Immagine di Oddworld Soulstorm | Recensione della versione per Switch
Videogioco

Oddworld Soulstorm | Recensione della versione per Switch

Oddworld Soulstorm arriva su Nintendo Switch con una versione estesa dell'ultima avventura dell'iconico Abe.

Avatar di Andrea Maiellano

a cura di Andrea Maiellano

Author

Narrare la storia dietro all’ascesa, al declino e al recente ritorno sulle scene dei ragazzi di Oddworld Inhabitants sarebbe un’impresa di gargantuesche dimensioni, e che meriterebbe un editoriale dedicato. Quello che conta in questo momento è che dopo il successo di Oddworld New ’n’ Tasty, celebre remake dello storico Abe’s Odyssey, l’iconico team di sviluppo ha ripreso in mano il suo personaggio più amato per realizzarne un sequel diretto del remake di Odyssey: Oddworld Soulstorm.

Dopo 7 anni dall’ultima apparizione di Abe sulla scena videoludica, false partenze del progetto, ritardi nello sviluppo e una costante volontà di rinnovarsi per proporre il bluastro Mudokon a una nuova generazione di videogiocatori, Oddworld Soulstorm arrivò nell'aprile 2021, rivelandosi come il sequel che i fan attendevano da quasi quindici anni ma allo stesso tempo come una produzione anacronistica e ricca di problematiche .

Passati 17 mesi dal suo esordio su console PlayStation, e dopo una versione estesa realizzata per celebrarne l'arrivo su Xbox, Oddworld Soulstorm giunge infine su Nintendo Switch. Una decisione che profuma di "presa in giro" per chiunque si ricorda le dichiarazioni del suo creatore, il quale dichiarò, durante le prime interviste in seguito alla presentazione del titolo, che "esclusivamente il potentissimo hardware di PS5 permetteva a Oddworld Soulstorm di girare al meglio".

Dichiarazioni che sono state, fondamentalmente, ritrattate silenziosamente nel momento in cui il titolo fu reso disponibile sia per PS4 che per PS5 e che, dopo 17 mesi, sono tacitamente finite nell'oblio. Resta indubbio, però, che l'arrivo di Soulstorm su Nintendo Switch rende disponibile ai possessori della console ibrida di fruire dell'intera collezione di titoli dedicati all'universo di Oddworld (a esclusione dei primissimi titoli datati 1997 e 1999), seppur con qualche compromesso decisamente importante.

Un nuovo esodo

Oddworld Soulstorm non è un remake 1:1 di Abe’s Exoddus ma è un progetto che ne riprende solo alcuni dettagli con i quali arricchire una storia inedita, profonda e pensata per collegarsi direttamente al finale del precedente Oddworld New ’n’ Tasty. Non si tratta quindi di un progetto analogo a quello del 2014 quanto più il “seguito che Abe’s Exoddus non è stato”.

Oddworld Soulstorm ha un incipit molto semplice: Abe non riesce ad accettare il suo nuovo ruolo da “Messia dei Mudokon”
, pensando che la pace ottenuta da una parte del suo popolo sia più che sufficiente per garantire una vita tranquilla a quello che resta della sua gente. Il temibile Molluck è però intenzionato a vendicarsi di Abe e, dopo aver rintracciato il rifugio dei Mudokon, sferra la sua offensiva che vanifica tutti gli sforzi compiuti da Abe.

Ritrovatosi di nuovo in fuga, e con un intero popolo da proteggere, il giovane Mudokon si imbarca in un lungo viaggio che lo porterà a una rinnovata consapevolezza del suo scoponell’esistenza della sua specie. Il comparto narrativo di Oddworld Soustorm andrà a toccare tematiche attuali, momenti drammatici e una pletora di riferimenti allo storico passato della serie, in una storia che si rivela generalmente ben scritta seppur con qualche parte trattata in maniera eccessivamente frettolosa.

L'unico, reale, difetto nella gestione della narrazione di Oddworld Soulstorm è il suo ritmo eccessivamente scostante, che alterna momenti dinamici, e ricchi di situazioni frenetiche, a fasi in cui la necessità di compassare maggiormente l’azione di gioco crea ridondanti situazioni troppo dilatate e simili fra loro, rischiando di generare un eccessivo tedio, specialmente nella parte centrale dell’avventura.

Sembra assurdo associare il personaggio di Abe a momenti spiccatamente action, ma una delle novità che Oddworld Soulstorm porta con sé è proprio la volontà di evolvere quella formula resa celebre dai capitoli di metà anni ’90, rendendola maggiormente dinamica e in linea con le produzioni odierne. Un compito indubbiamente difficile e che si è rivelato costantemente in equilibrio tra uno spirito conservatore di un passato importante e alcune soluzioni di gameplay che solo in alcuni casi riescono a centrare pienamente quest'ambizioso obiettivo.

Vecchio e nuovo non convivono in armonia

Soulstorm è un platform in due dimensioni (o meglio in 2.5D in questo caso specifico), permeato da costanti elementi da puzzle-solving. Il giocatore dovrà non solamente portare Abe alla fine del livello superando numerose insidie, ma anche premurarsi di salvare i vari Mudokon dislocati nei livelli, comunicando con loro e impartendo direttive per evitare che incappino in morte certa.

Una formula molto compassata che grazie all’eccentricità dell’universo di gioco, e alla possibilità di comunicare attraverso semplici frasi con i personaggi non giocanti, riuscì a definire un genere a sé stante quando si presentò sul mercato sul finire degli anni 90. Un gameplay molto peculiare che da "innovativo per l'epoca", divenne "di nicchia" in seguito all'uscita del remake del 2014.

Per questo motivo gli sviluppatori sembrano aver voluto evolvere quella formula a tutti costi, cercando di non modificare l'ossatura originale che da sempre contraddistingue la serie, aggiungendo una serie di novità che spaziano dalla più basilare introduzione di una barra della vita, passando per la possibilità di compiere doppi salti, dilettarsi con semplici dinamiche di crafting, fino a una più ampia gestione dei Mudokon che andremo a salvare.

Una serie di meccaniche inedite che sono state implementate in maniera sapiente per la quasi totalità delle situazioni presenti in Soulstorm ma che purtroppo faticano ad amalgamarsi a quella costante volontà di mantenere inalterate alcune dinamiche del pesante passato della serie dedicata a Abe, oltre che stridere quando entrano in contatto con l’eccessiva volontà degli sviluppatori di sorprendere i giocatori con molteplici situazioni altamente scenografiche.

Quando vi parlo di momenti in cui vecchio e nuovo stridono, intendo tutti quei frangenti di gioco in cui l’obbligo di mantenere i movimenti di Abe pesanti, per bilanciare le varie situazioni proposte in Oddworld Soustorm, non combacia con il level design proposto dagli sviluppatori. Ad esempio, la necessità di compiere una serie di salti rapidi e precisi, durante un inseguimento, non risulta una manovra piacevole quando viene applicato un input lag artificiale per rendere i movimenti di Abe più pesanti.

Alla stessa stregua, in alcuni frangenti la telecamera sembra dimenticarsi di dover seguire l’azione di gioco, dilettandosi nell'offrire un colpo d’occhio di sicuro impatto, rendendo pressoché impossibile l’esecuzione di alcune azioni precise e calcolate al millimetro.

Quello che continua a soprendermi, dopo aver giocato a Oddworld Soulstorm su praticamente ogni piattaforma, è il costante sentore che anche gli sviluppatori si siano resi conto di queste sbavature e abbiano sopperito con alcune facilitazioni camuffate da innovazioni, quasi a voler rendere meno punitivi tutti quegli errori non propriamente dovuti all’incapacità del giocatore. La barra della vita dimostrerà di tollerare qualche piccolo errore,  così come i Mudokon che verranno scoperti dalle guardie, verranno immobilizzati invece che essere giustiziati sul colpo.

In sostanza la sensazione generale è quella di trovarsi di fronte a piccoli accorgimenti pensati non per rendere meno punitiva una produzione votata alla difficoltà sostenuta ma più per evitare al giocatore momenti di frustrazione dovuti a situazioni non gestibili in maniera diretta.

Una progressione meno punitiva

I capitoli originali dedicati ad Abe, così come il più recente New ’n’ Tasty, sono sempre stati celebri per la loro complessità e il loro essere giochi altamente punitivi, incapaci di provare pietà verso gli errori del giocatore, impedendogli di rimediare a un errore che causava la morte di qualche Mudokon se non ripetendo corpose porzioni di gioco. Oddworld Soulstorm mantiene la natura complessa dei capitoli precedenti ma si dimostra più compassionevole, suddividendo la lunga avventura di Abe in un elevato numero di livelli, ognuno con i suoi obiettivi, opzionali e non, da portare a termine.

Ogni livello potrà esser portato a termine sia andando dritti per la propria strada fino alla sua conclusione, sia optando per completare una serie di obiettivi sempre differenti. Queste richieste completamente opzionali richiederanno al giocatore di: salvare un numero preciso di Mudokon, rendere inoffensivi i nemici in maniera non letale, reperire collezionabili, scoprire aree segrete e così via.

In base alle azioni che si compiranno, il Quarma definirà il valore della morale di Abe, andando a modificare lievemente alcune situazioni che si succederanno durante l’avventura, fino a sfociare in uno dei quattro finali a disposizione. La suddivisione a livelli, inoltre, permetterà di rigiocare solo determinate parti dell’avventura per recuperare i segreti persi in precedenza o salvare tutti i Mudokon in una determinata area di gioco.

In termini di level design c’è ben poco da puntualizzare: Oddworld Soulstorm è un concentrato di buone idee che in pochissime occasioni, tutte concentrate nella parte centrale dell’avventura, scivola un pò nella ridondanza e nell’eccessiva ripetizione, ma che a esclusione di questi sparuti momenti riesce a tenere incollato il giocatore, introducendo meccaniche di gioco e situazioni sempre varie e divertenti.

Soulstorm su Nintendo Switch

Giocare a Oddworld Soulstorm su Nintendo Switch mi ha lasciato con sensazioni discordanti. Da un lato è inevitabile il fascino intrinseco che continua a permeare tutti questi porting che, normalmente, girano su macchine da gioco molto più performanti, mentre dall'altra sponda tutta la serie di compromessi che ogni volta si devono accettare aprono a una serie di discorsi molto più ampia e che poco hanno a che fare con il valore reale di Soulstorm su Nintendo Switch.

Innanzitutto, rispetto alle versioni già uscite precedentemente, Soulstorm si presenta con una risoluzione dinamica che mira a raggiungere i 720p in mobilità e il Full HD in modalità Docked. Al netto di tutto quello che potrei dire in merito, devo ammettere che il colpo d'occhio funziona e che raramente mi sono trovato di fronte a immagini eccessivamente sgranate o confuse. Per quanto riguarda gli fps, invece, l'obbiettivo rimarre quello dei 30fps stabili in ogni situazione ma la realtà dei fatti è che non sono sempre granitici, tendendo a scendere nelle situazioni più concitate.

Al netto dei compromessi tecnici che da sempre emergono in queste operazioni di conversione, quello che mi ha lasciato con l'amaro in bocca è che dopo 17 mesi dal suo esordio, Soulstorm presenta ancora molteplici di quei bug già constati nella versione per PlayStation 5 testata lo scorso aprile. Un fattore che, con tutto il rispetto, trovo poco giustificabile specialmente se penso che il titolo è stato rilasciato nella sua versione "Enhanced" e che durante quest'ennesima opera di conversione si poteva applicare una maggior attenzione per offrire un prodotto maggiormente rifinito.

Infine, se deciderete di acquistarlo in formato fisico, vi voglio ricordare di scaricare la "Patch Day One", la quale si rivelerà indispensabile per mitigare alcuni problemi all'illuminazione globale, emersi nella versione Gold del titolo.

Voto Recensione di Oddworld Soulstorm - Nintendo Switch


7

Voto Finale

Il Verdetto di Tom's Hardware

Pro

  • Molto più di un semplice remake.

  • Longevo e altamente rigiocabile.

  • Gameplay ricco di sfaccettature e soluzioni differenti.

Contro

  • Controlli non sempre precisi.

  • La telecamera non sempre favorisce l'azione di gioco.

  • La parte centrale pecca leggermente di eccessiva ripetitività.

  • Sono ancora presenti numerose imperfezioni tecniche

Commento

Oddworld Soulstorm ha il grande pregio di non essere un semplice remake, quanto più di porsi come un seguito vero e proprio del precedente New ’n’ Tasty, adornato da tutta quella serie di elementi indispensabili per presentarsi al pubblico come un’evoluzione del capitolo precedente. Come da pronostico si incastra occasionalmente in alcune soluzioni generate dal suo importante passato ma le novità che porta con sé, oltre a far discutere i fan di vecchia data, riesce a proporre un terreno fertile per i gusti dei giocatori odierni. Questo porting per Switch si presenta solido nella sua realizzazione, al netto degli ovvi compromessi tecnici, anche se dispiace vere che sono ancora presenti dei bug che il titolo si porta con se da ormai 17 mesi (e tre versioni). Ora che Soulstorm è arrivato su ogni piattaforma, non resta che scoprire dove vorranno spingersi i suoi creatori con la loro prossima opera.

Informazioni sul prodotto

Immagine di Oddworld Soulstorm - Nintendo Switch

Oddworld Soulstorm - Nintendo Switch

Leggi altri articoli