NieR: Automata è meraviglioso anche su Nintendo Switch | Recensione
Ecco la nostra recensione di NieR: Automata, che sbarca su Nintendo Switch in una forma davvero smagliante e convincente
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a cura di Nicholas Mercurio
NieR: Automata, sviluppato da Yoko Taro e Platinum Games e pubblicato nel 2017 da Square Enix, è ricordato come il videogioco migliore dell'autore nipponico, un viaggio coraggioso e memorabile alla scoperta dei segreti dell’umanità. La passata generazione, che ha visto protagoniste molte opere dal valore inestimabile, è stata capace di proporre visioni diverse e nuove nel panorama, infoltendo la collezione di ogni giocatore in modo unico.
NieR: Automata, se ci penso, è stato il videogioco giunto al momento giusto, che si è presentato senza annunci in pompa magna ma solamente mostrandosi in tutto il suo splendore. Quando la considero l’opera certamente più matura dello sviluppatore giapponese, mi riferisco ai messaggi all’interno della produzione, di cui vi ho già parlato in un paio di speciali dedicati. Il valore dell’amore, la connessione, il viaggio e la scoperta di sé stessi: tutto questo serve per garantire il futuro a chi lo ha perduto per sempre senza che potesse fare nulla per impedirlo, e a chi non è riuscito a stringerlo prima.
Ho sempre trovato le produzioni di Yoko Taro tra le più profonde e intense che siano mai state sviluppate e non è una cosa di poco conto considerando a quante produzioni videoludiche io sia legato. La serie NieR, però, ha un fascino tutto suo capace di appassionare e coinvolgere in un modo trascinante, trasportando il giocatore in un mondo post-apocalittico di cui è impossibile fare a meno. La pubblicazione di NieR: Automata, infatti, ha aperto una nuova strada creativa per il maestro giapponese, che tra libri, manga e opere teatrali ha garantito in questi anni una costruzione tangibile del suo universo, eretto grazie alle storie di chi è alla ricerca dell’umanità anche laddove non sembra essercene più. Uno scopo complesso, eppure nobile e condivisibile, ed è la visione stessa del suo autore, che nei suoi libri si è sempre contraddistinto da altri game designer, andando ben oltre il classico termine con il quale indichiamo il creatore di un videogioco.
Yoko Taro, nato a Nagoya, è un personaggio eclettico e particolare, e nei suoi videogiochi ha aggiunto parte integrante del suo carattere folle e imprevedibile. Con NieR: Automata posso dirvi che ha cercato di replicare cosa vede attraverso i suoi occhi, parlando in maniera diversa della connessione tra gli esseri viventi, e facendoti capire che non è solamente una caratteristica umana. L’approdo del suo capolavoro su Nintendo Switch, che ha riportato alla ribalta la serie NieR dopo il passo falso compiuto con NieR: Gestalt, è la prova di quanto questa filosofia lo contraddistingua da sempre.
Dapprima spinse perché il suo videogioco arrivasse anche su Xbox, e questo gli consentì di presentarsi a chi non lo ricordava affatto. Ma ora, a distanza di cinque anni dalla pubblicazione di NieR: Automata, il suo scopo è farsi conoscere anche ai possessori della console ibrida della Grande N. L’annuncio, avvenuto improvvisamente nei mesi passati, ha colto tutti alla sprovvista, attirando le attenzioni di tutti, sia in modo positivo che negativo. Se da una parte il pubblico era convinto che l’hardware non potesse reggere un gioco simile, dall’altra c’era chi non vedeva l’ora di giocare – o rigiocare – NieR: Automata per la prima volta in portabilità o tramite il proprio televisore, e magari tra le fila delle persone esaltate per una notizia del genere c’era chi non aveva mai sentito parlare. D’altronde, lo scopo di un porting è proprio questo: catturare l’attenzione di giocatori che, per un motivo o per l’altro, non dispongono di una determinata console ma vorrebbero giocare e basta senza spendere altri danari, e che attendono il momento giusto. E il momento giusto è arrivato.
NieR: Automata – The End of the YoRHa Edition, questo il nome completa della versione per Nintendo Switch, è un’opera che, senza troppi giri di parole, ha parlato al giocatore con semplicità, non lasciando nulla al caso, neppure le notizie più inifluenti. In tal senso, c’era da aspettarlo: Yoko Taro, costruendo il suo mondo, ha sempre fatto intendere quanto il potere dell’empatia sia qualcosa da considerare con maggiore attenzione, e che a volte la fine di un viaggio non solo la fine, bensì l’inizio di altre prospettive. Ma meglio procedere con ordine, dal principio.
C’era una volta l’umanità…
Tutto inizia con una guerra spietata e violenza che cancella ogni forma di vita, anche quella umana. Resta poco della nostra specie, e nel frattempo il progresso ha dato il suo prezioso contributo. Per chi non conoscesse NieR: Automata, deve sapere che stiamo parlando di un videogioco che punta tutto sulla narrazione e le sue vicende. Inizialmente il mondo di NieR: Automata mi è sembrato chiuso e privo di luce, perché pensavo che l’umanità estinta fosse in realtà una forma di ripartenza per ridare luce al mondo. Yoko Taro, tuttavia, aveva messo in conto ogni sensazione ed emozione, e questo barlume che sembrava man mano assopito si rafforzava grazie ai tre protagonisti di NieR: Automata.
Sto parlando di 2B, 9S e A2: ognuno ha un carattere diverso e un passato tormentato. Al netto di questo, tuttavia, la trama di NieR: Automata è sempre stata efficace grazie ai dialoghi e alle situazioni che avvenivano a schermo, e ogni protagonista ha sempre avuto la sua rilevanza. Il metodo di narrazione, per chi non conoscesse Yoko Taro, consiste nel proporre più visioni del racconto e altri modi per approcciarsi ad esso. Iniziamo con 2B, per poi ripercorrere una parte della storia con 9S e così via nelle seguenti, conoscendo meglio anche 9S, la protagonista più misteriosa, triste e contorta di NieR: Automata, in totale contrapposizione con la freddezza e la compostezza di 2B. Come accennavo prima, il mondo è irriconoscibile: l’umanità è scomparsa, esistono comunità di macchine, gli androidi abitano in una stazione spaziale ben rifornita e ci sono essere chiamati biomacchine, che replicano i comportamenti umani allo stesso modo dei robot.
Efficace e avvolgente, la narrazione ci fa esplorare queste tematiche, approfondendo al contempo le personalità dei vari protagonisti. Inizialmente muoviamo 2B, la mia protagonista preferita, che si distingue in combattimento per la sua impareggiabile abilità grazie a Patto Virtuoso, la sua katana, una lama capace di abbattere qualunque minaccia. Tornando tuttavia alla trama, possiamo assicurarvi che la storia di NieR: Automata è rimasta inalterata rispetto al passato. Non ci sono aggiunte di peso e forse sarebbero state gradite, magari qualche aggiunta di storia in più con una cutscene inedita e qualche mappa in più, per non farsi mancare nulla.
La produzione di Yoko Taro è stata capace di proporre, in generale, un’ottima prova di maturità, che era necessaria superare per ritornare a cercare di primeggiare con altri game designer sul tetto del mondo. Mentre scoprivo la trama principale, andando a fondo nel racconto, ho anche notato cose che mi erano sfuggite e di cui non avevo fatto caso nella mia prima run. NieR: Automata, a differenza di tante altre opere, ha un modo tutto suo per farsi capire, e spesso quando ci ripenso mi sembra di rivivere l’esperienza in un modo completamente unico nel suo genere. Non potendovi fare spoiler, anche se sono passati molti anni dalla pubblicazione, sappiate soltanto che il racconto non soffre cali di ritmo ed è sempre convincente. Non è mai esagerato, e non è noioso o ripetitivo, il che si traduce in maniera del tutto ovvia: che Yoko Taro è ben più pazzo di quanto ricordassi.
Puntando essenzialmente sul racconto, NieR: Automata rappresenta una concreta prova d’amore verso il genere e gli appassionati, oltre che per Yoko Taro stesso che, a differenza di tanti sviluppatori, non ne parla proprio perché non ama sbandierarle. Profonda e commovente, la storia di NieR: Automata parte nel silenzio per poi esplodere all’improvviso, e si fa conoscere in un modo unico nel suo genere attraverso i suoi convincenti protagonisti.
Il combat system rapido e divertente di NieR: Automata
Durante la mia riscoperta del videogioco di Yoko Taro in occasione della sua pubblicazione su Nintendo Switch, ho notato come il combat system sia invecchiato incredibilmente bene, esattamente come la narrazione e le scelte stilistiche del suo autore. Il punto nevralgico dell’esperienza rimangono i combattimenti, sorretti da battaglie divertenti e appaganti, capaci di esaltare e coinvolgere il giocatore in maniera positiva. Come tanti videogiochi di Yoko Taro, anche NieR: Automata vede i movimenti nei protagonisti soggetti ad alterazione della telecamera, che diventa fissa quando il videogioco si tramuta in un prodotto isometrico, oppure a scorrimento bidimensionale mentre si esplorano palazzi di gioco. Prendendo in esempio 2B, ma potrei citare anche 9S e A2, c’è la possibilità di equipaggiarla come si preferisce, magari con lance affilate o spade piccole e grandi, differenziando in questo modo un sistema di combattimento divertente.
Le fasi di lotta sono ancora oggi le mie preferite, perché sono dinamiche e divertenti, fluide a tal punto da non poterne fare a mano. In combattimento si attacca a distanza con il POD (uno strumento utilissimo), facendosi supportare da quest'ultimo anche faccia a faccia, magari con un attacco speciale capace di sgominare gli avversari. Durante le brevi pause, è possibile potenziare le armi al loro massimo e dilettarsi con l’acquisto di nuove aggiunte per il POD che, oltre a fornire assistenza e supporto, è in grado di confortare i protagonisti in maniera sentita. NieR: Automata, per quanto sia costruita magistralmente, non è mai stato poi tanto diversi da molti videogiochi d’azione con dinamiche da gioco di ruolo che mi è capitato di trovare lungo il mio cammino. La sua forza non risiede nel sistema di combattimento e neppure nelle missioni secondarie, che per quanto belle e utili per guadagnare del denaro e acquisire oggetti per i potenziamenti, sono di poco inferiori rispetto a quelle della campagna principale.
Non tutte lo sono, sia chiaro, perché di fetch quest memorabili ne ricordo parecchie, anche se non tutte sono come la storia che ho seguito in tante occasioni, specialmente in questa. In molti si sorprendevano in passato quando Hideo Kojima cambiava le carte in tavola, e Yoko Taro in egual misura riesce a farlo da tempo a modo suo, magari sorprendendo con una battuta, una scena o un momento da lacrime virili. L’esplorazione, che è alla base per rinforzarsi e salire di livello facilmente, è appagante perché permette di scoprire dei luoghi da sogno, anche se disabitati. Le aree del gioco sono rimaste invariate, e non è stato aggiunto o toccato nulla, proprio per consentire ai più esigenti un contesto capace di lasciare di stucco e meravigliare. Un obiettivo che è stato raggiunto a pieni voti, dimostrando quanto Yoko Taro adori essere meticoloso nelle sue produzioni videoludiche.
NieR: Automata alla prova su Nintendo Switch
La scelta dei comandi, che è importante per un videogioco del genere che sbarca su Nintendo Switch, è ben ponderata e implementata, offrendo ore di divertimento senza freni. Con i joycon risulta più appagante e non sembra affatto che si stia giocando su un Nintendo Switch, bensì su una console differente. L’opera, che ho vissuto nuovamente in questi ultimi giorni, mi ha permesso di capire più da vicino i compromessi scelti da Platinum Games e Yoko Taro per rendere l’esperienza di gioco il più godibile possibile ai possessori della console ibrida.
Il tipo di approccio perseguito è stato ottimo, e non mi vergogno a dirlo: è probabilmente il miglior porting presente su Nintendo Switch, e non è affatto una cosa di poco conto, considerando i tanti videogiochi che hanno subìto un trattamento simile. Nonostante alcune scelte grafiche, il videogioco di Yoko Taro è splendido in egual misura su Nintendo Switch, e ben si sposa con le sue due anime. I difetti si notano negli spazi aperti, con dei problemi di caricamento delle texture che risultano inevitabili per un hardware simile. Pur non garantendo i sessanta fotogrammi tanto agognati ma solamente i 30fps granitici, c’è da dire che è stato svolto un lavoro magistrale, e ne sono rimasto di conseguenza coinvolto positivamente. Giocare a NieR: Automata in portabilità non ha prezzo, e, ora che è sbarcato anche sulla console della Grande N, nessuno avrà più scuse per non provarlo almeno una volta.
Voto Recensione di NieR: Automata - Nintendo Switch
Voto Finale
Il Verdetto di Tom's Hardware
Pro
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Una storia avvolgente e coinvolgente, che riesce anche su Nintendo Switch a brillare di originalità e intensità
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Ore e ore di divertimento a non finire
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Combat System incredibilmente soddisfacente
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Alcune scelte di level design sono ancora oggi imbattibili
Contro
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Qualche compromesso tecnico dovuto all'hardware
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Qualche aggiunta in più non avrebbe guastato
Commento
NieR: Automata - The End of YoRHa Edition giunge su Nintendo Switch in forma smagliante, proponendo una storia unica nel suo genere, con personaggi caratterizzati e scritti magistralmente. Il capolavoro di Yoko Taro rimane inalterato e intoccabile, ed è uno dei punti più alti del panorama videoludico. Mancano delle aggiunte che avrebbero sicuramente offerto al giocatore alternative nel quadro di insieme per capire in maniera ancora più approfondita la storia di NieR; Automata. Qualche cutscene e degli oggetti in più non avrebbero guastato, ma il prezzo finale, fissato a 39,99 euro, fa perdonare tutto.