Oddworld Soulstorm | Recensione
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a cura di Andrea Maiellano
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Narrare la storia dietro all’ascesa, al declino e al recente ritorno sulle scene dei ragazzi di Oddworld Inhabitants sarebbe un’impresa di gargantuesche dimensioni, e che meriterebbe un editoriale dedicato. Quello che conta in questo momento è che dopo il successo di Oddworld New ’n’ Tasty, celebre remake dello storico Abe’s Odyssey, l’iconico team di sviluppo ha ripreso in mano il suo personaggio più amato per realizzarne un sequel diretto: Oddworld Soulstorm.
Dopo 7 anni dall’ultima apparizione di Abe sulla scena videoludica, false partenze del progetto, ritardi nello sviluppo e una costante volontà di rinnovarsi per proporre il bluastro Mudokon a una nuova generazione di videogiocatori, Oddworld Soulstorm è finalmente arrivato… e si è rivelato come il sequel che i fan attendevano da quasi quindici anni.
Il nuovo esodo di Abe
Oddworld Soulstorm non è un remake 1:1 di Abe’s Exoddus ma è un progetto che ne riprende solo alcuni dettagli con i quali arricchire una storia inedita, profonda e pensata per collegarsi direttamente al finale del precedente Oddworld New ’n’ Tasty. Non si tratta quindi di un progetto analogo a quello del 2014 quanto più il “seguito che Abe’s Exoddus non è stato”.
Oddworld Soulstorm ha un incipit molto semplice: Abe non riesce ad accettare il suo nuovo ruolo da “Messia dei Mudokon”, pensando che la pace ottenuta da una parte del suo popolo sia più che sufficiente per garantire una vita tranquilla a quello che resta della sua gente. Il temibile Molluck è però intenzionato a vendicarsi di Abe e, dopo aver rintracciato il rifugio dei Mudokon, sferra la sua offensiva che vanifica tutti gli sforzi compiuti da Abe.
Ritrovatosi di nuovo in fuga, e con un intero popolo da proteggere, il giovane Mudokon si imbarca in un lungo viaggio che lo porterà a una rinnovata consapevolezza del suo scopo nell’esistenza della sua specie. Il comparto narrativo di Oddworld Soustorm andrà a toccare tematiche attuali, momenti drammatici e una pletora di riferimenti allo storico passato della serie, in una storia che si rivela generalmente ben scritta seppur con qualche parte trattata in maniera eccessivamente frettolosa.
Se dobbiamo trovare un difetto nella gestione della trama di Oddworld Soulstorm, possiamo sicuramente additare come il ritmo della narrazione non sia sempre costante, alternando momenti dinamici e ricchi di frenesia a fasi in cui la necessità di compassare maggiormente l’azione di gioco crea ridondanti situazioni troppo dilatate e simili fra loro, rischiando di generare un eccessivo tedio nella parte centrale dell’avventura.
Sembra assurdo associare il personaggio di Abe a momenti spiccatamente action, ma una delle novità che Oddworld Soulstorm porta con sé è proprio la volontà da parte degli sviluppatori di evolvere la formula resa celebre dai capitoli di metà anni ’90, rendendola maggiormente dinamica e in linea con le produzioni odierne. Un compito indubbiamente difficile e che si rivela costantemente in equilibrio tra uno spirito conservatore di un passato importante e alcune soluzioni di gameplay che funzionano, centrando pienamente l’obiettivo… seppur con qualche piccolo scivolone.
Un Mudokon agile come un carro armato
Prima di analizzare le novità introdotte in Oddworld Soulstorm è giusto spiegare a chi non avesse mai avuto modo di approcciarsi a un titolo con protagonista Abe che si tratta di un platform in due dimensioni (o meglio in 2.5D in questo caso specifico), permeato da costanti elementi da puzzle-solving. Il giocatore dovrà non solamente portare Abe alla fine del livello superando numerose insidie, ma anche premurarsi di salvare i vari Mudokon dislocati nei livelli, comunicando con loro e impartendo direttive per evitare che incappino in morte certa.
Una formula molto compassata che grazie all’eccentricità dell’universo di gioco e all’inedita possibilità, almeno per gli anni in cui uscì, di comunicare attraverso semplici frasi con i personaggi non giocanti, definì un genere a sé stante divenuto iconico nel panorama videoludico. Gli sviluppatori di Oddworld Soulstorm, però, hanno fortemente voluto evolvere in tutte le direzioni possibili il gameplay dei titoli originali, e del remake del 2014, aggiungendo una serie di novità che spaziano dalla più basilare introduzione di una barra della vita per Abe alla possibilità di compiere doppi salti, dilettarsi con semplici dinamiche di crafting fino a una più ampia gestione dei Mudokon che andremo a salvare.
Novità che sono state implementate in maniera sapiente per la quasi totalità delle situazioni che si presentano in Oddworld Soulstorm, ma che purtroppo stridono quando si trovano di fronte allo spirito conservativo che questo titolo vuole avere e all’eccessiva volontà degli sviluppatori di sorprendere i giocatori con alcuni momenti altamente scenografici.
Per farvi comprendere meglio cosa intendiamo bisogna fare qualche esempio pratico. Quando parliamo di momenti in cui vecchio e nuovo stridono ci riferiamo a quei frangenti di gioco in cui l’obbligo di mantenere i movimenti di Abe pesanti, per bilanciare le varie situazioni proposte in Oddworld Soustorm, non combacia con il level design proposto dagli sviluppatori. Ad esempio, la necessità per il giocatore di compiere una serie di salti rapidi e precisi durante un inseguimento, o l’incertezza dei Mudokon nel recepire i vari comandi, si scontrano con momenti in cui la velocità di esecuzione è indispensabile alla buona riuscita di un’operazione di salvataggio. Alla stessa stregua, in alcuni frangenti la telecamera sembra dimenticarsi di dover seguire l’azione di gioco per offrirci un colpo d’occhio di sicuro impatto, che però rende poco pratica l’esecuzione di un salto o di un’azione specifica.
Quello che sorprende maggiormente, mentre si gioca a Oddworld Soulstorm, è il costante sentore che anche gli sviluppatori si siano resi conto di queste sbavature, e abbiano sopperito con alcune delle molteplici novità introdotte nel gameplay, quasi a voler rendere meno punitivi alcuni errori non propriamente dovuti all’incapacità del giocatore. La barra della vita dimostrerà di tollerare qualche piccolo errore, permettendo di incassare un paio di proiettili prima di morire o di sopravvivere quando si cade da un’altezza non eccessiva.
I Mudokon che verranno scoperti dalle guardie, se non al seguito di Abe, verranno immobilizzati invece che essere giustiziati sul colpo, permettendo al giocatore di salvare la situazione con un minimo di sforzo aggiuntivo. La sensazione generale è quella di trovarsi di fronte a piccoli accorgimenti pensati non per rendere meno punitiva una produzione votata alla difficoltà sostenuta, ma più per evitare al giocatore momenti di frustrazione dovuti a situazioni non direttamente gestibili.
A esclusione di queste piccole sbavature, tutte le novità introdotte da Oddworld Soulstorm centrano pienamente il bersaglio, riuscendo nella complicata operazione di evolvere un gameplay entrato di prepotenza nella storia videoludica. La rinnovata gestione dei Mudokon offre al giocatore una serie di possibilità davvero corposa, permettendo di optare per uno stile di gioco classico, dove Abe si occuperà di spianare la via ai suoi seguaci, o ideare vere e proprie strategie fornendo ai vari Mudokon oggetti che potranno utilizzare per creare diversivi.
I comandi vocali, così come le celebri flatulenze, sono stati ridotti a due sole indicazioni ben precise (“seguimi” e “aspetta”), ma è stata riproposta, e ampliata, la possibilità di far assumere ad Abe, e ai Mudokon che lo seguiranno, diversi tipi di atteggiamento per interagire in maniere completamente inedite. Analogamente, anche le nuove meccaniche di crafting si rivelano interessanti e atte a spingere il giocatore a perdersi in brevi fasi esplorative per poter reperire i materiali utili a creare tutta una serie di oggetti che possano semplificare la risoluzione delle parti più ostiche.
Permane invece la possibilità di possedere i nemici attraverso l’iconico canto di Abe, che ora viene gestito in maniera maggiormente interattiva, con il giocatore chiamato a indirizzare una sfera luminosa verso il nemico che vorrà possedere o l’oggetto con il quale vorrà interagire. Queste sono solo alcune delle molteplici novità introdotte con Oddworld Soulstorm che, al netto di qualche frizione con le meccaniche del passato, si mostra come una perfetta evoluzione di quanto New ’n’ Tasty aveva riproposto nel 2014.
L’onorificenza per l’ex impiegato del mese va a…
I capitoli originali dedicati ad Abe, così come il più recente New ’n’ Tasty, sono sempre stati celebri per la loro complessità e il loro essere giochi altamente punitivi, incapaci di provare pietà verso gli errori del giocatore, impedendogli di rimediare a un errore che causava la morte di qualche Mudokon se non ripetendo corpose porzioni di gioco. Oddworld Soulstorm mantiene la natura complessa dei capitoli precedenti ma si dimostra più compassionevole, suddividendo la lunga avventura di Abe in un elevato numero di livelli, ognuno con i suoi obiettivi, opzionali e non, da portare a termine.
Ogni livello potrà esser portato a termine sia andando dritti per la propria strada fino alla sua conclusione, sia optando per completare una serie di obiettivi sempre differenti. Queste richieste completamente opzionali richiederanno al giocatore di: salvare un numero preciso di Mudokon, rendere inoffensivi i nemici in maniera non letale, reperire collezionabili, scoprire aree segrete e così via.
In base alle azioni che si compiranno, il Quarma definirà il valore della morale di Abe, andando a modificare lievemente alcune situazioni che si succederanno durante l’avventura, fino a sfociare in uno dei quattro finali a disposizione. La suddivisione a livelli, inoltre, permetterà di rigiocare solo determinate parti dell’avventura per recuperare i segreti persi in precedenza o salvare tutti i Mudokon in una determinata area di gioco.
In termini di level design c’è ben poco da puntualizzare: Oddworld Soulstorm è un concentrato di buone idee che in pochissime occasioni, tutte concentrate nella parte centrale dell’avventura, scivola un pò nella ridondanza e nell’eccessiva ripetizione, ma che a esclusione di questi sparuti momenti riesce a tenere incollato il giocatore, introducendo meccaniche di gioco e situazioni sempre varie e divertenti.
Un bug… non è per sempre
Nelle settimane antecedenti al rilascio di Oddworld Soulstorm abbiamo avuto l’onore di restare in contatto con gli sviluppatori, che ci hanno aggiornato costantemente su tutte le migliorie e le correzioni che stavano applicando al codice finale del gioco. Un processo lungo ma gestito in maniera cristallina, con un costante dialogo per aggiornarci sugli sviluppi passati, presenti e futuri del gioco e, soprattutto, informarci anzitempo sulle sbavature tecniche di cui erano al corrente e sulle quali erano già al lavoro per eliminarle.
Un’operazione che nella sua onestà ci ha lasciato con delle sensazioni agrodolci, in quanto Oddworld Soulstorm, almeno nel momento in cui vi scriviamo, non è un titolo esente da difetti tecnici, e necessita di un “polish” vigoroso per poter splendere come merita. Un processo che siamo sicuri verrà ultimato nelle prossime settimane, in vista dell’uscita della versione fisica del gioco il prossimo luglio.
Allo stato attuale, però, Oddworld Soulstorm è afflitto da frequenti bug che, pur non generando situazioni irreparabili, sulla lunga distanza potrebbero rendere meno piacevole l’esperienza complessiva. Nelle circa 20 ore spese in compagnia di Abe abbiamo trovato un paio di bug degni di nota: il primo comporta che il povero Mudokon si ritrovi a precipitare per un tempo infinito fuori dai limiti della mappa, a causa di effetti collaterali generati dalle compenetrazioni con gli ambienti di gioco; il secondo si è presentato casualmente quando prendevamo possesso del corpo di uno Slig, impedendoci di muovere correttamente il nemico e imponendoci, per un blocco totale dell’azione di gioco o per una morte non ricercata, di riavviare il gioco dall’ultimo checkpoint.
I restanti bug sono da considerare maggiormente come sbavature tecniche di poco conto, ma in ogni caso la possibilità di ripartire da un punto di controllo molto rapidamente e i lavori di pulizia che il team di sviluppo sta compiendo non ci fanno condannare lo stato attuale del gioco. È importante però, per chiunque ci si approcci nei giorni immediatamente seguenti al lancio, sapere che potrà incappare in una serie di piccoli incidenti di natura tecnica.
Oddworld Soulstorm su PlayStation 5
Oddworld Soulstorm su PlayStation 5 si presenta con una risoluzione di 1440p e un frame rate ancorato a 60 fps. Risolto subito ogni dubbio in merito alle performance possiamo dirvi che artisticamente il titolo è un piacere per gli occhi, sia nella sua versione per PC che in quella per PS5, dove gode di un supporto timido ma convincente delle funzionalità offerte dal DualSense. Panorami convincenti, modelli poligonali dei personaggi ricchi di dettagli, una pletora di piccole citazioni poste qua e là e una colonna sonora ben confezionata faranno sicuramente la gioia dei fan del franchise.
Qua e là, però, Oddworld Soulstorm tradisce ancora la sua natura da “produzione a budget ridotto” con alcune compenetrazioni evidenti, qualche imperfezione nelle cutscene mosse dall’engine di gioco e una localizzazione dei dialoghi in italiano che tradisce qualche errore di traduzione evidente. Per chi fosse interessato a conoscere le performance su PlayStation 4, Oddworld Soulstorm si presenta con una risoluzione di 1080p e un frame rate bloccato a 30 fps, un compromesso a quanto pare indispensabile per poter garantire la stessa ricchezza di dettagli offerta dalla versione per PC e console di nuova generazione.
Voto Recensione di Oddworld Soulstorm - PlayStation 5
Voto Finale
Il Verdetto di Tom's Hardware
Pro
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- Molto più di un semplice remake.
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- Longevo e altamente rigiocabile.
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- Gameplay ricco di sfaccettature e soluzioni differenti.
Contro
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- Controlli non sempre precisi.
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- La telecamera non sempre favorisce l'azione di gioco.
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- La parte centrale pecca leggermente di eccessiva ripetitività.
Commento
Oddworld Soulstorm ha il grande pregio di non essere un semplice remake, quanto più un seguito vero e proprio del precedente New ’n’ Tasty, adornato da tutta quella serie di elementi indispensabili per presentarsi al pubblico come un’evoluzione del capitolo precedente. Come da pronostico si incastra occasionalmente in alcune soluzioni generate dal suo importante passato, ma è anche comprensibile appartenendo a un genere reso celebre negli anni ’90. Siamo sicuri che le novità che porta con sé faranno discutere i fan di vecchia data, così come la sua natura magari non troverà terreno fertile nei giocatori odierni, ma al netto di qualche difetto generato dal voler osare troppo in certi contesti, Oddworld Soulstorm è il sequel che attendevamo dal lontano 1998… e non vediamo l’ora di vedere fin dove si spingerà negli anni a venire.