Google denunciata dall'autore di Poppy Playtime

Lo sviluppatore del popolare Poppy Playtime, ha intentato una causa legale contro Google per non aver rimosso applicazioni non autorizzate da Google Play.

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a cura di Andrea Maiellano

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Mob Entertainment, sviluppatore del popolare gioco horror Poppy Playtime, ha intentato una causa legale contro Google per non aver rimosso applicazioni non autorizzate da Google Play che violano la sua proprietà intellettuale. Le app in questione, "Poppy Playtime Chapter 4" e "Poppy Playtime: Chapter 3", pubblicate da Daigo Game 2020, sono ancora disponibili nonostante le numerose segnalazioni dello sviluppatore.

Il caso ha sollevato parecchi quesiti sulla capacità di Google di proteggere gli sviluppatori e gli utenti da contenuti fraudolenti. Le app incriminate hanno totalizzato oltre 1,1 milioni di download, ingannando potenzialmente molti utenti, soprattutto considerando che Poppy Playtime è particolarmente popolare tra i più giovani. Mob Entertainment afferma di avere una base di oltre 40 milioni di giocatori su tutte le piattaforme.

L'autore d Poppy Playtime accusa Google di legalizzare le truffe.

Daigo Game 2020, l'editore delle app fraudolente, ha una lunga storia costellata di clonazioni di giochi popolari. In passato ha pubblicato titoli non autorizzati come "Minecraft 2020" e numerose app legate al trend di Skibidi Toilet, tutte successivamente rimosse da Google Play Store dopo numerose segnalazioni. Tuttavia, l'azienda continua a pubblicare nuove applicazioni sulla piattaforma, non essendo stata bannata per violazione di copyright.

Il fenomeno delle copie di app celebri risale ai primi anni del 2010. Con l'esplosione degli app store, si assistette a una proliferazione di copie non autorizzate di giochi, e applicazioni, di successo. Un caso emblematico fu quello di "Flappy Bird", il cui creatore Dong Nguyen decise addirittura di rimuovere il gioco dagli store a causa dello stress causato dal suo improvviso successo e dalle eccessive imitazioni, che continuano tutt'ora.

Nello specifico, le due app che copiano i contenuti di Mob Entertainment,, non solo violano la proprietà intellettuale ma contengono anche delle microtransazioni tra i 30 e i 95 dollari collegate a una pagina web non funzionante. Secondo la causa legale, Google aveva inizialmente rimosso le app in seguito a indagini e a un reclamo DMCA, ma le ha poi inspiegabilmente ripristinate dopo pochi giorni.

Mob Entertainment chiede ora la rimozione definitiva delle applicazioni fraudolente e un risarcimento di 150.000 dollari per ciascuna di esse. La vicenda mette in luce la necessità di una maggiore vigilanza da parte di Google nel proteggere sia gli sviluppatori legittimi che gli utenti della piattaforma Google Play Store da potenziali app dannose associate a truffe economiche.

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