Il futuro, raccontato nei videogiochi

Fallout, Cyberpunk, Metal Gear... Sono tanti i videogiochi che trattano il tema del futuro, in tanti modi diversi. Vediamoli insieme!

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a cura di Michele Pintaudi

Editor

Il futuro influenza il presente tanto quanto il passato.

- Friedrich Nietzsche

Il videogioco è ormai diventato un medium capace di trasmettere e comunicare messaggi di tutti, ma proprio tutti i generi. Non è raro infatti trovarsi di fronte a opere che, attraverso un linguaggio sempre più mirato, riescono a raccontare storie e concetti in un modo pressoché unico: qualche tempo fa vi abbiamo ad esempio raccontato di come un prodotto videoludico possa parlare di un argomento delicato come la morte, in maniera originale e mai banale.

Oggi vogliamo cambiare leggermente tono spostandoci su un'altra tematica che, sin dagli albori di questo medium, risulta spesso e volentieri molto gettonata all’interno della varie produzioni. Stiamo parlando del futuro: un concetto tanto ampio quanto ricco di potenziale dal punto di vista narrativo, con tantissime casistiche perfette per accompagnare il giocatore alla scoperta di ciò che (forse) ci aspetterà nei prossimi anni. Cominciamo dunque questo nostro nuovo viaggio, per comprendere come il futuro viene raccontato nel mondo dei videogiochi.

Videogiochi e futuro: da una visione distopica…

Il tema del futuro è da sempre molto gettonato all’interno della cultura popolare: letteratura, musica, cinema e serie televisive trovano spesso ispirazione da questo tema così particolare, e il videogioco non è chiaramente da meno. Anche nel trasporre opere che già esistono sotto altre forme.

Qualche esempio? Do Androids Dream of Electric Sheep? nasce come romanzo dalla penna di Philip K. Dick, per poi diventare una celeberrima pellicola diretta da Ridley Scott e, infine, un’avventura grafica prodotta da Westwood Studios. Blade Runner è giusto un esempio di come un’opera possa trascendere tutti i confini temporali e generazionali, raccontando il futuro in modi e con percezioni differenti.

Parlando di prodotti “originali”, nati ovvero come videogiochi e portati avanti in quanto tali, esistono decine e decine di esempi degni di nota. Uno dei più recenti è senza ombra di dubbio The Outer Worlds, titolo con cui Obsidian Entertainment è riuscita a dare vita a un prodotto in grado di intrattenere ma di muovere al contempo una feroce critica sociale. In questo titolo troviamo un futuro alternativo, in cui il presidente statunitense McKinley è sopravvissuto al suo assassinio. Di conseguenza le grandi corporazioni sono arrivate a dominare la società colonizzando interi pianeti alieni, dando persino il via a migrazioni di massa verso nuovi mondi da popolare.

Questa visione del futuro ci mostra, seppur spesso e volentieri con un tono scanzonato, una società incredibilmente avanzata dal punto di vista tecnologico, ma sempre e comunque ancorata a quelli che sono i limiti dell’essere umano in quanto tale. Non mancano infatti fazioni con pensieri e ideologie opposte, così come conflitti di natura politica e non solo: sotto diversi aspetti, il futuro non risulta insomma così diverso dal presente.

Tra gli autori fortemente appassionati a questo filone troviamo senza dubbio Hideo Kojima, che con Death Stranding e prima ancora con Metal Gear Solid ha portato il suo personalissimo tocco all’interno della storia dei videogiochi. In Sons of Liberty andava di fatto a prevedere ciò che è il mondo di oggi: era il 2001, e il gioco già trattava tematiche quali fake news, diffusione incontrollata di informazioni e via dicendo. Un’opera avanguardistica, per una visione che lo stesso Kojima ha voluto raffinare nel quarto capitolo della saga.

Metal Gear Solid 4 ci porta infatti in un mondo dove tutto è gestito da un enorme sistema informatico, con tutti i soldati del mondo controllati da nanomacchine che ne determinano gesti, emozioni e abilità. La Terra è anche qui un luogo dove tutto è fortemente legato alla tecnologia, con una concezione maggiormente orientata verso la politica. Tutto è infatti connesso a lotte di potere e a una guerra che sembra non aver mai fine, per un’avventura che si conclude con un memorabile discorso su quanto il conflitto non debba necessariamente essere l’obiettivo di popoli e nazioni del mondo.

Ciò che può spaventare ma, in primis, accompagnare a una riflessione è come alcuni tratti di queste opere non siano poi così lontani dalla realtà. No, non stiamo dicendo che nel giro di pochi anni saremo tutti controllati da delle nanomacchine: è però un dato di fatto come la tecnologia stia, poco alla volta, ricoprendo un ruolo sempre più predominante nella vita di tutti noi.

Nell’agganciarci a quest’ultimo punto non possiamo non citare Detroit: Become Human, ultima fatica firmata Quantic Dream uscita nel maggio del 2018. Prendendo ispirazione da opere come Westworld e il già citato Blade Runner, David Cage ha qui dato vita a una civiltà dove gli androidi sono ormai divenuti parte della quotidianità: sono infatti camerieri, assistenti, commessi e via dicendo, in uno scenario che li vede in sostanza a ricoprire un ruolo marginale all’interno della società. Ciò che rende interessante il titolo è il proporre la storia dal punto di vista proprio di questi androidi, e infatti vestiremo i panni proprio di tre di loro: un detective, una collaboratrice domestica e un attivista rivoluzionario.

Il viaggio ci porta alla scoperta di una società dove emerge, poco alla volta, un mondo che punta il dito contro gli androidi senza però poterne più fare a meno. É qui curioso osservare come un’estremizzazione di ciò che è il mondo oggi possa portare alla più completa esasperazione, sia della civiltà stessa che degli usi e costumi delle persone. Detroit narra insomma di un futuro eccessivo, ma forse non così lontano come si possa pensare.

… Al racconto dell’apocalisse.

Analizzando la concezione di futuro all’interno dei videogiochi, è insomma lampante un forte interesse verso quella che è una tematica così ricca, affascinante e pronta per mille interpretazioni. Non mancano infatti opere adatte a evocare caratteri e atmosfere che ci portano in un mondo prossimo alla fine, o che addirittura ha già superato il punto di non ritorno.

La saga di Fallout è con tutta probabilità la più emblematica in questo senso, per un franchise capace negli anni di raccontare la “fine del mondo” in modo sempre originale. L’universo narrato ci porta infatti nel cuore di una civiltà dove un’apocalisse nucleare ha trasformato il mondo in qualcosa di completamente diverso da ciò che noi tutti conosciamo: emergono qui altre tematiche legate al concetto di futuro, come ad esempio quella della sopravvivenza.

Adattarsi a un ambiente ostile, dove ogni risorsa è fondamentale per andare avanti: l’atmosfera di Fallout è qualcosa di unico nel suo genere che, nonostante vada a riprendere un tema così inflazionato come quello post-apocalittico, riesce sempre e comunque a mantenere una propria identità. Un ulteriore modo, insomma, per sperimentare l’avvenire del mondo all’interno di un medium così singolare come quello videoludico.

Per gli amanti di un’estetica ben precisa e definita non mancano poi tante opere appartenenti al filone cyberpunk, e l’omonimo titolo firmato CD Projekt Red rappresenta oggi una delle esperienze più interessanti sotto questo aspetto. Risolte le mille problematiche che l’hanno afflitto al rilascio, Cyberpunk 2077 è finalmente diventato un titolo capace di trascinare il giocatore in un mondo spettacolare e dal livello di dettaglio davvero impressionante. Il futuro è anche qui narrato da una prospettiva ultratecnologica, nella quale emerge un “sottobosco” fatto di complotti e vicende che minacciano quella che è tutt’altro che una società perfetta. Un immaginario ispirato dal GDR di Mike Pondsmith, che i creatori di The Witcher hanno reso ancor più coinvolgente grazie per l’appunto a un certo tipo di estetica e che, per chi volesse, è possibile approfondire anche nell’acclamata serie Netflix Edgerunners.

Approcciarsi a un videogioco significa dunque, oggi più che mai, vivere un’esperienza capace di trasmettere valori e messaggi ben precisi. Ci troviamo infatti di fronte a opere sempre più strutturate in termini di linguaggi e significati, che sarebbe un errore sottovalutare e percepire come “semplice” intrattenimento: prodotti di questo tipo possono arrivare a spingere verso riflessioni anche molto profonde, e il tema dell’avvenire è proprio uno di quelli che più si prestano a questo processo.

Un’opera di carattere videoludico può infatti prendere ispirazione, come punto di partenza, da quella che è la realtà di tutti i giorni… Per poi stravolgerla ed estremizzarla creando qualcosa di mai visto prima. Politica e società sono appunto argomenti sempre attuali: perché non sfruttare un medium come questo per raccontarli e, magari, persino immaginare quale potrebbe essere un possibile punto di arrivo?

Discutendo del binomio videogiochi e futuro troviamo insomma decine e decine di prodotti degni quantomeno di una menzione, da saghe come Shadowrun e Red Faction fino a Metro, Deus Ex e persino un’opera unica come No Man’s Sky. E ciò che è bello è che tutti questi titoli riescono ad accompagnare il giocatore alla scoperta di una diversa concezione del futuro, ognuno sempre e comunque a suo modo. Ciò che vi invitiamo a fare, in conclusione, è di raccontarci nei commenti la vostra personalissima opinione: quali sono, insomma, quelle esperienze che più vi hanno colpito per la loro capacità, o originalità, nel raccontare il futuro?

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