Impostor Factory, la storia di una vita che tutti dovrebbero giocare

Impostor Factory non è solo un videogioco, ma è una vetrina sulla nostra vita. Un modo diverso di raccontare e raccontarci.

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a cura di Giuseppe Licciardi

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Vorrei cominciare questo flusso di pensieri con una domanda per voi. Vi siete mai chiesti cosa accadrebbe se qualcuno vi concedesse l'opportunità di rivivere la vostra vita in terza persona? Essere spettatori di qualcosa che non potete controllare, come vi farebbe sentire? Nelle nostre vite facciamo fatica a comprendere le lotte degli altri, ma ognuno di noi combatte per qualcosa, sia esso un'ideale, una persona amata, o soltanto un obiettivo da raggiungere. Non sempre però ci si riesce, e a volte si deve fare i conti con la dura realtà. Impostor Factory è una storia di vita, una storia fatta di simboli, di sguardi e di piccoli gesti. Non è la solita esperienza che giocherete per colmare il tempo tra un AAA ed un altro. Ma è qualcosa che vi lascerà un messaggio indelebile, come un tatuaggio che non potrete più lavare via.

Partiamo dalle basi

Ma facciamo un piccolo passo indietro e cerchiamo di capire da dove viene Impostor Factory e soprattutto come si colloca all'interno di una timeline ricca.Esso è l'ultimo dei capitoli che fanno parte della cosiddetta "To The Moon timeline". Non a caso infatti viene anche considerato il "capitolo X". Non desistete però, perché come per i capitoli precedenti anche questo è completamente giocabile standalone, dato che racconta una storia completamente a sé stante.

Freebird Games è uno studio canadese che esordisce per la prima volta nel mondo dei videogiochi nel 2006 con il loro primo titolo dallo stampo più "fantasy" ma con una soundtrack originale. Il vero "boom" avverrà però solo un po' di anni dopo con l'uscita di "To The Moon" primo d una serie di videogiochi, che ha lasciato il segno nel panorama indie per lo stile di narrazione e per delle musiche che ancora tutt'oggi riecheggiano nelle menti dei videogiocatori che hanno vissuto quell'esperienza.

Con questo capitolo lo studio si afferma come uno dei principali esponenti dell'esperienza videoludica soprattutto in panorama indie. Per Freebird Games il videogioco è uno strumento di comunicazione che serve a raccontare delle storie. Con una piccola aggiunta di "fantascienza" riescono a ricreare delle vere storie di vita, che permettono a tutti noi di poter quasi sentire i sentimenti che i personaggi che stiamo giocando stanno vivendo.

Cos'è quindi Impost Factory? E' la storia di un filo spezzato, una corda che si è tesa troppo e che arriva al suo punto di rottura. E' una storia di vita, una storia di donne e di uomini che vivono la felicità con un freno tirato. A mio avviso tutto il titolo può essere visto come un viaggio all'interno dell'inconscio di un'altra vita. Rivivere le esperienze di vita, ricordare i momenti felici. Ricordare da dove arriva quella felicità e fin quando durerà. Se sarà per sempre, o è solo un momento effimero di vita.

Come lavanda che lava gli occhi

Ho giocato spesso titoli di questo tipo, mi considero un giocatore attratto dalla narrativa cosi accentuata. E nello studio canadese rivedo molto questo tipo di esperienza. Per molti infatti, ogni loro titolo è quasi una certezza se si cerca un determinato tipo di esperienza. Se si ha voglia di immergersi in un mondo che ad una prima occhiata può sembrare "strambo" ma che in realtà è più vicino a noi di quanto pensiamo.

In Impostor Factory ogni cosa viene scelta con cura a partire dalle ambientazioni. Le scene di intermezzo, che fanno da catarsi per dei momenti "magici", sono accompagnati da una colonna sonora sempre attenta, ad esserci vicina nel vivere quel determinato momento. Più volte infatti durante la mia esperienza mi sono trovato a pensare che la musica fosse la ruota portante di alcuni momenti, perché come una melodia dolce riesce ad accompagnare anche i momenti più difficili che si vivono all'interno del gioco.

Come fa però un titolo di questo tipo ad entrarci cosi tanto a fondo? Eppure lo stile grafico di certo non aiuta, ma forse è proprio questo che ci permette di concentrarci ancora di più sui dialoghi, sugli sguardi e su ogni parola che i protagonisti dell'avventura si scambiano. Prima inoltre vi ho parlato anche di "veridicità" del racconto.

Ed è proprio qui che entra in gioco questo fattore. Gli avvenimenti che vengono narrati sono cosi tanto reali che non vi risulterà assolutamente difficile entrare quasi in simbiosi con i personaggi, soprattutto in determinati momenti del viaggio, quando la narrazione incomincerà ad incalzare, e tutti i pezzi incominceranno ad incastrarsi. Sarà in quel momento che capirete che il titolo sta parlando anche a voi e non sta raccontando solo una storia.

Una melodia dolce che accompagna i singhiozzi

Se c'è una cosa che ho imparato con Impostor Factory è che non c'è limite a quanto possiamo immergerci in un racconto e di quanto possiamo fare nostra una narrazione. Se ora vi chiedessi quale titolo ha impattato di più sulla vostra vita? Sono più che sicuro che forse avreste più risposte, e colleghereste ogni ricordo con un momento particolare della vostra. Un momento felice, un momento di trsitezza o di condivisione con qualcuno.

Quello che viviamo all'interno di un gioco è esattamente questo. Vederci dall'alto, ed essere spettatori di noi stessi. Cosa avremmo fatto di diverso? Cosa avremmo detto? E cosa ci è rimasto. Osservare la storia di una vita non è affatto semplice, e non lo è assolutamente nell'ultimo titolo di Freebird Games. I momenti di angoscia si faranno sentire come un peso sul petto.

Il tutto però poi viene accompagnato da una dolcezza che scalda il cuore e ci permette di liberarci, come se un petalo di lavanda ci fosse entrato negli occhi. Il viaggio che vorrei proporre a tutti voi è proprio questo. Soprattutto se ancora non avete avuto modo di vedere con i vostri occhi la potenza di un videogioco, fatevi questo regalo e cercate di immedesimarvi in un'altra storia. Fate vostri i momenti felici e cercate di pensare alla vostra vita. Riconoscerete ben presto che le note di quel pianoforte che suonano all'interno del titolo, suonano o hanno suonato anche per voi. 

Come è possibile che un titolo di questo tipo ci entri cosi dentro? Come ho detto in precedenza è forse la straordinarietà della scrittura, che nella sua semplicità e nella sua verità, ci fa sua. Giocando ci sentiremo come dei fiori che sbocceranno ad ogni capitolo e che culminano con della rugiada appoggiata sulle proprie foglie.

Portami a vedere il mondo

Un altro tema fondamentale che più volte si presenta all'interno del titolo è quello del "viaggio". Ma in realtà mi piace molto vederla come una metafora, capace di farci vedere aldilà delle esperienze da vivere. La metafora del viaggio in Impostor Factory è il voler uscire fuori da una gabbia, dalle proprie convinzioni per riuscire a vivere la nostra vita nel pieno delle nostre facoltà senza remori e senza preoccupazioni.

Ed è proprio qui che ognuno di noi cade, nelle difficoltà di ogni giorno, negli obiettivi che sembrano lontani, ma ecco che il titolo cerca di insegnarci qualcosa. Non è sempre facile raggiungere ciò che desideriamo nel profondo del nostro cuore, ma se il viaggio viene affrontato con a fianco le persone che amiamo, forse il tutto ci risulterà più dolce.

Per finire, vorrei concludere questo flusso di pensieri con un piccola promessa che ognuno di noi che ha giocato a questo titolo dovrebbe farsi, ovvero, rigiocare questa esperienza in diverse fasi della nostra vita. Sono sicuro che come altre opere anche questa colpisce tutti in maniera diversa, perché ci entra dentro, ed ognuno di noi la vive in maniera diversa, uno sguardo, un oggetto, una frase detta nel momento giusto. Tutto potrà suonare una nota diversa, perché in fondo siamo stelle che brillano in modo diverso in un firmamento infinito.
Se siete ancora tra quelli che non hanno giocato Impostor Factory, il mio consiglio spassionato, è di farlo quanto prima, un'esperienza singola nel suo genere. Compatta e che soprattutto, a mio avviso,  vi saprà regalare dei momenti che ricorderete per sempre. Non per quello che vi racconterà il titolo in se, ma per cosa farà riaffiorare in voi stessi.
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