NBA 2K19 Recensione, l'onnipotenza logora chi non ce l'ha
NBA 2K19 è l'ultima istanza della fortunata serie di Visual Concepts, un titolo dedicato agli appassionati del mondo del basket a stelle e strisce, ma non solo!
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a cura di Francesco Dellagiacoma
In sintesi
NBA 2K19 è l'ultima istanza della fortunata serie di Visual Concepts, un titolo dedicato agli appassionati del mondo del basket a stelle e strisce, ma non solo!
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Pro
- Gameplay profondo e migliorato rispetto al passato; Tecnicamente quasi perfetto; Ottima colonna sonora; Tante modalità tra le quali scegliere; Modalità carriera con una narrativa migliorata; Tutte le licenze NBA.
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Contro
- Un bug potrebbe cancellare i progressi in alcune modalità; Problemi nella ricerca dei match online; Microtransazioni troppo presenti; Alcuni difetti storici che ancora non sono stati sistemati; Niente sistemi anti-cheat; La modalità "di punta" è anche la più discutibile; Occasionali, ma fastidiosi, problemi con il comparto online.
Il verdetto di Tom's Hardware
Migliorato sotto moltissimi punti di vista, l'NBA 2K di quest'anno continua a trascinarsi dietro alcuni problemi storici della serie, tra i quali c'è da segnalare sicuramente l'assenza di un anti-cheat per il comparto online, che presenta altri fastidiosi difetti di design, e la presenza piuttosto invasiva delle microtransazioni. Un gameplay decisamente migliorato, un comparto tecnico assolutamente all'altezza e moltissimi miglioramenti, non riescono a far fare il salto di qualità della quale la saga di Visual Concepts avrebbe sicuramente bisogno. Un ottimo gioco per coloro che amano il single-player o le partite casual tra amici, ma che metterà paradossalmente in difficoltà i più competitivi, o semplicemente coloro che non amano questo tipo di impostazione nell'economia di gioco.
L'NBA nell'anno del ritiro di Ginobili, l'NBA dove Dirk è al passaggio di testimone (e questi due eventi assieme, dovrebbero farvi scendere almeno un paio di lacrime se amate questo sport), l'NBA dove LeBron James è appena passato ai Looney Tunes, Wade si appresta all'ultimo malinconico ballo e gli Warriors cominciano ad allenarsi in ritardo perché durante l'estate la loro astronave ha finito la benzina mentre rientravano dallo spazio.
NBA 2K19 è uno degli appuntamenti fissi per gli appassionati della palla a spicchi, titolo che permette di vivere l'emozione del parquet facendoci sentire in mezzo al campo, e che tra alti e bassi è sempre rimasto una delle costanti nel genere. Dopo un 2018 che non ci ha fatto impazzire per la direzione presa, abbiamo sperato in un'inversione di rotta da parte di 2K, che ha però fatto parlare di sé nelle ultime settimane, proprio per il non voler far marcia indietro sui VC (moneta virtuale del titolo) e sulle microtransazioni, elemento che sembra aver acquistato ancora maggior portata in questo nuovo capitolo.
Partiamo però, come fanno spesso gli europei, dai fondamentali: gameplay, aspetti tecnici e modalità principali. Il primo è sempre stato una garanzia di sicurezza, e in questo senso il titolo di Visual Concepts potrebbe essere semplicemente chiamato NBA 2K18.5, un aggiornamento con alcune rifiniture (in particolare nella metà difensiva del campo) che si lascia giocare con molto piacere.
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L'IA aiuta non poco il giocatore, facendo perfettamente intuire schemi offensivi e difensivi sul campo. Sa all'inizio vi ritroverete spaesati dalla quantità di cose che potete fare, passo dopo passo (e batosta dopo batosta) riuscirete a migliorare il vostro gioco. La progressione è significativa, e lascia un senso di soddisfazione incredibile, a patto che vi armiate di pazienza imparando bene come giocare.
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A livello tecnico NBA 2K19 è un deciso passo avanti rispetto al 2018, restano ovviamente tutte le licenze e la quantità di dettagli che rendono la serie una perfetta copia della vera National Basketball Association, e ad esse si aggiungono animazioni migliorate, una grafica di ottima qualità che però non incide sulle buone performance del titolo. Il commento risulta sempre puntuale nel descrivere l'azione (anche se dopo un po' risulta comunque ripetitivo), e giocando la modalità MyCareer sperimenteremo anche la chicca di sentirlo in lingua cinese, il motivo? Quest'anno la nostra storia comincia in oriente.
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La modalità carriera è una di quelle sulle quali il team punta maggiormente, sia in termini narrativi che - purtroppo - con le microtransazioni. Avremo la facoltà di creare il nostro giocatore, scegliendone l'aspetto (con un editor molto migliorato rispetto al 2018) e caratteristiche principali e secondarie, in modo da realizzare il nostro perfetto alter-ego digitale. L'edizione del 2018 era stata criticata in maniera aspra sul lato narrativo, che effettivamente non era tra i punti forti, ma che fortunatamente è stato rinforzato quest'anno.
Dopo la sfortuna di non essere stati scelti al draft, ci imbarcheremo per la Cina, una scelta doppiamente vincente che permette a 2K di strizzare l'occhio al suo mercato, e darci una storia tutto sommato interessante. Tra mille tribolazioni il nostro giocatore dovrà ovviamente riuscire a coronare il suo sogno di giocare nell'NBA. La modalità in questo senso è divisa infatti in un "prologo" che funge da preludio alla vera carriera, e che può essere (non proprio) agilmente accelerato, lasciando che sia il gioco stesso a calcolare i risultati delle partite, e saltando i filmati d'intermezzo.
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Volendo essere realisti, è veramente molto improbabile che un giocatore che arrivi in NBA non sia in grado di mettere un libero a pagarlo, e abbia la reattività pari a quella di un ottantenne, il tutto - soprattutto se ci cimentiamo anche online - rende questa modalità piuttosto frustrante, e se non siete esperti della serie o molto rapidi ad imparare i comandi (che come abbiamo detto sono tutt'altro che semplici) potreste rapidamente perdere interesse.
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La modalità squadra, sulla carta molto interessante grazie alla possibilità di costruire il team dei propri sogni, è purtroppo affossata dalla presenza invasiva delle microtransazioni, e sulla sua economia fortemente indirizzata verso questa meccanica. MyGM resta la vera stella della serie di NBA 2K, dove proprio nei panni del General Manager di un team potremo decidere vita, morte e miracoli della squadra, senza incappare nel problema degli acquisti in-game.
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Lasciando da parte il problema degli acquisti in-game, ci siamo ritrovati a dover attendere decine di minuti per un match online, per poi vederci esclusi dopo poco tempo perché non abbastanza "in forma" durante il gioco. La modalità carriera, sicuramente migliorata, presenta un preludio estremamente lungo, che può essere solo in parte evitato (dovrete comunque navigare nei menù e saltare manualmene partite e filmati) rischiando anche di incappare in un bug che potrebbe cancellare i vostri progressi, cosa che mi è capitata dopo alcune ore di gioco.
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Se siete fan del single-player, e volete un titolo che simuli il mondo del basket americano alla perfezione, allora NBA 2K19 è il gioco che fa per voi. Perfetto per sfide con amici, lunghe sessioni alla guida della propria squadra, o brevi partitelle per puro divertimento, ma stancante e frustrante se volete godervi anche tutto il comparto online, decisamente sbilanciato e afflitto da qualche problema di troppo. NBA 2K potrebbe, con pochissimo sforzo, risultare un titolo da dieci su dieci, ma questo non è ancora l'anno vincente.
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