Dopo ben otto anni di sviluppo, completamente immerso in una specie di fog of war mediatica, TaleWorlds ha rilasciato la versione Early Access di Mount & Blade II: Bannerlord. Una notizia, per quanto mi riguarda, epocale, soprattutto dopo aver investito così tante ore in Warband.
Premetto che la tentazione di sbilanciarsi in sede di anteprima è piuttosto forte: il titolo infatti appare granitico nella proposta di gameplay e features chiave, tanto che per ora il costante lavoro di sviluppo del team è completamente concentrato nell’eliminazione dei tantissimi (come da tradizione) bug. Una piccola doccia fredda per chi si aspettava un passo in avanti evolutivo rispetto al solco pseudo ruolistico tracciato da Warband, che al contrario è ancora ben presente in quasi tutti gli elementi cardine del singleplayer.
La saga, giova spiegarlo per i neofiti, si prefigge lo scopo di simulare la vita di un soldato di ventura in un mondo medievale, permettendo al fruitore di scalare tutti i vertici sociali, finanche arrivando a fondare un proprio regno. In tal senso Warband (e le numerosissime mod degli utenti) offriva una miscellanea di features che andavano dalla gestione del proprio castello fino alle macro decisioni, una volta creata una nazione ex-novo.
Bannerlord, lo Scintillante
Bannerlord inizia con ottime premesse: una creazione del personaggio completa e dettagliata, un sistema di skill e perks indubbiamente più moderno e comprensibile, una user experience finalmente degna del ventunesimo secolo. Non appena si muovono i primi passi all’interno del mondo di gioco, frazionato nei classici regni ed imperi, si percepisce però un passo indietro, un ritorno alle origini fin troppo riconoscibile. Il sistema di quest, certo migliorato per quel che concerne l’interfaccia, è identico al predecessore, addirittura sospetto che siano stati utilizzati gli stessi testi. La cosa più bislacca è che si tratta di una features evidentemente bistrattata, ma inserita nel gioco con una protervia che non può non infastidire.
Qual è lo scopo di trasportare greggi, trovare orfanelli e contrabbandare merci, senza una struttura di relazioni forte o senza la condivisione di un’esperienza narrativa più coinvolgente? Inoltre l’arruolamento dei soldati è stato vincolato al rapporto con i PNG più importanti dei villaggi e dei centri cittadini, rendendo l’adempimento delle quest quasi obbligatorio, soprattutto se in fase di recruiting. Il prodotto presenta inoltre alcuni miglioramenti per quel che concerne la gestione dei propri feudi, delle città e della diplomazia, pur non potendosi segnalare novità davvero rilevanti se non una fruibilità nettamente migliorata (interfaccia, dati, tutorial e via discorrendo).
In cosa consiste, allora, l’evoluzione di Bannerlord? Principalmente si tratta di un vero e proprio restyling, grazie ad una veste grafica moderna e piacevole, una user experience finalmente degna di questo nome e, in generale, di un feedback molto meno ostico rispetto al passato. Il gioco purtroppo è ancora pieno di stravaganti bug, come testi che scompaiono, personaggi introvabili, textures che sbarellano e tutta la sequela dei simpaticissimi problemi divenuti “marchio di fabbrica” di TaleWorlds, una software house tanto talentuosa quanto pasticciona. Il lavoro di aggiornamento è praticamente quotidiano, inoltre il videogioco è pur sempre in Early Access, per cui si può tranquillamente soprassedere.
Particolare attenzione al multiplayer
In linea con la moda del momento, Bannerlord offre un’esperienza multiplayer molto più completa e sfaccettata dei predecessori, attraverso modalità ranked, punteggi dei più disparati, un buon grado di personalizzazione e un grande numero di tipologie di gioco, nonché di giocatori in tempo reale, a dimostrazione del grandissimo successo del titolo sin dal momento del lancio di qualche settimana fa. Impressionanti le mappe assedio, dove due squadre da 60 giocatori l’una si scontrano in battaglie sanguinolente, dal grandissimo impatto visivo.
Come sempre la community la farà da padrona, regalando esperienze altalenanti a seconda della partita: mi sono capitati sia scontri campali, all’insegna della tattica e della rievocazione cavalleresca, sia terribili combattimenti tra utenti ben poco partecipativi ed educati. Anche qui la rosa non è senza spine: se visivamente l’online di Bannerlord è la cosa più vicina ad un simulatore, il combat system non ha praticamente mosso un passo rispetto alle versioni di otto anni fa. Certo, continua a divertire moltissimo uccidere a badilate i propri avversari, puntando tutto sui propri riflessi da tunnel carpale, ma ci si poteva aspettare qualche nuova soluzione, almeno per quel che concerne la parata e la fluidità dei movimenti.
Solito, affidabile, Mount&Blade
In conclusione, questo Mount & Blade II: Bannerlord si presenta come un giocattolo finalmente luccicante e glitterato, un desiderio espresso dalla community dai tempi di With Fire & Sword. Il lavoro tecnico di TaleWorlds è indubbio e gli perdono (come credo faranno tutti gli altri utenti) i loro caratteristici bug e problemini di sorta, che in questi giorni sembrano comunque impegnarli con aggiornamenti fitti e costanti. A questi elementi positivi non posso non segnalare quello negativo del non aver voluto fare passi avanti sostanziali per quanto concerne l’esperienza single player.
Non mi si fraintenda: la campagna ad oggi è visivamente maestosa e finalmente conscia del termine “user experience”, ma è anche una migliore riproposizione di qualcosa di già visto e digerito, senza la minima intenzione di evolvere seguendo il percorso tracciato precedentemente. Sicuramente il maggior sforzo è stato riposto nel multiplayer, ammodernato alla moda plissettata di oggi, ma pur sempre rimasto al combat di quasi un decennio fa. Il titolo comunque è ancora un Early Access, è denso e godibilissimo e può essere acquistato fin da ora (con l’unico freno del prezzo non proprio basso) da appassionati e non, perché rappresenta indubbiamente il miglior “medieval GDR sim” sul mercato.
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