Pandemia: Epidemia con tendenza a diffondersi ovunque, cioè a invadere rapidamente vastissimi territori e continenti.
Ogni qualvolta che l’umanità si trova ad affrontare situazioni critiche come la corrente minaccia del coronavirus, il mondo si ferma: ciò può succedere paura, magari dettata da una forte disinformazione di fondo, piuttosto che per una poca conoscenza a livello scientifico o per il crescente allarmismo generale. Quest’ultimo può essere a sua volta alimentato da un’immagine, alimentata da quanto raccontato nella cultura pop degli ultimi decenni, che vede situazioni del genere sfociare in catastrofi senza precedenti. Ovvio, con la salute non si scherza e situazioni simili vanno sempre e comunque tenute sotto controllo. Sta di fatto che, indipendentemente dalla reale gravità della minaccia, siamo sempre di fronte a fenomeni capaci di catalizzare l’attenzione di tutto il mondo: una pandemia, insomma, riuscirà sempre a far paura a tutti.
Come detto, la cultura pop va a giocare un ruolo non indifferente nel generare una determinata immagine in tal senso: basti pensare a quanti film, serie TV, fumetti e videogiochi raccontino il degrado di una società a seguito dell’avvento di virus o malattie letali. Oggi parleremo proprio di alcuni di quei videogiochi che, nelle maniere più differenti, hanno raccontato di un mondo colpito da pandemie d’ogni genere: l’obiettivo è di analizzare gli esempi più rilevanti, al fine di riportare alla memoria alcune delle storie più belle o curiose mai narrate dal medium videoludico. Il tutto ovviamente senza voler sminuire eventi del genere, nella maniera più assoluta.
Pandemia e (non) morte: un binomio sempre attuale.
All’interno del mondo dell’intrattenimento il tema della pandemia è stato affrontato, in tutte le declinazioni possibili, moltissime volte nel corso degli ultimi decenni. Ce n’è davvero per tutti i gusti, e uno dei filoni narrativi più diffuso resta ancora oggi quello degli zombie: figure che, pur essendosi evolute nel tempo, restano sempre e comunque presenti in molte opere da quasi un secolo a questa parte.
Se la nascita dello zombie può essere collocata all’interno del folklore haitiano, esso apparirà nella cultura occidentale con il film L’isola degli zombies del 1932 - diretto da Victor Halperin e con protagonista Bela Lugosi - per poi affermarsi, in maniera definitiva, con un cult come La notte dei morti viventi di George Romero. Da allora l’immagine del non-morto si è manifestata in numerosissime varianti, e ha trovato nel videogioco un terreno dove espandersi in modi molto interessanti.
Quelli che vediamo in Resident Evil, ad esempio, nascono dalla diffusione di un misterioso virus capace di trasformare le persone in esseri pericolosi figli di un esperimento di cui si è perso il controllo. L’intramontabile serie Capcom, che sta peraltro vivendo una seconda giovinezza in questi ultimi anni, ha inizio nel 1996 con l’indimenticabile primo capitolo: tassello fondamentale della storia dei videogiochi che ancora oggi merita di essere giocato, anche soltanto per colmare una lacuna altrimenti imperdonabile.
Resident Evil riesce, pur ricorrendo spesso e volentieri a espedienti narrativi figli dei migliori B-movies, a raccontare la progressiva fine di un mondo ormai condannato. La pandemia è qui l’elemento centrale della narrazione, alla quale si vanno ad affiancare personaggi diversi ma tutti con una storia che merita di essere raccontata. Pur non essendo il primo esempio in questione – troviamo gli zombie già in diversi titoli degli anni Ottanta come Ghost and Goblins, Realm of Impossibility e anche in un successo come DOOM – Resident Evil racconta come mai prima di allora l’indagine per arrivare a scoprire come e perché il mondo si stia avviando verso la fine.
Un’esperienza più “canonica” legata ai non-morti è rappresentata da The Walking Dead: prima fumetto e serie di successo, per poi divenire una delle avventure più emozionanti degli ultimi anni. È il 2012, e Telltale Games si trova ad affrontare una sfida apparentemente impossibile: regalare ai fan della serie – allora un successo planetario – un gioco che riuscisse a ricalcare le atmosfere che avevano reso il brand così popolare in tutto il mondo.
Il team ci riuscì alla perfezione, tanto da dare vita ad una serie composta da quattro stagioni e da uno spinoff. La storia dell’ex carcerato Lee Everett e della piccola Clementine è emozionante, travolgente di una potenza narrativa inaspettata: un’avventura che racconta in maniera cruda la vita in un mondo devastato da una pandemia zombie, e delle sfide quotidiane che comporta il desiderio di sopravvivere.
Il giocatore si troverà spesso a dover compiere delle scelte, che risulteranno determinanti nel costruire, passo dopo passo, il proprio viaggio in un’America ormai distrutta e completamente diversa da come la conosciamo. Purtroppo le nostre scelte non saranno sempre giuste, e forse è anche questo a rendere The Walking Dead un’avventura così bella da vivere: la possibilità di osservare in prima persona la crescita dei personaggi nel corso della serie è un altro punto forte della stessa e anche perciò vi invitiamo, se non l’avete già fatto, a intraprendere questo lungo viaggio. Non ve ne pentirete.
Se parliamo di virus in grado di sconvolgere l’intero pianeta, non possiamo non citare quel grandissimo capolavoro che è The Last of Us. Uscito nel 2013 e in grado di raccogliere sin da subito il plauso unanime di pubblico e critica, il titolo targato Naughty Dog è forse quello che riesce ad affrontare tali tematiche nella maniera migliore possibile.
Nei panni di Joel, un uomo dal passato difficile, ci troveremo a proteggere la piccola Ellie: una ragazza i cui geni sembrano essere l’unico antidoto possibile contro un’infezione che ha compito gli Stati Uniti d’America. The Last of Us è più di una semplice storia di sopravvivenza, è anzi e soprattutto un racconto sulla natura umana e su temi quali la perdita, l’affetto e la speranza. Una storia indimenticabile che grazie ad una cura davvero minuziosa riesce a colpire il giocatore dritto al cuore, sempre e comunque. Quest’anno vedremo finalmente il secondo atto della serie, con quello che sarà con tutta probabilità uno dei maggiori candidati al titolo di gioco dell’anno.
Questi sono soltanto pochi esempi, ma sono tantissimi i titoli che meritano almeno una citazione: dal mondo in rovina di State of Decay alle sfide di sopravvivenza di Dying Light, passando per l’italianissimo Daymare: 1998 e la serie Dead Rising. Come dicevamo, insomma, la scelta non manca davvero!
Pandemia: altri approcci nel mondo videoludico.
Se i giochi nominati finora hanno come comune denominatore la presenza di zombie o comunque di creature infette simili tra loro, è bene sapere come esistano anche altri approcci al tema della pandemia. Prendiamo ad esempio Bloodborne, titolo sviluppato da FromSoftware uscito nel 2014 in esclusiva per PlayStation 4.
Il gioco – la cui narrazione ricalca appieno le precedenti opere del suo apprezzatissimo director Hidetaka Miyazaki – racconta sì di un mondo plagiato dalla presenza di infetti, ma la caratterizzazione fortemente lovecraftiana del contesto rende l’esperienza qualcosa di ancor più singolare. Bloodborne va ad analizzare il punto fino al quale si possono spingere le paure dell’essere umano, e il viaggio nell’antica Yharnam è l’esempio di quanto in là si sia disposti ad arrivare per porre fine a un male così grande.
Un esempio completamente diverso dai precedenti ma che è impossibile non citare è rappresentato da Plague Inc., titolo di Ndemic Creations disponibile su iOS, Android e anche su Steam. Uscito nel 2012 quasi in sordina, il gioco è divenuto col tempo uno dei più apprezzati dagli utenti mobile di tutto il mondo: ad oggi, i numeri parlano di più di 150 milioni di download in tutto il mondo. Se a questo aggiungiamo che con l’avvento del coronavirus Plague Inc. sia divenuta l’app più scaricata nel mercato cinese, possiamo tranquillamente affermare che si tratti di vero e proprio fenomeno di cultura popolare.
Lo scopo del gioco è in realtà molto semplice: l’utente deve distruggere la popolazione mondiale sfruttando diversi agenti patogeni a propria disposizione, in una corsa contro il tempo per evitare che il virus venga debellato prima della fine. Tutto ciò è però condito da una grande cura dei particolari, con molta possibilità di scelta e di personalizzazione della propria partita: Plague Inc., insomma, è l’incubo di ogni ipocondriaco degno di questo nome.
In conclusione ci sentiamo dunque di affermare che, nel momento in cui le situazioni critiche vengono poste sotto controllo, anche una minaccia come una pandemia può essere tradotta in un certo modo in un passatempo ludico. Ciò non significa comunque sminuire o sottovalutare i problemi reali, come sottolineano anche le parole dello sviluppatore di Plague Inc.:
"Il diffondersi del coronavirus in Cina è ovviamente fonte di preoccupazione e abbiamo ricevuto molte domande dai giocatori e dai media in proposito. Plague Inc. è sul mercato da otto anni, e ogni volta in cui si verifica l'insorgere di una malattia osserviamo una crescita nel numero di giocatori, mentre le persone cercano di comprendere come le malattie si diffondano e quanto possa essere complessa un'epidemia virale. Abbiamo creato il gioco per essere realistico ed informativo, senza voler spettacolarizzare le problematiche del mondo reale. Vi preghiamo di ricordare che Plague Inc. è un gioco e non un modello scientifico, e che la diffusione del coronavirus è una situazione concreta che sta avendo un impatto su un gran numero di persone. Consigliamo sempre ai giocatori di cercare informazioni direttamente dalle autorità sanitarie globali e locali".
Esiste insomma un confine tra gioco e realtà, ed è sempre bene ricordarsene. Anche e soprattutto per evitare ulteriore disinformazione e dibattiti dalla dubbia utilità. La parola passa ora a voi giocatori: quali sono i titoli del genere che più avete apprezzato?
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