Con l’arrivo di One Piece: World Seeker, Bandai Namco Entertainment ci ha permesso di dare uno sguardo alla nuova idea di open world basato sul famoso marchio Shonen Jump. Il coinvolgimento diretto dell’autore Eiichiro Oda, il quale ha scritto la storia originale del gioco, e dello staff Shueisha è evidente già dalle prime battute che scandiscono le premesse dell’Isola Prigione, regalandoci quel feeling particolare di One Piece a cui tutti gli appassionati sono ormai abituati.
Ma dov’è esattamente che One Piece: World Seeker trova la sua quadra? La sua carica innovativa come esperienza slegata dalle dinamiche picchiaduro può essere tradotta in una qualità maggiore per lo svolgersi della narrazione? C’è in effetti un’anima più caratteristica rispetto a One Piece: Burning Blood o a One Piece: Unlimited World Red, principalmente per via di una struttura lontana dai canoni del mondo videoludico e invece più sorprendentemente vicina alla produzione filmica della Toei Animation.
Il nuovo One Piece
Al fine di capire quanto di questa spinta sia stata presente nello sviluppo, soprattutto nei riguardi delle influenze dietro World Seeker, dobbiamo necessariamente ripercorrere un po’ lo stato attuale di One Piece, soprattutto dal lato delle pellicole cinematografiche fatte uscire nell'ultimo periodo, non dimenticandoci delle saghe in pubblicazione. Sebbene alcuni titoli più classici come l’Isola segreta del Barone Omatsuri presentino tecniche narrative e dinamiche utilizzate ancora oggi e interessanti da valutare, l’evoluzione degli ultimi anni ha alterato di molto la caratterizzazione della ciurma di Cappello di Paglia, creando un ecosistema enormemente diverso, quasi indipendente sotto tutti i punti di vista. Una caratteristica tipica della storiografia di One Piece, il quale ha subito moltissime trasformazioni nel corso della sua vita editoriale.
Tenendo conto di questa costante evoluzione, si tende a collocare One Piece: World Seeker tra Dressrosa e Whole Cake Island, due delle saghe post time-skip più influenti all’interno del panorama dell’opera di Oda. La prima per via della forte sceneggiatura che accompagna il dominio di oppressione sociale di Doflamingo e dei personaggi a esso collegati con la lotta contro Luffy e il “nuovo” potenziamento del Gear Fourth, la seconda per le dinamiche relazionali della ciurma e il modo in cui essa si raffronta alla realtà degli Imperatori. L’utilizzo del Gear Fourth è il perfetto ago della bilancia per capire dove collocare temporalmente World Seeker, insieme alla presenza confermata di Trafalgar Law.
Infatti, all'interno, possiamo vedere Luffy utilizzare sia la forma Boundman che quella Tankman e perciò il punto di partenza di questo arco narrativo videoludico deve essere situato necessariamente dopo la loro apparizione. Oltre alla mancanza della forma Snakeman, ci sono altri motivi per escludere la collocazione post Whole Cake: l’assenza di Jinbe e la situazione di fuga alla fine della saga di Big Mom bastano da soli per cozzare contro le premesse di World Seeker, ma mancano anche il tono più “maturo” messo in luce dalle dinamiche Sanji-Luffy e l’accenno alla saga di Wano avviata nel manga. La non-canonicità della trama la rende comunque flessibile nella linea temporale, ma quantomeno sembra coincidere con il momento di stallo post Dressrosa nonostante la comparsa della famiglia Germa e di altri "attori" da diverse collocazioni narrative.
Il nuovo gioco di Bandai Namco presenta infatti una ciurma al momento “disimpegnata”, giunta all’Isola Prigione dopo aver saputo del grande tesoro che nasconde all’interno della sua banca. Una ghiotta opportunità piratesca che ricalca le motivazioni di One Piece: Gold, discostandosi però dal paradiso fiscale dell’azzardo per parlare di un terra governata dalla Marina e dalle sfaccettature sociali marcate nella situazione dei suoi abitanti. Essendo una zona dedicata solamente a una prigione per i criminali, parallelamente a Impel Down, non è di certo un posto ospitale in cui trascorrere una vacanza. Parte così la caccia all’uomo agli uomini di Cappello di Paglia, i quali però si ritroveranno a relazionarsi con i cittadini del posto e a scoprire il male che la Prigione del Cielo sta portando sulla popolazione.
La potenza della Marina
Lo scontro è dunque inevitabile ed è ormai una tendenza consolidata quella di rendere la Marina il nemico principale delle trame alternative, o comunque lasciarle un ruolo di spicco nell’ambientazione o nella trama a esso correlata. L’economia di Prison Island è lo specchio di questa inclinazione: da un lato abbiamo delle moderne città costruite dallo schieramento Pro-Marina e governate severamente dallo scienziato-carceriere Isaac, la guardia suprema della prigione volante, mentre dall’altra parte c’è la resistenza Anti-Marina, la quale vive molto umilmente lontano dalla tecnologia delle metropoli, difesa dall’ala della carismatica leader Jeanne. Entrambi i personaggi sono originali e creati appositamente per la storia di World Seeker in modo da lasciare libertà d’interazione con il giocatore.
Nonostante sia sempre stato creato un cast originale per i film, è ormai purtroppo consueto notare una certa ridondanza nei design nati dalla penna di Oda, infatti Isaac possiede arti e armi all’Agalmatolite, similmente a quanto indossava Zephyr in One Piece Film Z e a molti altri nemici apparsi negli ultimi anni. Del resto, già da Impel Down per la Marina era necessario utilizzare questo metallo per togliere i poteri ai pirati più pericolosi, così come Marineford ha creato una stretta più severa sulle colonie gestite dal Governo e fomentando i conseguenza eventuali movimenti di ribellione.
In tale riguardo, se si prende in esame One Piece: Film Z si possono anche notare dei parallelismi importanti, soprattutto per quanto concerne la fusione del mondo canonico di One Piece con quello di queste opere trasversali. Fin da Strong World abbiamo infatti visto come nelle varie situazioni appaiano spesso altri personaggi provenienti dalla narrazione principale, andando a collegarsi con quelli originali tramite la loro backstory o l’appartenenza a uno schieramento piuttosto che a un altro. Tale espediente è diventato sempre più forte a seguito degli eventi di Marineford, i quali hanno rivitalizzato l’organizzazione della Marina e l’hanno resa una minaccia sempre più presente per via del comando del feroce Akainu.
One Piece: World Seeker abbraccia questa filosofia e basa la sua intera storia sull’azione della Marina in un’isola remota, andando a sottolineare come il Governo Mondiale sia ormai sempre più espansivo nel panorama geo-politico del marchio. Non solo, i materiali promozionali del gioco ci hanno abbondantemente mostrato la presenza di personaggi iconici come lo stesso Akainu, Rob Lucci o Smoker, andando a sedimentare la gravità dello scontro a Prison Island e la serietà con cui questa trama parallela vuole porsi nel panorama di One Piece. Lo stesso è avvenuto con la storia di Film Z, la quale porta lo spettatore a cavallo tra la politica della serie e la scazzottata fuori dalla timeline principale.
Se l’attenzione ai personaggi è così curata lo è altrettanto quella destinata alla costruzione dell’ambientazione. Nelle saghe del manga/anime c’è sempre stato molto spazio destinato alla stesura delle qualità chiave di una determinata location, lasciando ampio margine alla creatività di Oda e alle peculiari caratteristiche delle zone più bizzarre. La terra della Prigione sembra offrire scorci piacevoli ma lontani dal panorama onirico di Whole Cake Island o dalla pittoresca Wano, non c’è quel forte tratto autoriale ricavabile da Water Seven o da Skypea, però crea una bella distinzione tra modernità e tradizione e la giustifica all’interno della trama con maestria, sfruttando più la popolazione che l'indole geografica.
I più affezionati sanno bene che tale tecnica non è nuova – soprattutto se si guarda a Film Z e a Strong World - ma è un forte tratto del manga Shonen Jump, specialmente perché Eiichiro Oda non ha mai nascosto i suoi riferimenti politici e sociali, approfondendoli con allegorie e metafore tramite diversi gradi rappresentativi. La disuguaglianza e il divario tra gli abitanti delle varie isole e terre è quasi sempre l’oggetto scatenante per la reazione della ciurma se si guarda alle ultime storie e Prison Island non fa eccezione, soprattutto una volta scoperta la totale assenza del tanto rumoreggiato tesoro per cui erano venuti.
La centralità del protagonista
Per quanto sia possibile incontrare il resto dei Mugiwara in giro per la mappa, la prospettiva concentrata su Luffy è stata fatta per potenziare l’approccio del giocatore con i problemi della popolazione e il conflitto tra la Marina e i Ribelli. Si potrebbe dibattere sullo spazio apparentemente ridotto degli altri membri non controllabili, ed è sicuramente un passo indietro rispetto alla grande coralità delle pellicole. Basti pensare come in Strong World la bella Nami fu scelta come polo centrale per la trama, o come Il Miracolo dei Ciliegi in Fiore rinarri l’entrata di Chopper nella ciurma, o perfino la recente vicenda legata a Sanji e alla sua famiglia comparsa nell’anime. Evidentemente Bandai Namco ha deciso di calcare molto la mano sulla figura da Eroe Jump di Luffy dedicandogli un intero open world, una tendenza tanto forte da essere un’idea in lavorazione anche con Goku nel prossimo RPG di Dragon Ball Z.
Indipendentemente da questa spinta all’individualità del protagonista, One Piece: World Seeker presenta tutti gli elementi narrativi tipici delle recenti pellicole di successo del suo marchio, cercando però di non lasciare indietro le idee costituite negli ultimi importanti archi narrativi della parte cartacea. I lettori del manga o gli appassionati dell’anime possono già intravedere all’orizzonte una ricerca alla maturità, uno slancio ben definito verso una lotta sociale più che una guerra al grande cattivo possessore di un frutto del diavolo molto potente. Non bisogna però dimenticarsi che rimane pur sempre uno shonen e come tale l’azione è al suo centro nel rispetto delle grandi battaglie, vissute fin dall’esordio sulle pagine di Weekly Shonen Jump.
È però l’intero corredo a cambiare definitivamente le carte in tavola, lasciando che World Seeker ci presenti la sua ricca mano di assi da sfoggiare, corredata da grandi nomi di Shueisha e Toei Animation come Kohei Tanaka, il compositore delle musiche della serie omonima. Indubbiamente è stato fatto un grande sforzo per dare lustro a uno dei manga più famosi dell’intero panorama culturale, nonostante qualche imperfezione che abbiamo sottolineato nelle pagine della nostra recensione.
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