Kingdom Hearts Melody of Memory, il rhythm game si evolve | Recensione
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a cura di Mario Petillo
Contributor
Sin da quando nel 2012 Square-Enix aveva pubblicato per Nintendo DS Theatrhythm Final Fantasy eravamo in attesa di un titolo del medesimo genere che fosse in grado di svecchiare la metodologia che accompagna lo sviluppo dei titoli ritmici. Sebbene un po' di tentativi si siano registrati nel corso di quest'anno, soprattutto da parte di Atlus con i suoi Persona Dancing, è indubbio che servisse come base d'appoggio un brand che, soprattutto se musicalmente valido, fosse in grado di impreziosire l'offerta contenutistica.
Con Kingdom Hearts Melody of Memory, quindi, Square-Enix ha voluto impostare un nuovo benchmark del genere, tracciando una direzione molto più dinamica di quanto fatto con il compassato Theatrhythm, che nonostante una colonna sonora di partenza di livello quasi inarrivabile si limitava a una giocabilità che oggi definiremmo troppo basilare. Andiamo, quindi, a scoprire in che modo stavolta il team di Tetsuya Nomura ha saputo riscrivere il concetto dei rhythm game.
Dal lato di Kairi
Avevamo già avuto modo di spiegare alcune meccaniche ludiche del titolo già nel precedente hands-on, avvenuto però su una manciata di livelli e poco più: quello che ci premeva poter scoprire, nella versione finale del gioco, era la struttura del single player e di quella modalità che fa da fulcro all'intera vicenda, ossia il World Tour. Kingdom Hearts Melody of Memory si fa carico dell'importante compito di andare a riepilogare tutte le vicende accadute dal momento in cui l'Isola del Destino piomba nell'oscurità fino alla battaglia finale contro Xehanort, che nel gennaio del 2019 ha chiuso definitivamente la saga a lui dedicata, in attesa di conoscere il futuro di Sora e dei portatori del Keyblade.
Raccontata dal punto di vista di Kairi, che interviene durante ogni cinematica con un voiceover che riassume brevemente tutti i fatti che l'hanno vista protagonista o comunque parte chiamata in causa, l'intera trama procede dal primo Kingdom Hearts attraverso tutti i capitoli, dedicando anche delle fugaci - e giustificate - diramazioni su quei capitoli che inizialmente avevamo definito secondari, salvo poi scoprire che conservavano al loro interno delle vicende utili alla massima comprensione dell'intreccio narrativo.
È indubbio che per un cultore della saga tutti i filmati risulteranno abbastanza ripetitivi e ridondanti, ma sicuramente potrà essere un modo gradevole per ripercorrere le gesta di Sora e riscoprire, in un solo momento, quello che abbiamo trascorso armati di Keyblade. Da non sottovalutare, però, le aggiunte alla trama che vanno a colmare alcuni aspetti appartenenti soprattutto all'ultimo capitolo e agli attimi conclusivi della saga, quelli più confusionari e che meritavano maggior respiro, per stessa ammissione del DLC poi pubblicato all'inizio di quest'anno.
Kingdom Hearts in dieci ore
Ospiti della immancabile Gummiship, quindi, ci ritroveremo a saltellare di mondo in mondo, quasi completamente gli stessi visti nei vari titoli, pronti a offrire due sfide per ognuno di essi. Square-Enix non si è posta il problema di dover replicare qualche mondo, basti pensare ad esempio alla Città di Halloween, presente tanto nel primo capitolo che nel secondo, o anche l'Isola che non C'è, con Peter Pan ospite tanto di Kingdom Hearts quanto di Kingdom Hearts 358/2 Days: grazie a una vastissima colonna sonora, è stato possibile così offrire più di due melodie a mondo, seminandole nel corso della nostra avventura.
L'accesso ai livelli successivi è legato esclusivamente all'ottenimento di un determinato numero di stelle, che si legano al raggiungimento di alcuni obiettivi di sfida in sfida: vi toccherà terminare il livello con un determinato numero di HP ancora a disposizione, oppure tenervi sotto un certo numero di colpi mancati o anche riuscire ad affondare il colpo su tutti i nemici che si presenteranno in combo. Ovviamente la rigiocabilità viene alzata dalla presenza di sfide che potranno essere completate solo dopo aver raggiunto un certo grado di dimestichezza con i comandi, quindi i completisti troveranno pane per i loro denti e saranno in grado di moltiplicare le dieci (o anche quindici, a seconda della vostra propensione ai rhythm game) ore necessarie per completare il World Tour.
Anima una bestia, da' voce a una sirena
Completare i vari mondi vi porterà a ottenere diversi oggetti che potrete utilizzare nel negozio Mogurì, una immancabile componente della saga di Kingdom Hearts, che andrà a replicare quanto visto nel primo capitolo. Non solo avremo la possibilità di acquistare consumabili in grado di ridarci HP durante i vari livelli o di aiutarci a prevenire il Game Over, ma anche di ottenere delle canzoni bonus, da sbloccare con non poca fatica: ad esempio "A Whole New World" di Aladdin e "Beauty and Beast" dell'omonimo Classico del '91, rientreranno in questa speciale lista e una volta sbloccati potranno essere eseguiti soltanto nella modalità arcade, al di fuori del World Tour. Esperienze che vale la pena fare, soprattutto per poter rivivere dei pilastri della musica realizzata in Disney e per celebrare l'estro di Alan Menken e di Howard Ashman.
I livelli di Kingdom Hearts Melody of Memory trasudano cura per i dettagli nella maggior parte di essi, salvo mostrare il fianco in alcuni: partiamo col dire che alcune riproposizioni dei mondi potevano concedere al team creativo una maggior libertà di inventiva, non sempre sfruttata a pieno. Basti pensare alle canzoni proposte dal livello di Steamboat Willie, che oltre a fornire un fondale in bianco e nero non fa: la squadra di Sora, Paperino e Pippo (intercambiabile con altri tre trio, sbloccabili nel corso del gioco) non cambia mai abito e resta uguale dall'inizio alla fine, con indosso i vestiti del primo Kingdom Hearts. Allo stesso tempo, però, è importante sottolineare la cura nel proporre gli stessi heartless che avevamo incontrato nei diversi titoli, rispettando spesso anche la difficoltà nell'affrontarli.
Musicalmente, invece, ci sono ben pochi problemi da sottolineare, anzi. Molte delle più note melodie vengono accompagnate da un susseguirsi di colpi e di ritmo davvero ben ricreati: basti pensare a This is Halloween, che giocata a modalità Eroe, la difficoltà più alta, trasmette davvero la sensazione di essere un percussionista che detta il ritmo nelle retrovie dell'orchestra. Così come in Under the Sea de La Sirenetta. Ciò che sembra mancare è effettivamente l'inserimento di una più vasta offerta di melodie provenienti effettivamente dal mondo Disney, mentre Square-Enix ha voluto spostare di più l'attenzione alle colonne sonore originali: anche in questo caso, però, si sarebbe potuto fare di più coinvolgendo Utada Hikaru in maniera molto più intensa e donandoci più momenti strappalacrime. Si tratta comunque di migliorie che si potranno risolvere con degli eventuali DLC in futuro e che non inficiano la qualità di un prodotto che funziona molto bene.
Le novità del ritmo
Dal punto di vista del gameplay, Kingdom Hearts Melody of Memory riesce a dare quella ventata di novità e di freschezza al genere grazie ad alcune semplici trovate: innanzitutto il poter controllare tre personaggi invece di uno solo ci permette di avere tre diversi binari da percorrere, molto in stile Guitar Hero, con l'aggiunta però di dover fronteggiare anche l'assalto di heartless che arrivano in coppia o in trio, così da costringerci a un'attenzione maggiore, non depositata su una sola mano e la pressione meccanica dei tasti designati all'azione. L'aspetto che maggiormente colpisce, però, è l'intuizione avuta per le boss battle, inizialmente poche, ma che con l'andare avanti dell'avventura aumenteranno gradualmente: c'era molta curiosità per la resa ed effettivamente l'attesa è stata premiata.
In una proposta scenica all'inizio un po' confusionaria, ma che gradualmente verrà recepita, le boss battle si sviluppano in un'arena circolare, con il nostro trio intento a girare intorno all'avversario: nel frattempo noi, invece di una linea retta, avremo un semicerchio che ci porterà dinanzi agli occhi non solo le note da colpire, ma anche le schivate, da effettuare con un movimento secco della levetta analogica. In base a quante direzioni avremo indovinato, nel momento in cui toccherà all'avversario attaccarci e colpirci andremo a schivare o a subire i vari colpi, ricevendo soltanto in differita un feedback sul nostro successo: una scelta che premia la teatralità del momento, in particolar modo nelle battaglie più accorate, e che riesce a spezzare anche l'eventuale monotonia figlia di un rhythm game che, volenti o nolenti, dopo un po' inizierà a risultare tutto uguale.
Voto Recensione di Kingdom Hearts Melody of Memory - PS4
Voto Finale
Il Verdetto di Tom's Hardware
Pro
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- Colonna sonora completa, tra inediti e originali Disney
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- Gameplay divertente, fresco, nuovo
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- Rigiocabilità altissima
Contro
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- Artisticamente si poteva osare di più
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- Solita matassa ingarbugliata nella narrativa
Commento
Kingdom Hearts Melody of Memory, come abbiamo avuto già modo di sottolineare, va a stabilire un nuovo punto di ripartenza per il rhythm game: aver inserito una componente action va sicuramente a impreziosire l'offerta del gameplay, inoltre l'aver reinventato alcune meccaniche dal punto di vista ritmico, come ad esempio la sintetizzazione degli oggetti dei mogurì, ci permette di apprezzare un titolo abbastanza completo. Dal punto di vista della trama ancora una volta manca quello slancio che ci possa permettere di apprezzare un intreccio davvero troppo ingarbugliato, ma come passatempo per svariate ore di musica e di divertimento, Kingdom Hearts Melody of Memory centra il suo obiettivo.