Più passano gli anni, più le simulazioni sportive si fanno complesse e si arricchiscono di elementi per ricreare nel modo più fedele possibile le sensazioni che si hanno a stare su un campo da gioco. MLB The Show 23 non vuole essere da meno e per questa edizione sono state apportate alcune migliorie da San Diego Studio. In un gioco con tante variabili e sistemi che interagiscono, il modo migliore è farlo attraverso piccoli incrementi che restituiscono un feeling migliore anche se l’impatto potrebbe non essere così marcato.
Una simulazione sportiva è un insieme di numeri ed emozioni: in parte studio delle statistiche, lettura dei valori accanto alle abilità di un giocatore e analisi della performance inning dopo inning, in parte trepidazione per l’inizio del match, soddisfazione per un cambio di velocità che sorprende il battitore con uno strikeout, tensione per la battuta che potrebbe regalare il punto della vittoria agli extra innings. In MLB The Show 23 ho trovato tutto questo.
La telecamera che indugia sul pubblico nel pre-partita e sui giocatori che stanno scendendo sul diamante di gioco. Il battitore che esegue i suoi riti mentre mi posiziono sul monte di lancio rimangono momenti che aiutano a calarsi meglio nel contesto di gioco, soprattutto quando una partita può durare molto. Se da un punto di vista estetico i modelli poligonali non offrono un salto in avanti rispetto all’edizione precedente, l’audio è il comparto che più mi ha sorpreso e regalato una maggiore immersione.
È una bella sensazione sentire in modo così vivido il suono della palla che impatta sul guantone del ricevitore o percepire fin da subito, grazie a una combinazione di feedback aptico e suono breve e intenso, quando la palla viene colpita alla perfezione, mentre il suono si smorza quasi completamente per una palla in foul.
Cosa cambia in MLB The Show 23?
Piccole modifiche che, come anticipavo in apertura, potrebbero per molti non fare tutta questa differenza. È un aspetto che ritroviamo anche nel gameplay. Prima di tutto il battitore designato è stato incorporato nel sistema di gioco in modo universale, mentre gli sforzi maggiori quest’anno sono stati riversati nel rendere il gioco in difesa meno automatizzato e un po’ più ricompensante per chi riesce a chiudere un doppio (o triplo!) gioco. Nuove animazioni accompagnano le modifiche per rendere tutto più credibile.
L’indicatore di lancio è stato modificato per tenere in considerazione anche la posizione e la difficoltà del tiro di rimessa in gioco, con la parte verde che non è più statica ma cambia a seconda della situazione. Anche le statistiche dei giocatori hanno un peso nella capacità di reazione. Ad esempio se il lancio in prima base non è eseguito al meglio, la capacità di prendere la palla correttamente dipenderà anche dalle caratteristiche del giocatore in 1B. Un giocatore con un alto punteggio di fielding può essere ancora efficiente nell’eliminare il giocatore avversario nonostante il lancio maldestro.
A monte si segnalano modifiche anche all’interfaccia per una migliore lettura delle informazioni chiave durante il match, in particolare durante la battuta è piuttosto semplice avere sempre un occhio al PCI e al tempismo dello swing. Va comunque considerato che ogni affinamento che il gioco riceve avviene su una base già ottima e su un livello di personalizzazione dell’esperienza di gioco tra i più vasti nel panorama. MLB The Show 23 si conferma quindi un gioco adatto a neofiti e giocatori più esperti grazie anche alle impostazioni personalizzate di controllo, la difficoltà dinamica e la possibilità di allenarsi su aspetti specifici del gioco.
La vera novità vincente di MLB The Show 23 è però per me l’introduzione della modalità Storylines. Mentre Road to the Show non fa passi avanti e rimane sostanzialmente invariato e orfano di una vera storia da vivere, MLB the Show 23 ha trovato un ottimo modo per raccontare le storie di 8 grandi giocatori di baseball delle Negro League. Tra le avversità di un periodo storico dove la segregazione razziale e le disparità socio-economiche erano predominanti, vengono narrati i traguardi sportivi e l’influenza che questi pionieri hanno avuto sul gioco e le generazioni successive.
Realizzata in collaborazione con il Negro Leagues Baseball Museum, il suo elemento vincente sta proprio nell’essere sia gioco che contenuto educativo esplicitato attraverso brevi filmati da visionare realizzati in parte con illustrazioni animate e in parte con video e foto di repertorio. La narrazione è a opera proprio di Bob Kendrick, presidente del museo, la cui ammirabile passione con cui racconta le gesta dei giocatori è contagiosa e riesce a farti appassionare a ciò che stai guardando. Le parti giocabili rimettono in scena quanto appena appreso, riuscendo nel delicato intento non solo di farti apprezzare una storia ma di fartela vivere in prima persona attraverso una serie di sfide e ricreando l’atmosfera di quei tempi con divise e stadi d’epoca.
Un formato che convince per brevità, interattività e che diventa una celebrazione intelligente di uomini e sport che ha il grande pregio di riuscire a trasportare davvero una modalità storia in un videogioco sportivo senza cadere in luoghi comuni o fare affidamento su imbarazzanti missioni che ti spingono a cedere alle microtransazioni come in NBA 2K. Se gli incentivi a giocare la "The Negro Leagues" per i suoi valori non fossero sufficienti, c’è sempre una lauta ricompensa per Diamond Dynasty ad attendervi al completamento degli 8 episodi.
Parlando di Diamond Dynasty, dopo l’aggiornamento della scorsa edizione, ne arriva uno nuovo per mantenere il gioco più dinamico con alcune interessanti aggiunte di cui purtroppo non possiamo ancora prevedere gli sviluppi futuri ma che sulla carta sono in controtendenza con la dinamica di corsa all’incremento di potere forsennato e più vicine alle dinamiche del collezionismo su cui un gioco di carte si basa. Apprezzabile anche l’inserimento a tempo limitato della World Baseball Classic all’interno di Diamond Dynasty che permette di ottenere giocatori, divise e altri oggetti a tema con le squadre nazionali tra cui ovviamente anche l’Italia.
Ora le migliori carte non partono da una base di 90 e migliorano mese dopo mese, ma sono fin da subito ottenibili con un grado massimo anche di 99, inoltre il formato di gioco è stato strutturato intorno a stagioni di circa 6-8 settimane che richiedono di costruire una squadra tenendo conto di specifiche richieste. Nuove per la creazione di un team sono anche le carte Capitano, che conferiscono dei boost alla squadra a seconda di quanti giocatori con un determinato requisito sono presenti in squadra. Il modo di approcciare il gioco cambia sufficientemente da renderlo più avvincente e meno ripetitivo.
Come ogni anno il gioco offre un numero incredibile di attività e modalità a cui potersi dedicare, sia offline che online, tra cui anche una leggera rivisitazione di Franchise con i cambiamenti al modo in cui si svolge il draft e l’espansione della modalità cooperativa con le ranked da 2 a 3 giocatori. MLB The Show 23 accoglie un pubblico molto eterogeneo e San Diego Studio ha confermato il suo impegno nel cercare di ampliare, anche con piccoli aggiustamenti, qualcosa che già funzionava alla grande.