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One Piece Odyssey | Recensione - Dalla carta al jRPG

Scoprite One Piece Odyssey nella nostra recensione, con la struttura da gioco di ruolo a turni e alcune storiche ambientazioni della serie

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a cura di Andrea Baiano Svizzero

One Piece Odyssey è forse la risposta a un'esigenza profonda, quella di vedere gli adattamenti videoludici di manga e anime non più relegati a generi specifici. Negli ultimi vent'anni abbiamo visto svariate opere portate nel medium videoludico, quasi sempre sotto forma di picchiaduro o musou, scelta tanto cara per ottenere un buon successo con uno sforzo minimo (si fa per dire). Eppure spesso il fumetto giapponese, anche se legato ai canoni del battle shonen, ha dalla sua immaginari e personaggi che si prestano con facilità ad altre esperienze. One Piece Odyssey in questo senso è un'illuminazione, le cui origini sono a noi sconosciute, a opera di ILCA e di Bandai Namco Entertainment.

Un gioco di ruolo giapponese a turni, che sceglie di portare l'eccentrico universo di Eichiiro Oda verso nuovi lidi. Annunciato come parte dei festeggiamenti del 25° anniversario di One Piece, Odyssey rappresenta un unicum nel panorama degli adattamenti videoludici di manga. I punti di contatto con la serie di Dragon Quest sono cristallini, ma l'ultima volta che ho potuto provarlo ne sono rimasto piacevolmente sorpreso. Sia per l'approccio al sistema di combattimento, classico ma peculiare, sia per la volontà del team di non cedere alle ripetizioni tipiche del genere.

Il gioco di ruolo giapponese si è spesso prestato a reinterpretazioni, ma il suo scheletro è sempre rimasto attaccato a delle strutture e idee ben precise. Il mondo in cui si progredisce nel viaggio, o la necessità di fare del grinding un elemento imprescindibile dell'esperienza. One Piece Odyssey vorrebbe dire la sua nel genere, senza però risultare tedioso e rigido come i JRPG più classici e rigidi del genere.

Un approccio interessante, che mi aveva colpito già in fase di preview. Qui il producer spiegò l'importanza per il team di alleggerire i tempi morti, e di dare al giocatore gli strumenti necessari affinché non fosse necessario ricorrere ad alcun tipo di grinding. Niente su e giù per le mappe per accumulare esperienza e salire di livello, solo la gioia del combat system e del mondo di One Piece a fare da traino del gioco.

https://www.youtube.com/watch?v=bGok_Nr-yFs

Gomu Gomu no a turni

Seguendo questa filosofia, ho approcciato One Piece Odyssey come il peggiore dei videogiocatori di JRPG, evitando i combattimenti con i nemici (visibili nelle mappe) ove possibile, e sfruttando le meccaniche inserite dal team per guadagnare nutriti bonus esperienza. L'opera non ci mette molto a darvi gli strumenti necessari per godere di ciò che ha da offrire, e con un efficace tutorial impiega un tempo ancora minore a spogliare la ciurma di Rufy di tutta la sua potenza.

Sarebbe disonesto lasciarvi utilizzare la ciurma con la potenza post salto temporale, e con un escamotage narrativo si crea un espediente per rendere Rufy e compagnia dei pirati leggermente meno formidabili. Da qui inizia la scalata e l'esplorazione dell'isola di Waford, che fa da sfondo a una storia originale scritta per l'occasione da Eichiiro Oda.

One Piece Odyssey non è molto diverso da un qualsiasi JRPG a turni, per filosofia. Si attraversano delle ambientazioni più o meno lineari, inframezzate da scontri con i nemici posizionati nelle mappe. Vince chi attacca per primo? No, ma vige la solita regola che farlo è una buona pratica per iniziare lo scontro al meglio. È in realtà proprio nel combat system che l'avventura di ILCA ha qualcosa da dire, distanziandosi dalla stringente somiglianza con Dragon Quest. Pur sfruttando il sistema a turni con un party da 4, One Piece Odyssey ha un dinamismo molto più accentuato.

Ogni scontro vedrà il nostro party e i nemici posizionati su aree differenti, e il movimento tra di esse risponde a una semplice regola. Finché ci sarà un nemico nella sua area, un nostro personaggio non potrà essere spostato in un'altra. Subentrasse la necessità di aiutare un membro del party in difficoltà, magari accerchiato da più nemici, dovremmo necessariamente fare piazza pulita della nostra area, o sfruttare le abilità speciali. Queste sono sostanzialmente mosse speciali, con aree di effetto uniche che ci permetteranno di attaccare un nemico in un'altra area, o più aree contemporaneamente.

Questo sistema è piuttosto riuscito, perché a ogni scontro crea un certo dinamismo, sia nelle situazioni che negli approcci che il giocatore potrà utilizzare. Durante una boss fight, ad esempio, potrebbe essere utile lasciare un solo membro del party nella sua area, e sfruttare gli altri liberi per compiere attacchi dalla distanza, senza subire ingenti danni collettivi. Un'idea possibile, che ho attuato durante la mia partita, e che non si è rivelata poi del tutto efficace.

In generale però, One Piece Odyssey riesce a risultare divertente e fresco pur affidandosi a un sistema che di fatto non ha nulla di nuovo. I rapporti di debolezza sono sempre basati su un sistema sasso, carta, forbice, in questo caso Tecnica, Potenza e Velocità, insieme agli status elementali tipici del genere. Anche qui però, nonostante la sua semplicità, grazie alla possibilità di cambiare membri del team durante gli scontri si crea un bel dinamismo.

Un JRPG familiare certo, ma allo stesso tempo originale e ben concepito. Tornando a prima e all'averlo approcciato con la filosofia "meno grinding, più avventura", magari vi sarete chiesti se sia riuscito nell'impresa. Effettivamente, i sistemi di gioco pensati da ILCA per arginare questo elemento hanno funzionato, permettendomi di fare significativi progressi in poco tempo, e di superare i nemici più impegnativi con un po' di sana strategia, senza necessariamente affidarmi al grinding senza cervello.

Ad esempio, dare una festa in un accampamento vi garantirà un bonus esperienza per i prossimi 10 scontri; oppure, soddisfare le condizioni di vittoria delle "dramatic scenes", da cui raccogliere fior fior di esperienza. Queste ultime sono delle variazioni improvvise degli scontri, che offriranno al giocatore un premio esperienza al completamento di una particolare condizione. Una di queste potrebbe vedere Rufy circondato da nemici potenti, richiedendovi di eliminarli senza che vada KO. Un'altra potrebbe chiedervi di eliminare un boss con Sanji, e così via.

Questi elementi, ben bilanciati durante le molte ore di gioco, vi permettono di godere dell'esperienza ruolistica di One Piece Odyssey senza i problemi di ritmo tipici del genere. Una caratteristica convincente e ben pensata, anche se non esente da problemi, con qualche picco di difficoltà un po' troppo repentino in alcuni punti dell'avventura. Gestire il team resta comunque divertente, anche se non così profondo, con una gestione delle statistiche affidata ai livelli e all'equipaggiamento di amuleti.

Questi potranno anche essere fusi nelle fasi più avanzate, e sono affidati a slot limitati in cui vanno posizionati. È un po' come gestire il proprio spazio in Unpacking o, per essere più pop, in un moderno Resident Evil. Nulla di trascendentale, ma che insieme a un timido crafting riesce a dare a One Piece Odyssey quella minima profondità che ci si aspetterebbe dal genere. Resta un'esperienza ruolistica comunque leggera, che non deve spaventare i meno avvezzi.

Non ti far fottere dalla nostalgia

Il problema di One Piece Odyssey però è proprio nella sua traslazione dell'universo di Eichiiro Oda da carta a schermo. Quest'ultimo ha confezionato una storia originale, che con grande naturalezza si inserisce nel vasto canone dell'opera. Eppure, nel farlo risulta ancora una volta legata a un vissuto precedente, con un retelling di alcune delle saghe più iconiche del viaggio della ciurma. L'esplorazione dell'isola di Waford ci farà conoscere Lim e Adio, due volti nuovi legati a doppio filo con la misteriosa natura dell'isola.

Il naufragio darà inizio a una catena di eventi, che porterà la ciurma a rivivere i ricordi più significativi del proprio viaggio. Ecco quindi che One Piece Odyssey torna a raccontare Alabasta, Marineford e altre saghe del manga, giocando la carta del "non tutto è come lo ricordiamo". Ciò dà vita a qualche what if interessante, e a tanto fanservice, ma è una grande occasione sprecata.

Questa era l'occasione giusta per affidarsi totalmente a qualcosa di nuovo, che non fungesse da mero pretesto per tornare a esplorare One Piece con le solite chiavi di lettura che gli appartengono. A livello di ritmo le sezioni "Memoria" soffrono particolarmente, e ciò viene esasperato da una struttura narrativa non sempre convincente. L'esplorazione è spesso lineare, anche nella risoluzione di enigmi ambientali o quant'altro, limitando anche le varie abilità utilizzabili dal party fuori dagli scontri.

La sensazione è sì di vivere un viaggio con Rufy, Nami, Robin, Chopper e gli altri, con tutte le splendide dinamiche (e il doppiaggio giapponese) che li caratterizza, ma anche di viverne uno che non sa esattamente cosa vuole raccontare, o che sceglie di farlo in brevi segmenti e solo nelle sezioni ambientate su Waford. Un'occasione sprecata, almeno in parte, per vivere One Piece sotto uno sguardo diverso, non solo di gameplay. Ne avrete comunque per decine di ore, se riuscirà a conquistarvi, vista anche la mole di contenuti secondari affrontabili durante la main quest.

Un centro a metà, vista anche la grande piacevolezza del comparto tecnico, che riesce a dare vita a quelle pagine con una ricchezza di colori e di dettaglio (almeno per i personaggi principali) buona. Le animazioni rigide e la risoluzione (non raggiunge i 4K su PS5, nemmeno in modalità grafica) tradiscono un progetto cross generazionale limitato, ma l'impatto cartoon e la direzione artistica danno vita ad ambientazioni e scenari assolutamente piacevoli.

Voto Recensione di One Piece Odyssey


7.8

Voto Finale

Il Verdetto di Tom's Hardware

Pro

  • - Sistema di combattimento divertente e dinamico

  • - Progressione più fluida con meno tempo dedicato al grinding

  • - Visivamente piacevole

  • - Ricco di contenuti ed extra

Contro

  • - Esplorazione lineare e limitata

  • - Bilanciamento della difficoltà non sempre riuscito

  • - La narrazione passa la maggior parte del tempo a rievocare il passato dell'opera

Commento

One Piece Odyssey è un gioco di ruolo giapponese piuttosto classico, ma che riesce a dire la propria con un sistema di combattimento divertente e dinamico. Il dinamismo della meccanica delle aree incontra l'elemento tattico dei turni, con tutti gli elementi che fanno da contorno all'esperienza. Lodevole l'impegno del team di arginare grinding e ripetitività con scelte di design convincenti, favorendo la progressione naturale del giocatore con diversi escamotage. Il bilanciamento non è perfetto, ma sarebbe chiedere troppo, visto l'efficacia con cui questi sistemi si incastrano tra loro. Peccato invece per la componente narrativa, troppo ancorata al canone del manga nonostante l'approccio originale offerto dal maestro Oda. Resta comunque un viaggio divertente per ogni appassionato della ciurma di cappello di paglia, ma l'isola di Waford era forse il luogo giusto, nel gioco giusto, per tentare di raccontare One Piece in modo del tutto nuovo e unico.

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