Di fallimenti, il mondo dei videogiochi, ne è sicuramente pieno. Quello di Google Stadia si aggiunge a una lista interminabile, fatta di prodotti e software lanciati con l'intenzione di essere di successo, ma che sono successivamente inciampanti sulle loro gambe, a causa di errori o di sfortuna. Il flop di Mountain View è però fin troppo grosso per essere ignorato ed è una conseguenza naturale quando si investono milioni di Dollari in un'infrastruttura di sicuro interesse e funzionante, ma che viene minata a causa di terribili decisioni aziendali.
Google Stadia ci ha salutato ieri, il 18 gennaio 2023 (in Italia ha però chiuso stamattina alle ore 9:00), a circa quattro anni dal suo annuncio ufficiale. L'homepage ora riporta un banner nero, che ringrazia i giocatori per aver usufruito del servizio e rimanda al download di un firmware in grado di rendere il controller compatibile con altri device. Si tratta di una magra consolazione: Alphabet voleva cambiare il mondo ed è finita, invece, con l'aggiungere una lapide al suo cimitero di progetti staccati troppo prematuramente.
Al di là dei documentari e degli articoli che si possono produrre su questo flop, quello che è successo a Mountain View non lo sapremo mai. Non sapremo mai, in primis, quali saranno stati i veri obiettivi dei dirigenti, che oggi contano di più di sviluppatori e responsabili di team. Non sapremo mai cos'è successo in quella mattina di gennaio 2022, quando Harrison (un uomo che ha all'attivo forse troppi disastri in questa industria) ha spedito una mail rassicurando gli sviluppatori interni, per poi smantellare la divisione first party di Google Stadia qualche giorno dopo. E non sapremo mai, infine, come hanno vissuto gli ultimi giorni gli sviluppatori, il vero e proprio cuore del progetto, che senza di loro non avrebbe mai potuto battere.
Di Google Stadia si è scritto tanto e si continuerà a scrivere, ma la verità non salterà mai fuori. Non sapremo mai cos'è successo e il perché di cambi così repentini. La sensazione, però, è quella di trovarsi davanti a un'occasione sprecata. Non solo per l'azienda, ma anche per coloro che ci credevano nel progetto, ovvero gli sviluppatori. E anche, infine, per tutti i giocatori che avevano deciso di investire tempo e denaro in quel sogno di rivoluzione, che alla fine è stato mandato nello sgabuzzino.
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