato i dungeon generati randomicamente piuttosto insipidi e tediosi da attraversare; e le collisioni sbilenche con le Ombre al loro interno sicuramente non aiutano a migliorare l'esperienza.

Ripassata d’oro

Chiaramente, trattandosi di una remaster di Persona 4 Golden, per chi ha avuto modo di giocare solo l’originale per PlayStation 2 questa è un’occasione d’oro (no pun intended) per godersi tutti i contenuti aggiuntivi presenti nella versione uscita in esclusiva per PS Vita. Tra questi ci sono dei social link aggiuntivi con Tohru Adachi e con Marie, un nuovo personaggio che gestisce le Carte Abilità. Sono inoltre presenti attività secondarie extra, nuove interazioni con i compagni, nuove cutscene, una feature per una collaborazione asincrona online tra giocatori (utile, ma niente di imprescindibile) e altri piccoli ritocchi che contribuiscono a rendere il titolo un’esperienza più completa. Ma più importante di tutto ciò, è stata inserita una storyline aggiuntiva, con un dungeon extra da esplorare, che porterà a un nuovo finale per l’avventura.

In termini tecnici, si tratta dell’adattamento console della remaster uscita per PC più di due anni fa. Graficamente P4G è molto più pulito e dettagliato delle vecchie versioni per console e lo si nota soprattutto osservando i modelli poligonali dei personaggi e delle varie creature nei dungeon. Tuttavia alcuni background - soprattutto di Inaba - e altri elementi con texture a bassa risoluzione ci ricordano gli anni sul groppone di questo titolo. Bisogna sempre tenere a mente che siamo di fronte a un gioco uscito originariamente nel 2008, quindi non pregustate miracoli e assolutamente non aspettatevi l’opulenza visiva e il livello di dettaglio di Persona 5 Royal.

A completare il pacchetto sono state incluse diverse feature di quality of life (molte ereditate dalla versione PC). È possibile regolare la difficoltà non solo in maniera generale, ma anche di singoli parametri di gioco; possiamo a esempio selezionare la difficoltà Normale e scegliere di aumentare la quantità di punti esperienza e soldi ottenuti durante le battaglie, in modo da velocizzare il farming. Per evitare di dover ricominciare da capo una sessione dopo un Game Over, è stata inserita l’opzione Riprova che può risparmiare tempo e frustrazione ai giocatori meno pazienti. Sempre in questo senso è stata anche inserita un’utile feature di salvataggio rapido. I controlli sul pad possono essere riconfigurati a piacere. Per la gioia dei puristi, inoltre, è possibile selezionare il doppiaggio originale in giapponese.

Insomma sono presenti tanti piccoli accorgimenti per rendere il gioco più accessibile, ma comunque totalmente facoltativi per non intralciare chi preferisce un’esperienza più genuina.

Voto Recensione di Persona 4 Golden - Nintendo Switch


8.3

Voto Finale

Il Verdetto di Tom's Hardware

Pro

  • - Storia e temi coinvolgenti.

  • - Stile e ambientazione inconsueti.

  • - Gameplay solido e ben bilanciato.

  • - Una miriade di rifiniture e contenuti.

Contro

  • - Il mood spensierato può risultare anticlimatico.

  • - Alcuni aspetti e tematiche sentono il peso degli anni.

Commento

Nonostante in alcuni aspetti senta un po’ il peso degli anni, Persona 4 Golden continua ancora oggi a essere un JRPG assolutamente valido e divertente. Il suo mood tendente allo spensierato potrà contrariare alcuni giocatori, quanto conquistare altri, totalmente a seconda del gusto personale. È sicuramente un titolo che ci sentiamo di consigliare a chi sta iniziando a esplorare e amare la serie, ma anche ai giocatori che hanno giocato solo l’originale su PS2 che hanno ora l’occasione di riscoprire i numerosi contenuti della versione Golden. In particolare la versione per Nintendo Switch è davvero “la morte sua”, dato che permette di scalare le innumerevoli ore di gioco necessarie a completarlo anche fuori casa.

Informazioni sul prodotto

Immagine di Persona 4 Golden - Nintendo Switch

Persona 4 Golden - Nintendo Switch

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