Nel mercato dei videogiochi, dove la distinzione tra remake e remaster è spesso sfumata, The Elder Scrolls IV: Oblivion Remastered (acquistabile su Instant-Gaming) sta inevitabilmente sollevando interessanti questioni terminologiche. Bruce Nesmith, lead designer del titolo originale, ha espresso stupore per la portata del lavoro svolto da Virtuos, suggerendo che la semplice etichetta di "remaster" non renda giustizia all'entità delle modifiche apportate.
Quello che inizialmente sembrava un progetto di aggiornamento grafico si è rivelato un'operazione di rifacimento molto più profonda, che ha toccato ogni aspetto dell'esperienza di gioco, dal motore grafico fino ai sistemi di progressione.
L'impatto del nuovo Oblivion è stato immediato: in pochissime ore dal lancio, il titolo ha superato i 190.000 giocatori contemporanei su Steam, dimostrando come, a distanza di quasi vent'anni dall'uscita originale, l'interesse verso questo capitolo della saga The Elder Scrolls rimanga straordinariamente vivo. Un risultato che ha riempito d'orgoglio lo stesso Nesmith, consapevole di aver contribuito a un'opera capace di resistere alla prova del tempo.
"Pensavo si trattasse solo di un aggiornamento delle texture, non immaginavo fosse un rifacimento completo", ha confessato Nesmith durante un'intervista. La sua sorpresa è pienamente comprensibile considerando l'ampiezza degli interventi: "Ridisegnare completamente le animazioni, utilizzare l'Unreal Engine 5, cambiare il sistema di progressione, modificare l'interfaccia utente... Hanno toccato ogni singola parte del gioco: è una quantità di lavoro impressionante".
Il designer ha persino suggerito che potrebbe essere necessario coniare una nuova terminologia per descrivere adeguatamente questo tipo di operazione: "Quasi quasi servirebbe un termine nuovo, onestamente, perché non sono sicuro che 'remaster' in questo caso sia la parola giusta". La proposta di Nesmith sarebbe qualcosa di simile a "Oblivion 2.0", una definizione che sottolinea la natura trasformativa del progetto pur mantenendo l'identità originale.
Il confine tra remaster e remake è diventato sempre più indefinito negli ultimi anni, con progetti che spesso si collocano in una zona grigia tra il semplice miglioramento tecnico e la completa reinterpretazione. Oblivion Remastered sembra posizionarsi proprio in questo territorio intermedio, mantenendo l'essenza narrativa e ludica dell'originale ma modernizzandone profondamente ogni aspetto tecnico.
Per Nesmith, il ritorno di Oblivion rappresenta non solo un trionfo commerciale ma anche una conferma del valore artistico e culturale del suo lavoro originale. "Quello che provo, prima di tutto, è orgoglio", ha dichiarato. "Sono pochissime le persone che lavorano nel nostro settore e che possono dire di essere state parte di qualcosa del genere". È la consapevolezza di aver contribuito a un'opera che Bethesda ha ritenuto meritevole di un investimento considerevole per riportarla alle nuove generazioni di giocatori.