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Persona 3 Reload | Recensione - Un remake fantastico

La nostra recensione di Persona 3 Reload, il remake dell'JRPG in arrivo su console e PC ( e anche su GamePass!) Ci avrà convinto?

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a cura di Marco Patrizi

Editor

Se siete diventati dei fan della serie di Persona in tempi recenti, o quantomeno dall'uscita di del quinto capitolo, avrete ben presente la sua capacità di affrontare temi sociali di una certa serietà immergendoli in un contesto che non rifugge la spensieratezza. Tuttavia c’è stato un tempo in cui il suo tono era molto meno leggero, più cupo, ancora condizionato dall'eredità di spin-off di Shin Megami Tensei.

Persona 3 è stato il capitolo di transizione della serie che l’ha portata alla sua forma attuale: quella commistione tra JRPG e life sim che ha fatto breccia nel cuore di un gran numero di giocatori. Eppure, nonostante i due capitoli successivi abbiano raffinato e arricchito esponenzialmente tale formula, per molti fan il terzo capitolo rimane ancora oggi il loro preferito.

Vi chiederete: com'è possibile? La risposta è proprio nella sua atmosfera, nei suoi personaggi e nella sua storia intrigante. Una storia che per molti giocatori è rimasta sconosciuta fino all'arrivo della remaster di Persona 3 Portable lo scorso anno. Una versione dalla forma poco lusinghiera a dire la verità, e forse anche per questo Atlus ha deciso di migliorare il tiro con Persona 3 Reload, un remake vero e proprio decisamente più soddisfacente.

Memento mori

La storia di Persona 3 rivela le sue tinte cupe sin dai primi minuti del gioco immergendo il protagonista nell'Ora Oscura, un’ora “nascosta” che si manifesta dopo la mezzanotte di ogni giorno, ma che viene percepita e vissuta solo da alcuni. Durante questo lasso di tempo il mondo assume un aspetto lugubre, un paesaggio privo di vita popolato solo da Ombre, creature contorte che predano gli esseri umani.

A indagare sulla natura dell’Ora Oscura c’è un ristretto gruppo di liceali, ai quali il protagonista si aggiunge, capaci di combattere le Ombre grazie alla propria Persona, la manifestazione metafisica dell’io interiore.

Quando non è impegnato ad affrontare le minacce dell’Ora Oscura, il protagonista vive la sua vita da normale studente liceale, decidendo come impiegare il suo tempo. I giorni scivolano via spensierati, eppure man mano che si prosegue nell'avventura si realizza sempre più un concetto importante: c’è un limite ai giorni disponibili.

Gli eventi importanti che sopraggiungono ciclicamente nel corso della storyline e le dinamiche gameplay legate allo sviluppo servono a costringerci a fare attenzione al tempo, dargli importanza, ottimizzare e sfruttare al meglio ogni giornata.

Il vero e proprio perno su cui vengono sollevati i temi del gioco è il concetto sintetizzato con “Memento mori”: la consapevolezza che la morte arriva per tutti, che ognuno di noi ha un tempo finito nel quale può vivere.

La storia di Persona 3 è un teatro che vede al suo centro i diversi modi di reagire a questa consapevolezza. C’è chi piomba nell'apatia, chi brandisce un nichilismo disperato e distruttivo, e chi - attraverso mille dubbi e traumi - realizza il valore di questa vita limitata, e persino il suo significato. Che non è un significato assoluto, ma soggettivo, eppure non meno prezioso.


Ricaricato, letteralmente

Per chi non lo sapesse, dopo la prima versione del gioco originale su PlayStation 2, ne sono state pubblicate altre due edizioni (che compendierò brutalmente per questione di spazio). La prima, sempre su PS2, è Persona 3 FES: una versione aggiornata che aggiungeva vari miglioramenti all'esperienza di gioco e soprattutto una porzione supplementare chiamata The Answer, che fungeva da epilogo e approfondiva la storia. La seconda edizione, per PSP, è Persona 3 Portable: versione tecnicamente più limitata ma che aggiungeva la possibilità di giocare come una protagonista femminile, con relative variazioni e aggiunte alla storyline, ma che non includeva The Answer.

Finora quindi si è trascinata la discussione su quale fosse la versione migliore, dato che i contenuti principali dell’una mancavano all'altra. Quindi ovviamente in molti, me compreso, si aspettavano per questo remake l’inclusione di tutti i contenuti in un’unica soluzione, che però non sono stati inseriti.

Qui entra in gioco un complicato equilibrio tra onestà intellettuale, realismo e gestione delle aspettative. Che in generale sono sempre delle brutte bestie che bisognerebbe nutrire con parsimonia, evitando di finire come quelli che odiano le cose perché non sono come si aspettavano.

È vero che Atlus ha da tempo messo le mani avanti dichiarando che la sua intenzione era quella di ricreare l’esperienza del Persona 3 originale. D’altra parte in questo caso era più che comprensibile aspettarsi - se non tutti - almeno una parte dei contenuti successivi.

Ora, in tutta onestà posso capire l’esclusione della protagonista femminile: la versione Portable era narrata come una visual novel, quindi non era stata troppo complicata da aggiungere. Includerla nel remake sarebbe stato sicuramente più complicato, anche solo per la necessità di creare due versioni delle cutscene animate.

Capisco invece di meno l’esclusione di The Answer. Certamente aveva i suoi limiti, come un maggior focus sul dungeon crawling e l’assenza dei Social Link, ma forniva una porzione di storia abbastanza significativa e un occasione di approfondimento per il personaggio di Aigis.

Ascensione

Nonostante l’assenza di tali contenuti sia indigesta, sarebbe erroneo inquadrarla come frutto di un remake “cheap”. Il lavoro di ammodernamento da parte Atlus si percepisce in ogni aspetto del gioco.

Il comparto grafico è il primo che si nota, ovviamente. Le cutscene animate non sono state copiaincollate e stretchate in HD, ma ricreate da zero con uno stile più moderno. I vari menu sono un vero spettacolo per gli occhi ed è estreamente soddisfacente vedere come i tozzi e semplici modelli poligonali della versione PS2 siano stati ricreati totalmente e portati al livello di Persona 5 Royal.

I vari ambienti del Tartaro continuano ad essere piatti e ripetitivi rispetto ai Palazzi di P5, ma almeno ora hanno una maggiore personalità visiva.

La colonna sonora è stata riarrangiata, i doppiaggi ricreati da zero con nuovi e convincenti attori. In in generale il gioco ha ricevuto una miriade di aggiustamenti e nuovi elementi. Alcuni di questi vengono dalla versione FES, uno per tutti il Social Link di Aigis, ma molti altri sono stati aggiunti per l’occasione, come delle nuove e spettacolari tecniche speciali dei protagonisti chiamate Teurgie.

Il tutto va ad aggiungersi a un impianto gameplay già solido di base, riconfermando Atlus come una delle massime istituzioni per la creazione di un JRPG di qualità. Nonostante l’aggiornamento, forse Persona 3 risulta leggermente lento rispetto ai capitoli più recenti. Quindi se state cercando un “titolo di entrata” nella serie e siete titubanti, potete sempre scegliere di partire da Persona 5.

Voto Recensione di Persona 3 Reload | Recensione


8.5

Voto Finale

Il Verdetto di Tom's Hardware

Pro

  • Storia dai temi maturi e stimolanti

  • Gameplay solido

  • Buon aggiornamento grafico e sonoro

  • Numerosi aggiustamenti e aggiunte

Contro

  • Assenti i contenuti principali di FES e Portable

Commento

Persona 3 Reload è un buon remake di uno dei capitoli più apprezzati della serie, troppo a lungo rimasto in secondo piano. Sotto la coltre di life sim fatta di attività quotidiane ripetitive, banter con i compagni e chiacchiere con gli NPC, solo apparentemente frivola, si cela una storia dalle tematiche profonde che vi lascerà con qualcosa su cui riflettere mentre guardate i titoli di coda. Resta per forza di cose un po’ di amarezza per l’assenza di alcuni contenuti delle edizioni passate, ma a parte questo ho apprezzato davvero l’impegno e i risultati di Atlus e P-Studio nel rendere ancora migliore quella che è una perla del genere JRPG.

Informazioni sul prodotto

Immagine di Persona 3 Reload - PS5

Persona 3 Reload - PS5

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