La serie di Jagged Alliance si è ritagliata un posto speciale nel cuore degli appassionati di strategici e gestionali per la sua profondità e la ricchezza di opzioni che mette a disposizione per vivere un’avventura mai banale e piuttosto coinvolgente. Purtroppo nel corso degli anni la serie ha lentamente subito un processo di declino, anche a causa di scelte che, nel tentativo di svecchiarne le meccaniche, hanno finito per semplificare eccessivamente le componenti più strategiche che rendevano il gioco davvero speciale.
Jagged Alliance 3, sviluppato da Haemimont Games, incarna invece tutto ciò che ha reso grandi i primi capitoli, riuscendo a catturare nuovamente quella combinazione esplosiva tra combattimenti a turni, gestione strategica, esplorazione con elementi tratti dai giochi di ruolo e una marcata ironia espressa dai suoi personaggi. Un gioco che mi ha tenuta incollata allo schermo per oltre 50 ore prima di stendere questa recensione e che mi ha ogni volta sorpreso per le diverse possibilità di approccio.
Abbiamo provato il gioco con il seguente PC:GPU: Asus ROG Strix Geforce RTX 3070 TiMOBO: Asus ROG Strix B550-F GAMINGRAM: Viper Steel DDR4 64GB (2 x 32GB) 3600MHzCPU: AMD Ryzen 9 3900X 3.80 GHzSSD: Samsung 980 PRO 1TB con Dissipatore di caloreMonitor: Rog Strix XG27AQV WQHD 170 Hz HDR
Al cuore della strategia
Per me un buon gioco strategico è un gioco nel quale di fronte a una situazione di combattimento o infiltrazione, mi vengono dati tutti gli strumenti per fermarmi a riflettere e pianificare non una, ma diverse soluzioni. Se ci fosse un’unica soluzione a tutto, il gioco non starebbe davvero stimolando il mio pensiero creativo e non mi sentirei coinvolta completamente. In Jagged Alliance 3, all’interno di un turno, non si è limitati a una manciata di azioni predefinite ma ogni punto azione può essere speso in moltissimi modi a seconda del personaggio, dell’equipaggiamento e della situazione.
Ciò restituisce al giocatore un ampio controllo su cosa fare, ma al tempo stesso, limitando il numero delle azioni agli Action Points a disposizione, ogni spostamento e ogni attacco deve essere calcolato attentamente. Anche un’azione ordinaria come il cambiare postura passando da in piedi ad accovacciato o in posizione prona richiede un punto azione, mentre azioni più complesse possono consumare anche tutti i punti azione a disposizione. Spendere AP aggiuntivi per mirare con maggiore attenzione, ad esempio, permette di aumentare la possibilità di colpire con precisione la parte del corpo designata.
Un’altra delle caratteristiche chiave di Jagged Alliance 3 è infatti la possibilità di mirare una parte specifica del corpo, con effetti differenti a seconda dell’arto colpito e dell’arma utilizzata. I colpi alle braccia possono far diminuire l’accuratezza, mentre i colpi alle gambe sono spesso utili per rallentare i nemici, entrambe valide strategie quando non si ha la certezza di finire l’avversario con un colpo. Anche gli attacchi corpo a corpo possono sfruttare le stesse meccaniche e sono quindi una valida alternativa alle armi da fuoco durante gli scontri. Apprezzabile anche il fatto che un attacco corpo a corpo possa colpire al collo, causando sanguinamento, al posto di avere come bersaglio l’intera testa.
Tutti questi elementi concorrono a rendere gli aspetti simulativi più ancorati alla realtà, nonostante il gioco non sia al 100% una simulazione. Le armi possono degradarsi e conseguentemente incepparsi durante un attacco, richiedendo altri punti azione per essere rimesse in funzione; prima di attaccare, a seconda dell’arma, si può scegliere la modalità di fuoco; le ferite per essere curate richiedono del tempo; gli AP determinano anche il numero di interruzioni in modalità “Overwatch” e tantissimi altri aspetti come il morale di squadra, gli effetti di stato o ambientali che concorrono a rendere meno lineare e guidato lo svolgersi dei confronti con i nemici.
Anche la distruttibilità e il comportamento dei proiettili sono elementi tattici non indifferenti se analizzati nel complesso di tutte le possibilità. Un nemico dietro a un muro non è sicuro al 100% se i proiettili possono passare tra le superfici o rimbalzare, così come un alleato posizionato sulla nostra linea di tiro non è salvo da colpi accidentali. Far esplodere veicoli come effetto collaterale di colpi sparati a nemici posizionati accanto alle auto, far saltare intere pareti o dare alle fiamme il terreno, sono solo alcune delle misure alternative per generare il caos.
A differenza di X-Com, ma anche delle mod di JA che rendevano evidenti le percentuali di successo di un attacco, in Jagged Alliance 3 bisognerà fare affidamento su indicatori visivi e sui commenti dei personaggi per capire se un colpo potrebbe andare o meno a segno, fidandosi più del proprio istinto e sperando a volte nel colpo di fortuna che puntualmente non arriva. A volte non è così immediato comprendere esattamente quanto è pulita la linea di tiro a causa della geometria del livello e di una visualizzazione isometrica che impone che si ruoti spesso la camera e che si visualizzino manualmente i diversi piani che compongono una struttura. A lungo andare ci si fa la mano, ma si potrebbe essere portati a fare qualche errore di valutazione all’inizio.
Vista satellitare
Oltre a una dose massiccia di combattimenti a turni, è presente una componente di micro gestione che riprende i titoli classici, ma è più pervasiva che mai e senza dedicarcisi attentamente è facile finire in situazioni senza uscita. Come da tradizione, la mappa di gioco è divisa in una griglia composta da numerosi settori, alcuni dei quali caratterizzati da un’importanza strategica maggiore. Le miniere di diamanti garantiscono introiti nel tempo, i porti facilitano gli spostamenti, gli avamposti determinano la presenza nemica nella zona ed è presente molto altro che richiederà una strategia di conquista a lungo termine se si vuole far durare la partita nel tempo.
Proprio il tempo è uno degli elementi chiave da imparare a gestire. Ogni azione richiederà ore o giorni per essere portata a compimento e a loro volta i nemici svolgeranno le loro azioni in contemporanea alle nostre rendendo il mondo più vivo e costringendoci magari ad adattare la nostra strategia di volta in volta. Carichi di diamanti si spostano o squadre di attacco cercano di riconquistare i territori persi.
Ogni giorno che passa ha però anche un peso sull’economia di gioco perché i mercenari con i quali abbiamo assemblato una squadra dovranno essere nuovamente ricompensati al termine del loro contratto se vogliamo che continuino a prestare i loro servizi. Non sempre ciò ci costerà poco, anzi a seconda dell’esperienza maturata o della presenza in squadra di persone poco gradite, il prezzo base potrebbe anche aumentare quindi vanno fatti i conti con questi cambiamenti dinamici.
Il gioco inizia con la concessione di alcuni fondi, ma ci si trova fin da subito in una situazione in cui il denaro non è sufficiente per durare a lungo e la prima cosa da fare è assicurarsi di controllare più miniere o intercettare i carichi di diamanti e rivenderli. Troppi spostamenti, soprattutto in territori impervi, tendono però a stancare i mercenari che se esausti avranno bisogno di fermarsi e riposare. Se ci si trova in un settore sotto il nostro controllo ci si può dedicare ad altre attività.
Queste operazioni includono il curare le ferite, la creazione di munizioni ed esplosivi, la riparazione degli oggetti danneggiati, l’esplorazione di settori vicini per raccogliere informazioni, l’addestramento della milizia e dei mercenari, e altre attività un po’ più contestuali in base al settore o a una particolare missione secondaria. Tutti aspetti indubbiamente da imparare a padroneggiare se ci si vuole preparare ad un attacco o a difendere un settore. Soprattutto nelle fasi più avanzate, quando ci siamo allontanati dalle zone iniziali, diventa più difficile seguire tutti i conflitti e difendere i propri possedimenti.
L’addestramento della milizia serve proprio per avere delle forze di difesa autonome, ma servono tempo e denaro per una squadra efficiente e spesso nel corso della partita ci è capitato di dover interrompere le nostre operazioni (magari stavamo cercando da giorni di conquistare un avamposto dopo averne ridotto le forze in controllo) per tornare nella zona colpita e riassestare le difese decimate o, peggio ancora, riconquistare da zero un territorio e procedere nuovamente all’addestramento delle truppe.
Una grande libertà di approccio
Passare dalla vista satellitare alla vista tattica permette di esplorare direttamente i settori e, in molti casi, scoprire anche missioni secondarie e storie che si intrecciano con la campagna principale. Alcune azioni avranno infatti conseguenze e portare a termine delle missioni secondarie rispetto ad altre potrebbe facilitare le cose in alcuni settori o potrebbe farci accedere a buone ricompense. Non c’è un modo giusto di giocare, né una strada già tracciata da percorrere però per accedere a determinati contenuti e sbloccare nuove opzioni di dialogo saranno necessari personaggi con determinate caratteristiche.
Sebbene i mercenari giocabili abbiano delle caratteristiche chiave e siano identificati in fase di selezione come medici, esperti di esplosivi o tiratori scelti per citarne alcuni, le classi non sono così rigide e nel corso dell’avventura, con un po’ di pazienza e un allenamento mirato, è possibile migliorare anche le caratteristiche non in evidenza. Far progredire i personaggi di livello permette di sbloccare nuovi perk utili in battaglia, ma senza una adeguata progressione anche delle statistiche, non sarà sempre possibile accedere a nuove abilità.
Un esperto di esplosivi sarà indubbiamente la persona più adatta per disinnescare bombe e disattivare trappole e mine, mentre un mercenario esperto di meccanica può hackerare i dispositivi. Altre volte sarà necessaria la forza, altre ancora la saggezza o un consiglio medico potrebbero aprire nuove opportunità di dialogo. Non solo il dialogo con gli NPC porta a scoprire nuovi indizi e a sbloccare nuove missioni, ma anche il solo ascoltare le conversazioni che hanno i nemici o gli abitanti può risultare interessante, così come l’esaminare oggetti.
C’è sempre qualcosa che sorprende, che incuriosisce e porta a fare una deviazione dal percorso principale. L’origine di una strana malattia, un luogo segreto che attira tante persone, strane voci di fantasmi o rituali. Insomma, in Jagged Alliance 3 non ci si annoia mai e si è lasciati liberi di seguire la propria curiosità. Non si hai mai la certezza di quando le conseguenze delle nostre azioni busseranno alla nostra porta, ma quando lo fanno emerge un mondo vivace, che si è adattato agli eventi e che è pronto a metterci ancora una volta in difficoltà per spingerci a provare nuove tattiche e a non farci mai adagiare troppo sui traguardi raggiunti.
Come si comporta Jagged Alliance 3?
Jagged Alliance 3 è un gioco che non fa sconti già alla difficoltà normale e ogni piccolo errore in un modo o nell’altro si finisce per pagare. Perdere un mercenario vuol dire perderlo per sempre e a seconda delle relazioni con gli altri personaggi potrebbe anche voler dire perdere la possibilità di arruolare altri mercenari non contenti della nostra gestione. Se non ci sono più mercenari da arruolare significa Game Over.
Nonostante una difficoltà iniziale che potrebbe quindi spaventare qualcuno, il poter controllare in modo maniacale ogni elemento di gestione regala grandi soddisfazioni non appena si riesce a prendere la mano con tutti i sistemi di gioco. Magari qualche aspetto meriterebbe un miglior bilanciamento, infatti è sempre molto fastidioso quando il colpo manca completamente il bersaglio in condizioni normali, con statistiche alte, a distanze molto ravvicinate e con linee di tiro pulite, o così come quando falliscono completamente due attacchi corpo a corpo consecutivi.
All’inizio del gioco è facile rimanere senza munizioni, ma tra la possibilità di crearne di nuove e le quantità recuperate dalle armi nemiche, abbiamo raramente sofferto la carenza di munizioni. Da metà gioco in poi, inoltre, potendo contare anche su di un arsenale migliorato e reso più efficace grazie all’equipaggiamento di ottiche, calci, silenziatori e molto altro, molte situazioni critiche si sono risolte con troppa facilità con squadre di cecchini o lanciando granate nel mucchio di soldati che finivano per concentrarsi tutti in piccole aree.
Non sempre il comportamento alleato e nemico si è dimostrato brillante. In diverse occasioni gli NPC hanno finito per spararsi da soli mettendosi in mezzo alle linee di tiro dei compagni, o hanno continuato a sparare contro i veicoli rischiando di esplodere con essi. L’uso dei lanciamissili da parte dei nemici ci ha fatto assistere a situazioni grottesche, soprattutto quando utilizzati nei pressi delle coperture. Abbiamo assistito anche alla demolizione di un intero piano di un edificio che ha fatto precipitare al piano di sotto tutti i malcapitati, rendendoli così facili bersagli.
Una volta, per una svista, ci siamo schierati in un’area dove erano già presenti dei civili e siamo rimasti letteralmente bloccati perché il personaggio dietro di noi non voleva spostarsi. In questi casi forse dovrebbe essere limitato lo schieramento. In un’altra situazione, abbiamo letteralmente attraversato una porta bloccata perché l’azione attivata doveva concludersi al di là della porta, in realtà, sarebbe stato più corretto impedire l’azione.
A parte qualche piccolo difetto, come quelli qui evidenziati, e qualche incertezza a volte nella risposta dei comandi, non abbiamo riscontrato particolari problemi in grado di impedirci di portare a compimento le missioni. Ciò che abbiamo trovato un po’ fastidioso è la visuale fissa quando si spostano automaticamente nemici, alleati e civili che non si può allontanare o avvicinare rendendo a volte difficile vedere in tempo reale tutta l’area interessata. A volte infatti ci accorgiamo di essere colpiti dai commenti e dalle icone dei mercenari, ma non ne abbiamo visione diretta perché ci troviamo al di fuori dell’area inquadrata dalla camera.
Jagged Alliance 3 non richiede particolari risorse e la qualità grafica non si può certamente considerare uno dei punti chiave del titolo, anche se lo stile scelto riesce bene a caratterizzare le diverse aree e l’uso dei colori e delle diverse condizioni atmosferiche accentua le differenze tra un luogo e l’altro rendendo comunque il mondo di gioco vivido. Provandolo con un PC dotato di processore AMD Ryzen 9 3900X, una GPU 3070 Ti e 64GB di Ram, l’esperienza di gioco è stata fluida anche a risoluzione WQHD, salvo qualche ininfluente rallentamento dovuto agli effetti delle esplosioni.