Non solo, ma è stato un gioco che mi ha fatto scoprire l’immersione che può dare un JRPG quando viene allentato dalla linearità che contraddistingue da sempre il genere. Anche se non parliamo di una libertà paragonabile a quella di un open world, la possibilità di intraprendere i capitoli delle storie dei protagonisti nell’ordine preferito e perdersi nell’esplorazione del mondo di gioco sono stati fattori preziosi dell’esperienza di gioco.
Octopath Traveler II riprende questa formula così libera e immersiva, e anzi se possibile la amplifica. È un gioco da assaporare e attraversare con calma, con molte cose da scoprire, fare e provare, e senza che te ne accorgi il tempo ti scivola attorno.
Ecco quindi che, dopo averci giocato per più di 60 ore, ho cominciato a vedere la conclusione del viaggio all'orizzonte, senza tuttavia averla raggiunta ancora. Avrei potuto rushare i capitoli delle storie, ignorare le missioni secondarie, i dungeon facoltativi, e magari perdermi un boss segreto ma fondamentale alla fine dell’avventura (come molti hanno fatto per il predecessore), ma sarebbe stata un’esperienza rovinata, viziata dalla corsa all'embargo, non autentica e non rispettosa dello spirito del gioco stesso. Per questo motivo di seguito vi riporto le mie impressioni sulla mia esperienza “on the road” in Octopath Traveler II, rimandandovi alla recensione completa in un secondo momento, quando avrò terminato la storia ed essere nella condizione di poter dare un giudizio genuino.
EDIT: Dopo più di 90 ore di gioco ho completato degnamente la storia e posso finalmente esprimere un giudizio completo.
Perdersi e ritrovarsi a Solistia
Nella sua imperfetta originalità, il capitolo originale voleva onorare l’era d’oro dei JRPG a 16-bit, ma offrendo comunque un approccio narrativo atipico. Octopath Traveler II dimostra da subito di credere fino in fondo in quell'idea, partendo dagli stessi presupposti. Non c’è un protagonista principale su un percorso che si dirama strada facendo, ma otto personaggi diversi e scollegati che portano avanti la propria storia personale e che si aggregano strada facendo per darsi man forte l’uno con l’altro. L’evolversi delle loro singole vicende comporrà il puzzle di una minaccia più grande che incombe sulla terra di Solistia.
Rispetto alla struttura lineare tipica dei JRPG comuni come Final Fantasy, dove il percorso è univoco e impartito al giocatore, Octopath Traveler II ci lascia la libertà di scegliere dove andare e l’ordine dei personaggi da aggiungere al proprio party. Come anticipato nel resoconto delle mie prime ore di gioco, dopo aver completato il primo capitolo del personaggio iniziale ho passato qualche minuto a guardare la mappa di Solistia, dove sono riportati i luoghi di partenza degli altri personaggi, e scegliere la mia prossima tappa in base alla distanza e alla classe del componente che volevo aggiungere.
Osservare la mappa e decidere come proseguire è diventata rapidamente una routine dopo ogni capitolo. Anche perché per ogni nuovo obbiettivo il gioco indica un livello di esperienza consigliato per essere affrontato, quindi da quell'indicazione mi sono calcolato tutta una road map personale da seguire per esplorare nuove zone e passare per altri capitoli dei personaggi per accumulare esperienza e proseguire, in un ciclo sempre più ampio e impegnativo.
Gran parte del gusto dell’esplorazione è dovuto senza dubbio alla fenomenale presentazione visiva. Lo stile grafico HD-2D è assolutamente delizioso da ammirare e il design delle ambientazioni offre una grande quantità di scorci memorabili. Lo stile e la qualità degli sprite bidimensionali è irresistibile per chiunque apprezzi la pixel art e abbia voglia di fare un tuffo nel passato.
Una menzione particolare la merita la straordinaria colonna sonora a opera di Yasunori Nishiki, che in passato (tra le altre cose) ha anche partecipato alla colonna sonora di Final Fantasy VII Remake. Già il suo lavoro per il precedente capitolo aveva dato vita a un piccolo capolavoro, eppure il compositore è riuscito a replicare la sua magia in un modo che non mi sarei aspettato.
L’abilità di Nishiki nel creare melodie tematiche ed evocative e farle esplodere con un’orchestrazione magistrale lascia davvero senza parole. In modo straordinario, i gentili accompagnamenti all’esplorazione di Solistia si alternano ai ritmi compassati degli scontri casuali senza alcuna frizione. I temi delle boss fight poi posseggono un crescendo e una potenza tali da far venire i brividi.
Seriamente, vorrei possedere delle conoscenze musicali più approfondite solo per poter descrivere la bravura di quello che considero uno dei migliori compositori videoludici del nostro tempo.
Appuntamento al crocevia
Affrontiamo subito l’elefante nella stanza senza girarci troppo intorno: no, Octopath Traveler II non risolve il problema dello scollamento tra i personaggi nel corso del gioco. L’avanzamento nelle loro rispettive storie è lo stesso del predecessore: ogni personaggio porta avanti la sua storia divisa in vari capitoli e viene aiutato nelle sue battaglie dagli altri personaggi reclutati. Ci sono sempre dei siparietti a cui si può assistere tra due o più personaggi, ma hanno un effetto solo marginale.
Il fatto che il gioco dà una completa libertà su quali personaggi reclutare e quando rende effettivamente impossibile prevedere se saranno presenti durante un determinato arco di storia. Se, ad esempio, si sta seguendo la storia del guerriero Hikari, è possibile che ad accompagnarlo ci siano due o tre compagni tra gli altri sette disponibili, o anche nessuno; quindi creare uno script che si adatti a qualsiasi combinazione possibile sarebbe stato improbabile.
Al fine di migliorare un minimo l’affiatamento tra i protagonisti, sono stati introdotti i Sentieri Incrociati, ovvero dei capitoli extra di storia che coinvolgono canonicamente coppie di personaggi che interagiscono e si confrontano tra di loro. Un’aggiunta gradita, ma che comunque non cambia più di tanto le carte in tavola.
Dal punto di vista narrativo Octopath Traveler II celebra dichiaratamente i JRPG old school, quindi i suoi personaggi tendono molto a determinati stereotipi. C’è una buona varietà di storie, qualcuna scritta meglio, altre significativamente peggio, ma nella media ho notato un miglioramento della scrittura rispetto al predecessore. In particolare ho apprezzato il fatto che i capitoli delle storie non seguono più pedissequamente il pattern fisso: nuova città, dialoghi, dungeon, boss.
Nonostante l’aspetto visivo possa far pensare a un gioco spensierato, in realtà buona parte delle storie legate ai personaggi presentano tinte mature e coinvolgono violenza, manipolazione mentale, schiavitù, intrighi, tradimenti, tragiche uccisioni… Insomma, i cliché narrativi ci sono, ma questo non impedisce alle storie di essere coinvolgenti.
Viaggiatori combattenti
Oltre lo stile narrativo e la bellezza visiva dallo stile retrò, Octopath Traveler II può vantare una formula gameplay assolutamente solida, ereditata in larga parte dal predecessore, realizzata con un connubio di meccaniche da Final Fantasy, Bravely Default e Persona, combinate in un sistema coeso e armonioso. In particolare il battle system risulta assolutamente divertente e dal grande spessore tattico, perfetto per qualsiasi appassionato di giochi di ruolo.
Nel caso non aveste giocato al primo capitolo, i combattimenti vengono affrontati da un classico party di massimo quattro personaggi, ognuno con una classe diversa e con le proprie abilità personali. Ogni avversario dispone di uno determinato valore di difesa personale che gli permette di incassare gran parte degli attacchi; per infliggere danni decenti bisogna quindi rompere la sua difesa colpendolo nelle sue debolezze elementali o a specifici tipi di arma. Distruggendo la sua difesa si entra in modalità Dominio, in cui è possibile infliggere molti più danni approfittando della guardia scoperta, finché al suo prossimo turno non verrà ripristinata automaticamente. A ogni turno, inoltre, i personaggi ottengono un Punto Potenza che può essere usato per sferrare più attacchi fisici consecutivi o potenziare magie e abilità speciali, o che possiamo accumulare nel corso dei turni e per poi utilizzarli in massa magari per infliggere un colpo devastante nel momento di massima vulnerabilità del nemico. Il focus del battle system sta appunto nel gestire in modo ottimale i Punti Potenza in relazione ai punti difesa degli avversari.
In Octopath Traveler II sono stati introdotti i Poteri Latenti, cioè delle abilità personali e diverse per ogni personaggio che possono rivelarsi particolarmente utili, ma che possono essere utilizzate solo dopo che si sarà caricato un apposito indicatore, che si carica infliggendo lo status di Dominio e subendo danni. Si tratta di un modo per aggiungere ulteriore pepe ai combattimenti e rendere ancora più unici i personaggi, anche se devo dire che ho sentito la necessità di usarli solo per sconfiggere i boss in fasi molto avanzate del gioco.
La formula di gioco è già solida di per sé, ma diventa ancora più sfaccettata quando si iniziano a sbloccare le classi secondarie, scovando le rispettive licenze attraverso le terre di Solistia. Sperimentare e assemblare party con diversi abbinamenti di sotto-classi è davvero stimolante, anche perché se ben sfruttate possono permettere di affrontare avversari con un notevole stacco di livello di esperienza.
Una sostanziosa aggiunta riguarda le Azioni Viaggio dei personaggi, che ora sono due per ciascuno anziché una. Si tratta di azioni extra che è possibile compiere nei confronti degli NPC sparsi per il mondo e che servono fondamentalmente a ottenere oggetti, informazioni o persino il loro aiuto attivo durante le battaglie. Devo dire però che ho trovato queste abilità più ridondanti che altro, dato che all'atto pratico si traducono in diversi modi per ottenere le stesse cose.
Per fare un esempio, si possono ottenere degli oggetti in possesso degli NPC in quattro modi: rubandoli furtivamente col personaggio di Throné, comprandoli per mano di Partitio, “chiedendoli” grazie al fascino di Agnea o letteralmente rapinandoli con Osvald tramite un combattimento uno contro uno. I requisiti per farlo cambiano leggermente e qualcuno è ovviamente più conveniente dell’altro, in questo caso conviene rubare o chiedere un oggetto piuttosto che comprarlo, ma ci saranno casi in cui ottenerlo gratis potrebbe non essere possibile e dunque si deve ricorrere alla moneta sonante. La raccolta delle informazioni a volte fornisce sconti nei negozi o servono a completare quest secondarie, ma molto spesso riguarda ulteriori oggetti nascosti in città. Diversi approcci che portano però a un una ristretta cerchia di risultati, e sinceramente avrei preferito che fossero più diversificate e uniche tra di loro.
Inoltre proprio le Azioni Viaggio reclamano un grande sforzo della sospensione d’incredulità, dato che possono dare vita a scene quantomeno assurde. Mi è capitato, per esempio, di utilizzare Osvald per derubare con la forza un NPC dei suoi averi e subito dopo parlargli normalmente per aiutarlo nella sua missione secondaria, completarla e farmi persino ringraziare. Oppure con Hikari è possibile sfidare e rendere incoscienti diversi NPC in una città senza nessuna conseguenza. La cosa strana è che, come il primo capitolo, il gioco in effetti prevede un sistema di reputazione, ma questa cala solo se si falliscono determinate Azioni Viaggio. Osvald per esempio può dedurre le informazioni dagli NPC semplicemente osservandoli attentamente, e tale azione è determinata da una percentuale di successo. Ci si trova quindi nella situazione paradossale in cui essere colti nell’osservare attentamente un NPC lederà la nostra reputazione, mentre lanciargli incantesimi nel mezzo di una città per prendersi i suoi oggetti sembra essere socialmente ok.
Anche se si tratta di una parte assolutamente secondaria del gameplay, diciamo che Acquire non ha ragionato benissimo sul bilanciamento delle Azioni Viaggio e il sistema di reputazione. E per quanto certe scene possano finire per essere involontariamente comiche, spero che per un eventuale seguito vi dedicheranno maggior cura.
In senso generale ho trovato Octopath Traveler II leggermente meno difficile del primo capitolo, ma non nel senso che è stato reso più casual friendly, ma ho notato che è stata migliorata la curva di difficoltà, quindi è una sensazione che riguarda le fasi iniziali e centrali dell'avventura. Personalmente non ho mai avuto bisogno di ricorrere al grinding per buona parte dell'esperienza, almeno fino al quarto capitolo delle rispettive storie dei protagonisti.
Certo, bisogna ricordarsi che i personaggi che non partecipano alle battaglie non ricevono esperienza passiva, quindi è importante alternarli nel proprio party. Se ci si fissa con una formazione è normale che gli altri rimangano indietro, ma in realtà il sistema di classi del gioco fa in modo che tutti i personaggi siano utili ed efficaci in battaglia, per chi sa usarli al meglio.
Soprattutto alcuni boss nelle battute finali del gioco sanno seriamente mettere alla prova l’abilità del giocatore, eppure - escludendo particolari squilibri di livelli di esperienza - ho sempre trovato la soluzione non nel grinding, ma nel cambio di approccio e nell’adattarmi ai loro pattern e trovare il modo di avere la meglio sulle loro abilità, anche quando sembravano sbilanciate. Ricombinare il team e le combinazioni di sottoclassi, avendo in mente una specifica strategia da attuare per avere la meglio, per poi raccogliere la dolce vittoria, è esattamente lo stimolo mentale che cerco da un gioco di ruolo.
Le aggiunte all'impianto gameplay sono davvero limitate e personalmente ho trovato un certo piacere nell'immergermici nuovamente, ma è innegabile che da questo punto di vista Acquire sia stata molto conservativa. Le classi principale sono le stesse del capitolo precedente, così come buona parte delle abilità. Ci sono delle classi particolari che si distinguono da quelle normali, come l’Inventore o il Maestro d’Armi, ma la struttura alla base è molto simile. Da questo punto di vista possiamo dire che Octopath Traveler II sia un "more of the same" del primo, ma rimanendo ben lontani dai toni cinici e faciloni troppo spesso utilizzati per descrivere quello che i sequel costituiscono. Anche se l'impianto alla base è palesemente analogo, questo secondo capitolo è più grande, più corposo e migliore sotto praticamente ogni punto di vista.