Metro Redux versione Switch | Recensione
Metro Redux arriva, a sei anni di distanza, su Nintendo Switch con una conversione che si rivela solida e convincente e... eccessivamente costosa.
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a cura di Andrea Maiellano
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In sintesi
Metro Redux arriva, a sei anni di distanza, su Nintendo Switch con una conversione che si rivela solida e convincente e... eccessivamente costosa.
The Witcher 3, per Nintendo Switch, ha fatto, fa e farà, parlare ancora di se per quanto riguarda le possibilità di convertire titoli Tripla A dell’attuale generazione sulla console ibrida Kyotese. Wolfenstein 2, Doom, Skyrim e Alien Isolation, hanno mostrato, anche loro, che con le giuste competenze, e dedizione, sia possibile offrire delle conversioni solide e convincenti che riescano a competere con le controparti casalinghe giocando la carta della portabilità per sopperire a comparti tecnici meno “spaccamascella”. A proseguire questa ondata di ottime versioni portatili arriva ora Metro Redux che, our scendendo a patti con la scheda tecnica di Nintendo Switch, si presenta in una veste portatile stupefacente che, con buona pace dei detrattori dell’ibrida di Kyoto, riesce a mostrare ancora una volta che i porting di bassa qualità, non derivano dai limiti dell’hardware ma dalla pigrizia dei team di sviluppo.
Bentornati a Mosca
Metro Redux è una compilation di giochi che non ha bisogno di grandi presentazioni. Al suo interno racchiude, infatti, i primi due capitoli della trilogia di produzioni dedicate alle omonime opere letterarie, di stampo post-apocalittico, scritte da Dmitrij Gluchowsky. La storia, per chi non ne avesse mai sentito parlare prima d’ora, tratta del giovane Artyom che, rimasto orfano della madre in tenera età, si ritrova a crescere in una Mosca vittima dei risultati di un conflitto nucleare che ha coinvolto l’intero pianeta. Divenuto parte della resistenza si troverà a vivere, assieme agli ultimi abitanti rimasti in vita, nelle tetre gallerie che un tempo ospitavano la metropolitana, ora divenuti l’ultimo baluardo sicuro per evitare l’esposizione alle radiazioni presenti sulla superficie terrestre. Questo incipit arcinoto, però, farà da apripista a una serie di eventi che coinvolgeranno Ayrtom che, partendo dalla semplice missione di trovare altri superstiti, si troverà invischiato in un viaggio disperato che lo vedrà cercare di sopravvivere alle mostruose mutazioni che popolano la superficie, nonché ai temibili Tetri: umanoidi dagli incommensurabili poteri psichici.
In questo turbinio di mutazioni genetiche, sopravvissuti disperati e intrecci narrativi che terranno impegnata la mente del giocatore per cercare di comprenderne tutti gli sviluppi, si sviluppano due avventure in prima persona fra le più solide, e convincenti, della scorsa decade. Metro 2033, originariamente, era un survival horror nudo e crudo, con un incipit elevato sul fattore sopravvivenza e un gameplay ricco di trovate interessanti, per l’epoca in cui fu rilasciato, che andavano ad affiancarsi alle meccaniche, arcinote, degli fps.
Metro Last Light, invece, rendeva meno impattanti nell’universo di gioco le meccaniche survival del primo capitolo della serie, per dare maggior spazio all’azione, e allo shooting, orientandosi maggiormente sul versante degli fps più classici. Per quanto entrambe le esperienze, della durata di una decina di ore cadauna, divennero rapidamente dei “cult” del genere fps, fu solo nel 2014 che le differenze fra le due tipologie di esperienza offerte dai titoli, si assottigliarono. Metro Redux, infatti, non si limitava solamente a “pacchettizzare” in un solo supporto fisico i primi due giochi della serie m mostrò, in maniera sorprendente, quanto il level design di ambo le produzioni fosse congegnato in maniera sopraffina.
Metro Redux, ma non troppo.
Nel 2014, la compilation Metro Redux, fu rilasciata per la prima volta sul mercato, permettendo di rivivere le prime due opere realizzate da Deep Silver in una forma riveduta e corretta sia per quanto riguardava il comparto tecnico, che per quanto concerneva le meccaniche di gioco delle due opere. Addentrandoci nel merito di quest’ultimo aspetto, Metro Redux, offre due differenti modalità di gioco che permettono al giocatore di vivere ambo le esperienze in maniera completamente differente. “Sopravvivenza” e “Spartano”, come indicato già dai nomi scelti per differenziare le due modalità di gioco, orientano l’intera esperienza di gioco verso il più brutale dei Survival Horror o in una direzione maggiormente orientata all’azione pura. Se per un titolo come Metro 2033, con un gameplay originariamente votato alla sopravvivenza, la possibilità di poter sparare maggiormente può apparire come “una naturale semplificazione della difficoltà originale”, vedere come il level design, e le situazioni più frenetiche, offerte da Metro Last Light riescano a trovarsi a proprio agio con delle meccaniche di gioco maggiormente riflessive e ponderate, mostra l’ottimo lavoro realizzato dai ragazzi di Deep Silver nella realizzazione dello scheletro di gioco di entrambe le produzioni.
Per quanto riguarda il comparto tecnico, invece, Metro Redux originariamente offriva una serie di migliorie generali all’impianto di illuminazione del primo titolo, oltre che a un implemento della risoluzione, un significativo aumento degli fps (per la versione uscita su console casalinghe) e una serie di abbellimenti grafici che, ovviamente, non ci si poteva aspettare venissero convertiti 1:1 su questa versione per Nintendo Switch. Dobbiamo dire che, però, gli sviluppatori si sono mossi in una direzione ben precisa, scegliendo di non utilizzare i titoli originali usciti durante la precedente generazione videoludica, come spesso accade quando si convertono titoli meno recenti per l’ibrida Kyotese, ma di andare a effettuare un’opera di ottimizzazione sulla compilation uscita nel 2014 e ottenendo un risultato davvero sorprendente. Non ci si deve aspettare, così come fu per altri celebri fps arrivati sul piccolo schermo di Nintendo Switch, chissà quale prodigio tecnico ma, a fronte di una qualità generale paragonabile a quella di un PC che fa girare Metro Redux a dettagli medi, i due titoli si sono rivelati convincenti graficamente e accompagnati dal solito “effetto wow” già provato quando DOOM, o Skyrim, fecero capolino sul piccolo schermo della console portatile.
Metro... in metropolitana
Metro Redux su Nintendo Switch, infatti, si presenta con una risoluzione che spazia dai 1080p, in modalità “Docked”, ai 720p quando si vuole fruire dei due titoli in mobilità. Il frame rate, invece, rimane stabile sui 30fps, ben lontano dai 60 garantiti dalle precedenti versioni per console casalinghe ma in grado, comunque, di garantire un’esperienza fluida piacevole. Il prezzo da pagare per raggiungere questi risultati è, come accennato poc’anzi, una scarsità di dettagli evidente, rispetto alle edizioni uscite per PlayStation 4, Xbox One e PC, e un ridimensionamento generale degli effetti di illuminazione e fumo che furono implementati, proprio con Metro Redux, nelle rimasterizzazioni dei due titoli uscite nel 2014. Quello che, invece, non ci ha convinto particolarmente è la fruizione dei due giochi attraverso i Joy-Con di Nintendo Switch. Purtroppo stiamo parlando di un problema che potrebbe risultare soggettivo e che dipende solo, ed esclusivamente, dalla progettazione dell’hardware della console ma la scarsa escursione dei due joystick, le dimensioni ridotte dei pulsanti e l’ergonomia generale della console continua a non sembrarci la migliore delle configurazioni per esperienze videoludiche di questo genere.
Ovviamente l’utilizzo di un Pro Controller, e la possibilità di usare i sensori di movimento, cambiano totalmente la situazione ma, considerando che queste soluzioni potrebbero viaggiare di pari passo con l’utilizzo di Nintendo Switch collegata a un monitor esterno, l’acquisto di questa edizione di Metro Redux lo consiglieremmo solo a chi non avesse a disposizione nessun’altra console su cui poterlo giocare. Proprio in merito a quest’ultimo fattore non possiamo che storcere il naso, nuovamente, di fronte alla scelta di proporre due titoli, usciti rispettivamente nel 2010 e nel 2013, a un prezzo superiore a quello a cui viene venduto il più recente Metro Exodus (uscito lo scorso Febbraio sulle piattaforme di attuale generazione). Per quanto possiamo comprendere un costo di produzione maggiore derivato dall’utilizzo delle cartucce proprietarie di Nintendo, continuiamo a non capire la scelta di applicare quella che, in gergo comune, è stata ribattezzata “Switch Tax”, andando a “overprezzare”, sia nel formato fisico che digitale, produzioni che, se vendute a un prezzo maggiormente competitivo, potrebbero tranquillamente diventare dei “must have” per qualsiasi possessore della console Nintendo, evitando di rimanere confinate nel limbo dei titoli da possedere solamente se si fa parte di quell’utenza che ha scelto di possedere solamente una Nintendo Switch.
Voto Recensione di Metro Redux - Nintendo Switch
Voto Finale
Il Verdetto di Tom's Hardware
Pro
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- Due titoli single player di incredibile spessore.
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- I differenti stili di gioco, raddoppiano la longevità.
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- Tanti contenuti addizionali.
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- Gameplay stratificato e divertente.
Contro
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- In alcune situazioni i compromessi grafici sono evidenti.
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- Rapporto qualità prezzo insufficiente.
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- I Joy-Con continuano a non rivelarsi la migliore periferica per fruire del genere FPS.
Commento
Il valore qualitativo di Metro Redux è rimasto invariato dal 2014 a oggi, continuando a offrire due delle migliori esperienze single player rilasciate nell’ultima decade. La versione per Nintendo Switch, per quanto si mostri convincente tecnicamente, “paga lo scotto” di un prezzo di vendita poco competitivo, che la rende meno appetibile, e dannatamente difficile da consigliare, a chiunque abbia già giocato i due capolavori realizzati da Deep Silver negli anni precedenti. Il valore aggiunto della portabilità offerta dalla console ibrida, inoltre, si va a perdere a causa dei Joy-Con e della loro “scarsa attitudine” nei confronti degli fps. Al netto di queste considerazioni, però, Metro Redux per Nintendo Switch rimane, indubbiamente, una conversione solida, convincente e soprendente dal punto di vista tecnico e che, chiunque non abbia mai avuto modo di provare i primi due capitoli della saga ispirata alle opere di Dmitrij Gluchowsky, dovrebbe assolutamente inserire nella propria collezione.