La piccola cittadina di Heaven Springs, in Colorado fa da cornice a tutto questo, ponendosi come porto sicuro per la protagonista fino agli inevitabili drammi che sconvolgeranno il plot narrativo. Quando si è giovani, infatti, tutti sognano di trovare il proprio paradiso personale. Un luogo colmo di gioia e affetto dal quale non si sente più la necessità di fuggire. In Life is Strange: True Colors, Heaven Springs è proprio questo: un’oasi di pace che offre tregua in una vita di ricerca.
Alex, infatti, è una giovane adulta che, come molte sue coetanee, ha vissuto un’infanzia travagliata. La separazione forzata dalla sua famiglia l’ha costretta ad anni di famiglie adottive e terapia dalle quali è nata una costante ricerca di affetto. La sua ricerca sembra concludersi proprio ad Heaven Springs dove ritrova suo fratello Gabe. Tenteremo di ridurre al minimo gli spoiler, affrontando gli eventi di trama solo in linea generale e concentrandoci maggiormente sulle implicazioni psicologiche e sull’importanza della famiglia per la protagonista. Per quanto riguarda le impressioni e opinioni tecniche, vi rimandiamo alla nostra recensione.
La famiglia
La profondità narrativa di Life is Strange: True Colors prende vita proprio da questo semplice evento. La famiglia ritrovata è fonte di gioia ma anche di preoccupazione. Il timore di Alex di non essere all’altezza è quello che vivono moltissimi altri giovani afflitti dal timore di rimanere scottati nel momento di rischiare. Ritrovare Gabe è sia un appiglio che un rischio enorme al quale Alex teme di sottoporsi.
Gabe ha una sua vita che non la include e, come tutti noi, Alex teme che la sua presenza possa rovinare gli equilibri del fratello. Il timore di diventare un peso, qualcuno di cui doversi occupare e non sapersi integrare è una paura nella quale chi ha cambiato città per cercare qualcosa di diverso si riconosce facilmente. Anche solo recarsi a studiare in una città diversa da quella in cui si è cresciuti spaventa e mette di fronte all’accettazione di una possibile solitudine.
Tuttavia, la famiglia, soprattutto in Life is Strange: True Colors, è quella che ti sa amare incondizionatamente. È quello che fa da subito Gabe, messo a sua volta di fronte alle medesime paure della sorella ma è anche quello che fa l’intera cittadina. La famiglia, infatti, non si limita al semplice legame di sangue ma si estende a tutti coloro che ci fanno sentire accolti e amati. Ed è così che, come per il fuori sede menzionato in precedenza, Heaven Springs abbraccia Alex e la avvolge nel calore di un affetto genuino. Tutto nella città sa di casa, di amore e di pace finalmente raggiunta. I legami che il titolo di Square Enix riesce a creare sono talmente profondi che chiunque può rispecchiarsi nelle loro dinamiche. Non mancano le figure paterne, le personalità tormentate, le presenze confortanti e quelle ambigue.
Amicizie profonde come quelle con Steph e Ryan sono talmente preziose che portano la protagonista a dimenticare i problemi psicologici. Anche nei casi in cui questi si presentano, inoltre, la forza degli affetti li rende gestibili e meno spaventosi di quanto fossero in passato. È proprio qui che entra in gioco il potere di Alex, il quale si può riassumere nel termine: empatia.
Empatia
Per definizione, l’empatia è la capacità di porsi nella situazione di un’altra persona o, più esattamente, di comprendere immediatamente i processi psichici dell’altro. In Life is Strange: True Colors, Alex riesce a sfruttare questa abilità alla stregua di un superpotere. L’abbandono, la tristezza, lo scarso affetto ricevuto da bambina hanno, infatti, sviluppato questo aspetto della ragazza a tal punto da permetterle di leggere nella mente altrui. La simbiosi raggiunta con gli abitanti di Heaven Springs le permetterà poi di sfruttare questa dote per aiutare amici e conoscenti.
In un’interessante metafora, infatti, il potere di Alex non è altro che l’elevazione di una personalità empatica allo stato di sovrannaturale. Le sue azioni sono spinte dal desiderio di aiutare gli altri e di essere amata, di ricambiare l’affetto incondizionato che la cittadina ha saputo darle. Uno dei meriti di Life is Strange: True Colors, infatti, è proprio quello di saper rendere straordinario ciò che è ordinario. Il prendere qualcosa di semplice come un’emozione e costruirla come qualcosa di fuori dal comune che la protagonista deve addirittura tenere nascosta.
La perdita
Nella vita, come in Life is Strange: True Colors, gli affetti purtroppo non sono eterni. Prima o poi, si fanno i conti con la perdita e con il lutto. Le persone sulle quali facevamo affidamento ci possono tradire o semplicemente abbandonare per cause superiori. Le perdite, soprattutto in una piccola cittadina come Heaven Springs, scuotono profondamente la comunità e vanno a minare pesantemente gli equilibri che si sono creati nel tempo. È così che tutta la pace, la gioia e l’amore che ricoprono Alex vacillano pesantemente. È così che anche qualcosa di banale come una canzone può trasformarsi da fonte di sorriso a causa di lacrime. Chiunque sia stato innamorato avrà sicuramente almeno una canzone che non può più ascoltare perché collegata alla persona ormai persa.
Alex, in Life is Strange: True Colors, deve fare i conti anche con questo. Come per ogni persona comune, la sofferenza generata dalla perdita destabilizza anche l’equilibrio mentale costruito con tanta fatica. Per questo motivo, la protagonista si trova ad affrontare situazioni che, sempre più, sembrano troppo grandi per essere gestite.
Proprio in queste situazioni, tuttavia, il rischio di chiudersi in se stessi è elevato. Il desiderio di fare tutto da soli potrebbe prendere il sopravvento e Alex vive la stessa tentazione di chiunque si trovasse nella sua situazione. La vendetta è qualcosa che si deve cercare da soli e non c’è spazio per la gioia quando si insegue un nemico. Life is Strange: True Colors ci insegna proprio che questo atteggiamento è contro producente. Solo chi riesce a restare unito anche nelle difficoltà può superare la perdita, elaborare il lutto e andare avanti con la propria vita.
Elaborare il lutto
In molti conosceranno le cinque fasi di elaborazione del lutto: negazione, rabbia, contrattazione, depressione e accettazione. Alex, in Life is Strange: True Colors si trova in condizione di doverle vivere tutte. Come lei, anche gli altri personaggi che popolano Heaven Springs fanno lo stesso percorso, ognuno a suo modo. Tuttavia, analizzare le reazioni dei singoli personaggi richiederebbe un’intera tesi e, in questo articolo, ci limiteremo a seguire il percorso di Alex.
Nel suo caso, negazione e rabbia vanno quasi di pari passo. La ragazza ha il potere di cambiare le cose, può sentire i pensieri dei suoi amici ed è inaccettabile che, nonostante tutto, qualcosa di simile sia accaduto proprio ad una persona a lei cara. Voler tornare indietro, sul luogo dell’incidente, nella speranza che non tutto sia perduto è una reazione immediata e naturale che lascia presto spazio alla rabbia.
A questo punto, il gioco ci mette di fronte ad un bivio: vendicarci e lasciar vincere la rabbia o perdonare. Il percorso finale è deciso dai giocatori, come avviene sempre in Life is Strange. Tuttavia, non esiste giusto o sbagliato nel modo di gestire un lutto. E dunque Alex si trova non solo a gestire la propria perdita ma anche ad inseguire i responsabili e aiutare gli amici nel proprio percorso di accettazione.
Indipendentemente dal finale scelto, la quinta fase dell’elaborazione del lutto viene comunque raggiunta da Alex. In un modo o nell’altro, la vita continua e bisogna trovare un modo per andare avanti. Ovviamente, le due macro-varianti del finale portano ad esiti totalmente diversi che possono costringere Alex a lasciarsi tutto alle spalle oppure a costruirsi una vita a Heaven Springs. Tuttavia, l’esito sarà sempre quello dell’accettazione.