L’ultima edizione del Napoli Comicon 2024 ha portato nel capoluogo partenopeo molti autori internazionali, ma anche eccellenze italiane di tutto rispetto. Originario di Novara e ora membro attivo di Basiscape (studio di produzione musicale fondata da Hitoshi Sakimoto), Richter è sicuramente un artista sulla cresta dell’onda, considerando che ha lavorato, assieme ad altri, alla colonna sonora di Unicorn Overlord, che proprio in questo periodo sta riscuotendo un grande successo.
Il contributo per l’ultimo gioco targato Vanillaware è solo il primo traguardo di una carriera in ascesa in un contesto, quello dell’industria videoludica giapponese, che per molti è un sogno.
Senza scadere in retoriche positiviste da “volere è potere”, ho voluto intervistare Richter per conoscere ed esaminare il percorso di un artista italiano che sembra essere riuscito a lavorare esattamente dove sperava.
MARCO PATRIZI: Ciao Richter, è un piacere averti qui. Vorrei iniziare con delle domande introduttive su di te. Ci racconti com’è stata la tua carriera e quali eventi ti hanno portato da Novara a Basiscape?
RICHTER: Ho iniziato come concertista classico già da bambino. Ma sono sempre stato anche un appassionato di videogiochi, il classico nerd a cui piaceva smanettare nel tempo libero. Ho studiato al conservatorio, e appunto ho iniziato la carriera come concertista e compositore classico, ho poi mi sono diplomato a Berklee.
Poi, quasi per scherzo, tramite un amico mi sono introdotto nell’ambiente della musica elettronica, perché mi aveva chiesto di creare una traccia assieme a lui, traccia che è andata particolarmente bene. Da allora mi sono stati proposti diversi contratti, per un po’ di anni ho lavorato anche come post-producer.
Però non era quello che volevo fare veramente, perché – a parte i primi anni – non era un ambiente che sentivo come mio. Troppa poca professionalità, troppi eccessi… Nel frattempo si faceva sempre più sentire la voglia di fare musica per videogiochi. Già da bambino quando finivo di giocare a un gioco ero solito risuonare al piano la colonna sonora.
Poi nel 2020 per via del Covid-19 si sono fermate tutte le attività come live e altro. Ho quindi avuto tempo di sedermi e pensare veramente a quello che volevo fare. Anche grazie a degli amici che mi hanno spronato, mi sono detto: “perché non provare a contattare Basiscape?” Perché comunque la musica di Sakimoto-san è sempre stata un mio punto di riferimento.
Quindi ho scritto all’azienda mandando anche un po’ di tracce da ascoltare, senza alcuna aspettativa. Con mia grande sorpresa dopo una decina di giorni mi ha risposto Sakimoto in persona dicendo che era interessato a lavorare con me.
MP: Dato che sei un giocatore sin da bambino, quali sono i tuoi videogiochi preferiti?
R: Ce ne sono davvero tanti, e vado molto a periodi. Ultimamente sto rigiocando molto a F-Zero e spero che Nintendo ne faccia un nuovo capitolo. A parte questo sono un fan degli RPG nipponici, anche quelli particolari tipo Mother (Earthbound Ndr), ma anche degli shoot ‘em up. Ci sono vari titoli che hanno segnato varie fasi della mia vita, uno è sicuramente Mother 2, poi Vagrant Story, e più tardi Final Fantasy XII. Anche se è vero che sono più un tipo da Dragon Quest, ma il XII mi aveva molto colpito.
MP: Data la tua esperienza nel campo, a parte Sakimoto-san, quali sono i compositori di videogiochi che più apprezzi e che più ti hanno ispirato?
R: Eeh, quanti ne posso dire? Sono tanti! (ride)
MP: Facciamo massimo cinque dai.
R: A parte Sakimoto? (Lì accanto Ndr)
MP: A parte, lui è scontato.
R: Ok, allora: Koichi Sugiyama assolutamente, Shinji Hosoe, che è anche un amico, Yoko Shimomura, Yasuhisa Watanabe, e… è davvero dura escludere qualcuno… dico Motoi Sakuraba.
MP: Avendo vissuto, studiato e lavorato in Italia, negli USA e ora in Giappone, hai notato delle differenze culturali di approccio alla musica da parte dei professionisti?
R: Be’, in Giappone sono molto più professionali per certi aspetti. Curano tutti i dettagli di ogni lavoro, hanno una cura maniacale per tutto ed è una cosa che apprezzo tantissimo perché anche io sono così come persona, quindi mi sono trovato subito bene con loro. Mentre in America tendono molto a essere poco professionali su certi aspetti secondo me. Soprattutto l’aspetto manageriale tende a essere un po’ lasciato andare.
E poi devo dire che in Giappone si nota che sono davvero appassionati di quello che fanno, la vivono proprio da appassionati. In America è più una questione di business; possono essere professionali, ma con lo scopo primario di far soldi. I giapponesi ci mettono più il cuore. Da questo punto di vista sono più come noi italiani.
MP: A proposito di cura del lavoro, come funziona il processo lavorativo in Basiscape?
R: Normalmente, dopo che un cliente ci contatta, viene deciso internamente un direttore del lavoro tra i miei colleghi o Sakimoto stesso. Dopodiché a ognuno vengono assegnati un tot di brani con delle indicazioni di base, tipo: questa questo sarà per una scena di battaglia ecc. Vengono corredate da artwork o video, e vengono stabilite delle deadline entro le quali mandare le tracce al direttore. Quando questo succede il direttore le ascolta, le approva e le manda al cliente, che a sua volta approva o chiede delle modifiche.
MP: A parte te, ci sono altri artisti non giapponesi in Basiscape? È stato arduo integrarsi nel team?
R: No, sono l’unico non giapponese. Non è stato affatto difficile integrarmi. Tutti gli altri, e ci tengo a citarli: Kaneda, Kudo, Takeda, che sono gli altri tre compositori oltre a Sakimoto-san, e poi Kaneko che si occupa di sound design, oltre a essere dei grandissimi professionisti sono soprattutto degli amici; mi hanno accolto subito benissimo. Anche Sakimoto-san per me non è un capo, è più un amico. Quindi sì, mi sono sentito subito a casa.
MP: Parlando appunto del tuo lavoro nel team, di quali tue tracce della colonna sonora di Unicorn Overlord sei più orgoglioso?
R: Se dovessi sceglierne una su tutto direi il tema di Baltro. Anche perché è un personaggio molto particolare, il classico personaggio che opera dietro le quinte, e mi è piaciuto molto caratterizzarlo. È stata una bella sfida perché ho voluto dare alla musica un tono particolare per renderlo in quel modo. È stato divertente.
MP: Ora che puoi dire di conoscere personalmente Hitoshi Sakimoto, come lo descriveresti come persona, soprattutto al di fuori del lavoro?
R: Un amicone con cui andare a bere, con cui ti diverti e chiacchieri. Ed è una persona di un’umiltà incredibile considerata la carriera che ha avuto. Ci sono persone che nella loro vita hanno ottenuto un decimo dei suoi traguardi e si sentono già arrivate, mentre lui è una persona con una carriera leggendaria e si mette sempre in discussione, non è mai stanco di imparare, ed è una cosa che ammiro tanto di lui.
MP: Grazie a Sakimoto ti sarai fatto tante amicizie nell’ambiente. Hai conosciuto altri compositori famosi, al di fuori di Basiscape?
R: Sì, come ti dicevo Shinji Hosoe è un caro amico, poi a febbraio ho conosciuto anche Yoko Shimomura e siamo diventati molto amici. Poi Go Shiina, anche lui una bravissima persona. Ayako Saso, che lavora con Shinji Hosoe nella stessa compagnia. Questi sono proprio degli amici, poi ce ne sono altri, ma con loro sono meno in contatto.
MP: Se potessi esprimere un desiderio professionale, per così dire, c’è un remake o un nuovo capitolo di una serie a cui vorresti lavorare per la colonna sonora?
R: Per un remake spererei in Vagrant Story, però vorrei lavorare a tracce nuove, perché quelle composte da Sakimoto sono talmente belle che non vorrei toccarle; se anche me lo chiedesse lui stesso gli risponderei: no guarda, mi rifiuto. Quindi sicuramente vorrei lavorare a qualche traccia nuova.
Per quanto riguarda giochi nuovi il sogno nel cassetto è Dragon Quest. Chissà se non potremo riempire il vuoto che ha lasciato Koichi Sugiyama, con Basiscape sarebbe davvero bello.
MP: Quali consigli puoi dare a chi vorrebbe intraprendere una carriera simile alla tua e occuparsi di musica per i videogiochi?
R: Innanzi tutto avere una mentalità aperta: ascoltare tutto, non porsi dei limiti nell’ascoltare generi musicali, perché si può imparare ascoltando qualsiasi genere e questo può aiutare a crearsi uno stile particolare. Quindi cercare di avere uno stile riconoscibile. E poi soprattutto studiare: composizione, orchestrazione, soprattutto l’orchestrazione moderna può aiutare.
E non avere mai paura dei rifiuti, perché si impara molto anche quando si ottengono dei rifiuti, se sono giustificati ovviamente; può capitare anche di ottenere un rifiuto perché uno ha una giornata storta. Si può imparare molto anche dalle critiche, soprattutto se vengono da persone che hanno una carriera più lunga della tua. Quindi non arrendersi mai e crederci fino in fondo.
Ringraziamo ancora Richter per la disponibilità e il tempo ritagliato tra i tanti impegni della fiera. Oltre che per la simpatia dimostrata a livello personale al di fuori dell’intervista.