GTA 4 ha compiuto 17 anni: il titolo migliore del franchise?

GTA 4 compie 17 anni: un pionieristico balzo nel futuro che ha sacrificato il passato, rimanendo un capolavoro mai pienamente riconosciuto.

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a cura di Andrea Riviera

Managing Editor

Il 29 aprile 2008 rappresentò uno spartiacque nella saga, con un titolo che abbandonava deliberatamente l'esuberanza surreale dei predecessori per abbracciare un approccio narrativo più maturo, cinematografico e ancorato alla realtà

Questa trasformazione, oggi considerata fondamentale per l'evoluzione del medium videoludico, all'epoca divise profondamente la comunità dei giocatori, generando dibattiti che riverberano ancora nell'attuale attesa per il sesto capitolo.

La scelta di eliminare elementi ludici consolidati non fu casuale ma rappresentò una decisione strategica per concentrare gli sforzi creativi e tecnici verso una nuova visione.

Come ricordato recentemente da Obbe Vermeij, all'epoca direttore tecnico di Rockstar North, il passaggio alla generazione PlayStation 3 e Xbox 360 comportò l'abbandono di caratteristiche che avevano reso San Andreas un'esperienza straordinariamente libera: dalle statistiche sul peso e la forma fisica del protagonista fino alla possibilità di esplorare più città, passando per il nuoto subacqueo e veicoli iconici come jetpack, carri armati e monster truck.

La storia di Niko Bellic, immigrato dell'Europa dell'Est giunto a Liberty City inseguendo il sogno americano solo per scoprirne il lato oscuro, rappresentò una delle narrazioni più mature e sfaccettate mai viste in un videogioco open-world fino a quel momento. L'ambientazione, chiaramente ispirata a New York, abbandonava i colori saturi e l'atmosfera sopra le righe di San Andreas per abbracciare toni più cupi, una fotografia desaturata e un realismo quasi documentaristico.

La critica specializzata accolse questa trasformazione con entusiasmo straordinario, premiando GTA IV con valutazioni altissime e riconoscendone il valore artistico oltre che ludico. Per la prima volta, un Grand Theft Auto veniva discusso non solo come prodotto d'intrattenimento trasgressivo, ma come opera autoriale capace di commentare la società contemporanea attraverso una lente disincantata e spesso amara.

Questa maturazione artistica, tuttavia, non fu accolta unanimemente dalla base di fan. Molti giocatori, abituati al caos creativo e alle possibilità ludiche quasi infinite di San Andreas, percepirono GTA IV come eccessivamente rigido e limitante. L'assenza di aeroplani pilotabili, la fisica dei veicoli più realistica ma meno acrobatica, e l'impossibilità di personalizzare fisicamente il protagonista furono visti da alcuni come un tradimento dello spirito anarchico che aveva caratterizzato la serie fino a quel momento.

La decisione di Rockstar appare oggi come una scelta consapevole e coraggiosa per elevare il medium videoludico stesso, dimostrando che anche un gioco controverso e provocatorio potesse aspirare a essere considerato una forma d'arte capace di raccontare storie complesse e moralmente ambigue. Il tono disilluso della narrazione, che metteva in discussione il mito americano attraverso gli occhi di un immigrato segnato dalla guerra, rappresentò un'evoluzione significativa nel modo in cui i videogiochi potevano affrontare temi sociali e politici.

Mentre l'attesa per Grand Theft Auto VI raggiunge livelli febbrili oseremmo dire, con i fan che scrutano ogni indizio sul prossimo trailer e sulla direzione narrativa che prenderà la saga, ripensare all'eredità di GTA IV significa anche riflettere sulla tensione creativa tra innovazione e tradizione, tra il desiderio di spingere i confini artistici del medium e la necessità di soddisfare le aspettative di una base di utenti diversificata.

La lezione più importante che GTA IV ha lasciato all'industria videoludica è forse proprio questa: il coraggio di reinventarsi comporta inevitabilmente dei rischi e delle rinunce, ma è spesso l'unica strada per evolvere artisticamente e tecnicamente. Una lezione che, mentre attendiamo il prossimo capitolo della saga, risuona con particolare forza e ci ricorda che dietro ogni grande innovazione si nasconde sempre la disponibilità a mettere in discussione le proprie certezze e i propri successi precedenti.

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