Tutti almeno una volta abbiamo giocato a un port, ovvero a un titolo che era stato creato per una console e che viene reso disponibile anche per un'altra. Ci siamo mai chiesti però cosa ci sia dietro al port dei videogiochi, e perché questa procedura sia tanto complessa, ma al contempo importante per l'industria videoludica?
Esistono principalmente due tipi di port: quelli tra diverse console in commercio allo stesso momento, come PlayStation, Xbox e PC, e quelli da console old-gen a console next-gen, come il passaggio di un gioco per GameBoy a Nintendo Switch. In entrambi i casi, gli sviluppatori devono convertire tutti gli elementi dell'opera, quali il codice e gli assets artistici, in modo che possano funzionare con la nuova piattaforma.
Eseguire un porting è un lavoro tedioso e richiede molto tempo, dato che viene creata essenzialmente una versione nuova e unica del videogioco. Un titolo per old-gen che girava a 30fps non può girare magicamente a 60fps, e la risoluzione non sarà facilmente in 4K. Nonostante tutto, negli ultimi anni la domanda per nuovi port è in costante aumento, dimostrando non solo che la fatica ne vale la pena, ma anche che si tratta di un settore essenziale dell'industria videoludica, per più di un fattore.
Raggiungere un pubblico più ampio
Il primo motivo, nonché il più importante, per il quale i port dei videogiochi sono importanti è che raggiungono un pubblico ampio rispetto a quello del titolo originale. Un esempio lampante di ciò è il recente annuncio dei vari giochi Persona — fino a ora esclusiva Sony, tranne Persona 4 — per tutte le principali console next-gen, quindi Nintendo Switch, Xbox e PC.
Grazie ai port i giocatori possono godere di un titolo nella loro piattaforma preferita, senza dover acquistare tutte le console esistenti nel mercato. Il discorso si amplia ancor di più con le opere delle scorse generazioni, che senza una versione per next-gen sarebbero praticamente irrecuperabili visto i costi elevati di qualsiasi cosa abbia a che fare con il retrogaming.
Per esempio, se non esistesse il port del primo The Legend of Zelda in moltissimi — me compresa — non avrebbero avuto la possibilità di giocarlo, dato che il titolo originale uscì nel 1986 per Famicom Disk System. Io ancora non ero nata, e acquistare oggi il titolo e la console originali rappresenterebbe una spesa folle; la versione per Nintendo Switch, compresa con l'abbonamento online, ha risolto tutti i problemi, rendendo il gioco accessibile alle nuove generazioni.
Più incassi
Collegandomi al primo punto, raggiungere un pubblico più ampio significa ovviamente guadagnare di più. Che si tratti di copie vendute o di microtransizioni, gli incassi delle aziende videoludiche dipendono da quante persone giocano ai loro titoli, e in certi casi un port può svoltare la situazione finanziaria, rappresentando un mezzo importante per ottenere le risorse necessarie da investire in nuovi progetti.
Ovviamente, l'unico fattore negativo di raggiungere un pubblico più vasto è quello di avere abbastanza forza-lavoro da riuscire a mantere funzionanti i server nonostante l'aumento del volume di giocatori. In caso contrario l'unica cosa che aumenterebbe sono le recensioni negative, il che non apporterebbe sicuramente benefici alle aziende.
Un esempio lampante di azienda che guadagna a vagonate grazie ai port è Nintendo: il colosso giapponese sforna continuamente versioni per Switch di vecchi titoli, riuscendo nella maggior parte dei casi a venderle allo stesso prezzo di un gioco nuovo. Questo è il caso di Donkey Kong Country: Tropical Freeze, dove il prezzo dell'originale per Wii U è circa quindici euro, mentre quello per Switch è sessanta euro — e ricordiamo che stiamo parlando di un port, non di un remake, quindi non sono stati aggiunti contenuti —.
Nonostante possa sembrare folle spendere più del triplo per lo stesso titolo senza modifiche, la strategia di Nintendo funziona, rendendo i port uno strumento a dir poco importante per guadagnare soldi extra tra le nuove uscite.
I port sono meglio dei nuovi videogiochi
Nei primi paragrafi accennavo a quanto sia complesso creare i port dei videogiochi, ma il risultato finale è meglio di un'opera creata da zero per diversi motivi. Inanzitutto, quando si sviluppa un nuovo titolo non si può sapere se conquisterà il pubblico o se sarà un fallimento; questo non è il caso dei port, dato che vengono scelti principalmente giochi di successo, rappresentando un investimento sicuro.
In secondo luogo, il costo di produrre un port per nuove console è considerabilmente inferiore rispetto a sviluppare un gioco ex novo; questo si riflette anche nei giocatori: tranne per alcuni casi — come Nintendo —, i port costano molto meno rispetto ai titoli usciti da poco. Se un videogioco nuovo costa di media sessanta euro, le versioni next-gen di opere vecchie costano in genere meno della metà e, soprattutto su Steam, vengono spesso messe in sconto, arrivando anche a pochi euro.
Infine, i port godono nella maggior parte di casi di miglioramenti grafici e di performance, che li rendono molto più godibili per il pubblico abituato a giocare in alta risoluzione e a 60fps. È innegabile che vedere un gioco su un monitor in 4K sia molto meglio che dover strizzare gli occhi nello schermo di un GameBoy, o vedere le linee di interferenza su una TV a tubo catodico; chiaro, gli appassionati di retrogaming preferiranno queste ultime opzioni, ma la maggior parte dei giocatori optano per la qualità rispetto che per la nostalgia.
Insomma, i port dei videogiochi non solo rappresentano una fonte di guadagno importante per le varie aziende videoludiche, ma anche un ottimo modo per far raggiungere a più persone possibili giochi vecchi e nuovi. È innegabile che questa procedura funzioni vista la quantità di titoli in costante rilascio per qualsiasi console e, se siete interessati, a questa pagina Wikipedia potete trovare una lista aggiornate e molto esaustiva di tutti i port esistenti. Qual è il vostro preferito?