Le Olimpiadi dei videogiochi stanno per divenire realtà (ma c'è davvero da festeggiare?)

Il CEO di una delle principali squadre di gaming competitivo afferma che il nuovo evento attirerà nuovo pubblico. Avrà successo?

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a cura di Andrea Riviera

Managing Editor

Il Comitato Olimpico Internazionale (CIO) ha annunciato una partnership di 12 anni con l'Arabia Saudita per organizzare le Olimpiadi degli Esports, un evento standalone che promette di portare il gaming competitivo "allo stesso livello dei Giochi Olimpici invernali ed estivi", secondo Alban Dechelotte, CEO di G2 Esports, una delle più grandi squadre di esports al mondo.

Questa mossa rappresenta un importante passo avanti per l'industria del gaming competitivo, che negli ultimi 20 anni ha visto una crescita esponenziale. Dechelotte, che è stato consultato dal CIO per attrarre un pubblico più giovane, vede in questo evento un'enorme opportunità per gli esports di raggiungere nuovi spettatori.

In realtà si tratta di un "ritorno", visto che che le "Olimpiadi dei videogiochi" sono esistite dal 2001 al 2013 con il nome di "WCG" (World Cyber Games), cancellate poi a causa di costi troppo alti e sponsor poco inclini ad investire. All'epoca il CIO non era comunque coinvolto.

Un cambio di prospettiva

Il punto di svolta è arrivato durante i Giochi del Commonwealth e i Giochi Asiatici del 2022, dove si sono tenuti eventi di esports accanto agli sport tradizionali. Secondo Dechelotte, i membri del Comitato Olimpico presenti hanno finalmente compreso il potenziale di questa disciplina.

La decisione di creare un evento separato, invece di includere gli esports nei Giochi Olimpici tradizionali, è stata accolta positivamente. Questo approccio permetterà una maggiore flessibilità e darà più spazio alla celebrazione del gaming e degli esports.

Mentre titoli come Rocket League, League of Legends, EA FC e Street Fighter sono stati già presenti in eventi come i Giochi Asiatici, rimane incerta l'inclusione di sparatutto in prima persona come Call of Duty e Counter-Strike 2. Dechelotte ritiene che questi ultimi potrebbero non essere inclusi inizialmente, ma non esclude la possibilità in futuro.

Una delle caratteristiche più interessanti delle Olimpiadi degli Esports sarà la partecipazione degli atleti sotto le rispettive bandiere nazionali. Questo potrebbe portare a situazioni uniche, come superstar di squadre rivali che si uniscono per rappresentare il proprio paese.

Parità di genere: una priorità

Dechelotte ammette che l'industria degli esports ha finora "fallito" nel dare sufficienti opportunità alle giocatrici femminili di esibirsi ai massimi livelli. Tuttavia, promette che le Olimpiadi degli Esports saranno diverse, con l'obiettivo di raggiungere la piena parità di partecipazione già dal primo evento del prossimo anno.

"C'è l'impegno a puntare alla piena parità. E questo sarebbe un cambiamento epocale, non solo per le Olimpiadi, ma per gli esports in generale", afferma Dechelotte.

La scelta dell'Arabia Saudita come partner ha sollevato alcune preoccupazioni, data la posizione del paese sui diritti LGBTQ+ e delle donne. Tuttavia, Dechelotte riferisce di aver ricevuto rassicurazioni dalle autorità saudite che la competizione sarà aperta a tutti, indipendentemente dal genere o dall'orientamento sessuale.

Nonostante le critiche, Dechelotte vede in questo evento un'opportunità per promuovere il cambiamento e l'inclusività nel mondo degli esports.

Opinione personale

Nonostante la crescita citata dalla fonte, non ritengo che l'Esport sia in una situazione favorevole in questo momento. Nei primi anni 2000, il competitivo era più ad ampio respiro: tutti cercavano di essere più forti su un larghissimo numero di videogiochi e l'ambizione di crescita era ben voluta da tutti, tanto da vedere centinaia di tornei nazionali, sia online che offline con lan party da migliaia di schermi.

Tutto questo, ora, non esiste più: il competitivo riguarda solo pochissimi titoli e si è perso completamente il senso di competere. In molti paesi i soldi sono cresciuti, vero, ma nell'80% degli state l'Esport, già poco presente, è completamente sparito a causa di sponsor fittizi, truffatori ed "enti" poco raccomandabili.

In Italia, giusto per fare un esempio, sono stati almeno una decina i tornei in grande stile annunciati e poi completamente morti ancora prima di nascere.

Se un tempo avevamo Starcraft, Warcraft, Command & Conquer, Halo, Call of Duty, FIFA, PES, Guitar Hero, Crossfire, Gran Turismo, Forza Motorsport, Project Gotham Racing, Need For Speed, Counter-Strike, League of Legends, Unreal Tournament, Quake, Age of Empires, Asphalt e così via, ora ci sono rimasti solo Fortnite, Call of Duty, League of Legends, Dota 2, Counter Strike e Valorant. 

Chi ve lo scrive è un ex giocatore competitivo di Halo che ha passato gran parte della sua adolescenza a giocare a medi livelli in Italia (lavorando anche a eventi interni), provando anche qualche percorso internazionale. Ho visto tanta volontà, ma in generale ho sempre ritenuto che l'Esport, più che progredire, abbia fatto enormi passi indietro dal punto di vista della passione. Ci saranno più soldi, ma a fronte di molti meno giocatori e meno titoli sul piatto.

Non so se queste "Olimpiadi" videoludiche potranno migliorare effettivamente la situazione.

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