Gylt, un horror poco inciviso e molto dimenticabile | Recensione
Gylt, titolo del 2019 per Google Stadia, è stato rilasciato in multipiattaforma: ecco la nostra recensione.
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a cura di Giulia Serena
Editor
Uno degli incipit più classici delle storie horror e thriller è la scomparsa di una persona, che sembra volatilizzarsi nel nulla e la cui ricerca comporta un cammino non poco tortuoso per il povero protagonista di turno. Questo esordio tradizionale è presente anche in Gylt, titolo di Tequila Works che cerca di essere incisivo ma non ci riesce, risultando in un'opera senza infamia e senza lode che probabilmente dimenticherete poco dopo la sua conclusione.
Uscito su Stadia nel 2019, e ora, in seguito al fallimento della piattaforma, su tutte le altre console del mercato (stranamente, tranne Nintendo Switch), Gylt unisce esplorazione, elementi stealth e giusto un po' d'azione, il tutto in un'ambientazione dalle tinte cupe e dove gli unici esseri viventi oltre alla protagonista sono delle strane creature tutt'altro che amichevoli. Sulla carta sembra promettente... ma qualcosa non ha funzionato.
Uniamo gli ingredienti, e il risultato è il cliché
Se i vari elementi di Gylt sembrano interessanti, fin dal primo momento si nota qualcosa che non funziona. Ci troviamo nei panni di una bimba, la quale si mette alla ricerca della cuginetta scomparsa; per seguire le sue tracce si infila in una funivia, ma questa la trasporta in una sottospecie di mondo parallelo dove ogni altro essere umano scompare, lasciando il posto a creature pronte ad attaccare la protagonista.
Armata inizialmente di una torcia, Sally deve riuscire a muoversi nell'ombra, non facendosi scorgere dai mostri e riuscendo a entrare nell'edificio scolastico, dove suppone che si sia cacciata la cugina. Inizia, quindi, la nostra avventura stealth, che continuerà almeno fino a quando non sbloccheremo un'abilità che ci permetterà di attaccare le creature e farle svanire nel nulla.
Il primo problema che sorge fin da subito in Gylt è che la trama, seppur inizialmente interessante, svanisce presto nel nulla. Il nostro compito è quello di trovare la bimba, ma si tratterà solamente di muoversi da un punto A a un punto B con obiettivi diversi, senza che la narrazione si affittisca o che vengano aggiunti elementi che la rendano più intricata. Capiamo che la protagonista soffre di bullismo, ma anche questa tematica — che, per quanto ormai venga trattata spesso dei videogiochi, se sfruttata bene può comunque dare un quid in più — non viene affatto approfondita, risultando poi quasi unicamente in qualche scritta sui muri della scuola.
Sally è carina e nemmeno caratterizzata male, i suoi commenti sono più che adeguati per una bimba che verosimilmente non può avere più di dieci anni, ma ciò non basta a reggere un'intera narrazione. Anche i mostri con cui ci dovremo interfacciare sono praticamente tutti uguali, fatta eccezione per qualche creatura "speciale" con cui avremo a che fare in alcuni momenti dell'avventura, ma che, esattamente come le altre, non proferisce parola.
Un gioco stealth... ma lo stealth è inutile
Passando al gameplay vero e proprio, lo stealth è molto classico: dovremo abbassarci e camminare lentamente da un punto nascosto all'altro, non facendoci sentire o vedere dai nemici. Il problema, però, è che ci troviamo dinanzi a un'IA dei mostri per nulla evoluta, che rende sin troppo semplice sgattaiolare inosservati; inoltre, il gioco ci fornisce decisamente troppi inalatori (che fungono da ricarica per la barra della vita) e aiuti per distrarre i nemici.
Se state pensando che col passare delle ore Gylt diventi più difficile, beh, vi sbagliate. L'abilità per eliminare i nemici renderà il tutto ancora più semplice: gli attacchi dovrebbero essere usati solo in caso di necessità, ma la quantità di risorse offerte dal gioco è decisamente troppa, rendendo più pratico e veloce far fuori stanza intere di mostri anziché prestare attenzione a non farsi vedere.
Questi scontri vengono alternati da momenti puzzle, in cui dovremo muovere oggetti o sfruttare la torcia per progredire nell'avventura. Anche in questo caso, il level building dell'opera è molto lineare, rendendo questi grattacapi estremamente semplici da risolvere. Infine, l'avventura si conclude senza colpi di scena clamorosi, anzi, lasciando l'amaro in bocca per una risoluzione tanto semplice e quasi banale.
In conclusione su Gylt
Insomma, Gylt è un titolo horror che di horror ha ben poco, che prova a toccare tematiche delicate ma non lo fa abbastanza approfonditamente, e che vuole essere originale, ma lo è talmente poco da risultare alquanto dimenticabile. Lo stile artistico è piacevole, così come la colonna sonora, ma la semplicità del gameplay e la banalità della storia lo riducono a un'avventura passabile, ma niente di più.
L'uscita in multipiattaforma sarebbe stata un'ottima opportunità per aggiungere contenuti al titolo, magari qualche meccanica o varietà di mostro differente, ma, purtroppo, Tequila Works ha scelto semplicemente di rilasciare un porting uguale in tutto e per tutto all'originale di quattro anni fa.
Voto Recensione di Gylt - Xbox Series X|S
Voto Finale
Il Verdetto di Tom's Hardware
Pro
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Incipit interessante...
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Protagonista ben caratterizzata
Contro
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... ma sviluppato male
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Meccaniche sin troppo semplici, sia per quanto riguarda lo stealth che l'attacco
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Troppe risorse che abbassano la difficoltà del gioco
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Carenza di trama
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Nessun contenuto aggiuntivo rispetto al titolo originale del 2019
Commento
All'inizio dell'avventura in Gylt abbiamo un po' l'impressione di trovarci nel Sottosopra di Stranger Things, ma capiamo ben presto che l'avventura della protagonista è molto più banale rispetto a quella della serie tv di Netflix. Per quanto Sally sia una bimba carina e ben caratterizzata, il gameplay sin troppo semplice e la storia poco approfondita trasformano l'opera di Tequila Works in un titolo a dir poco dimenticabile. Il rilascio in multipiattaforma potrebbe essere stato sfruttato per migliorare la base, ma ciò non è successo, risultando in un'occasione sprecata.