Like a Dragon: Ishin! | Recensione
Like a Dragon: Ishin! approda su suolo occidentale dopo molti anni ed è simbolo del cambiamento ritrovato della saga Yakuza.
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a cura di Ecletogiuseppe Mucciacciuoli
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Like a Dragon: Ishin! approda su PlayStation 5, PC e Xbox One e Xbox Serie X/S dopo aver fatto la storia in Oriente. La serie di Yakuza, ora ufficialmente denominata Like a Dragon, ha un fascino tutto suo, che esula dal solito modo di raccontare il videogioco. Siamo abituati a sistemi narrativi che seguono binari precisi, deragliando, talvolta, in favore del pathos o della goliardia. La bellezza del medium è sempre stata quella di raccontare, in modo scanzonato o raffinato, storie che sarebbero impossibili da ricordare in altro modo. Così molti team di sviluppo si sono schiariti la voce e hanno provato a salire in cattedra, sperimentando, riformulando, plasmando e sognando. In molti hanno fatto sentire la propria voce, ma come l’ha fatta udire la serie Yakuza, non c’è proprio storia. È una case history a sé per certi versi, farcita di follia creativa, umorismo e tanto rispetto per i dettami della cultura orientale.
Mi trovo dunque come primo compito la necessità di consacrare definitivamente il passaggio da Yakuza a Like a Dragon in questa recensione, ma come fare? Basterebbe esaurire il proprio assunto con una semplice riflessione da parte del team, che ha sottolineato, ormai, l’assenza dell’organizzazione criminale e la necessità di raccontare altro. Quindi Like a Dragon è un semplice voltare pagina? Io credo sia molto di più. Il successo di Yakuza: Like a Dragon mi ha fatto riflettere sulla poetica scelta da SEGA e sull’amore che ha ostentato per i suoi personaggi. Si può dedurre, con negligente dibattito e svogliato interesse, che Like a Dragon sia una serie che desidera covare la bellezza e la criticità della società Giapponese, per poi schiudersi in una marasma di goliardia e delirio.
Like a Remake?
Like a Dragon, e il capitolo Ishin! ne è la prova, è il punto più alto della dialettica formulata da SEGA negli anni. Potremmo dire che in Yakuza, finora, abbiamo avuto una finestra aperta sulla società nipponica, lo stile di vita e le sue molteplici sfaccettature. Potremmo dire che la saga sia nata da una crasi tra satira e amore per il medium ludico. Tuttavia, proprio nel punto più alto a livello narrativo in Ishin!, comprendiamo che Like a Dragon è l’affascinante esasperazione di un sistema sociale plasmato su valori venerati per anni e che, sebbene la sua esistenza possa apparire grottesca a chi si approccia ora alla serie, è oggi un emblema di come dialogare al mondo con genuina semplicità. Una maturità profonda e ricercata, custodita in un sistema ludico chiassoso e scanzonato.
L’unicità di Like a Dragon? Scomodare tematiche pungenti e arrugginite con la semplicità e la delicatezza di un mondo narrativo che cerca disperatamente di farsi sentire. Like a Dragon: Ishin! è un remake e come tale dobbiamo essere esigenti. In primis, è da considerare l’approccio narrativo che possiede l’opera e come questa è “invecchiata” negli anni. Il gioco nel 2014 è stato diffuso solo in Giappone, quindi è una novità per il resto del mondo, ma è comunque straordinario il modo in cui è stato allestito il canovaccio narrativo. Ci troviamo in un Giappone scosso e frastagliato, che brama il cambiamento più di ogni altra cosa. Il Paese, sebbene ancorato ai suoi sacri dogmi comportamenti, è schiavo di un sistema classista sanguinario e opprimente, che si riflette sull’inquietudine dei suoi movimenti politici. Siamo nella fase del Bakumatsu che, quasi ironicamente, incarna alla perfezione gli ideali del marchio Like a Dragon.
Like a Bakumatsu!
È stato un periodo caotico e turbolento, che mise la parola fine a un sistema feudale basato stratocratico, ossia incentrato sulla suprema e religiosa volontà degli organi militari. I tumulti civili aprirono a un risanamento interno del Paese, che poi iniziò un lungo percorso lastricato di progressi tecnologici e, per certi versi, un approccio molto più incline e affascinato alla cultura occidentale. Il Bakumatsu è la morte e la rinascita del concetto di onore, così come il crollo verticale del sistema classista, ormai superato. Sembra che io vi stia facendo una lezione di storia, ma, in realtà, ci sono molte analogie con il percorso spirituale che ha intrapreso Yakuza nel settore videoludico.
Like a Dragon: Ishin! racconta forse del primo vero eroe occidentalizzato della saga, che accoglie il cambiamento del Paese, ma incarna comunque i valori tramandati dalla sua tradizione. Un paladino degli indifesi, che si sporca nel fango e nel sangue per intraprendere un cammino di redenzione e rivoluzione. Un personaggio dal rimbombo storico e leggendario che sembra quasi un traghettatore per la storia del Giappone. Simbolo delle radici culturali tramandate per generazioni, ma capace di agire con il giusto discernimento per essere la voce del popolo. Forse il vero protagonista degli ideali manifestati in questa metamorfosi da Yakuza a Like a Dragon. In questa suggestiva cornice storica, si erge Sakamoto Ryoma, insospettabile e amabile eroe di casa SEGA.
Il crollo di un'era e la nascita di una leggenda
Un personaggio emotivamente criptico nelle prime battute, ma che ha quel riverbero del classico leader da rivoluzione: quel capo che seguiresti anche nelle battaglie impossibili. La sua storia inizia proprio dalla morte del suo mentore e da incessanti riflessioni sulla necessità di trovare un posto nel mondo in continuo mutamento. E voi pensate davvero che vi avrei detto di più sulla storia? Immergetevi nell’era del Bokumatsu e dissetatevi delle storie di un Giappone in rivoluzione. Scoprirete quanto sia esaltante essere protagonisti di una ricostruzioni storico così avvincente. Compresa la ritrovata natura dei Like a Dragon e di quanto sia ancora attuale la cornice storica che ci troviamo a contemplare, è tempo di passare alla questione remake. Sarebbe quantomeno impreciso analizzare il gioco come se fosse qualcosa di totalmente nuovo sul mercato.
Un occhio più esperto già ha chiara la difficoltà delle recensione: siamo davanti a un prodotto anacronistico? Il pregevole lavoro compiuto da SEGA nello svecchiamento e rivalutazione odierna dell’opera è senza dubbio funzionale. Difficile poi accogliere un titolo su un nuovo mercato, se poi si presenta per la prima volta come un lavoro rimaneggiato. È la prima volta che il mondo può mettere mano su Like a Dragon Ishin! fuori dal suo Paese d’origine, quindi va valutato come un gioco in altro modo inaccessibile fino a questo momento. Ho già largamente precisato di quanto sia elevato il comparto narrativo dell’opera e bisogna ammettere che è senza tempo. Si analizza un periodo storico di difficile rielaborazione e vanta di un susseguirsi di aneddoti storici rilevanti, che metterli insieme sembrava già un’impresa ardua, senza fare sbavature.
Like a Dragon come dialettica di un brand
Fortuna vuole che il protagonista riesca da solo a rapire la scena e sia il collante perfetto per una trama a tratti difficile da digerire e comunque non adatta a chi desidera qualcosa di meno impegnato. Ormai SEGA ci ha abituati a caratteri dirompenti e uno stile tanto risoluto, quanto divertente. Una formula potenzialmente immortale e riadattabile a contesti storici diversi. Il lato tecnico di Like a Dragon: Ishin! è quello che ha subito un rimaneggiamento più sensibile. L’uso di un motore grafico più moderno e la qualità del comparto tecnico sono palpabili già dalle prime ore di gioco. Non sarà inusuale fermarsi a contemplare un tramonto sulla spiaggia o lasciarsi stregare dai vivaci colori dei centri abitati. L’attenzione ai dettagli la si intuisce curiosando tra i negozi o nelle zone dismesse. Ovunque poseremo il nostro sguardo sarà un bel vedere e bisogna ammettere che la ricostruzione storico-ambientale è sempre rievocativa e vivace.
Ci sono molte aree accessibili e ognuna di essere custodisce uno scorcio sulla vita del Giappone pre-modernizzazione. Sembra di passeggiare in luoghi lontani dal tempo e dall’afflizione tecnologia, e non è solo l’ambientazione a suggerirlo. Tra ristoranti ricolmi di prelibatezze locali e negozi che reclamano la nostra attenzione, ci sarà modo si imbattersi in persone impegnate a svolgere lavori più umili. L’area abitata è un vibrante contrasto di rumori e contraddizioni sociali, ora per la presenza di molteplici attività commerciali fiorenti, ora per la costante percezione che qualcosa si stia muovendo. Gli incontri casuali con altri personaggi in gioco ci ricorderanno che che il passaggio a un Giappone più moderno è costellato di difficoltà, scetticismo e paura.
Like a Dragon: Ishin! tra terra e racconti popolari
L’ingombrante presentimento che il passato sia un ospite sgradevole da mandar via è palpabile. Le attività secondarie ci raccontano però le esigenze e i desideri di un popolo in procinto trovare un rinnovato spazio nella storia e un nuovo volto nel mondo. Sono presenti un numero elevato di attività collaterali e storie intriganti da seguire, ognuna custode di un piccolo frammento di verità popolare. Proprio per questo la forza di Like a Dragon: Ishin! non sta solo nel sapere intrattenere sulla lunga tratta, ma anche nell’insegnare tradizioni e desideri latenti di una finestra temporale da troppo tempo rilegata ai libri di storia. È, purtroppo, doveroso sottolineare che questa magia, talvolta, si affievolisce quando ci si imbatte in qualche strano bug grafico, ma che comunque non inficia in alcun modo sul gameplay.
In questo brulicante contesto di vita cittadina c’è dunque modo di perdersi con piacere, anche accantonando senza troppe remore la storia principale. La ripetitività non si avverte tra una scorribanda e un incontro casuale, ma non si limita tutto a inanellare missioni. Da lodare la consueta introduzione di minigiochi tematici e, ovviamente, oltremodo esilaranti. Che Like a Dragon sarebbe senza attività secondarie folli e scanzonate? Anche qui avrete, infatti, modo di cimentarmi in molti passatempi che vi faranno quasi dimenticare del periodo storico che state calpestando e vi assicuro che non c’è noia ad attendervi. D’altronde SEGA ci ha ormai abituati ad eroi che amano il karaoke tanto quanto una bella scazzottata, quindi perché non farci cullare dal loro entusiasmo?
La dicotomia di gameplay
Il gameplay di Like a Dragon: Ishin! vive di una dicotomia costante e ingombrante. Da un lato si avverte la totale libertà di adattare il proprio stile preferito a ogni combattimento, dall’altro non si avverte quella fluidità che caratterizzava la spettacolarità di Yakuza Like a Dragon. Il confronto è pertinente, anche perché parliamo del punto più alto della saga per quanto concerne meccaniche e fluidità delle animazioni. Si tende, talvolta, a far passare in sordina il peso che un gameplay fluido e articolato ha in un action adventure, ma occorre far attenzione. In ogni titolo di questo genere che si rispetti c’è una sacra bilancia che va calibrata. Su un lato c’è il desiderio di poter mettere in scena mosse spettacolari e memorabili, dall’altro il bisogno che ogni stile e approccio al gameplay venga rispettato.
Far pendere la bilancia da un lato rischia di rendere il gioco eccessivamente goliardico e tecnicamente fumoso o mal pensato in ottica di diversificazione del gameplay. Fortunatamente i quattro principali stili di combattimento in Like a Dragon: Ishin! sono tutto solidi, validi e impreziositi da un insieme di abilità assegnabili davvero esaltante. Si potrà scegliere come approccio la lotta libera e liberare tecniche iconiche che sembrano uscite dai manga più eccentrici, scegliere la via della precisione e dell’onore, imprigliando il potere della katana, sfruttare la pistola per godersi della sicura lotta a distanza o abusare della cosiddetta “Danza folle”. Quest’ultima merita un elogio, poiché si tratta dello spettacolare connubio tra spada e pistola e, in un valzer di lame e colpi eleganti, regala anche sventagliate epiche di fuoco da sparo, adatto a chi ama un pizzico di baldanza sul campo.
Ognuno di questo stili è supportato da un parco abilità poliedrico e ben articolato, che vi offrirà tante diverti alternative, sia per esecuzione, che in termini tattici. L’equipaggiamento inseribile è, però, un po’ rudimentale e lascia poco spazio a livello si fantasia, diciamo non adatto a chi ricerca un’esperienza ruolistica più corposa. La zona grigia del gameplay risiede nell’esecuzione degli scontri. La saga Like a Dragon è ormai andata avanti e il lavoro di svecchiamento del sistema di combattimento risulta a tratti un po’ tedioso e ingessato. Non si tratta necessariamente di una colpa, ma si avverte un impianto anacronistico, che stucca con le vere note immortali dell’opera. Ciò non toglie che i duelli rimangono godibili e soddisfacenti, anche se non proprio memorabili.
Voto Recensione di Like a Dragon: Ishin! - PS5
Voto Finale
Il Verdetto di Tom's Hardware
Pro
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Ricostruzione storica ammirevole
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Protagonista memorabile
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Trama incalzante e mai banale
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Attività secondarie ricche ed interessanti
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Qualità estetica ben riuscita
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Gameplay divertente e godibile
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Un Like a Dragon in tutto e per tutto
Contro
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Poche novità
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Gameplay non sempre fluido
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Qualche sbavatura tecnica
Commento
Like a Dragon Isshin ha dunque avuto il carisma necessario per proporsi su un nuovo mercato? Il processo di svecchiamento e ristrutturazione condotto da SEGA è stato diretto su misura per confezionare un prodotto a livello delle aspettative. L’opera incarna perfettamente la poetica e i dettami del processo evolutivo che da Yakuza porta a Like a Dragon e non si tratta di pura scelta storica. Il modo che la saga ha di raccontare scorci storici così delicati in chiave scanzonata ed epica, unito alla ricostruzione socio-politica, che tanto si sposa bene con la caratterizzazione dei protagonisti scelti, è magia. Il modo che ha Like a Dragon di osare e condurre il ragionamento etico e morale sulla società è secondo solo alla sua geniale esasperazione della filosofia nipponica. Tutto è vivace e straripante, dalla rappresentazione storica fangosa e macchiata di atrocità, fino all’eroica manifestazione dei protagonisti della vicenda. Il rinnovamento sul lato tecnico è incantevole sul piano ambientale, anche se non esente da sbavature che storpiano con la maniacale attenzione ai dettagli ostentata nelle piccole città. Il gioco è ricco di attività parallele stimolanti e ben orchestrate, che non servono ad allungare le ore sulla longevità, ma che offrono piccole finestre sulla quotidianità di un mondo lontano. Il gameplay risulta rinnovato e gradevole, ma è ancorato al passato. Ci sono alternative di stili intriganti, ma sono vittime di movimenti leggermente tediosi e ingessati, che manomettono la qualità espressiva dell’opera. Un remake che funziona, ma che non buca il muro della memorabilità. Rinnovare l’aspetto tecnico e grafico ha posto l’accento sull’attento lavoro fatto sulla parte storica, ma non ci sono grosse novità rispetto alla versione nipponica o, almeno, non così elevate da avvalorare l’attesa. Ciò che va detto è che bisogna valutare positivamente un gioco che incarna tutti i valori di Like a Dragon: diverte, entusiasma, fa riflettere, appassiona, fa sorridere e ci solletica culturalmente. Solo che il serve qualcosa in più per essere indimenticabile oggigiorno.