Oninaki Recensione, lotta al confine della spiritualità
Tra la vita e la morte, Oninaki di Tokyo RPG Factory e Square Enix ci parla di un mondo dove la reincarnazione sembra essere più forte della vita terrena.
Advertisement
a cura di Alessandro Palladino
-
In sintesi
Oninaki è un Action-RPG di Tokyo RPG Factory e Square Enix. In esso si esplora la storia di Kagachi: un giovane guardiano del mondo degli spiriti.
La vita e la morte si raccontano ancora una volta in Oninaki, il nuovo Action - JRPG creato da Tokyo RPG Factory: un team di sviluppo devoto ai vecchi giochi di ruolo di stampo giapponese e creatore di I Am Setsuna e Lost Sphear. Se avete avuto modo di vivere questi due titoli, sapete senz’altro che una delle caratteristiche di questo studio è quella di creare videogiochi che abbiano un deciso strato di profondità tematica, contrastato da una grafica quasi fanciullesca e dai colori sgargianti.
Uno stile molto particolare che Oninaki, fin dalle sue premesse, abbraccia molto di più dei suoi predecessori, raccontandoci di una società in bilico tra il misticismo di un mondo spiritico e una realtà devota più alla morte che alla vita stessa, incatenata alla promessa di un’esistenza migliore attraverso la reincarnazione. Ma quanto può durare un simile equilibrio quando le forze del sovrannaturale sono pronte a reclamare il prezzo di sacrifici e morti ineguali? In qualità di guerrieri in una epocale battaglia tra spiriti e guardiani, ci siamo calati nei panni di Kagachi per vivere le contraddizioni del suo mondo, arrivando perfino a deciderne le sorti attraverso le nostre azioni.
Osservatori di spiriti irrequieti
Come è evidente dai pochi elementi evidenziati pocanzi, la narrazione compone una grossa fetta di ciò che è l’anima di Oninaki, che sia della storia personale del protagonista o di quella che ci viene passivamente raccontata dalle caratteristiche della fittizia terra in cui è ambientata.
I primi minuti ci presentano Kagachi, l’eroe da impersonare, nel momento in cui perde i genitori e riceve l’insegnamento di non dover mai rattristarsi per la loro morte o li avrebbe condannati a diventare degli spiriti malvagi. Viene quindi cresciuto dalla famiglia della sua migliore amica e dal padre traghettatore di anime, cosa che lo porta a entrare in un ordine di guardiani mistici che si assicura il benestare del mondo spirituale, spesso a discapito dei vivi. Questa congrega viene chiamata Watchers e il loro compito è guidare alla salvezza le anime incastrate nel limbo del Beyond, una sorta di dimensione di mezzo dove i defunti si ritrovano nel caso in cui abbiano ancora dei collegamenti terreni. Qualsiasi sia la loro ragione per rimanere lì, un Watcher deve assicurarsi di risolverla il prima possibile e fare in modo che l’anima possa raggiungere l’aldilà e reincarnarsi.
Oninaki mette subito in chiaro che questa operazione non è affatto composta da preghiere e buoni propositi, soprattutto quando le ragioni della permanenza del defunto hanno a che fare con il mondo dei vivi o con attaccamenti materiali. Se qualcuno piange un proprio caro o si rifiuta di smettere di addolorarsi per esso, i Watcher hanno il permesso di utilizzare qualsiasi mezzo per disfarsene. Per tale ragione, all’inizio del gioco, vediamo Kagachi dare il colpo di grazia a due genitori intenti a pensare al figlio scomparso, costringendolo a vagare nel limbo del Veil con il rischio di trasformarsi in un demone.
Per certi versi si tratta di un’inquisizione silenziosa e spietata, capeggiata dall’ordine simil-ecclesiastico che i Watcher servono. Kagachi rimarrà ligio al proprio compito fino a quando la crudeltà di questo meccanismo non colpirà inevitabilmente suoi cari, costringendolo a farsi carico di una rivoluzione totale del credo spiritico della reincarnazione. Non è niente di meno che una storia di pura redenzione, personale e sociale, che vede al suo cuore la continua sottolineatura dei contrasti e delle strutture tra il protagonista, la sua fede e il concetto di giustizia. Di fatti, al nostro eroe viene accoppiato l’innocente quanto misteriosa Linne: lo spirito di una bambina legata all’entità maligna Night Devil, un demone particolarmente potente in grado di mettere a serio rischio entrambi i mondi.
Il rapporto tra i due protagonisti è strutturato in modo da mostrarci il cambiamento del freddo Kagachi in una persona più attenta e riflessiva mano a mano che scopre i nefasti segreti dietro l’aldilà e la religione della morte, dando al giocatore l’onore di mettere insieme i pezzi del quadro completo grazie a missioni secondarie e dialoghi occasionali dedicati al folklore di Oninaki. Essendo molto spiritualista e morale, il gioco di Tokyo RPG Factory presenta uno spessore non indifferente e indugia spesso nella filosofia dei trapassati o del significato della vita, facendoci vedere come perfino il più comune tra i cittadini non desideri altro che morire e reincarnarsi.
Ci sono molte scene pregne di significato ed emotività, rendendo l’amaro racconto della vita di Kagachi coinvolgente e perfino sofferto in alcuni specifici frangenti, calcando sulle contraddizioni e il fanatismo al centro del titolo. Purtroppo però, proprio perché c’è questa particolare attenzione verso l’individuo, il gioco sembra accelerare durante tutto il corso della narrazione dei capitoli centrali, sballottandoci a destra e manca senza soffermarsi abbastanza sulle conseguenze delle azioni che noi - o altri - compiamo nelle fasi chiave.
Per quanto vi sia un ritmo serrato, è bene sottolineare che in Oninaki non manchi comunque una sostanza unica e ben studiata, la quale si appoggia alla tradizione sociale e religiosa dell’Asia per regalarci un’avventura intensa di un eroe in grado di spostarsi tra la vita e la morte. Ciò che a volte non sembra esserci nella riflessività dei temi – in ogni caso espressi – viene quindi guadagnato nella parte più d’azione della storia, avvicinandosi quindi agli anime giapponesi che hanno calcato questa impostazione legata alla spiritualità.
Oninaki vive tra due aspetti che non riescono a completarsi appieno quasi come i suoi abitanti e le loro esistenze, trovando spesso difficoltà a comunicare i suoi messaggi soprattutto per colpa dei segmenti di dialogo troppo statici e anti-climatici. I momenti più vincenti arrivano invece dalle scene “cinematiche”, le quali utilizzano al meglio i modelli e le ambientazioni per dare davvero colore alla trama di Oninaki, tenendoci incollati allo schermo quanto basta per andare avanti fino alla fine.
Caccia ai Demoni
La narrazione del resto è relegata principalmente ai momenti pre e post esplorazione delle varie aree in cui il nostro compito da Watcher ci condurrà. Per la maggior parte del tempo dovremo destreggiarci tra orde di nemici utilizzando dei Daemon a noi incatenati: entità di eroi defunti privi del loro passato e capaci di azioni straordinarie. Ognuno di loro possiede armi e tecniche uniche, permettendoci di avere fino a quattro Daemon contemporaneamente al nostro servizio. All’inizio possiederemo solamente Aisha e la sua katana, la quale è indubbiamente uno degli spiriti più potenti nelle prime ore di esplorazione, ma andando avanti incontreremo tantissime altre armi dalla tipologia completamente diversa come Wil e Dia, rispettivamente un’ascia gigante e una balestra trasformabile in un fucile.
Le combinazioni e le tecniche in Oninaki quindi non mancano, soprattutto se consideriamo che ognuno dei Daemon ha un albero abilità tutto suo da portare avanti, così come una storia personale e dei ricordi da sbloccare procedendo nella loro crescita. Una profondità, se unita alla componente leggermente crafting dell’incastonamento e del potenziamento, decisamente promettente e in grado di fare la gioia dei giocatori più strategici alla difficoltà più elevata. Un simile arsenale però richiede un’altrettanta varietà da parte dei nemici e delle ambientazioni, cosa che Oninaki alle volte fatica a proporre.
Le aree sono tutte grandi mappe divise in zone da percorrere, piene di mostri da abbattere il più velocemente possibile. I nemici sullo schermo sono veramente tanti ma non presentano eccessive varietà di pattern d’attacco, anzi molte volte troviamo le classiche quanto semplici colorazioni diverse dello stesso nemico. Un trucco “economico” per riempire il roster dei cattivi ed evitare l’effetto della ripetizione, senza però molto successo. Perfino alcuni Boss si ripetono nel corso della storia, nonostante siano incontri piacevoli e dalle meccaniche tutt’altro che facili.
Tokyo RPG Factory con Oninaki scalza via il combattimento a turni e presenta un’anima hack & slash abbastanza intrigante, permettendoci di sfoltire i ranghi dei Fallen con diverse abilità spettacolari da incatenare. Sulla carta tutto funziona e la possibilità di equipaggiare 4 skill per Daemon permette dei mix-up abbastanza interessanti, soprattutto quando si sbloccano le passive che cancellano i frame delle animazioni e si attiva il risveglio.
Ciò che invece fa cadere la frenesia è un bilanciamento non proprio azzeccato dei vari Daemon e la costrizione di doverli utilizzare spesso per potenziarli, nonostante alcuni oggetti/punti spendibili a proprio piacimento come rimpiazzo degli originali. Ciò costringe il giocatore a prodigarsi per trovare sempre più nemici per accumulare esperienza individuale dei Daemon, portando quindi l’inevitabile effetto di avere alcune armi molto più vantaggiose di altre. Questo avviene soprattutto se si considera che il giocatore è incatenato da un sistema di cambio Daemon eccessivamente macchinoso e poco combinabile, pregno di attese e animazioni bloccate.
Bisogna poi considerare che ogni mappa è divisa in due: una dimensione reale e una costruita nel Beyond. Ciò è utilizzato per creare quelle dinamiche di esplorazione per cui dobbiamo continuamente passare da un mondo all’altro per avanzare in parti apparentemente bloccate, sfruttando varie meccaniche per procedere. Il più delle volte, Oninaki propone alcuni miniboss (che non sono altro che versioni giganti dei mob normali) da abbattere per “purificare” il Beyond e permetterci di procedere senza farci inghiottire dall’oscurità. Oltre a elementi funzionali come questo, passare dal Beyond alla realtà perde di significato se non per uccidere il doppio dei nemici e avere il doppio dell’esperienza, subendo addirittura tempi di caricamento abbastanza rallentati. Questo è appunto studiato per dare l’enorme quantità di esperienza che serve al giocatore per portare avanti il suo arsenale, avendo come effetto negativo quelli di allungare il brodo con orde su orde degli stessi nemici come se fosse un musou.
Oninaki degli spettri
Ciò che attutisce la ripetitività di questa struttura a ondate è l’estrema cura con cui il mondo di Oninaki– spirituale e reale – viene rappresentato in tutte le sue sfaccettature. La caratterizzazione delle aree gioca un enorme ruolo nel distrarci dal pensare alla monotonia dei nemici, meravigliandoci ad ogni angolo e regalandoci piccoli scorci pregni di dettagli non indifferenti. Nonostante dei tempi di caricamento enormi e dei tempi di percorrenza del viaggio rapido tutt’altro che “rapidi”, la sensazione che Oninaki riesce a dare è quella di essere immersi all’interno di un mondo vivo e credibile con cui si può interagire in diverse maniere, a partire dalla dinamica della traslazione dal reale allo spirituale.
Chiaramente altrettanta attenzione è stata messa nella caratterizzazione dei personaggi, ancora una volta rappresentati graficamente come una caricatura in miniature delle vere illustrazioni – disegnate a mano – presenti nei menù di gioco. Kagachi in particolare vede la sua massima espressione nel combattimento e negli ottimi effetti che coinvolgono le sue mosse e i Daemon, mentre il resto dei personaggi riesce a trovare spazio espressivo durante i dialoghi o le cinematiche già menzionate.
La scelta di rendere i personaggi nella maniera tipica di Tokyo RPG Factory deve necessariamente essere accompagnata da un doppiaggio abbastanza importante da sopperire alla mancanza delle espressioni facciali. Per fortuna Oninaki si serve di alcune delle voci più famose del panorama del doppiaggio giapponese, come Shiori Mikami, e approfondisce la tecnica del semi-doppiato facendo in modo che le battute iniziali della frase siano ciò che la voce comunica. Un gradito risultato che diversifica ogni dialogo ed evita quella sensazione di avere a che fare con degli stock di versi e parole da riutilizzare ciclicamente.
La colonna sonora non rispecchia però lo standard delle voci e degli effetti sonori, risultando quasi inaudibile quando presente e spesso assente in molti frangenti. Un titolo con un design del genere avrebbe sicuramente giovato di composizioni più incisive per evitare la monotonia del design, specialmente nelle fasi di combattimento più concitate. Infine, è bene sottolineare che il gioco non presenta la localizzazione italiana.
Voto Recensione di Oninaki - PS4
Voto Finale
Il Verdetto di Tom's Hardware
Pro
-
- Storia profonda e piena di spunti interessanti
-
- Vasto repertorio di abilità e armi
-
- Doppiaggio ben strutturato
-
- Mondo di gioco caratterizzato e curato
Contro
-
- Il ritmo della narrazione alle volte è troppo veloce
-
- Nemici ripetitivi e poco ispirati
-
- La divisione tra realtà e Beyond non è sfruttata a dovere
-
- Colonna sonora dimenticabile
Commento
Oninaki è un gioco che presenta una profondità enorme su diversi livelli. Da un lato la sua storia porta il giocatore in un coinvolgente crescendo emotivo grazie a un protagonista tormentato in lotta con un mondo in cui la morte è la massima aspirazione religiosa, dall’altro il gameplay è ricco di abilità, armi e tecnicismi che farebbero felici tutti i giocatori appassionati degli Action-RPG. Entrambi gli aspetti però scadono spesso nella superficialità e nella monotonia, altalenando così l’esperienza tra picchi di qualità e ripetitività fin troppo evidente. Al netto dell’equilibrio tra questi due aspetti, la fatica di Tokyo RPG Factory ne esce comunque abbastanza degnamente, regalando un viaggio spirituale a cui, tutto sommato, è difficile rinunciare.