Prima di procedere a parlare di come la photo mode nei videogiochi me li faccia apprezzare di più, vorrei fare due premesse. La prima è che in nessun modo sto dicendo che i videogiochi debbano avere a tutti i costi una modalità fotografica per essere apprezzati, anzi, un buon videogioco è tale in virtù della sua forza ludica senza cercare esternamente altri strumenti per brillare, tuttavia quando è presente la possibilità di scattare foto, lo trovo un modo ulteriore per guardare attraverso la bellezza di un videogioco. La seconda è che io nutro già la passione per la fotografia anche al di fuori dei mondi virtuali. Mi piace scattare foto di paesaggi e dedicarmi alla macrofotografia, ed è proprio questo genere fotografico che un po’ racchiude ciò che amo ritrovare anche nella fotografia virtuale.
In macrofotografia tutto è una scoperta: fiori, piccoli oggetti e insetti diventano visibili in tutti i loro dettagli che normalmente potremmo perderci. Tirare fuori un dettaglio da ciò che è già presente se si sa dove guardare è uno degli aspetti che mi piace esplorare di più anche nella virtual photography. Ovviamente come esistono obiettivi e strumenti appositi per dedicarsi a specifici generi fotografici, anche la fotografia nei videogiochi deve essere supportata da validi strumenti, altrimenti lo spettro delle caratteristiche su cui possiamo agire per catturare momenti indimenticabili è limitato.
Recentemente ho giocato Star Wars Jedi: Fallen Order per farmi trovare pronta per l’uscita di Star Wars Jedi: Survivor ed è stata un’esperienza molto coinvolgente. Grazie alla photo mode ho potuto immergermi ancora di più nel mondo di Star Wars creato da Respawn Entertainment riuscendo ad apprezzare minuziosamente l’immenso lavoro fatto da artisti, level designer e persino combat designer. Certo, il fatto di essere un ottimo gioco di Star Wars ed esserne fan aiuta molto, ma è anche un esempio di come con pochi mirati strumenti fotografici sia possibile cogliere le molte sfumature intorno a noi quando giochiamo.
Le storie di esplorazione hanno spesso elementi in comune, ma l’incontro con l’ignoto è sempre qualcosa di affascinante in qualunque modo lo si declini. Quel desiderio di scoprire dove ti porterà il prossimo passo, quali incontri farai e cosa ci sarà ad attenderti dopo una scalata o un salto spericolato solo per raggiungere una sporgenza. Star Wars è terreno perfetto per un videogioco che al cuore ha l’esplorazione e Fallen Order premia il giocatore con viste mozzafiato, intricate geometrie e architetture imponenti che catturano lo sguardo.
La libertà di esplorazione rimane comunque circoscritta a livelli che per quanto ampi possano sembrare sono comunque costruiti per essere esplorabili in un certo modo come risultato dell’influenza "Metroidvania" che permea Fallen Order: il mondo si apre a mano a mano che Cal “risveglia” la Forza ed è un invito a esplorarne ancora una volta ogni centimetro spingendosi un po’ più in là ogni volta. In questo modo trascorriamo più tempo sui diversi pianeti, anche se in un certo senso lo facciamo in modo più artificiale come conseguenza di una struttura ludica che ci fa ritornare sui nostri passi, ma ogni visita per un fotografo può essere l’occasione per immortalare un nuovo momento.
In Star Wars Jedi: Fallen Order abbiamo una photo mode che incarna la libertà di esplorazione nel modo in cui è possibile soprattutto muovere la telecamera. Possiamo allontanarla o avvicinarla dal soggetto, ruotarla per cambiare la visuale e inclinare lo scatto per cogliere nuove linee di forza con le quali dare un diverso senso all’inquadratura. La telecamera si può allontanare di molto e in alcuni casi oltrepassa anche le superfici mostrandoci porzioni del livello irraggiungibili anche per Cal, o prima nascoste perché l’azione di gioco è fissa sulla terza persona. Di contro, con un abile gioco di camera, possiamo anche vedere dove e come sono posizionati i nemici.
Ciò può essere visto da alcuni come un elemento che ti fa fruire il videogioco in modo diverso da come era originariamente pensato, qualcosa che magari va contro la visione dell’autore o persino un elemento di disturbo perché congelare l’azione ti porta a uscire da quello stato di flusso in cui sei immerso per dedicarti a qualcosa di accessorio che non è parte fondamentale del videogioco. Penso che ognuno di noi viva il videogioco in modo diverso e questo sia anche uno degli aspetti che rendono questo hobby affascinante. Si possono avere esperienze diverse e tutte legittime.
Ad esempio io non amo molto quando in un videogioco vengono disseminati collezionabili fini a sé stessi e la ricerca degli stessi diventa la finalità in un livello, magari perché poi li perdi definitivamente o non puoi più raccoglierli se non ricaricando un livello o tenendo un salvataggio per ogni atto – fortunatamente spesso è possibile anche prenderli finita l’avventura o in un secondo momento. Per me questo potrebbe benissimo essere catalogato come elemento di disturbo che sposta la mia attenzione verso altro.
In effetti, se non fosse stato per la photo mode in Star Wars Jedi: Fallen Order, avrei probabilmente collezionato meno oggetti cosmetici di quanti ne abbia effettivamente raccolti. Sapere che c’è un punto nuovo da cui poter scattare, ammirare le bellissime strutture presenti e cogliere l’atmosfera del gioco è qualcosa che non ho voluto perdermi e ciò mi ha portato a deviare spesso strada e imbattermi in collezionabili.
La photo mode è stata per me l’ideale per osservare lo spazio intorno a me e catturarlo in tutta la sua affascinante complessità facendo emergere ad esempio lo splendore di mondi accuratamente creati dagli artisti per coinvolgermi, per rendere ancora più drammatici momenti fondamentali dell’avventura che il team narrativo ha cucito con attenzione o per cogliere lo sforzo e l’intensità di un combattimento sapientemente costruito per offrirmi sfida. Tutto il level design funzionale all’uso delle abilità e alle interazioni con la Forza vive di un’altra luce quando non lo si guarda solo con gli occhi di chi è pronto a correre sui muri o a fare un doppio salto.
Più che farmi apprezzare di più il videogioco in sé, per il quale ci sono già storia, meccaniche e molte altre qualità, la photo mode mi permette di apprezzare il videogioco inteso come spazio con il quale entro in relazione. Io sono lì in quel preciso momento, porto con me delle emozioni – come può essere la meraviglia di una scoperta fortuita o la soddisfazione di una parata eccellente fatta quasi in fin di vita – e cerco di catturarle in uno scatto. Col campo lunghissimo, ad esempio, ne escono assolutamente vincenti i paesaggi e lo vedo un modo per valorizzare ancora di più ciò che è già lì davanti ai nostri occhi e il lavoro di chi ha permesso che quel gioco arrivasse a noi affinché potessimo ancora una volta lasciarci sorprendere da un videogioco e dalle sue meraviglie.