«Erano tutti morti. L'ultimo colpo fu come il punto esclamativo a chiusura di quello che era successo. Allentai la presa sul grilletto. Era tutto finito.»
È con questa frase che si apre uno dei capolavori più importanti dell’intera storia dei videogiochi: quel Max Payne uscito ormai vent’anni fa in Europa proprio nella giornata di oggi, e che nonostante sia passato molto tempo riesce ancora a colpire ed emozionare ogni singola volta. Un titolo intramontabile con cui Sam Lake e il team di Remedy Entertainment hanno davvero portato qualcosa di nuovo, rivoluzionando il mondo dei videogiochi con un prodotto entrato di diritto nell’olimpo dei grandi videogiochi degli anni Duemila.
Ciò che vogliamo fare oggi è celebrare, rievocando storie e retroscena legate al titolo, i vent’anni di Max Payne: un’opera la cui influenza è evidente ancora oggi, e che è stata davvero in grado di alzare l’asticella andando dove molti altri non si erano ancora spinti. Mettetevi comodi e iniziamo facendo un salto indietro di un paio di decenni, o anche qualche anno in più…
Max Payne: redenzione e resurrezione
Siamo alla fine del 1996, annata fondamentale per la storia dei videogiochi con alcune uscite davvero molto importanti: Crash Bandicoot, Tomb Raider, Super Mario 64 e tanti, tantissimi altri capolavori. In uno scenario del genere troviamo anche Remedy Entertainment, azienda finlandese nata l’anno prima e che aveva rilasciato da poco il suo primo progetto: Death Rally, titolo che passò un po’ in sordina ma che è ricordato ancora oggi con affetto da una discreta nicchia di appassionati.
Lo studio sentiva però di poter e dover puntare più in alto, anche alla luce di quanto il mondo dei videogiochi stava cambiando in maniera rapida e imponente. L’obiettivo? Creare qualcosa di davvero straordinario, ispirandosi inizialmente al successo che era stato Tomb Raider ma “evitando l’orribile telecamera di quel gioco”. Parole di Scott Miller, fondatore di 3D Realms che decise di appoggiare Remedy in un progetto tanto ambizioso quanto ricco di potenziale. La penna di Sam Lake fece il resto, dando vita a una sceneggiatura cruda e capace di scavare nel profondo della psiche umana con un realismo davvero impressionante.
Non mancarono limiti in termini di budget: Remedy Entertainment non era propriamente un colosso del settore, e lo sviluppo incontrò diversi rallentamenti e la necessità di ripensare alcuni aspetti del gioco. Un esempio? Realizzare i filmati di intermezzo avrebbe richiesto tempo e risorse che lo studio non si poteva permettere, ed ecco allora realizzate delle cutscene ad hoc… Sotto forma di fumetto: e chi l’avrebbe mai detto che sarebbe diventata uno dei caratteri più riconoscibili della serie? Senza dimenticare che il volto del protagonista fu modellato a immagine e somiglianza proprio di Sam Lake, con quella smorfia dipinta sul viso divenuta anch’essa iconica e senza tempo.
Sviluppato utilizzando un motore di gioco proprietario, denominato MaxFX, il gioco fu presentato all’E3 1998 con un trailer che preannunciava l’arrivo di qualcosa di davvero, davvero imponente nell’industria del videogioco. Max Payne era infatti più di un semplice sparatutto in terza persona: l’obiettivo era di alzare ulteriormente l’asticella soprattutto dal punto di vista della narrazione, senza però rinunciare a un’esperienza di gioco completa ed esaltante.
Il 27 luglio 2001 Max Payne uscì in tutta Europa su PC, seguito qualche mese dopo dalle versioni console e addirittura, nel 2003, da un’edizione per Game Boy Advance sviluppata da Mobius Entertainment. Nel mese di debutto riuscì a vendere ben 82.000 copie, superando entro fine anno le 300.000 unità nei soli Stati Uniti, con un successo confermato dalle recensioni pubblicate dalla stampa specializzata.
https://www.youtube.com/watch?v=6dYK5vbaJL0L’opera di Remedy fu infatti riconosciuta sin da subito come un capolavoro assoluto, capace di trasmettere con forti tinte noir qualcosa che in pochi videogiochi erano riusciti a comunicare prima di allora. Il senso di alienazione del protagonista, raccontato con un sapiente uso sia della narrazione che di diverse dinamiche legate al gameplay, rende la caratterizzazione del tutto ancora più unica nel suo genere: il titolo venne inserito in diverse classifiche e premiato a più riprese come uno dei migliori giochi dell’anno, a testimonianza del grandissimo lavoro svolto da Sam Lake e soci. Il mondo, insomma, aveva appena conosciuto uno dei più grandi anti-eroi della storia di questo medium.
Max Payne… E ora?
Max Payne fu, insomma, una delle sorprese più belle del 2001: un’annata ricca di capolavori - da Devil May Cry a Metal Gear Solid 2, passando per Diablo II e GTA III - nella quale Remedy riuscì comunque a dire la propria, affermandosi in breve tempo come una delle realtà più interessanti del settore. Un successo che spinse Take-Two Interactive a rilevare i diritti della serie per realizzarne un secondo capitolo, quel Max Payne 2: The Fall of Max Payne che vedrà la luce nell’ottobre 2003 riuscendo a sua volta a rivoluzionare nuovamente il mondo dei videogiochi.
La storia di Max, ancora distrutto dopo aver perso la sua famiglia e molte delle cose in cui credeva, non poteva dirsi conclusa: i fan di tutto il mondo ne volevano ancora, e il sequel riuscì ad accontentare anche gli appassionati più esigenti con un prodotto se possibile ancora più raffinato dell’originale.
Passarono poi ben nove anni e, nel 2012, Rockstar Games sviluppò e pubblicò Max Payne 3: un titolo che, a onor del vero, avrebbe meritato molto più successo e riconoscimento di quanto ricevuto. Un successo “a metà” che, purtroppo, lasciò la serie in un limbo nel quale si trova ancora oggi. Le ragioni? Diverse, e di diverso genere.
Nel 2008 John Moore, regista di Omen e de Il Volo della Fenice, diresse una pellicola con protagonista Mark Wahlberg nel ruolo di Max Payne: un film da 35 milioni di dollari che ne incassò pochi di più ma che, qualitativamente parlando, fu un grosso buco nell’acqua. Non piacque ai fan e, allo stesso tempo, non fu in grado di attirarne di nuovi: mancavano infatti quell’atmosfera e quelle sensazioni che sì, il gioco era riuscito a trasmettere in modo forte e chiaro. Ci riuscì in maniera migliore un prodotto indipendente: il fan movie Max Payne Retribution uscito nel 2017, che potete trovare di seguito.
https://www.youtube.com/watch?v=0J5vrTMXXooAltra ragione fondamentale la ritroviamo nel fatto che Take-Two, proprietaria dei diritti della serie, non ha più manifestato interesse nel realizzare nuovi progetti legati al brand Max Payne. Rockstar Games ha infatti concentrato le sue risorse su due capolavori come GTA V e Red Dead Redemption 2, e anche per una mera questione economica non vi sono spiragli per la messa in cantiere di qualcosa di nuovo.
Anche un ritorno nelle mani di Remedy sembra assai improbabile, con l’azienda finlandese che nel frattempo ha proseguito la sua attività continuando a produrre titoli dal valore incredibile. L’ultima perla dello studio, Control, è infatti un capolavoro che lascia pensare come Sam Lake abbia ormai preso un’altra direzione in via pressoché definitiva. L’aura di Max Payne però rimane sempre e comunque, e da ormai vent’anni non smette di riecheggiare sotto forma di influenza in tante, tantissime opere del mondo del videogioco e non solo.
Non sappiamo cosa il futuro potrà riservare alla serie, e perciò vi lasciamo invitandovi a dirci la vostra: quali sono i vostri ricordi più belli legati a Max Payne? Raccontateceli nei commenti e, nel frattempo, tanti auguri Max: sarebbe bello rivederci presto…
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