Il videogioco è cresciuto così tanto negli ultimi anni che definirlo semplice “intrattenimento” è diventato decisamente riduttivo. Il dibattito attorno alla natura dei videogiochi e al loro legame con le arti si è diffuso moltissimo, sono aumentate le tesi di laurea e i testi dedicati al videogioco sia come strumento educativo, sia come fenomeno economico e anche come forma d’arte da collegare al cinema o alla letteratura.
Ma allora che cos’è, per voi, il videogioco? Intendiamo l’accezione larga del termine, chiaramente ci sono videogiochi di diversi generi e con un background differente sia a livello tecnico che artistico.Eppure oggi quante volte sentiamo parlare di “ottima grafica” o di frame-rate?
I videogiochi sono sempre più “realistici”, giorno dopo giorno molti titoli tripla A si assomigliano tra di loro, tanto che ci vuole uno studio approfondito per capire che differenza tecnica c’è tra un videogioco che gira su ps5 o un altro che gira su Xbox Series X.
Questo cosa significa? C’è più omogeneità, raramente vediamo videogiochi che riescono a “distinguersi” in modo netto per un loro stile artistico o grafico, tranne alcuni indie (ma qui si va in un altro reparto e genere, fatto di case di sviluppo spesso più piccole).
In ambito videoludico siamo sempre più ossessionati dalle prestazioni tecniche, dai frame-rate, spesso non guardando l’insieme e nemmeno cogliendo il vero spirito del gioco. Nonostante i giochi si assomiglino fra loro, non vuol dire che si debba guardare solamente all’aspetto tecnico o al gameplay di per sé, come purtroppo spesso si tende a fare.
Questo non significa che il gameplay non sia importante, anzi! Ma non è l’unico aspetto che rende un videogioco un buon titolo o un buon lavoro. Cosa proviamo quando vediamo un quadro o un film? Molto spesso la tecnica artistica o la regia lasciano un po’ a desiderare, ma l’opera ci trasmette sempre qualcosa: un insegnamento, una sensazione, un’emozione, che siano negative o positive.
Per troppo tempo il videogioco è stato relegato ad un ambito di semplice intrattenimento, limitando moltissimo tutte le varie sfaccettature e soprattutto il lavoro di tutti gli artisti (e non solo) che ci lavorano.La bellezza è soggettiva, questo è chiaro, non esiste una “bellezza oggettiva” di un quadro o di un film, come non deve esistere per il videogioco.
Le recensioni, per esempio, sono molto utili per capire se un videogioco può fare per voi: di cosa parla? Quali sono i “problemi” di questo titolo? La storia, il comparto tecnico o altro? Potrebbe piacermi come genere? Tutte domande più che lecite quando si è di fronte ad un acquisto, ma ricordate: l’esperienza videoludica sarà sempre e solo vostra, soggettiva, non esistono “verità assolute”.
Quanti film avete adorato e amato che sono stati poi ammazzati dalla critica? Quanti videogiochi hanno effettivamente problemi tecnici evidenti, ma voi li avete lo stesso amati perché vi hanno lasciato qualcosa? Non c’è nulla di sbagliato in tutto questo, così è l’arte: la si ama o la si odia, ma non vi lascerà mai privi di sensazioni o emozioni.
In filosofia la bellezza non potrebbe mai e poi mai essere legata ad aspetti prettamente “tecnici”, ma è un qualcosa che sta “al di là” dell’opera e che solo lo spettatore può cogliere a modo suo, il punto è allenare il proprio spirito per saper cogliere le varie sfaccettature di un videogioco.
Ma attenzione, non è obbligatorio cercare di cogliere e vivere il videogioco a 360° gradi, è solamente un consiglio che desidero dare ai lettori: che sia in ambito videoludico, cinematografico, artistico o letterario, imparate a guardare “al di là” dei frame-rate o del numero di azioni e colpi che potete fare in un secondo.
Lasciatevi coinvolgere dagli ambienti, dalla storia, dal mondo di gioco e vedetela come una vera e propria “esperienza”, non farete del bene solo a voi stessi, ma probabilmente renderete felici tutti gli sviluppatori che hanno lavorato per farvi vivere una vera e propria avventura personale e non un semplice momento di intrattenimento o passatempo.